Speranza de na città

Forse non è propriamente dovuto scomodare Madre Teresa di Calcutta per Nicolò Zaniolo, ma in una serie molto conosciuta di domande esistenziali, lei rispondeva a una di queste citando l’indifferenza:

Il sentimento più brutto? Il rancore, l’indifferenza.

Il primo di questi due sentimenti, il rancore, i tifosi della Roma lo hanno provato a oltranza in questi anni, e men che mai in questi giorni difficili che hanno seguito la sfortunata trasferta contro la Fiorentina. L’indifferenza, invece, sono riusciti a lasciarla alle spalle nel momento in cui Nicolò Zaniolo ha toccato il suo primo pallone al Santiago Bernabeu.

La notte di Madrid

Davanti Isco, Modric, Casemiro; e poi ancora Bale, Benzema, Asensio; e, per non farla troppo lunga, Sergio Ramos, Varane, Marcelo. Insomma, un neo acquisto di 19 anni, dopo neanche un minuto in serie A, si è ritrovato a giocare in mezzo al campo contro questi fenomeni. Chi è partito in trasferta per puntare all’impresa, sperando nel miracolo, s’è ritrovato a stropicciare gli occhi davanti a una decisione di formazione che lì per lì ha scosso tutti.  Forse anche lo stesso Nicolò non si aspettava di far parte di quell’undici; vuoi l’inesperienza, vuoi un Di Francesco che lo lodava solamente in chiave futura, l’intero Estadio si è chiesto chi fosse il ragazzino in mezzo al rettangolo di gioco.

Zaniolo al debutto contro il Real Madrid | Numerosette Magazine
La notte dell’esordio in Champions League con la maglia giallorossa

E se è vera la vecchia storia in cui il 10 “divenne il 10” dopo che Pelé lo indossò per pochi minuti ai mondiali di Svezia ’58, allora dopo quei primi appoggi, tutti si sono iniziati a fare delle domande sul numero 22. Insomma, nessuno rimase indifferente davanti a quello che adesso, dopo neanche 5 mesi, si è rivelato il perno del centrocampo romanista.

Dall’Anonimato al Rispetto

Non è tanto quello che fai, quanto la maniera in cui ti comporti tra i fili d’erba dell’Olimpico. Quello permette ai tifosi della Roma di dare giudizi. Spesso affrettati, magari sbagliati, ma pur sempre giudizi. Da sempre e per sempre, l’ambiente delle Curva Sud è questo: gioca bene e ti sarà riconosciuto il dovuto merito e rispetto.

Zaniolo, al Rispetto è arrivato passando per la A di Anonimo, tra le fila di quelle squadre primavera nelle quali ha mosso i primi passi. Fu il Genoa a scrivergli il nome dietro la maglia, ma i sei anni nella Fiorentina lo resero grande tra i piccoli, cominciando a far parlare già di lui nei salotti che contavano (e contano). E quando sono grandi voci a fare il tuo nome, ecco che dal taccuino dove compari a penna, ci metti poco a finire su un computer ben evidenziato in una griglia. L’Inter decise di investire su quel biondo dal fisico possente, portandolo a Milano sotto una madonnina che non è stata in grado di trattenerlo. Perché dopo un anno giocato tra primavera e Serie B con la Virtus Entella e dopo un altro terminato con solo continue aggregazioni alla prima squadra nerazzurra, il talento nato a Massa è stato portato all’ombra del Colosseo.

Zaniolo con Monchi | Numerosette Magazine
Il giorno della presentazione

Fortemente voluto da Monchi nello scambio con Nainggolan, Zaniolo è passato da sconosciuto a convocato con la Nazionale di Mancini. E nessuno l’aveva mai visto giocare. Se non gli osservatori e i fanatici calciofili che non si lasciano sfuggire nessun match, neanche quelli della nazionale U-21. È lì che ha fatto innamorare molti occhi, ma sempre con il senno del poi.

Ora si arriva alla R di Rispetto di cui sopra, grazie a quei polpacci che hanno stregato l’Italia, a quei quadricipiti che hanno fermato numerosi nomi e gambe. E che hanno arpionato palloni trasformandoli in goal. E così ha conquistato una tifoseria che pretende tanto, che regala altrettanto, che non perdona niente.

Ma a uno così, non ci sta nulla da perdonare. Solo da applaudire.

Z come Zaniolo

La cosa più facile? Sbagliarsi.

Di nuovo Madre Teresa. Di nuovo una domanda esistenziale. E ancora la risposta più ovvia.

“L’ennesimo giovane sul quale puntare” avrà pensato l’uomo in Curva Sud.

“Ancora un ragazzino. Rimpiangeremo Nainggolan e Strootman” diceva all’amico al bar il frequentatore abituale della Tribuna Monte Mario.

“Fidatevi” ha detto Monchi.

E se sbagliarsi è la cosa più facile, fidarsi (soprattutto a Roma, soprattutto dopo tutti questi anni) è sicuramente la più difficile. Fidarsi di scelte spesso sbagliate, che hanno portato delusione e rammarico, che quando sono state azzeccate, prontamente sono appassite sotto l’amaro sapore dei soldi. Stavolta, però, la purezza di un viso cherubino e di un talento cristallino sono innegabilmente un simbolo di salvezza per un ambiente che da tempo cercava un punto fermo a cui aggrapparsi.

E gli scarpini del classe ’99 sono ben saldi sul terreno di gioco, insieme alle sue idee e alla sua intelligenza calcistica. Si muovono con sinuosità a cavallo del gesso di centrocampo, districandosi senza nessun timore tra le maglie delle difese avversarie, trasformandosi in una certezza che da sempre, per chi lo conosce, Zaniolo ha dato a qualsiasi allenatore.

Da contropartita di un giocatore simbolo della Roma degli ultimi anni, il belga Radja Nainggolan, il ragazzo ex-inter si è mosso a passi felpati ma decisi tra i pensieri di Di Francesco, che immaginava sin da subito come poter utilizzare quel mancino che ormai non è minimamente discutibile nell’undici titolare.

Il gol di Zaniolo al Sassuolo | Numerosette Magazine
La classe del numero 22 in un tocco

Goal e assist: made in DNA

Papà calciatore e destino se non segnato, quasi. A forza di vedere stadi e allenamenti, a Nicolò deve essere quasi piaciuto continuare ad andare sotto sole, pioggia, neve a scambiarsi palloni, idee e schemi con i suoi compagni. Che sono cambiati negli anni, ma che sempre hanno saputo riconoscere la capacità di questo ragazzo di sapersi adattare a qualsivoglia gioco. Mezz’ala o esterno; Di Francesco già l’ha provato in entrambe le posizioni, e ha ottenuto un risultato che conta: due assist e tre goal in tredici partite. Last but not least quello contro il Milan nella partita di ieri, segnato con caparbietà e voglia di dare sempre il massimo, connubio che a Roma, da sempre, è apprezzato moltissimo da tutto il tifo.

E questo è Nicolò: sacrificio, corsa e voglia di non risparmiarsi mai; ma anche capacità di giostrare palla e vedere il gioco, lanciando e aprendo su ogni zona del campo quel suo compasso mancino.

I due assist contro l’Atalanta per i goal di Dzeko ed El Shaarawy: poesia

“Normale amministrazione” – direbbe chiunque – “del resto la Roma ha dato via due tasselli fondamentali, si è preso un giocatore d’esperienza”.

Sì. Lo direbbe chiunque non conosca la carta d’identità del bambino di mamma Francesca e papà Igor. Che recita 2 Luglio 1999: un anno dopo i mondiali di Francia ’98 che non ha mai visto; un anno prima di quegli europei del 2000 persi sempre per mano dei galletti e del goal di Trezeguet. Una giovane età che rende meravigliosamente fantasioso il centrocampo di una Roma che sta riscoprendo il made in Italy con De Rossi che resiste e Pellegrini che convince.

E con lui; che sicuramente, nell’indifferenza di quei primi giorni di Settembre, ha preparato le settimane di Ottobre, immaginando come sarebbero stati Novembre e Dicembre, per far sì che a Gennaio fosse pronto per i mesi e gli anni a venire.

Il Futuro della Nazionale

Ognuno è padrone di fare quello che meglio crede con la propria vita, ma sicuramente prima o poi si renderà conto che è nato per fare qualcosa in particolare. Il futuro di Zaniolo non sappiamo se sarà alla Roma, ma ora come ora le sue prestazioni fanno gongolare tutti i tifosi azzurri che non vedono l’ora di vederlo nel centrocampo di una Nazionale che ha bisogno di ritrovare una luce di speranza.

Zaniolo potrebbe essere il faro che tutti si aspettano, magari in quella combinazione davanti alla difesa insieme a Barella e il suo compagno di squadra Lorenzo Pellegrini; o anche in una posizione appena dietro a due punte come Belotti e Immobile. Insomma, non solo i tifosi della Roma sognano in grande con un cristallo pregiato come lui, ma anche l’Italia intera si sta riscoprendo piena di talento prodotto tra le mura amiche.

Nicolò Zaniolo è il simbolo di un’indifferenza (fatemi usare questo termine un’ultima volta) che troppo spesso ha lasciato che lo sguardo si distogliesse da casa propria a favore di altri paesi, che sembravano essere l’El Dorado del calcio. E magari lo sono davvero, per carità. Ma se mai dovessimo ricordarci di come crescono i ragazzi tra i campi d’Italia, potremmo arrivare a pensare addirittura che è pieno di “Zanioli” nel Bel Paese; basta cercare. E avere la voglia di farlo.

Zaniolo con la maglia azzurra | Numerosette Magazine

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