Come un asteroide

Liverpool-Barcellona è stata l’ennesima conferma di quanto sia bello il calcio, una di quelle serate che sembrano durare anni e che sono in grado di coinvolgere anche la persona più distaccata. I 90 minuti di ieri sera sono stati un concentrato di emozioni difficili da assimilare in così poco tempo, che ha reso veramente arduo individuare un singolo trend di cui parlare nel giorno successivo alla gara: la prestazione -l’ennesima – di Van Dijk, le parate paranormali di Alisson, l’exploit estemporaneo di Origi e il terribile crollo europeo del Barcellona sono solo alcuni dell’infinità di spunti che questa semifinale di ritorno ha offerto.

Dopo aver lasciato stemperare la foga che solo un risultato del genere può trasmettere, è apparso però chiaro come la gara sia stata letteralmente aperta in due da un evento in particolare: l’ingresso in campo di Georginio Wijnaldum, l’autentico uomo in più dei Reds nella loro magica nottata europea. Gini è entrato in campo e niente è più stato lo stesso; la sua prestazione ha colmato quel piccolo gap che persisteva tra le due squadre a fine primo tempo, ha di fatto lanciato la carica sulla trincea blaugrana devastandola una volta per tutte.

Quando tra 10 anni ci ritroveremo inevitabilmente a ricordare questa partita, non potremo non parlare di Wijnaldum.

Non tutti i mali vengono per nuocere

Prima di questa svolta epocale, Wijnaldum ricopriva comunque un ruolo fondamentale per il Liverpool. Klopp lo ha utilizzato in praticamente qualsiasi ruolo, mostrando a tutto il mondo del calcio inglese ed europeo la sua versatilità e la sua ottima costanza nel rendimento.

La partita di andata è stata, da questo punto di vista, un esempio perfetto. Gini ha fatto a tratti il falso nueve, ma ha giocato con molta più costanza da trequartista/vertice avanzato del rombo di centrocampo, principalmente per impedire in al centrocampo avversario di palleggiare con facilità. Questa tattica non ha portato i risultati sperati ma ha comunque contribuito a dare indicazioni importanti a Klopp in vista del ritorno: il numero 5 non ha giocato la partita della vita una settimana fa, ma è stato forse tra i pochi a non soffrire  in maniera esagerata il ritmo imposto dalla mediana del Barcellona e a tratti ha dato l’impressione di poter far male, soprattutto quando partiva da lontano.

Wijnaldum all'andata contro il Barcellona

Questi pochi ma buoni segnali, uniti all’inevitabile disperazione della vigilia hanno di fatto portato Gini a essere l’uomo ideale per la partita di ieri sera, ma a partita in corso perché il suo dinamismo e soprattutto la sua capacità di leggere il momento della gara sono due fattori che la difesa di Valverde avrebbe fatto fatica ad interpretare, soprattutto in una situazione in cui era costretta dietro dalla pressione avversaria.

Calamità

L’impatto dell’olandese sulla partita è stato qualcosa di difficilmente spiegabile: per i primi 10 minuti del secondo tempo è parso studiare in silenzio, subire il gioco, assimilandolo, ma dal 54esimo in poi il suo atteggiamento è stato veramente qualcosa di simile a quello che avrebbe avuto un one-man-show, anche in una serata così tanto condizionata dallo spirito di squadra. Il Liverpool aveva la partita in mano, ma la marcatura di Origi non dava l’impressione di aver particolarmente scombussolato i catalani e sembrava che la gara avesse raggiunto un equilibrio difficilmente rompibile.

Wijnaldum è stato la persona giusta al momento giusto, portando in campo tutto quello che stava mancando ai Reds fino a quel momento. È stato un autentico prolungamento, nel rettangolo di gioco, del suo allenatore, perché con il suo ingresso in campo ha portato la stessa identica grinta che stava mettendo in mostra Klopp sulla sua panchina.

Il primo goal è esemplificativo del motivo per il quale è entrato: come un asteroide, parte da lontano per inserirsi a tutta velocità e concludere il cross di Alexander-Arnold, sorprendendo così una difesa incapace di intendere e prendere le dovute misure. Il gesto tecnico non è tra i più straordinari, ma l’effetto da esso scaturito assomiglia ad una vera e propria calamità.
Georginio ha impattato la partita come avrebbe fatto un grosso corpo di natura extraterrestre, devastando i sogni europei di Messi e compagnia e generando una voragine da riempire con l’entusiasmo e la rabbia agonistica dei suoi.

La rete del 2-0 ha portato con se una quantità di energia unica, difficilmente ripetibile anche in uno sport così adrenalinico, che ha acceso maggiormente la Kop e trasformato Anfield in una trappola mortale per chiunque non avesse indosso una maglietta rossa. Lo sguardo di Wijnaldum durante l’esultanza vale più di qualsiasi altro video, immagine o file multimediale riguardante la partita.

La gioia di Wijnaldum

Il goal trovato però non ferma l’ex PSV e la squadra di casa, i quali, come una devastante valanga, continuano a prendere velocità e a ingigantirsi diventando di fatto inarrestabili. Passano solo due minuti e Gini è ancora lì, i suoi recuperano palla e lui si getta in area come se sapesse in anticipo che il pallone arriverà da lui.

Sigla la sua doppietta con un colpo di testa meraviglioso che non dovrebbe appartenergli vista la sua strutture fisica, ma che in qualche modo è sempre stato nel suo DNA – un po’ come la storia del calabrone. Il suo primo goal in Inghilterra, con la maglia del Newcastle contro il Southampton nel 2015, era arrivato proprio in questo modo: un’imperiosa incornata ad anticipare due centrali molto più grandi di lui.

Questo è il momento che di fatto uccide la partita, Wijnaldum ha messo al tappeto il Barcellona dopo essere entrato in campo da appena 10 minuti. Il numero 5 dei Reds ha portato con se il caos necessario a scardinare l’ordine imposto dall’11 di Valverde, la missione è praticamente compiuta ben prima del 4-0 di Origi.

Una notte storica

La prova magistrale di Wijnaldum è andata ben oltre le reti segnate, è stato in tutto e per tutto un leader emotivo proprio nell’occasione in cui mancavano due dei migliori giocatori da un punto di vista tecnico della sua squadra (Firmino e Salah). Il suo asfissiante e continuo pressing e l’ottima gestione palla nel finale non han fatto altro che consacrare una delle migliori prestazioni europee degli ultimi anni.

La notte passata da Gini ha segnato la stagione del Liverpool, perché ha di fatto concesso ai suoi la chance di rendere quest’annata davvero memorabile, e la sua carriera: è come se la partita di ieri gli abbia permesso di uscire totalmente dal guscio e di diventare un eroe agli occhi di tutti, entrando in scena all’improvviso e risolvendo una delle gare più cruciali della stagione.

Il secondo goal di Wijnaldum al Barcellona

Wijnaldum ha regalato a tutto il mondo calcistico – e non – un momento destinato a rimanere per molto tempo nella memoria di tutti, al di la del tifo o delle simpatie personali. Gini, il Liverpool, Klopp e la magia di Anfield  hanno contribuito all’avvenimento di qualcosa di straordinario, difficilmente ripetibile, ma che non fa altro che confermare una delle poche verità di questa vita: il calcio è bellezza allo stato puro.

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