Un pizzico di Pepe

Pensate ad un qualsiasi momento della vostra vita. Uno qualsiasi, di quelli che magari fai fatica anche a ricordare; può essere di ogni genere, riguardante un singolo, un momento condiviso con qualcuno, ma nel quale manca qualcosa. Manca quel “che”, quella sensazione urticante ma allo stesso tempo piacevole. Manca del pepe.

Niente? Ok, vi diamo noi un esempio. La stagione del Deportivo.

Ancora niente? Allora riassumiamo in breve. La Coruña, Galizia, una delle regioni più belle della Spagna ospita una delle più gloriose squadre del paese, sia per tradizione che per risultati ottenuti, soprattutto negli anni d’oro di fine anni ’90 ed inizio nuovo millennio. Un paragone “italico” potrebbe essere quello del Parma, che proprio nello stesso periodo faceva razzia di titoli in Italia ed in Europa (sebbene potesse ambire a molto di più). Da qualche anno il Depor si ritrova a vivere in un vero e proprio purgatorio, fatto di un ascensore tra Primera e Segunda o, in casi migliori, di salvezze sudate. La stagione attuale sembrava promettere bene, vista una base di giocatori d’esperienza (Lux, Navarro, Bergantiños), una schiera di ragazzi pronti al definitivo salto di qualità (Monsalve e Marlos Moreno su tutti, ma anche i più noti Andone e Emre Çolak) ed un ambiente che, se coltivato bene, riesce a compattarsi attorno alla squadra e a diventare un’arma in più.

Andato tutto come previsto? La sorpresa la sapete già. Andamento prima claudicante e poi a picco verso i bassifondi della classifica, e come prevedibile a rimetterci è stato Gaizka Garitano. Ed eccoci dunque al punto di partenza. Una squadra potenzialmente in grado di stare nella parte sinistra della classifica, ma senza quel “che”.

Il destino ha voluto che la società puntasse proprio sul pepe. Mister Pepe Mel.

 

Faccia da attore hollywoodiano, quasi perfetto per un thriller d’oltreoceano, e tanta, tanta voglia di rivalsa. Sì, perché per il classe 1963 nato a Madrid le ultime stagioni non sono andate come molti si aspettavano, o meglio come lui stesso si aspettava. Dopo i buoni risultati ottenuti sui campi delle divisioni inferiori spagnole, il Betis era stato il premio ed il trampolino di lancio per la sua carriera: prima la promozione in Primera, poi sfizi quali un quarto di finale di Copa del Rey da squadra di Segunda (persi contro il Barça), un 7° posto  nel 2012/13 ed annessa qualificazione in Europa League, e un derby vinto in quel del Sanchez Pizjuan, grazie alla doppietta del mago de las faltas directas Beñat.

Esonerato nel 2013, troverà spazio addirittura all’estero, in Premier League: lo chiamano da Birmingham, sponda West Brom, dove riuscirà a raggiungere una quasi insperata salvezza all’ultima giornata; contrariamente al suo sguardo e ai suoi modi british, a Pepe mancava troppo la penisola iberica, motivo per il quale decide a fine anno di lasciare l’Inghilterra dopo una sola stagione.

Tornare a casa non significa tornare soltanto in Spagna, ma anche a Siviglia, in quel Betis che lo aveva lanciato nel grande calcio, e al quale Pepe Mel sentiva di dover ancora qualcosa. Preso in corsa e di nuovo in Segunda, riesce nell’impresa di rivincere il campionato e di tornare in Liga, ma l’anno successivo verrà nuovamente esonerato visti gli scarsi risultati. Sul campo, perché a livello di gestione al Betis devono ancora ringraziare un allenatore capace di attingere continuamente dal serbatoio delle giovanili (su tutti Alex Martinez, Alvaro Vadillo, ma soprattutto Dani Ceballos).

 Gentleman de España

 

Da tre partite è sulla panchina dei galiziani, e ci ha già messo del suo: 4-2-3-1, spinta sugli esterni, solidità difensiva e soprattutto paura di niente e di nessuno; la dimostrazione non è soltanto nei risultati ma anche nell’atteggiamento. Squadra spavalda e senza remore contro ogni genere di avversario, che sia lo Sporting Gijon inguaiato per la salvezza (vittoria 0-1), o l’Atletico in lotta per la Champions (1-1 in casa all’esordio), o un Barça reduce dalla sbornia post PSG (2-1 e vittoria contro i blaugrana che al Riazor mancava dal 2008).

Altro particolare da non sottovalutare è quello riguardante la fiducia data a tutta la rosa. Se Andone, Çolak, Celso Borges e compagnia erano già i leader tecnici di questa squadra, Pepe Mel ha ridato entusiasmo anche alle cosiddette seconde linee. Vedi Bergantiños, eroe per l’ennesima volta contro il Barcellona e adesso pronto a contendersi un ruolo davanti alla difesa con il più quotato Mosquera, o Carles Gil, ex Aston Villa che sta cercando in ogni modo di prendersi uno dei tre posti sulla trequarti viste le ultime prestazioni di livello. E non dimentichiamoci Joselu, messo in ombra dalla splendida annata di Andone, ma autore di un partidazo contro il Barça, complice l’assenza per squalifica del rumeno.

 Non saltavano per l’infiammazione da pepe, ma perché un altro Pepe ha portato loro entusiasmo

 

Adesso la prova del nove per il Depor e per Pepe Mel: il derby gallego contro il Celta Vigo. I nemici storici sono reduci dalla vittoria europea contro il Krasnodar e dalla conseguente qualificazione ai quarti di Europa League (per loro ci sarà il Genk), ma ci sarà da capire se le fatiche del giovedì avranno dato più acido lattico o più entusiasmo agli uomini del Toto Berizzo.

La partita è di quelle che valgono doppio, di quelle che possono cambiare una stagione. Le tipiche partite nelle quali non manca il pepe. In tutti i sensi.

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