Suarez odia e, per questo, si fa odiare.
L’attaccante uruguaiano nella sua carriera non è mai stato il prototipo di simpatia e affabilità, e basta poco a noi italiani per ricordarlo.
La sua personale guerra con l’intero genere umano ha tuttavia origini più remote.
Suarez è diventato per tutti il Cannibale e, così, il peggior amico dell’uomo, il 20 Novembre 2010. La prima vittima accertata del suo furore è stata Bakkal, che in mezzo al classico capannello che si forma attorno all’arbitro si vide recapitare un affettuoso morso sulla clavicola dall’allora numero 16 dei Lancieri.
La bile che riserva nei confronti delle persone non si è mai limitata però solo al vizio del cannibalismo, ma è sfociata anche in uscite non molto politically correct o altri vezzi decisamente stupidi.
A parte, quindi, l’orologio sul braccio di Ivanovic, come dimenticarsi degli insulti razzisti verso Evra, che gli costarono 8 giornate di squalifica e una vendetta – diciamocelo – meritata da parte del terzino francese?
Figuriamoci poi se una persona così irascibile sia in grado di fare orecchi da mercante di fronte ad una qualche accusa: Moyes, allora sulla panchina dell’Everton, pizzicò Suarez definendolo un tuffatore seriale, capace soltanto a simulare e a giocare scorretto. Risultato? Rete alle Toffes e esultanza “simulata” proprio davanti al tecnico scozzese, perché farsi gli affari propri in effetti è troppo mainstream.
Per concludere, Suarez ha saputo riversare la propria ira sul manto verde persino con entrate al limite della decenza (il piede di Filipe Luis fa invidia ai gore che viaggiano online, e perciò non ve lo linkeremo), ma anche attraverso giocate irriverenti ed umilianti, frutto di un repertorio tecnico ed atletico che lo rendono tra gli attaccanti più forti mai visti negli ultimi anni: il doppiotunnel-doppietta ai danni David Luiz è paragonabile ad un amico che prima ti consola per la fine di una storia d’amore, e poi si mette con la tua ex.
Comportamenti che ti portano, inevitabilmente, all’isolamento.
Luis Suarez odia il genere umano, è ufficiale. Ma non sempre. Ed è un caso, secondo voi, che “ma non sempre” corrisponda alla sigla MNS, meglio conosciuta come MSN?
È vero, Suarez non è capace di convivere accanto ad esseri in carne ed ossa, ma da qualche tempo due uomini hanno provato a conoscerlo, a capirlo, a stargli vicino. Sono diventati suoi amici, lo hanno addirittura inserito in un gruppo Whatsapp. Lo hanno ammansito, hanno esaltato le sue qualità migliori e smascherato la parte buona di una creatura checché se ne dica, umana.
E Suarez, in segno di riconoscenza, li ha ripagati a suon di asistencias.
Il soprannome di Cannibale è stato sempre legato alla capacità realizzativa innata di Suarez, e nelle tre stagioni passate al Barça i numeri parlano da sé: 85 reti in Liga, titolo di Pichichi e Scarpa d’Oro solo nel 2015/2016.
Ma è proprio la sua attitudine al passaggio decisivo la caratteristica che sorprende maggiormente, e che passa spesso sottotraccia quando si pensa all’uruguaiano. Suarez, infatti, in questa temporada è l’unico nueve che figura tra i migliori assistmen dei 5 campionati europei principali: se il Re è Emil Forsberg, eclettico centrocampista svedese del Lipsia, a seguire troviamo gli ultimi esemplari di trequartisti puri sulla terra (De Bruyne-Eriksen), con Sanson del Marsiglia e Callejon del Napoli a chiudere il cerchio. Per capire l’incisività di Suarez nel complesso sistema blaugrana, pensate che ha mandato in porta i compagni più volte di un certo Cesc Fabregas, giocando 6 partite in più.
A fare ancora più scalpore è la continuità di rendimento del Pistolero, che anche nelle stagioni passate ha abbinato ai gol uno strabiliante numero di passaggi decisivi: primo assieme a Messi l’anno scorso in Liga, terzo con 14 assist l’anno del Triplete (iniziando a giocare dopo 8 giornate a causa della squalifica proprio per il morso a Chiellini). Se si considerano, infine, le ultime dieci stagioni del campionato spagnolo, si sono spartiti il trono degli assist Guti, Iniesta, Xavi, Messi e Ozil. E nessuno di questi è un delantero.
Viene da chiedersi, dunque: Suarez è diventato, tutto d’un tratto, altruista e benevolo?
No. Però ha imparato ad usare il dono calcistico di Madre Natura come simbolo di riconoscenza, alla stregua di un leone famelico che rimarrà pur sempre un animale pericoloso ed irrazionale, ma se trattato con amore può decidere di non mangiarti e, perché no, anche fermarsi a farti due coccole.
Coccole come passaggi decisivi, tra i quali abbiamo raccolto i più belli e significativi. Sette, ovviamente.
1. Calcetto
L’assist in questione è la dimostrazione che Suarez spaccherebbe le partite pure nel vostro calcetto serale del mercoledì. Attenti, però, a non farlo arrabbiare.
La struttura fisica del Pistolero non gli permetterebbe di essere anche tatticamente intelligente e visionario, ma lui non lo sa e decide di servire di prima Neymar nella classica triangolazione lunga tipica del calcio a 5. Quando un nueve qualsiasi avrebbe probabilmente tentato di girarsi e colpire, finendo indecorosamente addosso al difensore di turno.
Questo assist lo confeziona alla decima partita con il Barcelona, dimostrando una prematura immedesimazione nell’unicità blaugrana, una delle poche squadre che ancora preferisce il passaggio smarcante al tiro.
2. La prima MSN
Il destinatario finale del passaggio è sempre O’Ney, il risultato è lo stesso, ma il mandante della rete al Calderon questa volta è Leo Messi, che inaugura la prima vera connection della MSN in gare ufficiali.
L’argentino riceve palla e Neymar, dalla parte opposta, inizia subito ad attaccare lo spazio centrale – a dire il vero una voragine. Ad aprirla è stato il sublime movimento ad allargarsi di Suarez, che ha catalizzato le attenzioni di Miranda e steso un tappeto rosso alla velocità del brasiliano, servito perfettamente sulla corsa. Di esterno.
3. La tregua del Pistolero
Saltare il portiere, trovarsi a porta sguarnita con il semplice compito di depositare in rete, ma aspettare il ritorno del difensore per servire in mezzo Leo Messi.
Se questo non è amore, dimmelo tu cos’è
Toto Cutugno
4. Manifesto dell’intelligenza
Non viene anche a voi da dire, semplicemente, “AH!”, di fronte a cotanta bellezza e scaltrezza?
Prendere le cose “di petto”, lo sta facendo nel modo giusto stavolta.
5. Assist gestaltico
La psicologia della Gestalt si basa principalmente sull’articolazione FIGURA-SFONDO nella percezione visiva dell’essere umano.

Suarez, in questo caso, riesce a rappresentare entrambi praticamente nello stesso momento. È consecutivamente:
- Figura attiva, che chiama palla
- Sponda inanimata da utilizzare per un fine superiore
- Sfondo del solito epilogo Messiano
Tutto questo di tacco.
6. Suarez preferisce i biondi
Nella temporada appena terminata abbiamo assistito ad un radicale cambiamento di look da parte di Messi e Neymar, entrambi ossigenati durante la prima parte di Liga.
Questa inversione di tendenza ha suscitato non poche critiche, soprattutto nei confronti dell’argentino – che mai ci aveva abituato alle stravaganze. L’unico a non giudicare i due sembra essere stato proprio Suarez, ormai talmente in simbiosi con loro da omaggiarli a Leganes con due inviti a nozze con annessa luna di miele.
Bonus: tunnel
È uno dei misteri che più intrigano il mondo del calcio: ma quando la palla passa sotto le gambe, è un atto volontario del giocatore o una semplice congiunzione astrale?
Ci sono giocate che fanno pendere per la seconda opzione, e giocatori che invece dimostrano il contrario.
Un tunnel, per l’opinione pubblica, è un qualcosa di superfluo, ricercato e spettacolare. Per Suarez, invece, è un’alternativa, con lo stesso peso specifico e la stessa difficoltà di un passaggio o un tiro qualsiasi.
Suarez è un giocatore completo. Odioso, cattivo, indisponente, ma completo.