We miss you Kawhi

Si pensava potesse essere una serie equilibrata, poi si è scesi in campo per gara-1.
Si è creduto che in gara-2 ci sarebbe stato un pizzico di rivalsa da parte di Popovich, ma senza Kawhi nessuno è stato in grado di trainare l’altro; e così ecco gara-3 e gara-4, perse entrambe 12-0 dai Warriors. Ancora una volta campioni, davanti a tutta Ovest, in attesa di sfidare i Cavs nell’ormai solita finale per il titolo.

Destini incrociati

Un risultato secco su San Antonio avrebbe rappresentato, nelle nostre menti, ma non solo, l’ultima possibilità.
Fin dall’inizio, la serie si è prospettata in modo bilanciato con un occhio in più verso i Warriors dei fenomeni; Gregg Popovich, per dire, rispondeva così ad un giornalista che gli chiedeva quale fosse la strategia per contrastare Curry e compagni: “Pregare”. È stato molto chiaro e onesto, ma la mano di Dio ha veleggiato sulla baia californiana. All’inizio sembrava uno scherzo del mitico Pop, ma la realtà ha dato una risposta dura dove neanche i santini degli Spurs hanno potuto fare niente; lo scontro precedente contro Houston aveva ridotto notevolmente le energie dei texani, e ritrovarsi subito dopo i vice-campioni in carica, non è stato il massimo. Gara-1 in California è stata lo scenario per la serie più sentita nei Playoff , che ha regalato quello spettacolo garantito.

I primi due quarti di partita sono stati pura bellezza per gli occhi: Leonard, dopo aver preso subito il controllo della sua squadra, l’ha trascinata all’intervallo con un vantaggio inaspettato di 20 punti sui rivali. Il quintetto titolare formato da Gasol, Aldridge, Mills, Green e lo stesso Kawhi, ha annullato perfettamente il gioco mozzafiato dei Warriors: pressione costante e marcatura a uomo sui pericoli pubblici Curry, Thompson e Durant. I due centri dei Texani, Gasol e Aldridge, si sono appostati in area sotto canestro, facendo perdere le loro tracce alla difesa avversaria; con grande agilità e velocità tattica, si sono connessi con le giocate dei loro compagni e hanno aperto il gioco con continui tagli dall’esterno e pick and roll dalla lunetta.

Qualche errore di distrazione in difesa ha concesso a Golden State dei punti facilmente evitabili, come la frettolosa rimessa “don’t look” di Lee e il conseguente regalo di palla a Curry, cinque punti subiti in meno di 30 secondi. Ginobili e Leonard hanno cominciato così ad alternarsi come protagonisti dell’incontro, specialmente l’ala piccola californiana, che ha mandato in tilt i ragazzi di coach Kerr. I Warriors, nella prima metà di partita, hanno avuto un approccio molto superficiale che li stava per punire amaramente. Il terzo quarto ha comunque ripreso con la stessa sinfonia, dove la lunga panchina degli Spurs (Simmons, Ginobili ecc), qualitativamente non indifferente, ha contrastato la strategia tattica dei Warriors, costretti a dover cambiare in continuazione per arginare la supremazia texana.

E poi è arrivato il minuto 7:55, terzo quarto. L’attimo travolgente. Leonard prende palla nell’angolo, marcatura pesante di Pachulia. Dopo il tiro, il numero 2 Spurs atterra sul piede del centro georgiano quasi in modo volontario. La caviglia, già malmessa di Leonard, si gira costringendolo ad abbandonare il campo e tutta la serie. Fino a quel momento, il vento soffiava a grande favore verso la squadra di Popovich; quest’ultimo ha poi reagito al fallo di Pachulia in modo furioso, tanto da affermare a fine partita: “E’ uno che gioca sporco“. L’uscita di scena dell’ala Spurs (26 punti e 8 assist totali) ha compromesso totalmente il gioco fluido e propositivo suo e dei compagni.

 

La legge del più forte

La sua figura è stata impossibile da sostituire e infatti i Warriors hanno preso il sopravvento. Sono rinati e hanno mostrato la loro pasta di squadra formidabile. Lo svantaggio di 20 punti e l’infortunio di Leonard, si sono tramutati in forza ed energie per i padroni di casa, e San Antonio, in maniera quasi timida, ha provato inutilmente a rimanere dietro all’esplosività di Golden State, almeno fin quando, a 3 minuti dalla fine, il tap-in di Draymond Green su tripla sbagliata da Curry ha fatto si che i vice-campioni si riappropriassero della partita.

Il finale al cardiopalmo si è concluso con la vittoria dei californiani per 113 a 111. Curry e Durant hanno messo a referto in due più della metà dei punti totali della loro squadra: 74. Molti speravano in un risultato diverso per vedere i più forti crollare, ma il destino è beffardo. Leonard non c’è stato per Gara-2. E nemmeno per le restanti. La disfatta Spurs si è concretizzata in maniera incredibile e troppo crudele, con un netto 4-0 al passivo che ha chiuso nei peggiori dei modi la fantastica cavalcata dei seguaci del Pop.

Chi non muore, si rivede

A questo punto cruciale della stagione, niente è scontato. Golden State è arrivata alle Finals con un record di 12-0 negli scontri Post-Season. Unica franchigia NBA nella storia a raggiungere questo traguardo da fuoriclasse, meglio della stagione ’74-’75, in cui i californiani salirono sul tetto del mondo e travolsero inizialmente Seattle, Chicago e infine, con un altro 4-0, i Washington Bullets. Che si possa ripetere un’altra stagione memorabile? Probabile, ma attenzione: i numeri molte volte ingannano.  Come poter dimenticare il record della passata Regular Season, dove chiusero con 72 vittorie e 10 sconfitte? Risultato finale? Lebron e i suoi Cavs rimontarono dal 3-1 per i Warriors e si aggiudicarono una delle serie più pazzesche nella storia del basket americano.

Senza dubbio quest’anno arrivano in grandissima forma, e per la terza volta consecutiva allo spareggio finale per la gloria contro i Cavs; ma come hanno dimostrato i primi due quarti di Gara-1 contro gli Spurs, cadere nel baratro è facile. Una grande squadra dimostra di esserlo nel momento più difficile. Rialzarsi con forza e determinazione impone grande prudenza da parte dei rivali, ma anche degli stessi in questione. I risultati che arrivano in questi giorni, fanno da preambolo all’ennesimo scontro tra il King James e il recordman di triple in una singola partita (13), Curry: scontro che si riproporrà a lungo in questi anni, davanti agli occhi di noi fortunati testimoni.

Who’s best?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.