Storie Mondiali: Luka Modric

Giuseppe Ungaretti è stato uno dei maggiori poeti italiani del Novecento, grazie ad una produzione poetica sempre incentrata su temi come la morte, la precarietà dell’uomo e la Prima Guerra Mondiale. Uno scenario disastroso, psicologicamente influente sulla sua vita da scrittore che gli ha permesso di scavare più a fondo nella sua anima letteraria. La trincea, i villaggi distrutti, il fango, la pioggia, il sangue. Non si può ritornare ad essere la stessa persona, dopo aver visto situazioni senza una via d’uscita. La vita diventa un miraggio ed è l’unico desiderio possibile.

Proprio come per Luka Modric, un ragazzo croato che agli inizi degli anni’90 si è ritrovato a pregare per poter sopravvivere in un conflitto sanguinoso con ragioni del tutto legittime, direbbero in molti: l’indipendenza. Zara, la città natale di Modric, è un Inferno. L’unico modo per continuare a sognare e a sperare in un futuro non dalle grandi pretese, ma che attesti una esistenza dignitosa, è il calcio. I genitori di Luka sono dei rifugiati scappati dagli aggressori serbi, che tramite il lavoro tessile della madre e quello di meccanico militare del padre riescono a dare una speranza alla vita del loro gracile figlioletto.

Il conflitto croato è solo il culmine di un insieme di scontri che coinvolgerà tutta la Jugoslavia e i Paesi al suo interno. Molti croati si erano stancati del dominio straniero e desideravano ardentemente la propria nazione sovrana. Allo stesso tempo, molti serbi etnici che vivevano in Croazia si opposero alla secessione e volevano che le terre rivendicate dai serbi si trovassero in uno stato comune con la Serbia. Guerre che hanno messo in mostra le ostilità sempre presenti e il nazionalismo estremo, portatore solo di tanto dolore e morte. Per Luka Modric, la via del riscatto passa dalla sua caparbietà e da un talento smisurato. A quell’età, l’unico sogno non può essere continuare a vivere. Ogni giorno i mortai verranno spianati senza alcuna pietà verso i piccoli villaggi limitrofi, granate improvvise e spari senza sosta. Molto spesso si dovevano aspettare ore e ore prima di aprire la porta della stanza e vedere la luce del giorno offuscata dalle grandi nubi nerE.  Il pallone è l’amico che non lo abbandonerà mai, lo farà crescere come uomo, gli insegnerà i valori del sacrificio e dell’umiltà e lo porterà nell’Olimpo dei più grandi calciatori di sempre.

Luka Modric a 10 anni con la maglia dell' NK Zadar | Numerosette.eu
Luka Modric a 10 anni con la maglia dell’ NK Zadar.

Farsi le ossa

Una figura di vitale importanza nella vita di Modric sarà il nonno, Luka Sr. Uno era complementare per l’altro, erano letteralmente inseparabili. Ma il 18 dicembre 1991, nonno Luka salirà per l’ultima volta con il bestiame sulle colline croate e non farà più ritorno, i ribelli serbi lo avvistarono e lo trattennero. Insieme ad altri sei civili anziani, furono portati nella città di Jesenice e giustiziati a sangue freddo. Una fine che ha scosso la sua famiglia e ha lanciato il segnale per allontanarsi da quei territori così aspri e violenti.

Per proteggersi dalle continue bombe che pioveranno sulla cittadina di Zara, Modric sarà costretto a vivere per 7 anni nell’Hotel Kolovare con tanti altri bambini coetanei, passando tutto il tempo rivolti verso un muro. Un muro che raccoglieva le infinite pallonate calciate ogni giorno e le labili speranze di tanti ragazzini che vedevano nel calcio l’unica via di fuga. Speranze condivise da bambino di nome Marko Oštrić, con il quale riuscì a stringere una amicizia molto forte e sentita. Si giocava per svagarsi, per non pensare ai proiettili e le bombe scaricate ogni giorno, ma Luka non giocava solo per puro divertimento. “C’era qualcosa di speciale in quel ragazzino, nonostante il fisico magro e minuto”, dirà il Presidente dell’NK Zadar, Josip Bajlo, la prima persona a credere in lui che gli offrirà di iscriversi alla scuola primaria e all’accademia sportiva, nei primi giorni di Modric nella squadra locale. Il tema della fragilità fisica lo ha perseguitato per tutta la vita, ma con i piedi era tutt’altra storia. Domitiak Bašić e Tomislav Bašić, quest’ultimo considerato “il padre sportivo” di Luka, lo accompagneranno in tutto il suo percorso di crescita e si concentreranno sulla caratteristica che lo distinguerà in tutto il mondo: il controllo della palla. Ma per l’Hajduk Spalato la carenza di forza fisica è fondamentale e decide di rinunciare a Luka senza pensarci due volte. A 12 anni, un colpo del genere può essere molto difficile da assorbire, specialmente se si proviene da un contesto molto duro senza futuro.

Ad approfittare del suo talento è la Dinamo Zagabria, che dispone del migliore settore giovanile del Paese, e sin da subito nei primi allenamenti riesce a cogliere il suo talento ancora grezzo. Bašić lo ha seguito attentamente nella sua crescita, studiando ogni suo movimento e individuando i punti di forza su cui lavorare assiduamente. Per Luka l’allontanamento dalla famiglia è molto difficile da sopportare e l’adattamento in una nuova città come Zagabria non è facile. Passa il primo periodo nelle giovanili del club senza esprimere fino in fondo il suo talento, mostrandolo a sprazzi. Il club credeva che, per consentire a Modrić di raggiungere il suo pieno potenziale, non avrebbe avuto solo bisogno di continuare il suo sviluppo fisicamente, ma anche mentalmente. Nell’estate del 2003, il club prese la decisione di prestarlo allo Zrinjski Mostar nel campionato bosniaco. A quel tempo, il campionato bosniaco era considerato il campionato più brutale e fisicamente faticoso del pianeta. Le squadre erano disseminate di guardie e gli spalti colmi di gente poco raccomandabile, con insulti razzisti a qualsiasi giocatore che non fosse ritenuto uno di loro. E’ qui che Luka mostra la sua vera personalità e la creatività che ha nei piedi: viene votato giocatore dell’anno della Lega e inizia a crearsi un profilo di rilievo. Ma a Zagabria non sono ancora convinti pienamente della sua crescita; altro prestito all’Inter Zaprešić, un club nei sobborghi di Zagabria con la reputazione di coltivare i giovani talenti della Dinamo. Modrić è stato ancora una volta sensazionale, portando l’Inter alla seconda posizione in campionato per la prima e unica volta, ricevendo anche un richiamo per la Croazia Under 21.

Luka Modric al Mostar | Numerosette.eu
Modric con la maglia del Mostar nel campionato bosniaco.

Emergere

Impossibile a questo punto ignorare le sue cristalline capacità di giostrare in mezzo al campo come un veterano. La Dinamo se lo tiene strettissimo e lo mette sotto contratto per dieci anni, ripagandolo di tutti gli enormi sacrifici intrapresi in questi anni tra guerre, sofferenze e sangue. Luka rimane sempre un ragazzo umile e pensa bene di investire i soldi del suo primo vero contratto per comprare un appartamento a Zara per la sua famiglia. Finalmente, dopo più di 10 anni passati tra hotel e rifugi di fortuna, potevano stabilirsi in una vera casa e in tutta tranquillità. L’Inferno era ormai alle spalle. Essersi sistemato in modo solido era l’obiettivo primario per Luka, che non pensava ad altro, se non alla sua famiglia. I soldi non lo hanno fatto accomodare sugli allori, ma lo hanno spronato a migliorarsi costantemente. 31 gol e 29 assist messi a referto nei successivi quattro anni: numeri che di lì a poco lo faranno diventare uno dei migliori trequartisti emergenti nel mondo del calcio. Tutti i grandi club d’Europa sono pronti a sborsare fior di milioni pur di assicurarselo e, infatti, si scatenerà un’asta feroce. Arsene Wenger, occhio molto fino nel scovare giovani talenti da lanciare, si fece sotto per primo e bruciare la concorrenza, ma un problema lo affliggeva. La carenza fisica di Luka non avrebbe resistito ad un campionato cosi provante come la Premier League, secondo lui. Non importa, c’è il Barcellona ad assicurarsi il suo talento: secondo Bojan Krkić Sr. – che all’epoca lavorava a Barcellona come scout – Modrić è stato portato in Catalogna per un incontro con lui e altri funzionari del club.

Quando i blaugrana fecero un tentativo per acquistare Modric, ma non andò a buon fine. | numerosette.eu
Quando i blaugrana fecero un tentativo per acquistare Modric, ma non andò a buon fine.

Resistere

L’incontro con il Barcellona va molto bene, l’intelligenza e la mentalità del ragazzo vengono enormemente apprezzati, ma in quel momento i blaugrana non erano alla ricerca di un nuovo tassello da inserire nella loro rosa. Il potenziale del ragazzo croato era incredibile, ma hanno preferito continuare con il loro progetto già ben avviato. Mentre in Inghilterra, il Tottenham aveva bisogno di una ricostruzione per arrivare nelle parti alte della classifica dopo stagioni passate a metà classifica. L’allenatore di allora Juande Ramos aveva ben in mente il progetto e l’obiettivo numero uno per ripartire era Luka Modric. Vengono versati 16,5 milioni di sterline nelle casse della Dinamo, eguagliando la spesa degli inglesi per Darren Bent nel 2007. Il grande palcoscenico per Luka era pronto e White Hart Lane lo attendeva con grandi aspettative. Purtroppo, il Tottenham non vince nelle prime otto partite di campionato, facendo salire tanti interrogativi sul suo reale valore. La scarsa forma di Luka ha coinciso con il malessere del club, portando molti a chiedersi se fosse davvero tagliato fuori per la vita al di fuori dei Balcani.

Ma a pagare per gli scarsi risultati è Ramos, per fare spazio ad Harry Redknapp, colui che eleverà il gioco e il talento di Modric in modo incredibile. Il coach inglese posizionerà il croato nella zona centrale del campo, in posizione più arretrata per avere la visione completa della partita. In quel ruolo, avrebbe padroneggiato senza rivali. Finalmente, le numerose speranze dei tifosi Spurs di vedere un giorno la propria squadra consolidare un traguardo importante, come la partecipazione in Champions League, erano concrete. Luka concluderà dopo quattro anni l’esperienza londinese con 160 presenze e 17 goal nel processo di ricostruzione. Il presidente degli Spurs, Daniel Levy, non avrebbe voluto vedere andar via il suo gioiello più prezioso, ma quando arriva la chiamata del più grande club del mondo, non si può dire di no. Arrivato a Madrid nell’agosto del 2012 per 33 milioni di sterline, l’odissea calcistica di Luka Modrić lo ha portato dai campi decadenti di una nazione devastata dalla guerra al suo pulpito d’oro.

Notti bianche

Debutta con i Blancos nella gara di ritorno della doppia sfida di Supercoppa di Spagna 2012 contro il Barcellona, subentrando a Mesut Özil all’83 minuto (3-2 per il Barça all’andata e 2-1 al ritorno), conquistando così il suo primo titolo con il Real a Madrid, appena 36 ore dopo aver firmato con il club. Neanche una settimana e il Bernabeu era ai suoi piedi, un esordio da sogno. Anche se, allo stesso tempo, non era in una forma perfetta e ciò ha prodotto alcune conseguenze sulle possibilità di giocare titolare. Davanti a lui c’erano Ozil, Xabi Alonso e Khedira, a cui si aggiungeva Mourinho che non riusciva ad inquadrarlo al meglio. In un sondaggio condotto da Marca alla fine dell’anno, Luka è stata votato dai lettori come la peggiore firma di qualsiasi club della Liga nel 2012 con il 32,2% dei voti. È stato seguito subito dopo da Alex Song, giocatore caduto nel dimenticatoio del Barcellona. Si sa, con lo Special One niente è definito e gli animi sono sempre a mille. Le sue dimissioni e la nomina di Carlo Ancelotti hanno portato un ambiente più familiare e rilassato, Modric ci ha guadagnato più di tutti. Il croato è diventato un pilastro irremovibile e centrale per i successi dei Galacticos, come al 93′ minuto della finale di Champions League 2014, quando un suo corner avrebbe trovato il colpo di testa di Sergio Ramos per il pareggio, preludio della decima per i blancos.

Quel successo avrebbe consacrato definitivamente Modric come uno dei gocatori più importanti al mondo. Lo stesso spogliatoio del Madrid ha cominciato a nutrire grande rispetto per ciò che rappresenta per il club. Accanto al presidente Perez, figura di grande spessore all’interno del club e come immagine di imprenditorialità allo stato puro verso l’esterno, il ragazzo ex-Tottenham è diventato il simbolo di un universo brillante e completamente trasformato, soprattutto sotto l’aspetto dell’affiatamento. Dal suo debutto, il Real Madrid ha collezionato 12 pezzi di argenteria. Il suo cervello è come un burattinaio che tira le corde dei suoi pezzi di legno e li fa muovere secondo le sue direttive. E’ lui l’ideatore silenzioso dei successi del Real Madrid, quel giocatore impossibile da intercettare nei suoi passaggi filtranti, quando alza la testa per chiamare il movimento di un compagno senza dire una parola. Ogni statistica è superflua per capire il reale apporto sul campo. Luka è un illusionista dalle mille abilità, giocate che nessuno è in grado di vedere e un talento versatile ad ogni tipo di situazione.  A pochi giorni dall’inizio del Mondiale, il canale Antenna 3 ha annunciato di aver messo in produzione un documentario sulla terribile infanzia del talento croato. Dalla guerra al tetto del mondo con il Real. Però, Luka è anche il più grande calciatore croato degli ultimi venti anni e la centralità nella sua Nazionale lo dimostra. Essere il capitano ed il trascinatore di un Paese intero era il suo sogno, fin da bambino. In cuor suo, aveva una promessa solenne da mantenere: portare il suo popolo nella più grande competizione sportiva e farlo da punto di riferimento. Se è stato incoronato il Cruijff di Croazia, un motivo ci sarà. Eccome, se c’è.

Si può dire che Modric sia il nuovo Cruijff? Direi di si. | numerosette.eu

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