La Serie A 2018/2019 è ufficialmente iniziata, e come l’anno scorso ho deciso di stilare una mia personalissima classifica, assegnando un libro a ogni squadra di Serie A. Cosa c’è di meglio del mercato appena concluso e delle aspettative di agosto, per mettersi a leggere qualcosa di nuovo?
Serie A – Ben Marcus
L’alfabeto di fuoco
Mai come in questa stagione la lega italiana è stata al centro delle voci globali del football. Per troppi anni le nostre squadre avevano perso appeal e soprattutto consistenza economica; ora, con l’arrivo di capitali esteri e il ritorno di una concorrenza adeguata allo strapotere juventino, le maggiori piazze italiane sono tornate a trattare a testa alta con i migliori club europei e molti fuoriclasse guardano alla Serie A con rinnovata ambizione.
C’è un bel libro americano, scritto dal giornalista Ben Marcus, che parla di un’improvvisa malattia che affligge il linguaggio. Nel suo romanzo, chi parla o legge o scrive viene afflitto da una misteriosa malattia a cui non c’è rimedio. Un po’ quello che temiamo noi oggi: abbiamo quasi paura di ustionarci con tutti i nomi incredibili che gravitano attorno alla Serie A.
Atalanta – Daniel Keyes
Una stanza piena di gente
L’Atalanta è la squadra più imprevedibile del campionato italiano. Da due anni a questa parte modifica il proprio stile di gioco, raggiunge risultati difficilmente pronosticabili, e soprattutto valorizza giocatori come nessun’altra società sa fare.
L’Atalanta sembra il protagonista di un brillante libro di Daniel Keyes, Una stanza piena di gente, il quale racconta la storia vera di Billy Milligan, americano affetto da disturbo dissociativo delle personalità, che faceva convivere 24 persone certificate nella sua testa, non sempre riconoscibili al pubblico.
Forse, Keyes sarebbe l’unico a poter parlare con chiarezza dell’Atalanta, una squadra sostanzialmente incomprensibile se la si approccia coi sistemi tradizionali. Parlando di tattica pura, qualcosa sfugge; concentrandosi sul miracolo emotivo di Gasperini, invece, ci si rende conto che nel calcio non si vive di pure sensazioni. Se volete arrivare a fine anno senza chiedervi come faccia l’Atalanta a replicare la propria traiettoria da meteora, leggetevi il libro di Keyes.
Bologna – William Shakespeare
Il mercante di Venezia
Quando si parla del Bologna è sempre difficile dare un giudizio sincero. Filippo Inzaghi, di gran lunga il miglior acquisto del 2018/19, arriva portandosi dietro il nome di Mercante di Venezia, che noi prendiamo in prestito (con notevole disinvoltura) dall’omonimo libro di Shakespeare.
Dopo essersi scottato con Milan alla sua prima esperienza in Serie A, Super Pippo ha ampiamente scontato la sua pena nelle serie minori, trasformandosi in un manager di successi a Venezia: coi lagunari è arrivato a un soffio dalla doppia promozione dalla allora Lega Pro alla A e con animo leggero, scespiriano, è riuscito a ottenere il massimo con una rosa nella norma. Lavorando al rilancio della squadra, Pippo ha rilanciato sé stesso, come i personaggi ambiziosi, goffi ma sostanzialmente buoni delle pièces di Shakespeare.
Cagliari – Erich M. Remarque
Niente di nuovo sul fronte occidentale
Certe volte, anche mantenere la propria stabilità è un capolavoro. Lavorando sotto traccia, il Cagliari sta vivendo un travagliato rinnovamento societario che culminerà con lo stadio di proprietà.
I sardi costituiscono la squadra che più di tutte è rimasta in trincea, nella scorsa stagione. In trincea, proprio come Erich Maria Remarque, che scrisse un libro memorabile sugli orrori della Grande Guerra. Come i soldati al fronte, il Cagliari ha abbracciato una filosofia attendista che punta sul suicidio degli altri, che si scanneranno nella lotta per la permanenza in Serie A permettendo ai sardi di agguantarla a tre-quattro giornale dalla fine. Niente di nuovo sul fronte occidentale, insomma; traslato nel calcio, il sole dell’Alsazia diventa il sole secco, metafisico, della Sardegna.
Ad essere sinceri, qualcosa di nuovo sul fronte sardo c’è stato: Andrea Cossu si è ritirato durante la prestigiosa amichevole precampionato con l’Atletico Madrid. Cossu è stato uno dei migliori assistman della Serie A, e ancora in molti rimpiangono la sua mancata convocazione al mondiale del 2010, dove si sarebbe presentato come il miglior servitore tra i centrocampisti azzurri. Chissà che magari Andrea, appesi gli scarpini al chiodo, non abbia il tempo di leggersi il libro che stiamo consigliando ai suoi tifosi.
Chievo Verona – Italo Svevo
Senilità
Il Chievo sarà anche la squadra con meno tifosi d’Italia, ma è sicuramente la più simpatica della Serie A. Vuoi perché per tanti anni Sergio Pellissier ne è stata l’icona; vuoi perché i mussi volanti sono l’emblema della squadretta di provincia che con molta organizzazione riesce a spuntarla sempre.
Eppure il Chievo del 2018/19 dà l’impressione di essere una formazione compiaciuta, senescente, tanto che la sua retroguardia fatta da Sorrentino e compagnia viene universalmente riconosciuta come la più vecchia d’Italia. Il Chievo sembra uno di quei personaggi del libro minore di Svevo, Senilità: un borghese annoiato, che un tempo impressionava tutti con i vari Perrotta e Corini, ma che ora non sorprende più nessuno, compiaciuto nella sua Verona finalmente libera del cugino dell’Hellas.
Purtroppo, sappiamo bene come finiscono (quasi) tutti i personaggi di Svevo: non bene, per usare un delicato eufemismo. Senilità è un romanzo che parla dell’incapacità di essere giovani, e c’è da credere che l’inettitudine sveviana attanaglierà di nuovo i mussi, che dovranno fare appello a tutte le loro energie per spuntarla di nuovo. Partire da un libro non sarebbe poi così male.
Empoli – Fedor Dostoevskij
L’idiota
Niente di più lontano tra la glaciale Pietroburgo e la solare provincia toscana. Almeno all’apparenza. Perché se noi continuiamo il nostro lungo paragone e ci soffermiamo sull’Empoli, rileviamo soltanto l’ennesima versione di una storia trita e ritrita: quella della corazzata che stravince la Serie B e poi retrocede ignobilmente l’anno successivo.
Per questo mi sentirei di suggerire ad Andreazzoli e ai tifosi dell’Empoli un evergreen della letteratura europea. L’idiota di Dostoevskij è un libro lungo e complesso, proprio come il passaggio dalla Serie B alla Serie A, e potrebbe risultare una lettura importante quasi quanto la preparazione estiva. Innanzitutto, perché L’idiota seppellisce tutto sotto una risata: che sia quella di un epilettico o di una borghese degenerata, il romanzo ci insegna a prendere tutto con leggerezza, anche il primo anno del ritorno nella massima serie. Ma soprattutto, L’idiota è un libro di sopravvivenza sociale: l’Empoli deve trovare il giusto mezzo per non scomparire dalla Serie A dopo una drammatica stagione spesa a inseguire i fantasmi.
E dato che i social media manager dei toscani piace citare Virgilio, chissà che non apprezzino un altro libro centrale della letteratura europea.
Fiorentina – Daniel De Foe
Robinson Crusoe
Rispolveriamo questo classico del 1729 per paragonarlo a una delle squadre più intraprendenti degli ultimi anni. La Fiorentina è reduce da un naufragio: con i Della Valle sempre più defilati e i tifosi in rotta con la società, la scorsa stagione è stata un’isola deserta, dove Pioli e i suoi giovani agguerriti sono riusciti a rimanere a galla fino alla fine, rischiando addirittura di finire ripescati per l’Europa League.
Proprio come Robinson Crusoe, la Fiorentina non si è gettata nella costernazione, e nella sua isola deserta ha portato la civilizzazione. Cediamo Bernardeschi? Ecco che arriva Mirallas. Se ne vanno Borja Valero e Vecino? Nessun problema, portiamo a casa Pjaca e tratteniamo il gioiellino Chiesa.
L’arte di arrangiarsi, per il naufrago Robinson, fu una vera e propria virtù. Chissà, magari Stefano Pioli tiene il libro di De Foe sul comodino, e ne legge i passi migliori nei momenti di sconforto. Per la Fiorentina, il peggio è passato; secondo alcuni esperti, i viola saranno il vero outsider della prossima stagione.
Frosinone – Edgar Allan Poe
William Wilson
Il Frosinone ha un problema, un grosso problema. Nelle ultime due stagioni, la squadra ciociara ha dimostrato di essere totalmente, incondizionatamente bipolare. In Serie A è stato capace di fermare la Juventus reduce da una finale di Champions e di farsi mangiare in testa dal Crotone dei miracoli. Il Frosinone in Serie B, invece, si è suicidato perdendo il secondo posto in campionato ai danni del Parma, e s’è obbligato ai faticosi playoff per coronare una stagione oggettivamente da promozione.
I “Ciociari” dovranno quindi combattere innanzitutto contro loro stessi. Un po’ come in William Wilson, uno dei racconti più terrificanti di Edgar Allan Poe, in cui il protagonista senza nome viene tartassato per tutta la vita da un personaggio inquietante, un vero e proprio doppio, che copia tutto di lui, dall’abbigliamento ai voti a scuola alle sue generalità anagrafiche. Per troppo tempo i tifosi del Frosinone hanno visto due squadre completamente diverse vestire la stessa maglia; se Longo e i suoi uomini vinceranno la battaglia interiore, la Serie A potrebbe rivelarsi meno in salita.
Poi, l’Instagram account del Frosinone Calcio è tra i più sobri della Serie A, e un po’ del sangue contenuto nel libro di Poe potrebbe portare a risultati insperati.
Genoa – Nicolò Machiavelli
Il principe
Niente di più sbagliato che paragonare la fiera Genova, di tradizioni repubblicane, al cinico Machiavelli, fautore di una monarchia opportunista e accentratrice. In apparenza, potrebbe sembrare un accostamento del tutto privo di senso, ma bastano pochi giri di parole a giustificare il parallelo e a inserire uno dei più grandi classici della filosofia politica di ogni tempo nella nostra breve lista.
Il Genoa fa parte di quel nutrito gruppo di squadre che ha terminato la scorsa stagione al ribasso, senza grosse fiammate, approfittando della surreale catabasi del Benevento e dell’Hellas Verona, mai veramente competitive. Il Genoa ripartirà dall’assenza del suo capitano, ingaggiato dalla Juventus, e da un dodicesimo posto da difendere coi denti. Per questo consiglio il libro classico di Machiavelli: vale la pena di affrontare il suo fiorentino argenteo e cinquecentesco per imparare qualche concetto utile per la difficile stagione che si profila all’orizzonte.
Aspettarsi l’impossibile. Con questo mantra, Ballardini proverà a far dormire sonni tranquilli ai suoi tifosi e magari togliersi qualche soddisfazione contro i cugini blucerchiati.
Inter – Charles Dickens
Grandi Speranze
Il libro in questione uscì a puntate, proprio come il calciomercato dell’Inter. Dopo il finale al cardiopalma contro la Lazio e la partenza improvvisa di Sabatini, Spalletti e i suoi hanno cominciato un lavoro di rinforzo in sordina: dalla dolorosa cessione di Cancelo e Rafinha i nerazzurri hanno sperimentato tutte le tensioni narrative possibili. Prima gli svincolati, poi Lautaro, all’improvviso Nainggolan, quindi Keita Balde e, mentre sfumava l’affare Vidal, si alimentava (di flebile fiamma) il sogno Modric. Insomma, un vero e proprio finale dickensiano, con i trovatelli che si ritrovano in possesso di una grande eredità.
Che poi, diciamocelo: Perisic che tagga Modric in questa foto, e il campione del Real che clicca like, è meglio di qualsiasi libro di Dickens.
Grandi Speranze è un corposo romanzo che parla di miseria e nobiltà, corruzione e ingenuità. Tutte cose a cui i tifosi dell’Inter si sono abituati. Il record di abbonamenti venduti parla chiaro: la gente si aspetta molto da Spalletti, i margini d’errore diminuiscono drasticamente rispetto alle stagioni passate.
Quella che vedremo la prossima stagione sarà un’Inter dalle Grandi Speranze. E non solo per i grandi acquisti e per il ritorno in Champions, ma anche per il grande sforzo di Suning, che ha portato capitali ingenti e vuole riportare Milano al centro della ragnatela calcistica globale.
Juventus – Leonardo da Vinci
L’uomo vitruviano
Per la Juventus, siamo costretti a fare un’eccezione. La straordinaria campagna acquisti dei bianconeri, l’impressionante fame di vittorie della sua dirigenza, e l’impossibilità, per Allegri, di godersi la sua striscia di vittorie leggendarie, fanno della Vecchia Signora una squadra di un’altra categoria. Letteralmente. Lo scopo della Juve è chiaro: diventare un nuovo Bayern Monaco in salsa italiana, stracciare per netto distacco tutte le altre e puntare direttamente all’assalto europeo, come i bavaresi fanno ormai da una decina di stagioni.
Il messaggio è chiaro: prendiamo Cristiano Ronaldo, investiamo su Cancelo, riacciuffiamo Bonucci, vogliamo tutto, e possibilmente subito. La Juventus vuole vincere in Europa nella prossima stagione e per gli obiettivi fuori scala che si pone non possiamo parlarne, come per tutte le altre, con un libro. Per rappresentare la Juventus 2018/19 bisogna partire dal concetto stesso di perfezione, e per questo ho scelto L’uomo vitruviano, piccolo appunto di Leonardo assurto a simbolo di tutto il Rinascimento. E quello lì, sullo sfondo, è l’uomo vitruviano del calcio.
Lazio – Enrico Brizzi
L’inattesa piega degli eventi
Un libro minore di Enrico Brizzi, scrittore che esordì ormai nel lontano 1994 con il celeberrimo Jack Frusciante è uscito dal gruppo, è una fatica che si allontana dai suoi soliti canoni narrativi, e ha una inusuale freschezza stilistica.
Molti non sanno che Brizzi è appassionato di calcio d’epoca, ha collaborato con diverse graphic novels incentrate sul calcio degli anni Cinquanta e una delle sue opere più interessanti, L’inattesa piega degli eventi, potrebbe pure spiegare la folle estate del calciomercato laziale.
Milinkovic era dato in partenza già ad aprile, ma dopo un mondiale così e così le richieste di Lotito si sono rivelate troppo alte per tutti, e si è diffusa l’impressione che il gigante serbo renda soprattutto nel sistema Inzaghi, e che forse si spegnerebbe in altri moduli di gioco. La partenza di Anderson e di De Vrij è stata oculatamente rimpiazzata da Correa, Berisha e Acerbi, giocatori che si inseriranno senza difficoltà nel sistema laziale. La tirannia economica di Lotito, che forse riuscirà a trattenere Milinkovic e che nel frattempo ha portato a casa Badelj praticamente a costo zero, potrebbe permettere a Inzaghi di iniziare il campionato con una squadra non dissimile da quella dello scorso anno.
Insomma, Inzaghi sembra un personaggio uscito dai romanzi di Brizzi: costantemente minacciato dalla sorte, ma capace di cogliere l’attimo, con l’atteggiamento dei veri fuoriclasse. E se Milinkovic dovesse rimanere? Beh, grazie a questo libro, nessun tifoso della Lazio potrà dirsi sorpreso de L’inattesa piega degli eventi.
Milan – Omero
Odissea
Questa era fin troppo facile. Il Milan è una squadra che sta vivendo un nuovo mito di fondazione, e che al momento vede prevalere il nero sul rosso, tra i suoi colori sociali. Piantata in asso da Berlusconi, sedotta dai compratori cinesi, infine rispolverata dagli americani di Elliott, il Milan cercherà di ritrovare sé stesso in Europa League e con un attaccante di razza che arriva al Milan dopo tante stagioni di conferme ad alti livelli.
L’Odissea, quella vera, scritta molto probabilmente da un gruppo di aedi successivamente riunificati e accecati sotto il nome di Omero, termina con una redenzione. Ulisse torna a casa dopo dieci anni di peregrinazioni, uccide tutti i pretendenti al trono e si ricongiunge a sua moglie Penelope, unica delle mogli greche a rimanere fedele al marito lontano. Spostiamo l’allegoria. I tifosi milanisti hanno fatto e disfatto la tela con pazienza, aspettando il ritorno del vero Milan, che può essere soltanto europeo: sono ormai passati dieci anni abbondanti dall’ultima vittoria in Champions, e sei dall’ultima partecipazione. C’è la sensazione che, dopo le sirene cinesi, il calvario sia giunto quasi alla fine. Higuain è il colpo di scena inaspettato, che, con Maldini, potrebbe accelerare il processo.
Napoli – Miguel de Cervantes
Don Chisciotte
Per tutto l’anno scorso il Napoli ha combattuto contro il mulino a vento della Juventus. Sarri, con una rosa notevolmente inferiore, ha sopperito alle mancanze tecniche idealizzando la sua utopia del calcio, e donando al Napoli la migliore espressività della sua storia calcistica. Eppure, non è bastato: il condottiero toscano, che sembrava uscito dal libro Don Chisciotte, non ha riconosciuto i limiti di un’impostazione imbevuta da idee tattiche che prevalevano sugli uomini e, alla fine, ha perso la sfida logorante con la Juventus, dove il ragionamento di Allegri è stato esattamente l’opposto.
De Laurentiis ha scelto di liquidare il nobile Don Chischiotte per prendere a sorpresa un pragmatico scudiero come Ancelotti, illudendo i tifosi partenopei a riguardo di una trionfale campagna acquisti, che invece si è tramutata in una Waterloo con la cessione di Jorginho e la partenza di Reina.
Nella speranza di cavar fuori da una rosa sicuramente non eccelsa un altro grande anno sopra gli 85 punti, l’impressione è che, dall’altra parte del campo di battaglia, il mulino juventino sia cresciuto a dismisura.
Parma – Giacomo Puccini
Turandot
Quando il Parma ricominciò dalla Serie D, capitan Lucarelli, che all’epoca aveva già 36 anni, annunciò a microfoni che si sarebbe ritirato solo dopo aver riportato il Parma nel suo habitat naturale. Facendo due calcoli, si poteva dire che Lucarelli fosse proprio un ottimista.
Per tre anni il Parma ha faticato non poco centrando una promozione dietro al’altra. Confidando in un settore giovanile da superpotenza e nel sacrificio di qualche senatore, i crociati sono piombati immediatamente da una serie all’altra, fino a riguadagnare il posto che spettava loro. Per anni, Lucarelli e i suoi hanno gridato Nessun dorma! come il famoso tenore impersonato spesso da Pavarotti e Bocelli nelle loro tournée internazionali: Nessun dorma, perché il Parma, come la fenice, risorgerà.
Lucarelli, che si è ritirato dopo la promozione diretta dei crociati, farà parte dell’aria tecnica e non smetterà di ripetere che il Parma, alla fine, ce la farà. All’alba vincerò, recita una delle pièce melodrammatiche più famose di Pavarotti, marchiato nell’immaginario collettivo proprio grazie a Puccini. Ed è esattamente ciò che hanno in testa i social media manager del Parma, che hanno conferito un lirismo dolce e speciale al loro account.
Roma – Sigmund Freud
Dell’interpretazione dei sogni
A Roma quest’estate hanno capito che per Monchi nessuno è incedibile. Alisson venduto al Liverpool per oltre 70 milioni (con una plusvalenza faraonica) è stato un duro colpo, ma l’arrivo di Olsen e la scommessa Kluivert hanno riportato la Roma dalla parte dei sogni, in cui troviamo quella clamorosa vittoria all’Olimpico contro il Barcellona che è valsa la Semifinale di Champions League, dopo anni di secondi posti e sofferenze finanziarie.
Larga parte della rosa è confermata, e a noi servirebbe davvero tanto quel vecchio libro di Freud del 1899 per capire l’animo romanista e il suo approccio alla nuova stagione. Consapevoli che la semifinale europea sarà un obiettivo difficile da eguagliare, e consapevoli del rafforzamento della Juve e dell’Inter (che li ha privati di Nainggolan), che cosa faranno i romanisti? Continueranno a sognare? A noi sembra davvero che il signor Monchi sia la reincarnazione del signor Freud, che scatena il proprio Es sui neo-acquisti della Roma. Da notare Kluivert, evanescente sullo sfondo, come a simboleggiare il più profondo desiderio dei romanisti: quello di aver trovato un nuovo fenomeno da coccolare. Che magari potrà indossare un giorno la dieci, chissà.
SPAL – Ludovico Ariosto
Orlando furioso
I ferraresi, nella scorsa stagione, sono stati i neopromossi che hanno espresso il miglior calcio e più di tutti hanno meritato la permanenza in Serie A, giunta con un paio di rischi di troppo. Un po’ come Ludovico Ariosto, che adattò il suo italiano velato di ferrarese al canone letterario fiorentino, la SPAL è riuscita ad attrezzarsi per la Serie A senza perdere contatto con il proprio pubblico, e anzi rinforzando la propria identità storica, che affonda le radici nel profondo Novecento.
Certo, certo, il paragone con l’Orlando furioso è veramente scontato. Ma non possiamo che usare il libro estense per antonomasia per descrivere i sogni di una città come Ferrara. Magari la conclusione del capolavoro di Ariosto non è proprio lusinghiera perché alla fine il prode cavaliere impazzisce d’amore e la sua bella dama viene rubata dal primo che passa per strada.
Con il ritorno del Parma, che potrebbe scacciare la SPAL dal rango delle emiliane nella massima serie, l’allenatore Semplici avrà ordinato delle sessioni di lettura del libro di Ariosto, nella speranza che i suoi giocatori non debbano mandare Astolfo sulla luna per rimanere in Serie A.
Momenti della presentazione della nuova SPAL 2018/2019#ForzaSpal pic.twitter.com/dMp29puV04
— SPAL (@spalferrara) August 10, 2018
Sampdoria – Edmondo Berselli
Il più mancino dei tiri
Se mi chiedessero di descrivere la filosofia calcistica di Giampaolo risponderei: andatevi a leggere questo libro.
Edomondo Berselli è un fine elzevirista, si è occupato di calcio per molti anni e in questo libello ha messo assieme il pallone e la vita. Proprio come fa Giampaolo, per lui il calcio è incomprensibile senza le sue radici fanciullesche, popolari, che prescindono dalla tattica. Berselli racconta, per oltre cento paginette, la parabola del più mancino dei tiri, quello dell’ala interista Mario Corso, e scomponendo il gesto atletico in frammenti di tempo infiniti riflette sul calcio come metro di paragone per la realtà.
Quasi sicuramente uno come Giampaolo, che riempe le sue estati coi saggi di filosofia, avrà presente questa gemma della narrativa contemporanea italiana, troppo spesso dimenticata nelle bancarelle del libro usato. Ai tifosi blucerchiati consiglio di cominciare la stagione con quest’agile lettura, che permette di rileggere la storia del mondo come la storia di un calcio dato a un pallone. Per arrivare preparati alla terza stagione di Giampaolo alla guida della Samp.
Sassuolo – James F. Cooper
L’ultimo dei Mohicani
All’inizio del calciomercato, il Sassuolo sembrava in piena crisi del ’29. In poche settimane sono stati ceduti Politano all’Inter e Acerbi alla Lazio, senza considerare le sempiterne voci di trasferimento riguardanti Domenico Berardi.
Per qualche giorno, molti addetti ai lavori hanno avuto l’impressione che il Sassuolo andasse incontro a un ridimensionamento pericoloso, sinistro preludio di un ritorno in Serie B. E già mi immaginavo capitan Magnanelli come L’ultimo dei Mohicani, l’indiano romantico del celeberrimo libro di James Fenimore Cooper, che per primo pose l’accento sull’eccidio dei pellirossa perpetrato dagli europei in America durante la conquista del West.
Per fortuna, la dirigenza del Sassuolo ha invertito la tendenza disfattista: prima l’arrivo folgorante di K. P. Boateng, poi l’acquisto di Djuricic e Brignola dal Benevento, voluti fortemente da De Zerbi che li ha allenati nel Sannio, quindi l’arrivo di Locatelli dal Milan.
Tra le squadre più giovani del campionato, gli emiliani puntano a un buon piazzamento, allontanando quindi il nobile decadimento previsto da Cooper e temuto da Magnanelli. Diciamo poi che anche il profilo Instagram del Sassuolo è un po’ troppo sobrio, e forse hanno preso Boateng soprattutto per dare nuovo hype ai social della squadra neroverde. E poi KP non lo vedrei male come protagonista di un improbabile adattamento del libro consigliato a tutti i tifosi.
Torino – Odon von Horvàth
Gioventù senza Dio
Mettiamoci nei panni di un tifoso del Torino. Nella parte bianconera della città la Juventus ha fatto un mercato faraonico e stellare, portandosi a casa Cristiano Ronaldo, Bonucci eccetera eccetera. Un giustificato rancore si è diffuso tra i torinesi, che da sempre lottano contro la vecchia signora.
Lo scontro tra Torino e Juventus sembra davvero uno scontro generazionale, con i granata costretti a rimembrare un passato lontano e doloroso, e i bianconeri che si godono una scia di vittorie che sembra non conoscere fine. Uno scontro generazionale come quello descritto da von Horvàth, personaggio singolare autore del libretto Gioventù senza Dio, ambientato nella Germania hitleriana dei primi anni trenta.
La vicenda narrata dall’autore è quella di un vecchio insegnante che si scopre impotente di fronte a giovani sfrontati e vigorosi. Un po’ come il Torino, costretto a barcamenarsi tra le solite esigenze finanziarie, mentre la Juventus spende con la garanzia di fare profitti incredibilmente alti. Von Horvàth aveva tratteggiato il romanzo con tinte fosche, tipiche di certa letteratura tardo-asburgica: chissà che il verista Mazzarri non riesca a portare un po’ di sole toscano nella prossima stagione del Torino.
Udinese – Genesi
11, 1-9
A Udine si sono accorti che in una rosa di 30 giocatori ci sono 17 nazionalità diverse. E non parlano tutti lingue neoromanze: ci sono guineani e albanesi, serbi e islandesi, iraniani e danesi. Per questo motivo la dirigenza ha assunto un professore di italiano che possa insegnare i rudimenti della lingua a giocatori costretti a giocare assieme nonostante le barriere culturali.
Udine sembra insomma una specie di torre di Babele, con il nuovo stadio di proprietà trasformato in un supplizio divino, in cui i tifosi non sanno nemmeno pronunciare metà dei nomi dei propri calciatori. Questo è il risultato estremo della politica friulana, che consiste nell’importare giocatori di talento a basso prezzo per rivenderli a cifre stellari.
Eppure, qualcosa sembra essersi inceppato, nel meccanismo calcistico dell’Udinese: proprio come accadde nel libro sacro, la gente rischia di non capirsi più. Non esiste una robusta colonna vertebrale di italiani e l’assenza di un polo che magnetizzi la squadra sta cominciando a farsi sentire. Non ci sono nemmeno più i fenomeni alla Sanchez e alla Benatia, passati a Udine lasciando ricordi straordinari. In Friuli, la gente spera che la maledizione babelica sparisca presto. Nella convinzione che qualche lezione di italiano possa nascondere gli evidenti difetti strutturali di un sistema che deve necessariamente essere risistemato.