Spinazzola si è fatto attendere

Due minuti. Ovvero centoventi secondi. Tanto è bastata a Leonardo Spinazzola per cambiare la sua carriera. Prima del 12 marzo 2019, prima di Juventus-Atletico, Leonardo Spinazzola era un giocatore ai margini delle rotazioni di Massimiliano Allegri; surclassato dalla grandezza di una società che ha sempre amato – e dove era cresciuto nelle giovanili prima degli innumerevoli prestiti – e surclassato da Alex Sandro, che su quella fascia sinistra sembrava padrone e titolare inamovibile. Poi è arrivata l’andata di Champions League e quei due minuti. Lancio dalle retrovie, stop elegante, scatto bruciante a superare Koke, dribbling secco su Arias e appoggio a Matuidi a centro area. Se Cristiano Ronaldo e Federico Bernardeschi sono stati i trascinatori di un 3-0 che farà storia (sicuramente di quella bianconera), la carica l’ha suonata Leonardo Spinazzola, il giocatore che non t’aspetti che ha dissipato tutte le perplessità generali nel giro di due giri di lancetta.
E pensare che a gennaio era quasi certo il suo prestito (su tutte c’era la candidatura del Bologna). Invece Leonardo Spinazzola è voluto rimanere nella squadra per cui tifava fin da quando era un bambino e ha trovato in Massimiliano Allegri un tecnico che l’ha saputo valorizzare, e che non ha mai fatto mancare la sua fiducia. Quella stessa fiducia che l’ha portato alla decisione di schierarlo nel match più importante dell’anno al posto dello squalificato Alex Sandro.
Leonardo Spinazzola in azione | Numerosette Magazine
La Juventus aveva comunque bisogno di un giocatore di spinta sulla sinistra, perché vuole allargare la difesa di Simeone. E l’ex Atalanta ha saputo sfruttare in pieno l’occasione nel migliore dei modi, giocando una partita di grande personalità, efficacia e tecnica. Su quella fascia Arias e compagni non sono mai riusciti a prendere. Una prestazione di un giocatore di grande livello, non da esordiente in Champions League. Tra scatti, dribbling e pressing altissimo, Spinazzola ha letteralmente spezzato in due la difesa dei Colchoneros, uscendo tra gli applausi di un Allianz Stadium che, forse per la prima volta, ha conosciuto un giocatore nuovo, che potrebbe aver cambiato – oltre alla propria carriera – anche certe dinamiche interne nel calciomercato estivo della Juventus. Come Federico Bernardeschi, un altro che nella notte del 12 marzo, probabilmente, ha cambiato la sua carriera e quella di Paulo Dybala, costretto a una di quelle panchine che poi, spesso, ritornano in auge tra giugno e agosto.
Ma per ritrovare gli indizi per decifrare questa esplosione è necessario fare un passo indietro. Da un incontro fortunoso e da una maglia nerazzurra che lo ha indottrinato verso il grande passo.

Dal Maestro Gasperini

Terzino sinistro, all’occorrenza impiegabile anche sulla fascia destra, dalle spiccate doti fisiche e atletiche, resistente allo sforzo e eccellente nel cambio di passo, il percorso di Leonardo Spinazzola verso la data del 12 marzo 2018, prende avvio da Bergamo – 183 km da Torino – sponda neroazzurra atalantina (pare scontato specificarlo ma a Bergamo, anche se in molti lo dimenticano, c’è ancora l’Albinoleffe). L’ennesima squadra per l’ennesimo prestito dopo quelli poco soddisfacenti di Empoli, Lanciano, Siena, Vicenza e Perugia. A quasi ventitre anni la carriera di Leonardo Spinazzola ha bisogno di qualcuno che metta insieme i cocci di quelle finte, sterzate e doppi passi che consentono al classe 1993 di superare con facilità l’avversario. Ci vuole qualcuno che dia regolarità a una struttura tecnica e atletica di prim’ordine.

Spinazzola contro il suo futuro | Numerosette Magazine

Quell’uomo è piemontese, viene da Gugliasco e si è appena lasciato alle spalle un sesto e un undicesimo posto col Genoa: Giampiero Gasperini. È un metodico, analizzatore di chi ha di fronte, amante spasmodico del 3-4-3 che in provincia ha imparato a saper volare anche in assenza di budget; una dote notevole all’interno di un mondo sempre più stritolato dai milioni. Sa valorizzare i giovani, intravede del potenziale, lo tratta quasi come se fosse una persona e non un mero ideale; estrapola sempre il massimo, dagli atleti a lui congeniali.

Praticamente, l’amore tecnico della vita di Leonardo Spinazzola. Quel modulo così offensivo è perfetto per esaltare le qualità della sua corsa; tra tocchi di prima in rapidità, affondi lungo le corsie laterali e attacchi in profondità, la stagione di Spinazzola si rivela travolgente, tanto da meritarsi la prima chiamata in azzurro per il match di qualificazione al Mondiale contro l’Albania, il 28 marzo 2017. Con l’Atalanta arriva al quarto posto in classifica – miglior piazzamento di sempre della Dea – e per le sue giocate comincia a serpeggiare il paragone ingombrante con un certo Gianluca Zambrotta, al quale lo stesso Spinazzola ha dichiarato d’ispirarsi.

L’assenza di realizzazioni è attutito da una costanza di rendimento tale da far attivare gli osservatori della Juventus – mai lo avevano perso di vista durante il suo lungo peregrinare in tutta Italia – che provano a riportare Spinazzola in bianconero con un anno di anticipo rispetto all’accordo biennale di prestito stipulato con il presidente dell’Atalanta Percassi.

Spinazzola è combattuto. Deve tutto a Bergamo e a Gasperini ma la passione juventina è troppo forte, sembra cedere dinanzi al richiamo della Vecchia Signora. Scrive una lettera (“Non chiedetemi di smettere di sognare. Perché ci sono treni che forse passano una volta sola nella vita ed io ora farò di tutto per prenderlo, sempre e comunque con l’Atalanta nel cuore”) ma alla fine rimane a Bergamo per un altro anno per esordire in Europa League. O per meglio dire, per metà anno, perché poco prima di marzo la sfortuna bussa alla sua porta con una terribile sentenza: rottura del crociato. A Bergamo è tutto finito. Nonostante l’intervento chirurgico e la successiva riabilitazione lo attende Torino.

Dal sogno alla Nazionale

Leonardo Spinazzola aspettava da anni questo momento: “Ho aspettato tanto e adesso sono felice” disse il giorno della sua presentazione in bianconero. Un sogno sempre pregustato ma mai realizzatosi; adesso, tra lui e l’esordio con la “sua” Juventus ci sono soltanto mesi di paziente riabilitazione silenziosa quanto cauto. Vuole recuperare al meglio per concretizzare quella possibilità che per anni ha inseguito rincorrendo i palloni di tutta Italia. Un percorso vissuto tra speranza e umiltà che ha avuto in un altro 12 del mese, ma stavolta di gennaio, la sua conclusione. Al Dall’Ara di Bologna, per il match di Coppa Italia degli ottavi, Massimiliano Allegri ha bisogno di lui.

Leonardo Spinazzola con la maglia della Nazionale | Numerosette Magazine

Il resto è storia, con Spinazzola entrato stabilmente nelle grazie del tecnico livornese fino all’investitura di due mesi esatti dopo contro l’Atletico Madrid. E siccome la testa vale almeno quanto i piedi, Spinazzola ha sfruttato al massimo l’entusiasmo di quella notte magica per riprendersi anche la Nazionale, con il CT Roberto Mancini, che lo ha voluto per le due partite di qualificazione per gli Europei contro Finlandia e Liechtenstein.

Spinazzola Nazionale | Numerosette Magazine

Già, perché in questo breve frame c’è tutto Spinazzola; rapidità di gamba, forza muscolare, ma soprattutto quell’imprevedibilità che ha sempre caratterizzato il suo gioco. Interpreta il ruolo in maniera moderna, polivalente, raramente rintracciabile nel nostro campionato; non ci sorprenderemmo se, prima o poi, Alex Sandro verrà scalzato. Magari esageriamo, eppure Spinazzola ha talento da vendere, ha la personalità giusta che lo ha proiettato in cima alla lista dei pretendenti per una maglia da titolare, nei desideri di Allegri e Mancini; tre partite, sono bastate. Tre semplici partite per conquistare tutti, per sentirsi vivo.

Juventus e Nazionale in centoventi secondi. Provateci voi.

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