Tomás Rincón: vita nova

Il calcio moderno ci ha abituati a non adagiarci sui cliché del passato riguardanti il ruolo dei giocatori. L’evoluzione naturale dello sport sembra portarci sempre più a una dimensione nella quale gli ibridi, ovvero i giocatori capaci di interpretare in più modi il gioco e la posizione in campo, possano dominare.

Tomás Rincón è arrivato in Italia nell’Estate del 2014, a parametro zero, tra l’indifferenza generale, pur essendo già il trascinatore emotivo e vice-capitano del Venezuela, gradi che ha definitivamente rilevato da Juan Arango dopo la Copa America del 2015.

El General, come viene chiamato in patria, ci ha messo poco a prendersi di forza le chiavi del centrocampo rossoblu, trovando una definitiva consacrazione, a 28 anni, nella scorsa turbolenta stagione.

Ripercorriamo insieme il suo recente passato in serie A e scopriamo cosa ha reso Rincón, nel giro di due anni, da oggetto misterioso a nuovo centrocampista della Juventus

1. In salita

Il Genoa formato 2015/2016, dopo una straordinaria stagione conclusa al sesto posto, parte a rilento in campionato, complici le dolorose partenze di giocatori del calibro di Bertolacci, Iago Falque e Niang, e le difficoltà di Perotti, Tino Costa e Pavoletti, individuati a inizio anno come principali punti fermi della squadra.

Rincón, nonostante un’ottima prima stagione, vive ancora circondato da un’indifferenza piuttosto ingiusta, dettata da una tecnica non eccelsa e da un ruolo che da sempre mette in ombra i suoi protagonisti. El General è un gregario, l’uomo del lavoro sporco, il braccio destro. Non ha ancora segnato una rete in Europa e fatica a finire sotto la luce dei riflettori, ma qualcosa cambia.

Rincón inizia a mostrare una dimensione tecnica fino ad allora sconosciuta.

 

Le difficoltà iniziali del Genoa emergono prepotentemente nella trasferta di Roma del 23 Settembre, contro la Lazio. I rossoblu arrivano da due sconfitte consecutive a opera di Fiorentina e Juventus e cercano il riscatto ma, orfani di Pavoletti e Costa infortunati e con un Perotti spento, soccombono sotto i colpi dell’ancora spumeggiante Lazio di Pioli. Dall’oscurità emerge proprio Rincón che, in una partita da guerriero, è l’ultimo ad alzare bandiera bianca: lotta furiosamente per tutto il rettangolo di gioco e colpisce anche un palo, ma nel mortorio rossoblu è solo contro 11 avversari ben attrezzati. E non basta.

Per la prima di tante volte in stagione, Rincón si mette sulle spalle la squadra, accattivandosi l’amore di una piazza alla disperata ricerca di giocatori che ne incarnino l’animo passionale.

2. Cosa vuol dire Genoa.

La vittoria contro il Sassuolo arrivata due mesi dopo è il manifesto della vita di un genoano. Una continua altalena di emozioni, con poche gioie orchestrate però in modo eccelso. Il tabellino è di quelli da non credere: Acerbi al 94′, pareggio dei neroverdi, e Pavoletti, fresco ex, al 95′ per il definitivo 2-1 rossoblu. Pura magia romantica, l’essenza del “non mollare mai”. I tifosi sono in visibilio, i giocatori pure, non sanno che li attende un mese e mezzo prima della successiva vittoria.

E Rincón? El General segna il gol dell’1-0, ed è una rete bellissima. Dà l’idea di averla tenuto in fresco per un’occasione speciale, o comunque nell’attesa di un’azione che gli permettesse di segnare, come primo gol in Europa, un bel gol.

Controllo col tacco, sguardo alla porta e sinistro preciso dove Consigli non può arrivare. 

 

Rincón segnerà altre 2 reti contro Palermo e Napoli, entrambe pregevoli, ma prive del carico d’emozione della prima in assoluto.

3. Dominare.

Il Genoa a due facce della scorsa stagione conclude un girone d’andata da incubo – 19 punti – e lo eclissa con un ottimo ritorno che gli permette di salutare presto le sabbie mobili della zona retrocessione, lasciandole ai cugini, e divertirsi con alcune esaltanti vittorie, tra cui quella ottenuta tra le mura amiche, per il terzo anno di fila, a discapito dell’Inter.

L’8 Maggio, esattamente 5 anni dopo il derby di Boselli, si gioca la stracittadina. Il Genoa è tranquillo ormai da settimane mentre la Samp, al penultimo turno, non ha ancora raggiunto la matematica salvezza. Umori che si riflettono presto in campo: al terzo minuto Pavoletti porta avanti i rossoblu che da lì in poi faranno partire uno show a senso unico. I gol eguagliano i fischi dell’arbitro quando al 90′ mette fine alle ostilità, è 0-3 per il Genoa.

La partita di Rincón si può riassumere con la Gif sopra: uno strapotere fisico che mette quasi imbarazzo. E la grande forza del General sta proprio nel bilanciare l’altezza con un dinamismo e una forza fisica eccezionali, uniti a una buona tecnica e a lampi di impostazione arrivati con la maggiore responsabilizzazione datagli da Gasperini prima, e Juric poi.

Rincón non è più solo un mediano di rottura, è un centrocampista completo, un giocatore pronto al grande salto.

O forse no.

4. Piacere, Tomás.

Salutato Gasperini, andato a fare le fortune – fino a questo momento – dell’Atalanta, il Genoa accoglie Juric in panchina e, con lui, un calcio condito di garra e tanta fisicità. L’impianto di gioco a una prima occhiata non sembra variare di molto, ma la sensazione è che si sia visto ancora poco di quelle che sono le idee del tecnico croato.

I rossoblu alternano grandi prestazioni ad altrettanto clamorose défaillance, ma al giro di boa hanno 23 punti, una buona base per una salvezza tranquilla.

Il 27 Novembre il Genoa accoglie la Juventus e, clamorosamente, vince 3-1 una partita dominata dal primo all’ultimo minuto. La doppietta di Simeone mette in ombra una prestazione di squadra impeccabile, orchestrata al meglio sia dagli interpreti che dal direttore, mister Juric.

Rincón si presenta ufficialmente a quella che, inaspettatamente, meno di due mesi dopo sarà la sua nuova squadra. Si presenta alla Juventus e gioca una partita tutt’altro che impeccabile: martella Hernanes per novanta minuti, esagerando a tratti.

 E Mazzoleni non si fa pregare.

 

Sbaglia tanto in impostazione, complice la stanchezza e l’assenza di Veloso al suo fianco, ma gioca una partita da guerriero, e forse è proprio questo che convince definitivamente i dirigenti bianconeri.

Sbaglia il passaggio ma sa già dove finirà il pallone, e recupera subito il possesso: intelligenza e dinamismo nel corpo di un guerriero che non molla mai.

 

Sicuramente da tempo Rincón era nel mirino della Juventus, e la partita del Ferraris non è una di quelle che convincono una società di punta ad acquistarti. Ma è stata una buona summa di quel che Rincón rappresenta.

5. Incipit Vita Nova.

Verso metà Dicembre Rincón sparisce misteriosamente dalla formazione titolare rossoblu, ufficialmente per problemi alla schiena che gli impediscono di allenarsi. La tifoseria è già in allarme e la sensazione di deja-vu è predominante. Le voci su una sua imminente cessione, foraggiate da un contratto che si avvicina alla scadenza, iniziano a rimbalzare furiosamente tra le testate specializzate.

A sorpresa, il 22 Dicembre a Torino, Jurić lo schiera titolare a causa dell’emergenza a centrocampo. In conferenza confermerà ancora una volta i problemi alla schiena del giocatore, giustificando il suo impiego come “un favore” fatto dal venezuelano al suo allenatore, nonostante il dolore.

La sconfitta per 1-0 subita dai rossoblu è il suo canto del cigno con la maglia del grifone, con la Juve è ormai tutto fatto.

Tomás coglie, così, l’occasione della vita e diventa un giocatore bianconero, una nuova freccia all’arco di Massimiliano Allegri, che finalmente può tornare a respirare dopo le difficoltà a centrocampo di inizio stagione.

Alla prima occasione, nella partita di domenica scorsa, Allegri lo inserisce dalla panchina. La partita è contro il Bologna e al momento del suo ingresso il risultato è già blindato sul 3-0. Una buona occasione per vedere, senza patemi legati al risultato, il suo dinamismo in azione.

Strappo in accelerazione tra due avversari e lancio a cercare l’inserimento di Cuadrado, fermato dal difensore. Una buona prima impressione.

 

È, comunque, un matrimonio strano quello tra il venezuelano e La Vecchia Signora, tra due profili apparentemente diversi, in cui il primo consegna al secondo un’aggressività e una frenesia, che non si miravano da tempo dalle parti di Vinovo. Rimane solo da capire se El General riuscirà a conquistarsi le massime gerarchie anche in questa nuova vita.

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