Chiamarsi Steve

La Championship dà, la Championship toglie. Dopo nemmeno dieci giornate i primi verdetti sono si sono già visti, sul campo: alcuni assurdi, quasi insperati e irrazionali, altri che hanno solamente rafforzato le “catastrofiche” considerazioni che venivano fatte prima dell’inizio del campionato. E’ il caso di citare, ad esempio, l’exploit dell’Huddersfield Town, partito con l’unico obiettivo della salvezza e andato di gran lunga sopra le aspettative, con la prima posizione mantenuta per 10 giornate, ed è il caso di citare anche il Rotherham United, una squadra che non sta tradendo chi già lo dava per spacciato, con 14 gol segnati e 32 subiti (nessuna squadra, nei 4 livelli maggiori inglesi, ne ha subiti così tanti).

E’ proprio nella prima categoria di squadre che dobbiamo inserire due team che, arrivati a questo punto, hanno sicuramente reso meno di quanto tutti quanti, tifosi e simpatizzanti, si aspettavano: sono il Derby County e l’Aston Villa, due società storiche, leggendarie, che non dormono sugli allori ormai da troppo tempo. Entrambe, al contrario di quanto si pensava, prima della sosta dovuta alle qualificazioni per i prossimi Mondiali, hanno esonerato i propri allenatori, nella fattispecie Nigel Pearson e Roberto Di Matteo, rei di non aver convinto appieno sia nel gioco sia, carte alla mano, nel “raccolto”. Sembra poi uno strano gioco del destino che entrambe le squadre avevano 10 punti in classifica e che, con l’arrivo dei nuovi coach, entrambi di nome Steve ed entrambi ufficializzati il 12 ottobre, abbiamo racimolato 4 punti nelle successive due partite, uscendo dalla zona rossa e, soprattutto, tornando a respirare “aria pulita”: Steve McClaren, per i Rams, e Steve Bruce, per i Villans.

 

Steve McClaren è stato allenatore anche di Middlesbrough, Wolfsburg e Twente. Non tutti lo sanno, ma la sua idea di gioco è figlia degli insegnamenti di Sir Alex Ferguson, di cui è stato assistente tra il 1999 e il 2001.
Steve McClaren è stato allenatore anche di Middlesbrough, Wolfsburg e Twente. Non tutti lo sanno, ma la sua idea di gioco è figlia degli insegnamenti di Sir Alex Ferguson, di cui è stato assistente tra il 1999 e il 2001.

Per McClaren si tratta di un ritorno, visto il recente passato sulla panchina delle Arieti, nel biennio 2013-2015, e ben più lontani anni in cui mordeva le gambe al Baseball Ground di Derby, la vecchia casa dei Rams. Una squadra, quella di ora, in crisi nera di risultati dall’inizio dell’anno, dopo l’approdo ai playoff della scorsa annata, un traguardo comunque già raggiunto da McClaren pochi anni prima; una squadra che, differentemente da 3 anni fa, si è privata delle due colonne portanti: Jeff Hendrick, il centrocampista che ha stupito tutti agli Europei con l’Irlanda, passato per 12 milioni di euro al Burnley, e Chris Martin, il capitano che con l’ex ct della nazionale inglese aveva segnato 38 gol in due stagioni, giunto nel quartiere londinese di Fulham. Un problema non da niente, se si considera che i due erano come due lingotti d’oro in una miniera d’argento. L’arrivo di McClaren ha comunque già dato forza all’ambiente e ai tifosi, che hanno “gongolato” subito dopo la vittoria contro il Leeds, eterna rivale nonché cittadina vicina del paese natale del mister, Fulford, ed il pareggio contro il Brentford. I 3 punti sono poi arrivati grazie a Johnny Russell, un giocatore che aveva dato il meglio sotto la gestione del tecnico gli anni passati e che Nigel Pearson aveva lasciato sedere in panchina più di una volta.

Dall’altro lato, invece, per Steve Bruce l’approdo al Villa Park è frutto di un “inseguimento” iniziato in estate e concluso solo adesso. Il tete-a-tete estivo tra lui e Di Matteo fu vinto dallo svizzero, anche per la voglia della nuova dirigenza cinese di presentarsi con un allenatore di alto livello. Ebbene, pur risultando tra le squadre che hanno speso di più a livello europeo, l’Aston Villa ha faticato a decollare, e le prestazioni della rosa non hanno fruttato quanto dovevano. Era necessario, quindi, un cambio di marcia, e come succede spesso, è l’allenatore a finire sulla graticola: via l’allenatore vincitore della Champions del 2013, dentro il coach vincitore dei playoff di Champions…hip del 2016. Un esperto di promozioni, se si considera che per quattro volte è arrivato in Premier League (due con il Birmingham City, i rivali dei Villans, e due con l’Hull City), nonché finalista in FA Cup due anni fa: insomma, uno che sa fare il suo mestiere. E le cose sono subito andate meglio: prima il pareggio in uno dei derby delle Midlands, contro il Wolverhampton di Zenga, e poi la vittoria fuori casa contro il Reading di Jaap Stam: una vittoria che, dati alla mano, mancava dall’ 8 agosto 2015, dalla prima giornata di campionato vinta a Bournemouth. Con la squadra che ha tra le mani, Bruce ha tutte le carte in regola per compiere un autentico miracolo e risalire la china: il campionato, in fin dei conti, è ancora lunghissimo.

Grande, grosso e villans
Grande, grosso e Villans

Se davvero “chi comincia bene è già a metà dell’opera”, per i due Steve la strada potrebbe già risultare in discesa. I tecnici si incontreranno a Febbraio, quando la classifica avrà già preso forma ma, viste le premesse, il fuoco e le fiamme sembrano assicurate. E se davvero “il tempo è galantuomo”, ogni squadra tornerà a stare nel posto che merita.

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