Storie: Xabi Alonso

Chi sono i giocatori più affascinanti? Quelli che non corrono. Xabi Alonso è stato probabilmente, assieme ad altri grandi della sua generazione in quel ruolo, a ricevere ad honoris la licenza del passo cadenzato. Licenza che non è più permessa per l’evoluzione del gioco, ma che ha sempre destato fascino per la maestria dei suoi interpreti.

Xabi Alonso non correva. Era il sole, il giorno, era la luce. Altri 19 normali pianeti ruotavano attorno a lui, per 90 minuti, non potendo far altro che assecondare il suo gioco ed adattarsi. Aspettare un passaggio, o i tempi che avrebbe imposto alla manovra. Ed ovviamente correre, spostandosi in base alla sue idee e alla sua visione. Se è vero che i pianeti viaggiano più veloci quando sono più vicini al sole, vero è che i calciatori sono più veloci quando Xabi Alonso detiene il possesso della palla. Non veloci per caratteristiche atletiche, ma più rapidi nel pensiero. Questo nel calcio, almeno fino all’ultima versione che abbiamo potuto ammirare, ti permette di arrivare prima di qualsiasi scatto da centrometrista.

Eskerrik Asko, Xabi!

Xabi Alonso è basco, nato a pochi chilometri da Donosti, il nome basco della città di San Sebastian. A Donosti arde la passione Txuri Urdin, i bianco blu della Real Sociedad. Ha scelto la strada più tortuosa, anzichè crescere tra la bambagia di Lezama, il centro sportivo dell’Athletic Bilbao, più autoctono e con più visibilità. Ha scelto di cominciare con suo fratello Mikel, Mikel Alonso per l’appunto. Resterà sempre fedele a questi colori, con il rimpianto di non averci finito la carriera, ma rifiutando la proposta di ingaggio da parte dell’Athletic.

Eskerrik Asko, Xabi! Che in euskera significa: grazie.

Xabi Alonso e Xabi Prieto Real Sociedad | Numerosette Magazine
Il suo personale grazie ad un altro Xabi, Xabi Prieto. Capitano della Real Sociedad che ha lasciato il club al termine della stagione. Lasciandogli l’onere di essere l’idolo incontrastrato dell’Anoeta, senza rubargli la scena.

L’essenza di Xabi Alonso sta in questa foto. Lui non ruba la scena. D’altronde, se un altro Xavi, Xavi Hernandez è tuo coetaneo, gioca nello stesso ruolo e apre un ciclo irripetibile con Barcelona e nazionale spagnola, non puoi far altro che accettare il fatto che sarai per sempre Xavi II. Il modo in cui lo ha fatto per tutta la carriera, è davvero encomiabile. Una caratteristica che lo contraddistingue? Lo stile. Lo stile nel vestire, nel trattare la palla, nel rispettare un avversario. Nell’accettare di essere il secondo, anzi il terzo, considerando il nostro Andrea Pirlo. Un fuori categoria in una generazione di fenomeni, normalizzato e costretto all’ombra dei due. Come se la sfortuna avesse del debito nei suoi confronti, come se non gliene importasse più di tanto, conscio del suo talento. Senza doverlo ostentare, come i grandi campioni sanno fare, ma senza essere riconosciuto completamente come tale.

Istanbul, Liverpool

 Prima del match Benitez mi aveva detto che se avessimo avuto un rigore a favore sarebbe toccato a me calciarlo, perché Gerrard ne aveva appena sbagliato uno contro il Tottenham. Io ero molto preoccupato. C’è una foto che mi ritrae mentre prendo la palla per metterla sul dischetto: si vede benissimo che avevo i lineamenti stravolti dalla tensione. Non ne avevo mai tirato uno prima, davvero! Dida lo parò, ma per fortuna sono riuscito ad arrivare sulla palla prima di Nesta! Il resto è storia. Abbiamo fatto una rimonta straordinaria: i miracoli possono succedere anche nel calcio.

Il primo rigore di Xabi Alonso in carriera risale al 25 maggio 2005, nella finale di Istanbul. La finale che ogni singolo tifoso milanista vuole dimenticare, la finale che ogni tifoso del Liverpool ricorderà come la più incredibile serata di calcio della propria vita. Lui ne fu protagonista, contribuendo a quei folli 12 minuti in cui i Reds hanno rimesso in piedi una partita persa. Sbagliò il rigore, ribattendo in rete nella ribattuta. Quel credito nei confronti della fortuna lo pagherà caro, non restituendogli fino in fondo tutta la gloria che avrebbe meritato.

Xabi Alonso rigore Liverpool Milan | Numerosette Magazine
3-3! Xabi Alonso al suolo, cosciente del rischio che si è preso, e di quell’attimo in cui arrivò prima di Nesta per segnare un gol storico.

Rafa Benitez è il primo allenatore che apprezzerà le sue rari doti in mezzo al campo, e ne farà un perno del suo Liverpool, una macchina da guerra nelle notti europee. In Inghilterra giocherà 5 anni, fino a quando il rapporto con lo stesso allenatore si interruppe bruscamente proprio in una notte di Champions a loro cara. Il tecnico aveva bisogno di lui in un quarto di finale contro l’Inter, ma la moglie di Xabi Alonso era in procinto di partorire. Decise contro la volontà del tecnico di non prendere parte al match.

Xabi Alonso gol da centrocampo | Numerosette Magazine

Uno dei gol più significativi della sua esperienza in Premier League, e della sua carriera. Una follia contenuta, un genio regolare, una visione del campo a 360 gradi fuori dal comune. E quella sensibilità di calcio, la caviglia perfettamente rigida e la traiettoria del pallone a tracciare una scia di oltre 50 metri fino alla porta avversaria.

La Roja y el blanco

La maturazione definitiva del calciatore Xabi Alonso coincide con il momento di più alto prestigio. D’estate veste roja, per vincere un Mondiale ed un Europeo con la sua nazionale, per tutto il resto dell’anno veste il blanco, quello del Real Madrid. In quel momento il massimo a cui un calciatore può aspirare. Eppure, c’è quell’altro Xavi, la versione catalana, che vince tutto con la Spagna da titolare, e vince tutto da protagonista con il Barcelona. Assieme con Iniesta costuiscono una coppia di centrocampisti che gli astri e il lavoro decennale de la Masia hanno consegnato agli appassionati.

Xabi Alonso Xavi e Iniesta | Numerosette Magazine
Una delle rare apparizioni in cui sono partiti da titolari tutti e tre con la nazionale spagnola.

La stagione dopo il Mondiale vinto dalla Spagna segna l’unico screzio degno di nota della carriera di Xabi Alonso. La rivalità tra Real Madrid e Barcelona è così intensa da far cadere nella trappola della provocazione anche i più signorili e calcisticamente educati tra i calciatori. Il Clasico della stagione 2010/2011 rischia seriamente di compromettere il clima idilliaco che vige nello spogliatoio degli iberici. Xabi Alonso entra duro su Xavi Hernandez, quest’ultimo gli fa notare la cosa chiedendo un gioco più pulito, il basco risponde con un insulto. Sarà poi Carles Puyol con grande carisma a segnare la tregua.

Non possiamo sapere con esattezza le ragioni di tale foga agonistica nell’atto di Xabi Alonso, ma la curiosità resta. Proprio perchè ciò è avvenuto contro quello che lo ha sempre preceduto in carriera, e che per qualche anno ha rappresentato il nemico, calcisticamente parlando, di una contrapposizione storica come quella tra il Madridismo e il blaugrana catalano.

Xabi Alonso e Xavi | Numerosette Magazine

Al Real Madrid verrà apprezzato, quel tanto che basta per essere reputato un ottimo giocatore, ma non abbastanza per essere consacrato con quella maglia. Gli anni di Mourinho sono i migliori, ma anche i meno vincenti considerando l’avvenire prospero del club. Un tale Luka Modric arriverà dalle parti di Valdedebas, e per Xabi Alonso ci sarà spazio per fare il dodicesimo di lusso. Avrà l’occasione di vincere la decima in campo europeo del Madrid, ma squalificato, non vi prenderà parte, salvo poi congedarsi dal club.

El Señor

Chi osserva questo sport con attenzione, con passione per i dettagli e le sfumature, riconosce l’importanza di Xabi Alonso e le sue gesta. Il suo soprannome è El Señor, certificato di classe ed eleganza, per un destino segnato: allenatore di alto livello. Il basco aveva l’attitudine dei grandi leader in campo, non tanto per la sua verve e la sua presenza all’interno dello spogliatoio, quanto per la visione di quello che accadeva attorno a lui durante una partita. Per lui un’azione di gioco è sempre stata una partita a scacchi, agire pensando a quello che sarebbe accaduto dopo. Questo gli ha permesso di primeggiare in un campionato fisico come la Premier League, nonostante le sue lacune atletiche dal punto di vista della corsa e dell’intensità.

Pep Guardiola lo ha voluto nella sua esperienza al Bayern Monaco, nella fase conclusiva della sua carriera, dandogli un posto da titolare ed affidandogli le chiavi del centrocampo del suo giocattolo bavarese. Nel momento in cui ci si aspettava la fase calante della sua carriera, il prezioso riconoscimento da parte di chi condivide pensiero, stile e geometrie del giocatore basco.

Xabi Alonso Bayern Monaco | Numerosette Magazine

La caratteristica che lo ha contraddistinto, per cui probabilmente si può affermare che è stato il migliore della sua generazione, è la facilità nell’effettuare con precisone chirurgica i passaggi lunghi. Xabi Alonso disegna un arco perfetto già solo nella mimica di prepararsi al gesto. Apre le braccia, fissa il piede sinistro e con il destro fa partire un lancio. Se dovessimo fare un avatar per giochi da console e riproporre questo gesto, nessuno meglio di Xabi Alonso potrebbe rasentare meglio la perfezione. Di venti, di cinquanta, di settanta metri. In verticale, in diagonale, un semplice cambio di fascia. Una lama affilata che attraversa una porzione di campo, di cui si può immaginare perfino il suono onomatopeico che ne fuoriesce. Xabi Alonso trasforma la meccanica in arte, ne fa un marchio, un attestato di riconoscimento. In attesa, forse invana, che qualcuno riconosca il giocatore che è stato negli ultimi 15 anni.

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