Boxing Day, che bella parola.
E la sentirete spesso, perché andremo a trattare proprio questa sacra festività britannica. Ebbene si, il giorno forse più bello per gli sportivi d’Oltremanica e non solo che possono smaltire le maratone natalizie a tavola con prodezze e follie spesso ineguagliabili: non tutti, però, lo conoscono realmente.
Dietro questa carrellata di emozioni post-natalizie vi si nasconde un’antico costume basato su un dono. Un dono, un regalo, un pensiero, insomma, qualunque cosa che possa allietare le festività ai più bisognosi e ai lavoratori. E sono soprattutto i lavoratori i destinatari di questi boxes, consegnati direttamente dai latifondisti in versione stranamente altruista.
Ma quando iniziò tutto? Sarebbe più facile, per chi sta scrivendo, vincere una partita a tombola: anche questo Natale ha perso. Ma non credo interessi a nessuno, nemmeno a lui; chiudiamo la parentesi per non creare confusione. E di confusione, in effetti, se ne ritrova circa il periodo chiave di questo Boxing Day, l’inizio vero e proprio: alcuni dicono Medioevo, altri epoca tardoromana. E come sempre, il calcio, ha giocato un ruolo determinante.
Lo fece per la prima volta il 26 dicembre 1960, laddove cominciò proprio tutto.
Sheffield, la città, conosciuta dagli italiani giusto per la moltitudine e il prestigio delle squadre locali. Le prime radici sono affiorate proprio lì, grazie allo Sheffield FC, che diede vita al primo incontro di calcio in assoluto, contro l’Hallam FC: finì 2-0, grazie soprattutto a sir Nathaniel Creswich, il primo marcatore nella storia del calcio. Speriamo di riuscire a farvi sentire il profumo di storia, in qualche modo, perché è davvero inebriante.
Ma non possiamo fermarci qui: immaginate un grande scatolone tutto per voi, da scartare insieme, contenenti episodi e aneddoti di questo meraviglioso Boxing Day, che in Inghilterra smuove le masse verso gli stadi. E allora, apriamolo tutti insieme, no?
Record
66 gol in una sola giornata, è mai possibile? Si. Un’abbuffata di gol che, in questo momento, non ha eguali nel calcio europeo, e denota anche una grande predisposizione difensiva del calcio inglese – scontata ma giusta. Anche se due clean-sheet ci sono comunque.
Salta all’occhio il roboante 10-1 del Fulham nel romanticissimo Craven Cottage contro i campioni in carica dell’Ipswich: ci fu lo zampino di Alf Ramsey in quel magico e storico trionfo. Nome quasi divinizzato nel calcio inglese, storico condottiero dei “Boys of ’66”, il cui incarico rappresentò una forte scossa negativa per l’Ipswich. Ebbene, i Tractors subirono una netta discesa, un terremoto che distrusse le fondamenta agevolando l’impresa dei Cottages: fu proprio questa la vittoria più rotonda nella storia del club. Vittoria subito cancellata due giorni dopo, l’Ipswich vinse 4-2. Terminò comunque il campionato con 121 reti subite.
Non male nemmeno l’exploit del Blackburn contro il West Ham: pensate, gli Hammers hanno sempre perso quando si è giocato il 26. Due sole volte, nel 1961 (2-6) e nel 1963.
E poi, attenzione a Burnley-Manchester United: oggi si ritroveranno contro, ad Old Trafford: premonizione o un ricordo troppo lontano e innocuo per i Red Devils? Chi lo sa. Fatto sta che nei Clarets Lochead piazzò il pokerissimo, ma non riuscì a ripetersi pochi giorni dopo nella rivincita: stesso epilogo del Fulham, stavolta vinse lo United 5-1. Il Burnley era fin troppo sazio.
Tantissimo gol, insomma: tra questi anche Alan Mullery, un nome che dirà sicuramente qualcosa a Crystal Palace e Brighton.
Quasi per caso
Quasi per caso, la rivalità tra Crystal Palace e Brighton. Nessun odio viscerale, nessun torto, anzi, vi era rispetto reciproco tra tifoserie molto calde. Fu proprio Mullery il motivo scatenante di una rivalità strana, casuale. Urge un breve excursus.
L’urna dell’FA Cup estrasse proprio queste due compagini per il primo turno, e nemmeno il replay riuscì a sancire la vincitrice: si giocò una terza partita a Stamford Bridge, finimondo. Vittoria di misura delle Eagles, pregna di polemiche dopo il rigore concesso al Brighton: Horton va sul dischetto, gol. Non per l’arbitro, che lo fece ripetere. Indovinate come andò? Sbagliato. Il destino è un regista decisamente subdolo. E Mullery? il tecnico del Brighton si lasciò andare, non poté contenere la sua ira che fuoriuscì ai tifosi del Crystal Palace: il più classico dei gestacci.
Da quel momento non scorre buon sangue, tanto che Mullery non venne accolto con innumerevoli feste come un cane con il padrone che non rivede da tempo.
Siamo nel 1986: la cometa di Halley ha compiuto il suo ultimo perielio, a Chernobyl si consuma il più grave incidente nucleare, l’Argentina di Maradona conquistò con ogni mezzo il Messico, in Gran Bretagna si registrano incredibilmente i primi casi di encefalopatia spongiforme bovina. Sempre in Inghilterra, Mullery torna ad affrontare il Crystal Palace trascinato 2-0 da Alan Irvine, ex allenatore delle giovanili dell’Everton – ai tempi del grandissimo Moyes – e attuale tecnico del Norwich in Championship.
Ebbene, siamo solo all’inizio di una scatola colma di follia e, si, un pizzico di cult.
Febbre a 90°
“Mi innamorai del calcio come mi sarei poi innamorato delle donne improvvisamente, inesplicabilmente, acriticamente, senza pensare al dolore o allo sconvolgimento che avrebbe portato con sé.”
Ma quanto è bello Febbre a 90°? Il libro, citato in questione, insuperabile.
Nick Hornby delinea perfettamente le caratteristiche psicosomatiche e i turbamenti del tifoso britannico, in contrasto con l’incomprensione femminile per una passione viscerale, quasi maniacale, folle.
Folle è l’aggettivo giusto per Sheffield-Manchester United, Boxing Day 1992.
Folle e unico. Trattasi dell’unico pareggio dei Red Devils nel Boxing Day, un pirotecnico 3-3 agli albori del Fergie Time che vinse il fatidico e sofferto titolo al ritorno, proprio contro lo Sheffield Wednesday. Gli Howls misero parecchia paura allo United, sotto 3-0 e costretto ad estrapolare dal cilindro una rimonta dai contorni decisamente epici. La chiuse Cantona, su rigore, proprio colui che rifiutò un secondo provino al Wednesday: analogie con Ibra all’Arsenal.
Ci sono giocatori che non hanno bisogno di provini. E Cantona è uno di questi.
Alan Sherear rientra nella categoria. Protagonista assoluto della favola Blackburn (Leicester chi?) che vinse la Premier League 1994/95, ottenne un onesto settimo posto l’anno seguente: non poteva mancare la sua firma d’autore nel Boxing Day, contro un City ben diverso dall’immaginario comune e soprattutto attuale.
Ma ora è tempo di chiudere la rassegna ’90, forse la migliore del calcio inglese, con un altro giocatore che più cult non si può: Robbie Keane. Si, ci stiamo emozionando.
Percepiamo un susseguirsi forte e al tempo stesso delicata di brividi che accarezzano la mia pelle: aumentano, se poi tiriamo fuori dalla scatola un 19enne irlandese prodigio che regala ai più bisognosi, agli inguaribili romantici come noi, un 3-2 storico contro l’Arsenal di Henry, Kanu, Overmars e Ljumberg, tra gli altri. Wenger era già al quarto anno con i Gunners, giusto per rendere l’idea.
Attenzione ora alla prossima sorpresa nella scatola.
Sboroni

Si, hanno fatto un po’ gli sboroni. In senso buono.
Gli uomini di Steve McLaren confermano la magia del Boxing Day mettendo al tappeto il Manchester United: tre colpi secchi, pregevole il primo di Alen Boksic famoso per il tocco sotto ad anticipare il portiere in uscita. Ma non è tutto.
Nemeth raddoppia, l’entusiasmo continua a salire in maniera vertiginosa, quasi febbricitante. Giggs accorcia ma non ha fatto i conti con Big Mac Maccarone: l’ex Siena sfodera l’assist per il 3-1 di Job, il Riverside Stadium impazzisce. Una serata bellissima per il Boro, una di quelle che vorresti non finissero mai. Vorresti bloccare il tempo, solo per un attimo, fermarti e goderti un’emozione genuina e paradisiaca.
D’altra parte, dopo una sconfitta, faresti di tutto per manomettere il tempo e mandarlo avanti.
Regali italiani
Di Canio, Cudicini, Ranieri, tutti inglobati nella stessa partita con esito nefasto per i Blues del tecnico romano: 4-2 e Boxing Day parecchio amaro. Claudio, a Londra, non ha ricordi eccezionali: già, basti pensare al soprannome che gli venne affibbiato dai tifosi, ovvero Tinkerman. L’indeciso, colui che sperimentava le formazioni cercando in maniera forsennata di riparare qualcosa.
Non riuscì a riparare i danni di una difesa disattenta contro il Charlton di Paolo Di Canio, che fece venire il mal di testa a John Terry costretto a ricorrere ad un Aulin poco salvifico.
Il Chelsea chiuderà secondo dietro all’Arsenal degli Invincibles – eguagliato il record del Preston North-End del 1888/89 – e Ranieri si laurea ancora una volta in eterno secondo: anche alla Roma, dopo una grande stagione, troverà l’invincibile Inter del Triplete. Il miracolo con le Foxes lo ha purificato completamente.
Fuori la maschera

Non c’è più tempo per nascondersi. Il pezzo sta giungendo alla sua naturale conclusione e passo alla prima persona singolare: lo ammetto, scrivere sul Boxing Day è stato un bel regalo di Natale gentilmente concessomi. Ed è stato bello aprire insieme a voi lo scatolone contenente pillole nostalgiche dalle tinte thriller, episodi che racchiudono l’essenza del calcio inglese, mostri sacri come Sherear che sconfisse un Manchester City ormai sepolto da fior fior di miliardi.
E ora, non ci resta che attendere i risvolti di questa meravigliosa tradizione calcistica, di questo Boxing Day che pare tutto tranne che normale.
In fondo, a noi – anzi, a me – le cose normali non aggradano. E allora chiudo così, con una follia durata 90 minuti. Nel lontano 2007.