Storie: Álvaro Recoba

Era un caldo pomeriggio di fine estate del 1997 quando la Serie A si apprestava a fare il suo grande ritorno. Il mercato estivo di quell’anno è ricordato come uno dei più bollenti e scoppiettanti di sempr0e: la Juve, per sostituire Cristian Vieri ceduto all’Atletico Madrid, scelse Fonseca Filippo Inzaghi; il Milan optò per Kluivert e la scommessa Leonardo; la Lazio si aggiudicò Almeyda Jugovic; la Roma accolse il trio che di lì a pochi anni avrà gloria: CafùCandelaZago; curiosa fu, invece, la scelta di Roberto Baggio, che per conquistare un posto nella nazionale italiana che a Giugno avrebbe disputato i mondiali di Francia ’98, scaricato dal Milan, scelse di ritornare in provincia vestendo la maglia del Bologna. Ma in quegli anni la vera e assoluta protagonista di mercato era l’Inter di Massimo Moratti, che anche in quell’occasione si aggiudicò il colpo dell’estate: dopo una lunga telenovela e più di 50 miliardi delle vecchie lire spediti a Barcellona, mise in cassaforte le prestazioni del calciatore che all’anagrafe si presentava come Luis Nazario de Lima, ma che da tutti era già conosciuto come Ronaldo, il fenomeno. Oltre al brasiliano arrivarono Taribo West, Diego Pablo Simeone, Benoit Cauet, Francesco Moriero e uno sconosciuto uruguaiano di cui si parlava un gran bene: “Piacere, mi chiamo Álvaro Recoba, ho 21 anni, vengo da Montevidéo e il mio sinistro farà innamorare tutti”. Probabilmente, al mister Gigi Simoni e al presidente Moratti, si presentò così.

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Era un caldo pomeriggio di fine estate quando la Serie A si apprestava a fare il suo grande ritorno: a Milano la temperatura era calda ma i tifosi nerazzurri quel pomeriggio avrebbero potuto sopportare qualsiasi cosa pur di vedere giocare Ronaldo per la prima volta con la maglia dell’Inter, e soprattutto pur di vedere i propri ragazzi prendersi i primi tre punti contro il malcapitato Brescia in un campionato che, forse, poteva davvero essere quello del ritorno alla gloria. Ma intorno alle 16.27 il risultato era ancora fermo sullo 0-0, Ronaldo giocava con la difesa avversaria pur non riuscendo a trovare la via della rete, il pubblico iniziava ad avere fretta e ad avere paura di veder buttati via i primi punti d’oro. Ed era proprio in quell’istante che Gigi Simoni decideva di fare un cambio azzardato: fuori il bomber Maurizio Ganz, dentro il giovane Álvaro Recoba. Il minuto che trascorse dalle 16.27 alle 16.28 fu uno dei più lunghi della stagione, ed eravamo solo alla prima giornata: sì, perché pochi secondi dopo l’ingresso del poco noto Recoba, il goleador Dario Hubner portava in vantaggio il Brescia. Facendo un po’ di ordine: dopo i miliardi spesi in estate, dopo l’arrivo di Ronaldo, dopo la sostituzione di Ganz con Recoba, e dopo 75′ di gioco il Brescia guidava l’incontro per 0-1 a San Siro contro l’Inter. Ma appena 5′ dopo arrivò un altro colpo di scena: Benoit Cauet, anche lui da poco entrato al posto di Aron Winter, si dimenava sul lato sinistro, bloccato da Antonio Filippini. Non riuscendo a scartarlo e non riuscendo a proseguire decise di scaricare verso Recoba. Senza pensarci troppo, El Chino guardò la porta, e nonostante si trovasse lontano 35 metri, caricò il suo missile di sinistro che finì all’incrocio dei pali. Gol pazzesco, 1-1 e restavano ancora 10′ per prendersi i primi tre punti del campionato. L’uruguaiano iniziava subito a stare simpatico al pubblico nerazzurro. Passarono altri 5′ e Recoba era già diventato un incubo per gli avversari, tanto che fu steso, di nuovo a 35 metri dalla porta, da un altro giovane ragazzo che, anch’egli, avrà modo di farsi piacere al pubblico amante del bel calcio: Cristiano Doni. A battere andò di nuovo Álvaro, che rifiutò di far calciare Ronaldo (che qualche minuto prima colpì la traversa da posizione più ravvicinata): sinistro a giro, traiettoria impossibile da seguire e palla che si insaccò all’incrocio dei pali opposto a quello del primo gol. L’Inter vinse 2-1, e Ronaldo, l’uomo più atteso in tutta Italia (e non solo) si inchinò alle prodezze del giovane talento di Montevidéo, che si presentò così umilmente.

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La sua carriera non poteva che diventare un susseguirsi, anno dopo anno, di grandi giocate, gol spettacolari e assist prodigiosi: dalla maturità presa a Venezia, squadra che salvò praticamente da solo con 10 gol in 19 partite da Gennaio a Maggio, dove si trovò a meraviglia col bomber Filippo Maniero, all’affermazione e ai successi all’Inter al suo ritorno dalla città lagunare (50 gol in 167 partite, 2 campionati, 2 Coppa Italia, 2 supercoppe e una Coppa Uefa), diventando ufficialmente il preferito di sempre del presidente Moratti, uno che di fenomeni non è che ne abbia visti giusto due o tre; e poi l’ultimo anno di Serie A, l’unico sotto tono, quello di Torino, nel 2007/08, quando collezionò un solo gol in 22 presenze in campionato. Dopo due anni in Grecia al Panionios (5 gol in 21 presenze), Álvaro Recoba decise di fare ritorno in patria, scegliendo di rendere il servizio alle squadre che gli permisero di farsi conoscere al mondo intero: prima al Danubio e poi al Nacional di Montevidéo, dove aveva già vinto un campionato nel 1996, replicandolo al suo ritorno nel 2012 (quando segnò il gol decisivo nella finale contro il Defensor Sporting), e nel 2014 quando la sua carriera si avviò verso la sua conclusione nello stesso modo in cui iniziò quella gloriosa in Europa: con una punizione dalla stessa mattonella di quella del campo verde di San Siro in quel caldo pomeriggio di fine estate 1997, ma stavolta in una partita ancor più importante, la partita delle partite in Uruguay. Era il 9 Novembre 2014, era la 12a giornata del campionato di Apertura contro l’odiato Penarol: una punizione perfetta a tempo scaduto, come quella a San Siro in quel caldo pomeriggio di fine estate 1997, regalò il clasico e il titolo al suo popolo. Dopo quella storica vittoria dal valore inestimabile, il presidente del Nacional propose di erigere una statua in suo onore, mentre un suo compagno di squadra, Gaston Pereiro, si tatuò il suo volto sull’avanbraccio, tanto per rendersi conto di cosa fosse diventato Recoba da quelle parti.

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I festeggiamenti dopo la punizione d’El Chino Recoba al 94′ contro il Penarol

Quello fu l’ultimo emozionante episodio della carriera d’El Chino, un ragazzo che, come probabilmente aveva promesso al suo arrivo, fece innamorare tutti, col suo sinsitro potente, ma anche vellutato, e con quella intelligenza e quel genio che gli dei del calcio riservano a pochi eletti.

Per quello che ha fatto per il calcio internazionale e per i suoi appassionati, non ci resta che fare tanti, sentiti e sinceri auguri di buon proseguimento al signor Álvaro Recoba !

 

 

 

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