L’Europa che sogna la Russia

Si deciderà tutto nei prossimi giorni. Le sorti di quattro anni, i progetti, i cambiamenti messi in atto: tutto in quattro spareggi, andata e ritorno. Nel vecchio continente sono otto le squadre che continuano a lottare per un posto nei gironi del prossimo, imminente, Mondiale. Dunque, andiamo a conoscere le otto pretendenti per il sogno di Russia 2018.

Irlanda e Danimarca
contenere, controllare

L’Irlanda arriva allo spareggio con un equilibrato 4-3-3 e con la convinzione di chi ha già dimostrato di meritare un posto per il prossimo Mondiale. E giustamente, aggiungerei, dopo aver macinato più punti di due Nazionali sulla carta più convincenti come il Galles e l’Austria. Lo dico da subito, dovessi puntare sulla vittorie di una delle due, probabilmente sceglierei come vincente la Nazionale di Martin O’Neill proprio in virtù delle sue gare nel girone di qualificazione. Sarà la supervisione di un vice come Roy Keane, ma quest’Irlanda sembra voler parlare poco di calcio giocato, piuttosto lo mastica: non auspica mirabolanti idee tattiche, né si aspetta grandi prodezze individuali dai suoi. La Nazionale d’oltremanica trasuda fisicità, aggredisce gli avversari sul piano dell’intensità, propone geometrie tattiche estremamente concrete volte innanzitutto a non sfaldare la sua compattezza difensiva. A confermarlo sono d’altronde i soli 6 gol subiti e i 12 siglati con i quali hanno conquistato ben 19 punti, solo due in meno rispetto alla Serbia capolista.

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Shane Long nel match contro la Serbia, perso per 1 a 0

Non lascia indifferenti, però, che 17 convocati su 27 non militino nella massima divisione dei loro rispettivi campionati. La maggior parte dei calciatori irlandesi gioca nella Football League, seconda serie del calcio inglese, e pertanto può sorgere il timore che di fronte a una gara internazionale così decisiva possano imbattere nell’inesperienza o, più probabilmente, nella carenza di qualità, punto forte della selezione danese.

La Danimarca è stata infatti, specie negli ultimi anni, una delle maggiori esportatrici di talenti sulla scena internazionale e la sua Nazionale può contare tra le sue fila pilastri del calibro di Christian Eriksen, l’elegante numero 23 del Tottenham, del figlio d’arte Kasper Schmeichel, eroe del Leicester campione d’Inghilterra nel 2016, dei vari Christensen, acquistato quest’estate dal Chelsea, Kjaer, ex Palermo e Roma, Vestergaard e Poulsen, che si sono distinti in Bundesliga con le casacche di Mönchengladbach e Lipsia. In attacco non dimentichiamo inoltre Cornelius, giunto all’Atalanta nell’ultima sessione di mercato, e l’ex Juventus Bendtner.

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Anche i danesi sono arrivati vicini alla vetta, riuscendo anche a surclassare la Polonia per 4 a 0 nella gara giocata in casa lo scorso 1 settembre, ma hanno comunque dovuto fare i conti con i punti persi nella seconda e terza giornata contro la già citata Polonia e contro il Montenegro, oltre ai due pareggi incolori ottenuti con la Nazionale rumena. Resta il fatto che, di fronte a una selezione con un’evidente inesperienza internazionale come l’Irlanda, la Danimarca si presenta a questi sorteggi con maggiori certezze. Il CT Hareide punterà dunque sull’estro cristallino di Eriksen, sulla gestione dei tempi di gioco, sul possesso della palla, sulla robustezza, e concretezza, delle punte.

Grecia e Croazia
Torosidis e Perisic per la storia

Per questo spareggio il dislivello è certamente più evidente. La Nazionale croata ha l’obbligo morale di vincere dopo il mancato primo posto del suo girone, dominato dalla sempre più sorprendente Islanda. Certo, i vari Perisic, Modric, Rakitic, Mandzukic non possono non reclamare prepotentemente la loro legittima presenza al Mondiale russo, ma che nessuno sottovaluti la Grecia. La selezione guidata dal tedesco Skibbe, ex allenatore di Dortmund, Leverkusen ed Herta Berlino, punterà infatti sull’esperienza della difesa per creare un gruppo capace di tenere a bada la pericolosità offensiva dei croati e su una tendenza al gol persino inusuale per il tipo di calcio solitamente sfornato dalla nazionale ellenica.
Fiore all’occhiello della Grecia resta, tuttavia, il consolidato blocco difensivo composto dalla coppia Manolas-Sokratis (sebbene il difensore della Roma non giocherà la gara di andata per squalifica) e guidata da capitan Torosidis sulla fascia destra. E, probabilmente, è stata proprio la capacità della difesa di incassare soltanto 6 gol in tutto il girone, gli stessi del Belgio e ben 7 in meno rispetto alla Bosnia, classificatasi come terza, a garantire ai greci la possibilità di giocare lo spareggio per il Mondiale. Il modulo di Skibbe varia in base all’avversario e in tal caso sembra decisamente poter virare verso un 4-4-2 di contenimento, che considera essenziali due mediani abili sia nelle geometrie d’attacco sia, soprattutto, nella fase d’interdizione in fase di copertura. Ad essa è legato un reparto offensivo estremamente duttile affidato prevalentemente all’esperienza di Kostas Mitroglou. Contro l’avanzata croata, dunque, è tempo di rinsaldare le proprie radici riesumando dal proprio passato una storica falange oplitica.

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La Croazia ha tutte le carte in regola per poter essere un potenziale crack del prossimo Mondiale, poco importerebbe raggiungerlo in leggero ritardo. Il CT Dalic medita per il match contro la Grecia un ideale 4-2-3-1 destinato a valorizzare la qualità della mediana, composta dal fuoriclasse Modric e dal viola Badelj. Saranno richiesti gli inserimenti dei quattro d’attacco, che verte sul cambio di passo di Ivan Perisic e sulla sua efficacia offensiva, assieme agli inserimenti di Rakitic e Rog, che sembra preferito rispetto a Brozovic per la sua abilità di lettura nelle varie fasi di gioco. In attacco sussiste ancora il ballottaggio italiano fra Mandzukic e Kalinic, con il milanista favorito; il numero 9 rossonero può garantire probabilmente maggiore versatilità per il gioco tutto-campo meditato da Dalic, che vorrà da subito impossessarsi del controllo della gara. Sarà una Croazia formato Russia: se perde, fallisce un progetto ormai fin troppo prezioso.

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Svizzera e Irlanda del Nord
quali meriti?

Rimandati salamelle di maturità, alla Svizzera di Petkovic toccherà un’ulteriore sforzo per partecipare al prossimo Mondiale. Gli elvetici ospiteranno il 12 novembre al Sankt-Jakob Park di Basilea l’Irlanda del Nord; la nazionale di Michael O’Neil sta vivendo un periodo generazionale denso di soddisfazioni: il sogno di raggiungere la Russia a giugno lo confermerebbe, specialmente dopo il convincente Europeo del 2016.

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Tifosi nordirlandesi accorsi in massa ad Euro 2016

Certo, bisogna pur notare che questa Svizzera ha finora offerto ottime impressioni. La Nazionale di Petkovic ha macinato vittorie su vittorie nel girone B, conquistando ben 27 punti su 10 partite. Tutto alla perfezione, non fosse stato per la dolente sconfitta contro il Portogallo per 2 a 0 nell’ultima giornata che li ha condannati al purgatorio dei playoff. Negli ultimi anni anche la Svizzera ha avviato un processo di rinnovamento del proprio calcio e i risultati si vedono sia nel gioco, sia dall’affermazione di tanti talenti in giro per l’Europa. I due terzini sono ottimi prodotti made in Italy, con il bianconero Lichtsteiner e R. Rodriguez, neo-acquisto del Milan: il loro impiego in fase di impostazione, oltre che a garantire mobilità sulle fasce, potrebbe essere la chiave risolutiva della partita; potrebbe infatti consentire anche ai due mediani, Xhaka e Freuler, maggiori possibilità durante la fase d’attacco. L’Irlanda del Nord probabilmente terrà d’occhio anche gli spostamenti rapidi di Shaqiri: sarà probabilmente l’ex Inter ad appoggiare Seferovic in attacco, senza però dimenticare i pericolosi inserimenti di Dzemaili, per anni spina nel fianco di molte squadre di Serie A. Questa Svizzera, insomma, ha tanto da dire e, a prescindere dall’esito dello spareggio, in Russia dovrebbe già partire per meriti.

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Per l’Irlanda del Nord si tratterà probabilmente di un’impresa in quanto, a essere onesti, è probabilmente la Nazionale con l’organico più debole fra tutte le seconde classificate. Al contempo, però, si tratta di una selezione in continua crescita che sta tentando, ancor prima di sfornare grandi talenti, di formare una squadra ad hoc per questo tipo di competizioni. E, in tal contesto, la situazione potrebbe essere più o meno simile a quella dei cugini irlandesi. Anche Michael, così come Martin, l’altro O’Neil che allena l’Irlanda (paradossale caso di omonimia) ha compensato le carenze con la costruzione di un blocco-nazionale in grado di fronteggiare questo tipo di competizioni in cui è fondamentale non sbagliare alcuna mossa. A Euro 2016 ci hanno fatto emozionare, anche per merito degli eccentrici tifosi nord-irlandesi. Loro, dovessero pur perdere,  li troveremmo comunque nei pressi di qualche pub di Belfast, a intonare cori per la loro Nazionale.

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Svezia e Italia
senza big

Non basta la storia, né conta il nome altisonante, né che nello stesso girone a capeggiare fosse la Spagna: l’Italia deve partecipare ai prossimi Mondiali in Russia. Sono sorti tanti dubbi e innumerevoli critiche, la maggiorparte rivolte al ct Ventura, dopo le ultime gare disputate dagli Azzurri. Dagli oscuri presagi, però, viene lanciato un monito: bisogna cambiare rotta per non distruggere definitivamente ciò che è rimasto della Nazionale Italiana, dopo le due disastrose avventure in Sudafrica e quattro anni dopo in Brasile. Buffon e compagni troveranno contro una Svezia ormai priva del più grande talento della sua storia, il maestoso Zlatan Ibrahimovic, ma che, come ormai dimostra da più di un decennio, sa bene come fronteggiare questo tipo di partite.

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Victor Lindelof, promettente centrale svedese acquistato dal Man. United per 35 milioni di sterline

Giusto per renderci conto, gli svedesi hanno già condannato una grande: l’Olanda, nobile decaduta del calcio europeo. Il loro girone non era inoltre per nulla semplice da affrontare, trovandosi di fronte i giovani e costosissimi talenti della Francia, sconfitta in casa per 2 a 1, e l’ostica Bulgaria, oltre alla suddetta Nazionale Orange. Superato però il primo ostacolo, la Svezia adesso vede viva la possibilità di staccare un biglietto aereo diretto verso Mosca. Rispetto all’Europeo francese in cui gli Azzurri si sono imposti per 1 a 0 con il gol di Eder negli ultimi minuti, questa Svezia sembra puntare molto di più sulla fase offensiva. Gli scandinavi hanno infatti siglato nel loro girone di qualificazione 26 reti, rispetto ai 18 francesi o ai 21 olandesi, subendone 9. Il tecnico Andersson chiederà inoltre di pressare i tentativi d’impostazione del centrocampo italiano e tenterà quindi di bloccare ogni verticalizzazione verso le due punte, anche grazie alla fisicità dei suoi difensori, tra i quali spicca Lindelof, acquistato quest’estate dal Manchester United, per poi offendere con le loro ripartenze. Attenzione a questa Svezia.

Dopo la catastrofica sconfitta contro la Spagna, la Nazionale ha cambiato volto. Dagli entusiasmi emersi in Francia durante l’Europeo, in Italia era rimasta pregnante una positiva atmosfera di fiducia e di speranza nei confronti della squadra e dello stesso Ventura. Dopo la Spagna, il crollo. La manovra azzurra diventa compassata, lenta, incapace di imporsi contro difese modeste come quella israeliana o quella macedone, con un centrocampo spesso scevro di idee, oltre che privo di compattezza, anche per via del 4-2-4 più volte testato. Persino la difesa, storicamente fiore all’occhiello dell’Italia, sembra soffrire alle prime pressioni avversarie, come dimostrano i 2 gol subiti dalla Macedonia nella gara d’andata o le 3 reti incassate contro gli spagnoli. Si percepisce il costante timore che, prima o poi, nel bel mezzo della partita, qualcosa possa sfaldarsi. Sono nuovamente decadute le certezze così come gli entusiasmi verso un’Italia ancora troppo fragile e che ha sofferto davvero tanto negli ultimi anni, per causa delle due disfatte consecutive ai Mondiali, della mancanza di top-player decisivi, del sistematico livellamento, al ribasso, delle aspettative e dei risultati.

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Nonostante in questo momento parli più il timore, di fronte a uno spareggio che non si faceva vivo dalle nostre parti da vent’anni, bisogna pur dire che l’Italia resta sulla carta la favorita per questo incontro. La qualità infatti non manca, specie se Ventura decidesse, come sembra, di virare a un più sicuro 3-5-2, modulo volto prevalentemente a rendere salda la cerniera fra centrocampo e difesa, composta da due mezzali d’interdizione come De Rossi e Parolo e dal trio storico Barzagli-Bonucci-Chiellini. Sulle fasce sarà richiesto, a destra, un Candreva tutto-campo, pronto alla verticalizzazione verso i due attaccanti. Proprio la coppia offensiva dovrebbe essere composta dalle due punte più in forma dei loro rispettivi campionati: Immobile, in testa alla classifica marcatori di Serie A, e Zaza, goleador ritrovato del Valencia. Non dovrebbe mancare perciò la rapidità nella manovra offensiva, viste le caratteristiche dei due attaccanti. Chissà che questa non possa essere la mossa vincente per superare l’ostacolo svedese e, magari, tornare a pensare in grande verso la Russia. O almeno, così si spera.

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