Il Mondiale dei Mondiali, così una nota campagna pubblicitaria aveva definito la rassegna iridata brasiliana di 4 anni fa.
In Sudamerica arrivarono tante nazionali in una apparentemente buona condizione ma, come spesso succede a quelle latitudini, nulla, o quasi, di pronosticabile accadde. Tranne che in queste situazioni alla fine vincono i tedeschi, quello poteva anche essere immaginato con una certa semplicità.
Nonostante le molte delusioni, compresa quella degli azzurri di Cesare Prandelli, ci sono stati però diversi momenti iconici, rimasti nell’immaginario collettivo come per ogni Mondiale che si rispetti.
Di questi, ne abbiamo individuati sette che vi racconteremo in ordine cronologico.
Esordio simbolico
La prima situazione è l’unica che riguarda una partita considerata nella sua interezza e non per un particolare momento.
Stiamo parlando dell’iconico esordio dei padroni di casa contro la Croazia all’Arena Corinthians di San Paolo.
Il simbolismo è presente ovunque in quella gara, a cominciare dalla scelta della sede.
Iniziare a San Paolo per poi, in teoria, chiudere a Rio de Janeiro rappresenta un’ideale unione tra le due principali anime del paese storicamente contrapposte, quella Paulista e quella Carioca.
Nelle intenzioni dovrebbe essere il Mondiale di tutti i brasiliani, anche se la realtà ci dirà poi una cosa ben diversa.
L’esordio dei verdeoro è esplicativo delle condizioni in cui dovranno giocare i ragazzi di Scolari. La tensione è alle stelle e si capisce già che per alzare la coppa servirà qualcosa più di un’impresa.
Infatti già con la Croazia i giocatori piangono tanto sia prima che dopo i 90 minuti, mentre in campo faticano a trovare idee di gioco che vadano oltre al compitino.
Vanno addirittura in svantaggio con un autogol di Marcelo, la cui faccia subito dopo l’errore è l’emblema delle sensazioni sue e dei compagni.
È incredulo, atterrito e immobile, sembra aver commesso il più grande errore della sua vita e sono passati appena 10 minuti della prima giornata del girone.
A togliere le castagne dal fuoco ci penserà poi Neymar con una doppietta propiziata anche da un rigore inesistente, ma è evidente che, senza lui, il Brasile difficilmente porterà a casa una partita, infatti sappiamo benissimo come andrà a finire.
L’olandese volante
Se dovessimo scegliere un gol iconico per il Mondiale 2014 non potremmo fare a meno di scegliere il capolavoro di Robin Van Persie in Spagna-Paesi Bassi.
C’è tutto quello che vogliamo da un gol: genio, furbizia, capacità atletiche, un pizzico di follia e persino l’imitazione di uno dei comici più apprezzati d’Italia.
Oltretutto ha una valenza determinante ai fini del risultato, dato che la Spagna si trovava in vantaggio di un gol e avrebbe meritato anche un margine più ampio.
Di fatto, la squadra di Van Gaal sembrava totalmente a corto di idee e quel lancio di 40 metri di Blind, su cui Van Persie dipinge il suo quadro più bello, sembrava quasi una mossa di rassegnazione.
Invece finisce per stravolgere la gara – e la competizione – delle due formazioni, con il remake della finale sudafricana che nel secondo tempo prenderà una brutta piega per i ragazzi di Del Bosque.
Su questo gol finisce inoltre l’epopea dell’invincibile Spagna, che verrà successivamente triturata ed eliminata dal Cile di Sampaoli.
Il morso
Di questi tempi sembra un po’ di girare il coltello nella piaga.
Comunque, volenti o nolenti, almeno fino al 2022 l’ultimo ricordo dell’Italia al Mondiale sarà inevitabilmente legato al morso di Luis Suaréz ai danni di Chiellini.
Questo, unito all’incredibile svista dell’arbitro e al gol segnato dal Flaco Godín poco minuti dopo, decretò la fine della nostra avventura brasiliana e di quella di Cesare Prandelli sulla panchina azzurra.
Beffa atroce se consideriamo che al Pistolero non andò poi così male, nonostante fosse recidivo.
Saltò infatti, inchiodato dalla prova tv, l’ottavo di finale con la Colombia e i primi mesi dell’avventura al Barcellona, ma tornò in tempo per calare il triplete al primo anno in blaugrana, nella stagione 2014-2015.
Per noi invece fu il proseguimento di un tracollo già iniziato nel 2010 e culminato con il tremendo spareggio contro la Svezia di pochi mesi fa.
Per chi volesse farsi del male comunque, queste sono le immagini di quella infausta giornata a Natal.
Infortunio Mondiale
Chi 4 anni fa, dopo l’uscita dell’Italia, ha continuato a seguire con interesse il Mondiale, sa benissimo che la corsa del Brasile è finita ben prima dei 7 gol presi contro la Germania.
Il momento chiave è il minuto 86 del quarto di finale tra Brasile e Colombia. I padroni di casa sono in vantaggio 2-1, grazie ai gol dei centrali difensivi David Luiz e Thiago Silva, a cui ha risposto James Rodríguez su rigore per accorciare le distanze.
I colombiani hanno a disposizione un calcio d’angolo che però viene neutralizzato dalla difesa brasiliana. La palla sta per finire tra i piedi di Neymar, ma Zúñiga nel tentativo di anticiparlo, per la troppa foga, finisce per colpire la schiena del fuoriclasse ex Santos, provocandogli la frattura di una vertebra.
Mondiale finito per O’ Ney e morale a terra in vista della semifinale contro la Germania, che tutti sappiamo come finirà.
Se i tifosi non la presero bene, il fuoriclasse brasiliano prese addirittura malissimo la troppa vigorosità di Zúñiga, tant’è che da lì partì una faida tra i due, i cui episodi sono raccontati in questo video.
Genio del male
Il bello delle favole calcistiche è che prima o poi devono finire, altrimenti sarebbero certezze e quelle non piacciono quasi a nessuno.
Ecco, tuttavia sarebbe opportuno fare in modo che i cattivi non usino tutto il loro sadismo per stroncare le speranze di chi sogna, almeno che si arrivi ad una via di mezzo.
Il problema, se mai, è che al protagonista di questo momento non piacciono molto le vie intermedie.
Infatti per mettere fine alla favola della Costa Rica sceglie la via più contorta e sadica.
La sua Olanda annulla i ragazzi di Pinto che riescono però, a loro volta, a mantenere la loro porta inviolata, anche grazie ad uno sconosciuto Keylor Navas, in rampa di lancio verso la porta del Real Madrid.
È tutto pronto per i rigori, ma il perfido allenatore olandese ha ancora in serbo un asso nella manica.
Così, avendo ancora a disposizione un cambio, al 120′ sostituisce il primo portiere con il terzo: fuori Cillessen, dentro Krul.
Cambio per alcuni privo di senso, ma Van Gaal sa bene che Krul è il miglior pararigori, mentre Cillessen non ne ha sostanzialmente mai parato uno in carriera.
E non stiamo esagerando, ad oggi conta 3 rigori intercettati, tutti successivi al 2014.
Sui rigori, per chi non lo sapesse già, c’è poco da dire: Ruiz e Umaña vengono ipnotizzati da Krul, la favola finisce e i Paesi Bassi vanno in semifinale.
18 minuti di follia
Capita raramente di essere consapevoli che quello che si sta vedendo sia qualcosa di storico. Qui sono bastati i 18 minuti intercorsi tra l’undicesimo e il ventinovesimo, per capire che stava succedendo qualcosa di inconcepibile.
Il Brasile, privo dei due simboli Neymar e Thiago Silva, si è sciolto come un ghiacciolo al sole di fronte ad una cinica Germania, che ha sfruttato ogni singola occasione capitatagli in quei 18 minuti, dove ha cancellato i verdeoro con 5 gol, frutto di altrettanti grossolani errori dei padroni di casa.
Come tutti sappiamo, finirà 7 a 1 e per l’occasione verrà coniato il termine Mineiraço, segnale evidente che la storia era appena stata scritta.
Seguirono giorni difficili per tutti i brasiliani, tra scontri di piazza, titoli forti di alcuni giornali, o addirittura prime pagine completamente bianche.
Troppo? Forse, ma alla storiella del è solo un gioco non ci abbiamo mai comunque creduto.
Sarebbe impossibile, e un po’ ingiusto, elencare tutti i record della sfida. Basti pensare che è la peggior sconfitta nella storia della Nazionale brasiliana, ed è stata ottenuta nella semifinale di un Mondiale, per di più giocato in casa, perché continuare il supplizio?
Detto ciò, merita anche una menzione Miro Klose, che con il gol segnato a Belo Horizonte è diventato il miglior marcatore nella storia dei Mondiali.
Götzewelt
Fosse per noi, ci saremmo fermati al momento precedente.
Tuttavia, la storia degli eventi ci obbliga a parlare anche di quella che è stata la giocata che ha deciso il Mondiale di Brasile 2014, ovvero il gol di Götze all’ottavo minuto del secondo tempo supplementare.
Tutto ciò mentre continuiamo a chiederci come sia possibile per una squadra, con un parco attaccanti contente Messi, Higuaín, Agüero e Lavezzi, non centrare lo specchio della porta nemmeno una volta in 120 minuti.
Beh, alla fine è anche un po’ inutile parlarne, era quasi scontato: nelle situazioni di incertezza, se non si trovano l’Italia davanti, alla fine vincono quasi sempre i tedeschi.
Bonus Track
E c’è chi quel Mondiale l’ha voluto rendere indelebile, malgrado tutto. A un centimetro dalla gloria.