The Big Baller Legacy

L’esordio in Lituania dei fratelli LiAngelo e LaMelo Ball con il Prienai Vytautas, trasmessa in diretta Facebook, ha fatto registrare più di 1,5 milioni di accessi e quasi 120 mila spettatori. Dati impressionanti per una semplice partita tra due squadre praticamente giovanili, una passerella per i due ragazzi appena sbarcati dagli States.
Ma chi sono i Ball? Come hanno creato un vero e proprio brand di grande portata mediatica in tutto il mondo in appena un anno e mezzo?

Un esordio da record, in tutti i sensi.

In questi ultimi tempi dove i social network fanno da padroni, sapersi creare una figura mediatica di rilievo nell’ambito in cui ci si muove è fondamentale.
La famiglia Ball è stata fenomenale in questo. Aggiungete inoltre che ha la pallacanestro nelle proprie vene, a partire dai genitori ex-cestisti, e soprattutto un grande senso degli affari.
E in America mettere insieme affari, media e basket è quasi sempre una mossa vincente.
Parlando dei tre ragazzi, come tantissime giovani promesse, possedere un enorme talento, avrebbe permesso loro, già da sé, di crearsi pubblicità a non finire e un futuro radioso.Poi però, quando alle spalle hai un padre con una mentalità da vero stratega militare, la scalata verso il successo potrebbe rivelarsi molto più veloce del previsto.
Oggi, i loro bizzarri nomi sono sulla bocca di tutti i giornalisti specializzati, anche se soprattutto per le dichiarazioni e i comportamenti sopra le righe fuori dal parquet di papà LaVar.

 

Zo, Gelo e Melo

Il primo incontro tra Tina e LaVar avvenne in un corridoio della Cal State University-Los Angeles dove erano studenti.
Dei tre figli della coppia, LaVar non ha mai avuto dubbi.
“And I knew they were going to hoop like this from Day 1,” un pizzico di arroganza forse, ma che dimostrava già tutta la fiducia nei propri mezzi, tipica della famiglia.
Oltre a ciò, LaVar e Tina hanno trasmesso un’altra grande peculiarità ai figli, ovvero essere sempre uniti, soprattutto nella pallacanestro. Sul parquet, nonostante le differenze di età abbastanza elevate, specialmente tra LaMelo e gli altri, non hanno mai avuto problemi a giocare insieme, come nel loro Summer Team, il Big Baller VXT, fantomatica squadra che aveva i due genitori come allenatori.
Nell’estate del 2013 , un giornalista di nome Provat Gupta Dubois si trova in una palestra della California ad osservare una loro partita, in cui emerge, splendente, il talento di LaMelo che, a soli 11 anni, mostra una straordinaria capacità nel tiro da tre punti, concludendo con 30 punti.
Gupta, già in fermento per incontrare questo prodigio, scoprirà presto che ci sono anche gli altri due fratelli, Lonzo e LiAngelo, di 16 e 15 anni.
Al giornalista, vedere un dodicenne giocare con gente molto più grande di lui, poteva sembrare decisamente strano; come detto però LaMelo ha sempre giocato con ragazzi più grandi di lui e ciò gli ha permesso di sviluppare precocemente l’abilità di crearsi spazio tra i suoi avversari, quasi il doppio di lui in altezza, e fare del tiro dalla distanza il suo cavallo di battaglia.
La filosofia lavariana inoltre prevedeva che i suoi figli fossero dei playmaker per un semplice, ma non scontato e discutibile, motivo: “se saranno loro a gestire la palla, allora saranno bravi indipendentemente da ciò che diventeranno.” Questo pensiero si è concretizzato solo con Lonzo e, appunto, LaMelo, mentre LiAngelo ha preferito il ruolo di guardia.

Tutto in famiglia

La creazione di una squadra di “famiglia” con giovani liceali, quasi tutti della Chino Hills High School in California, non è stata un caso.
Facciamo questo per divertimento e per rimanere in forma”, sosteneva LaVar. “Se sei un buon giocatore, la gente ti vedrà, non devi viaggiare per il paese, non devi far parte del circo.” Una affermazione quasi amorevole, ma ovviamente aveva già un piano in mente e un occhio verso il futuro.
“Ok, qual’è il college con la basketball section migliore della costa occidentale?’ UCLA. Quindi se i ragazzi si sono impegnati presto, ora gli allenatori di UCLA possono reclutare e costruire attorno ai miei figli.” Non è facile, negli Stati Uniti, vedere una famiglia con un approccio così insolito, che punta alla crescita dei propri figli senza spostarsi da una parte all’altra del Paese.
Il fattore famiglia, nelle dinamiche dei Ball, è stato ed è determinante, ma ha comportato a contraddizioni e scelte discutibili come aver fatto lasciare il liceo a Melo e il college a Gelo per affrontare una carriera professionistica in Lituania. Da qui, bisogna capire dove arriva l’intelligenza e allo stesso tempo il buon senso di LaVar, interessato solo alla scalata mediatica-sportiva.

Big Baller Family

L’attenzione mediatica iniziava a diventare sempre più pressante, vogliosa di conoscere a 360 gradi i Big Baller“, soprattutto LaVar, l’unico artefice e protagonista di questa situazione. Gli interventi sui social, le interviste in televisione e l’aumento di popolarità dei suoi figli era tutto quello che aspettava da tanto tempo. Finalmente aveva un ruolo da vera e propria macchietta, dove ogni dichiarazione, diventava oggetto di grandi discussioni e lasciava molte perplessità sulle vere capacità di Lonzo, liAngelo e LaMelo Ball. Chi si interrogava sul perché una persona del genere aprisse bocca in modo spropositato, senza avere un minimo di esperienza in NBA, non aveva calcolato il fenomeno che si stava creando attorno ad essi. Le vere star del momento. Il teatrino messo in piedi da LaVar godeva di supporto, non tanto perché parlava di basket e di suoi figli in prospettiva, quanto per capire dove potesse spingersi in termini reali. Chi oserebbe sfidare e mettersi in una posizione di superiorità rispetto a Michael Jordan? Era ironico? Non lo sapremo mai, ma stiamo certi che parliamo di una vera e propria volpe.
Un personaggio tanto grottesco quanto camaleontico, capace di passare in poco più di due anni dal sostanziale anonimato ai titoli di tutti i giornali sportivi senza, in sostanza, aver messo un piede in campo.
Ora pare si sia messo anche a fare l’allenatore in Lituania.
E i risultati, almeno per i figli, gli stanno dando pure ragione. Evidentemente qualche santo è dalla sua.

LaVar land.

Scelte difficili

Tornando agli States, l’esplosione definitiva di Lonzo ha steso il tappeto rosso alla voglia mitomane di LaVar che non ha perso tempo. L’attuale numero 2 dei L.A. Lakers è un ottimo giocatore e un ragazzo pacato, tranquillo e concentrato solo sulla propria carriera. A differenza del padre, rimane sempre sulle sue e mai una parola oltre le righe. La presenza paterna lo sta opprimendo, che con l’intenzione di lavorare per i propri figli sta torcendo la situazione a suo favore: i dirigenti NBA sono molto preoccupati e hanno affermato qualche giorno fa che “ Lonzo needs to ‘put his dad on ice’ to be ‘taken seriously,’. Immaginiamo non ci sia bisogno di tradurre, un manifesto di schiettezza e chiarezza.
Anche perché tutti hanno captato il valore individuale di Lonzo e l’ambientazione in NBA procede gradualmente, ma sta rischiando di perdere valore sotto l’aspetto relazionale.

Lonzo Ball: dipende solo da te

Il desiderio della Lega è molto chiaro, godrebbe innanzitutto Zo e soprattutto la società gialloviola; LaVar, d’altro canto, si è espresso fortemente contro coach Luke Walton, accusato di non essere in sintonia con i propri ragazzi e quindi di limitare la crescita di Lonzo.
Per i pochi che non lo sapessero, Walton si è seduto sulla panchina dei Golden State Warriors come vice di Steve Kerr dal 2014 al 2016, realizzando una striscia di vittorie epocale: 24 contro zero sconfitte, durante la convalescenza del capo allenatore per i problemi alla schiena.
L’esperienza accumulata sulla Baia e la giovane età sono un mix perfetto in un’epoca in cui la società gialloviola è in piena ricostruzione e punta moltissimo su giovani di talento. I miglioramenti sono netti e si vedono, nonostante le pazze considerazioni di LaVar. Parole completamente fuori luogo, come ogni sua dichiarazione del resto, che hanno fatto fare una sana risata a coach Walton e posto un bivio tra Ball Jr. e Ball Sr. in cui si dovrà capire quanta voglia ci sia di distaccarsi mediaticamente dal padre e rendersi indipendente per il proprio percorso.
Dimostrare di aver assorbito positivamente il salto in NBA passa anche da questo, perchè innalza molti dubbi sul suo vero potenziale.
Il sistema creato da LaVar è oggetto in tutti i media sportivi di discussione, ciò a cui ha aspirato per anni, ma potrebbe ostacolare pesantemente la naturale crescita dei suoi ragazzi diventate delle marionette da televisione.
Si tratta di sfondare sportivamente nel basket o ingrandire il marchio? Il tempo risponderà a tutti i nostri dubbi sulla famiglia più chiacchierata dell’America sportiva.

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