Squadre d’annata: Reggina 2006/07

L’estate del 2006 rovescia il calcio italiano come mai niente nella sua ultra centenaria storia.
Mesi strani, da una parte la credibilità di un movimento cade a pezzi nei tribunali, dall’altra c’è l’esaltazione per quello che stanno combinando Marcello Lippi e i suoi ragazzi ai Mondiali in Germania.
Una vittoria che ci regala un’estate allegra, una dolce distrazione da quello che accade nelle aule della giustizia.
A fine agosto dobbiamo però tornare tutti alla realtà. La Juventus inizia la sua prima stagione in serie B con 17 punti di penalità, Milan, Fiorentina, Lazio e Reggina si presentano ai nastri della serie A penalizzate rispettivamente di 8, 19, 11 e 15 punti.
Sentenze pesanti, che però tutte le squadre coinvolte – ad eccezione della Reggina – sono in grado di superare, tant’è che la Juventus a fine anno vincerà agevolmente il campionato cadetto, e Milan, Lazio e Fiorentina si qualificheranno alle coppe Europee, con le prime due addirittura in Champions.

Tornando però all’inizio di quella folle annata, i calabresi sembrano appunto quelli più penalizzati dalle decisioni, con quella zavorra dei 15 punti che pare destinarli ad un ritorno in B dopo 4 dignitose salvezze consecutive.
Già prima dell’inizio del campionato, qualcuno parla di “campionato da onorare“, di lunga e annunciata agonia, addirittura ci si interroga se non fosse stato meglio scendere subito in B, per vivere almeno un campionato di vertice.
E se possono sembrare esagerate certe previsioni, è opportuno ricordare che, al di fuori di Reggio Calabria, nessuno all’epoca credeva davvero al miracolo salvezza. Per definire la portata dell’evento, basti pensare che, 11 anni dopo, le parole che si associano alla Reggina 2006/07 sono ancora “miracolo“, “impresa” e una sfilza di definizioni bizzarre, tipo”lo scudetto della Reggina“.

Conferme e volti nuovi

Nei dintorni dello stadio Granillo, come detto, però ci credono per davvero. A dimostrazione di ciò, una gran parte dei calciatori reduci dal buon quattordicesimo posto della stagione precedente decide di restare in Calabria.
Non mancano certo le partenze, tra cui il ritorno a Siena dal prestito del giocatore più rappresentativo di quella Reggina, Ciccio Cozza.
Con lui, fanno le valigie, uno dei pilastri della difesa, Ivan Franceschini, accasatosi al Torino, e i centrocampisti Paredes e De Rosa, passati rispettivamente a Sporting Lisbona e Genoa. In ultimo, decidono di cambiare aria anche Pavarini e Biondini, ingaggiati da Siena e Cagliari.
Tuttavia gli Amaranto sanno dove puntellare la rosa e acquistano Amerini per rimpolpare il centrocampo, Campagnolo per sostituire Pavarini e, soprattutto, Salvatore Aronica per rimpiazzare Franceschini, in quello che sarà l’inizio della fortunata accoppiata tra il difensore siciliano e Walter Mazzarri.
Esatto, a guidare la combriccola all’impresa c’è il tecnico di San Vincenzo, che in quel clima da “impresa eroica contro i potenti” ci sguazza come uno squalo in un lago di sangue.
Un idolo ancora oggi a Reggio, dove tra l’altro gli hanno dedicato video di dubbio gusto come questo. Probabilmente uno dei primi video sportivi caricati su YouTube Italia.

Immagini sgranate non sense e dissolvenze da codice penale, praticamente quasi agli albori della condivisione online di video in Italia.

Ad ogni modo, se i giudizi esterni sulla situazione della Reggina erano pressoché tutti negativi, non sono certo migliori quelli suoi calciatori.
La staffetta tra Franceschini e Aronica viene definita insufficiente, e, viene fatto notare, con una frase tanto vera all’epoca, quanto pronta ad entrare nella storia dalla parte sbagliata, che per centrare una salvezza record servirebbero attaccanti più continui di Bianchi e Amoruso. I dubbi sono soprattutto sul 23enne Bianchi, attaccante con buone doti ma che arrivava da un brutto infortunio e che, nell’unica annata completa disputata in A – col Cagliari nel 2004/05 – aveva segnato 2 gol in 25 presenze. Non esattamente una sicurezza.
Ad ogni modo, tutte le riserve sul suo rendimento vengono sciolte già dopo la prima gara di campionato contro il Palermo. Un Palermo che sembrava puntare davvero in alto, con le conferme dei campioni del mondo Barzagli e Zaccardo e una campagna acquisti sontuosa, culminata con l’arrivo in Sicilia di Amauri.
Un inizio complicato quindi, ma la Reggina, dopo una generale confusione iniziale, non sfigura e perde solo per 4-3 per colpa di una papera di Pelizzoli. È già evidente che chi la dava per spacciata deve ricredersi: lotteranno fino alla fine. A Bianchi bastano 78 minuti per stabilire il suo nuovo record di gol in un singolo campionato di A, oltreché per segnare la prima tripletta nella massima serie.

Una sfida divertente e spensierata come solo quelle di inizio stagione possono essere. Passerà alla storia anche per un super gol di Bresciano in rovesciata e una altrettanto incredibile marcatura di Biava, con un colpo di tacco volante.

La grande rincorsa

La rincorsa al sogno vera e propria inizia appena sei giorni più tardi, quando, alla prima in casa, la Reggina si impone per 2-1 sul Cagliari. A decidere è ancora Rolando Bianchi con una zampata vincente al 93′, dopo che il vantaggio di Lucarelli era stato vanificato dal rigore di Suazo. Dopo 2 giornate, il centravanti bergamasco ha già segnato più gol che in tutte le sue stagioni precedenti di A messe insieme.
Nel post partita, con l’aura di chi sa che potrebbe diventare il salvatore della patria, dice di voler portare una città fuori dalla depressione e che le voci e i paragoni non gli interessano, lui vuole solo salvare la Reggina.

Nel frattempo, Mazzarri inizia a trovare la quadratura del cerchio intorno alla sua classica difesa a 3 e ad un folto centrocampo a 5.
Dietro, Aronica si rivela un acquisto più che azzeccato, e con Lucarelli e Lanzaro forma un terzetto affidabile; in mezzo, Tedesco e Amerini rendono più del previsto, e sulle fasce Mesto e Modesto offrono garanzie su entrambi i lati del campo. Il tutto viene completato dal trio d’attacco, dove De León spesso si abbassa a fare il quinto centrocampista e Amoruso e Bianchi hanno il compito di buttarla dentro.
Nonostante una brutta sconfitta con il Messina alla terza giornata, questo sistema porta gli amaranto a perdere due sole volte tra la quarta e la dodicesima giornata, con tanto di vittoria di prestigio ottenuta con la Roma alla sesta giornata.
Quella contro i giallorossi è la partita della svolta, sia perché fa credere a tutti che il miracolo sia possibile, sia perché – e si rivelerà decisivo – si sblocca Nicola Amoruso, che segna il gol vittoria con una splendida semi rovesciata sulla pennellata perfetta di Giandomenico Mesto.

Un inizio che in pochi si aspettavano, visto che in quel momento, senza la penalizzazione, la Reggina sarebbe in piena zona UEFA.
5 gare più tardi i ragazzi di Mazzarri riescono, grazie ad un rigore di Bianchi a Siena, a togliere definitivamente il segno meno davanti, arrivando a -4 dalla zona salvezza.
I toni iniziano a cambiare, e la squadra passa dall’essere già condannata ai paragoni con i bronzi di Riace.
Un mese più tardi arriva l’ennesima svolta: il 12 dicembre, pochi giorni dopo una vittoria con il derelitto Ascoli, la Camera di conciliazione e arbitrato del CONI riduce la penalizzazione dei calabresi ad 11 punti, portandoli per mano a -1 da una assurda e insperata zona salvezza. L’imponderabile potrebbe compiersi già prima della sosta natalizia.
Viste le previsioni iniziali, si potrebbe pensare ad un clamoroso errore di valutazione di tutti, in realtà quello che nessuno poteva prevedere era un campionato stranissimo, in cui, alla quindicesima giornata, persino la quarta classificata aveva una differenza reti negativa.
Per darvi un’idea, nell’attuale serie A, dopo 12 gare, la prima con differenza reti negativa è classificata all’undicesimo posto.

Il miracolo della Reggina

Ormai è questione di tempo, lo sanno tutti.
Nel frattempo però cambiano diverse cose. Durante il mercato di gennaio bisogna far fronte a due pesanti partenze, quella di Pelizzoli direzione Lokomotiv Mosca e quella di De León verso il Genoa.
Poco male comunque, il primo verrà sostituito in casa con Campagnolo, mentre al secondo subentrerà Pasquale Foggia in prestito dalla Lazio, decisamente un upgrade. Infine, per puntellare la rosa e dare più consistenza al centrocampo, arriverà anche Vigiani dal Livorno.
Proprio Vigiani, alla fine di quel movimentato gennaio, segna in trasferta col Cagliari i due gol che permettono alla Reggina di mettere la testa fuori dalla zona retrocessione per la prima volta. È delirio, la squadra inanella 3 vittorie consecutive e si ritrova al quattordicesimo posto, Vigiani viene definito l’affare del mercato di gennaio.

Sembra l’inizio di un idillio, in realtà è solo il prologo di uno dei finali più entusiasmanti di sempre per quanto riguarda la lotta salvezza.
Perché finora questa storia è sembrata surreale ma non avete visto ancora niente.
La Reggina nelle seguenti giornate naviga a vista, anche se, per una serie di cause, non scende mai sotto il 17esimo posto. L’unico ritorno all’inferno è un breve periodo di una settimana tra la 33esima e la 34esima giornata, conseguenza diretta di una brutta striscia di risultati che hanno portato ad una sola vittoria in 10 gare, tra la 24esima e la 33esima di campionato.
A ripotarlo fuori è un rocambolesco 3-2 in casa di un Ascoli già quasi sicuro della B, ottenuto grazie ad una doppietta di rabbia di Amoruso.

Voglia di andare a prendersi da solo la salvezza ne abbiamo?

La sensazione è che si vada verso un finale thriller e infatti così è.
Alla penultima giornata in Empoli-Reggina si sfiora il finimondo. I toscani vanno avanti 3-0 nel primo tempo e la Reggina è virtualmente retrocessa, Mazzarri impedisce ai suoi di picchiarsi con i giocatori empolesi all’intervallo.
Come se ci trovassimo in “Ogni maledetta domenica“, durante la pausa, il tecnico di San Vincenzo tira fuori tutto il suo carisma per caricare i suoi, che infatti rimontano il triplo svantaggio tenendo viva la fiammella della speranza.

Alla vigilia dell’ultima giornata rischiano di scendere 5 squadre: il Siena -momentaneamente terzultimo – la Reggina che è a pari merito con i toscani a 37 punti, il Catania, il Parma e il Chievo, queste ultime due salve anche con un pareggio.
Il problema, per i nostri eroi, è che, mentre Chievo e Catania si sfideranno tra loro e Lazio e Parma affronteranno squadre già in vacanza, allo stadio Granillo arriva il Milan fresco campione d’Europa.
Sembra tutto apparecchiato per un finale amaro della favola, se non fosse che, dopo 8 minuti, la solita sventagliata di Mesto trova Amoruso in area che, dopo un doppio palleggio, scarica alle spalle di Kalac.
Reggio Calabria esplode, il Milan è rimasto ad Atene e ora ci si crede per davvero.
Passa esattamente un’ora di gioco e Amerini raddoppia, calciando fortissimo un passaggio alla cieca di Modesto laddove nessuno può arrivare.
Circa mezz’ora più tardi si scatena tutta Reggio Calabria, l’arbitro fischia tre volte, lo stadio, i giocatori e lo staff esplodono: la Reggina è meravigliosamente salva.
Mazzarri, in linea con la sua epica da antieroe, abbandona il campo e si rintana in una palestra dello stadio da solo, prima che la porta di quest’ultima venga sfondata dal presidente Foti che gli salta addosso, in una sorta di remake calabrese de “L’allenatore nel pallone“. Invano, il presidente tenta un approccio amoroso con il tecnico.

Si conclude così, nella maniera più folle, la stagione più assurda dell’epopea in serie A della Reggina.
Una favola che ancora oggi viene ricordata con grande gioia, un esempio per chi lotta in condizioni proibitive.
Un incredibile prova di forza, in cui giocatori considerati mediocri ottennero risultati stupefacenti, in cui due attaccanti definiti poco continui, segnarono 35 gol in due. Senza penalizzazione sarebbero andati in Intertoto.

Fu il canto del cigno. Gli artefici del miracolo presero strade diverse. Mazzarri se ne andò alla Sampdoria, Amoruso restò per un’altra stagione, mentre Bianchi passò all’assurdo Manchester City di Shinawatra.
La Reggina passò alte due stagioni in A prima di scendere e non salire più. Nel 2015 fallì, ripartendo dalla serie D.

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