Sergio Ramos e l’arte del “cabezazo”

Ci sono persone che nei momenti difficili arrancano, che rischiano il tracollo sotto i colpi della sorte, che semplicemente perdono la testa. E poi c’è chi la testa ce la mette, chi il destino non lo teme ma lo sfida, ed ha la sfacciataggine necessaria per batterlo. Concorderete con noi nel ritenere Sergio Ramos un membro di questa élite, uno di quelli che ha sempre combattuto a suon di capocciate.

 Sembra un po’ Mr.Kennedy di “SmackDown!”?

Sergio è nato a Camas, piccolo comune dell’Andalusia, noto ai più principalmente per due cose: il Tesoro del Carambolo, reliquario di oggetti di oro e ceramica di origine fenicia, e soprattutto, per aver dato i natali al capitano del Real. Semplicemente, nato per vincere.

Ci sono due tipi di calciatori: quelli che sognano di vincere trofei, di raggiungere traguardi importanti, e quelli che semplicemente sono sicuri di farcela. Ramos fa parte di questa seconda categoria, col vizio del gol ad impreziosire una carriera da perno difensivo tra i più brillanti della sua generazione. Copertura abbinata a qualche gita fuori porta nelle aree avversarie, dunque, ma sempre con la testa sulle spalle. Quella stessa testa con cui tanto male ha fatto alle difese avversarie. Lo sanno bene i tifosi del Real, che grazie ai gol di Ramos hanno esultato per successi importanti. Lo sanno bene i suoi compagni, che grazie ai suoi gol hanno alzato trofei indimenticabili.

Lo sa bene Carlo Ancelotti, che nella sua biografia “Il leader calmo” lo ha definito una delle personalità più influenti dello spogliatoio delle merengues. Di motivi ce ne sono molteplici, noi ne proponiamo uno in particolare: 24 maggio 2014, finale di Champions.

A Lisbona è un affare tutto madrileno, Atletico e Real. Gli uomini di Simeone dominano la partita, e sentono il profumo della vittoria, poi succede l’imprevedibile. Al 93’, su risultato di 1-0 per i Colchoneros, Luka Modric batte un calcio d’angolo, Sergio Ramos si avventa come un falco sul pallone e segna l’inaspettato 1-1. È una spallata dolorosissima all’Atletico, che da lì in poi subirà un tracollo psicologico, fino a sprofondare per 4-1. Nel momento decisivo, Ramos cambia le carte in tavola, mandando in delirio i propri tifosi, facendo imbufalire non solo gli avversari in campo (tra cui, per l’occasione, anche Gerard Pique, che confesserà “Al goal di Ramos fracassai la tv”). Contro l’Atletico si è ripetuto anni più tardi, sempre in finale di Champions, stavolta con il gol del momentaneo vantaggio per i suoi, a conferma di come sia un giocatore sempre pronto nei momenti importanti, decisivo.

Fortuna o abilità?

Ma come i migliori goleador, anche l’hombre del cabezazo ha una sua vittima preferita, quella a cui ruba sogni (e punti), per regalare soddisfazioni ai suoi. Già nell’ormai lontano 2013, con un colpo di testa, sempre nei minuti finali, sempre in un momento decisivo, siglò il gol vittoria in un Clasico. Ma anche in tempi più recenti, quando Ramos vede blaugrana dà il meglio di sé.

La riprova l’ha avuta Zidane il 3 dicembre scorso. Al Camp Nou va in scena uno scontro al vertice per riaprire una Liga troppo Realcentrica fino a quel momento; il Barça va in vantaggio, domina, il Real soffre e subisce, gli uomini di Luis Enrique passano in vantaggio e controllano. La partita sembra segnata, la Liga riaperta. A salvare i blancos al 90′ arriva Sergio Ramos, o se preferite, la Provvidenza. Su punizione di Modric il capitano del Real impatta il risultato.

A fine partita dichiarerà di aver chiesto a Modric a quella palla, perché chi è decisivo è sicuro dei propri mezzi e perché no, anche un po’ spavaldo.

Bellissima, in quella circostanza, la “profezia di Don Fabio Capello” (cit. Stefano Borghi), che non appena vide saltare in aria Ramos, prima di colpire il pallone, disse: “Incredibile, sempre lui!”.

 

Mondiale per club 2014, a Marrakech, il Real si impone 2-0 in finale sul San Lorenzo. Ad aprire le marcature, ancora un’incornata di Ramos, su calcio d’angolo di Kroos, altro suo assistman privilegiato. Più fresca, e più sentita, la conquista della Supercoppa Europea nell’agosto 2016, disputata contro il Siviglia: partita imprevedibile, anche per merito del nuovo Siviglia si Sampaoli.

Per Zidane e tutti gli aficionados blncos però, c’è sempre la solita certezza, e indossa la maglia numero 4. Su risultato di 1-2 per gli uomini di Sampaoli, il Real avrebbe bisogno di una scossa per ripartire, di un gol per continuare a crescere. Se il reparto avanzato è un po’ inceppato, c’è qualcuno che dalle retrovie sa sempre farsi trovare pronto: Ramos segna il 2-2, prima di assistere allo slalom pazzesco con cui il compagno di reparto Carvajal regalerà la vittoria ai suoi.

 Notare la faccia di Sergio Rico, tipica di chi sa già come andrà a finire

Anche con il Siviglia Ramos avrà un feeling speciale, nel bene e nel male. Dopo la Supercoppa, altro crocevia importante è il ritorno degli ottavi di finale di Copa del Rey.

Il Real ha un appuntamento con la storia, con quei 40 risultati utili consecutivi raggiunti proprio grazie al 3-3 del Sanchez-Pizjuan, anche se il match non stava procedendo per il meglio: con il punteggio sul 3-1, il Siviglia coltivava speranze di rimonta dopo il 3-0 dell’andata. A spegnere le speranze andaluse ci pensa il solito ariete andaluso, questa volta su rigore, questa volta con un cucchiaio. Un gol dell’ex pesante, e discusso anche per l’esultanza non priva di polemica, in cui, per una volta, Ramos perde la testa.

Ci penserà il karma a punirlo, solo 3 giorni più tardi, sempre nello stesso stadio. Su risultato di 0-1 per il Real, al 82’ su un pallone insidioso in area, il capitano del Real non resiste ad un’incornata delle sue. Peccato che questa volta, la porta sia quella sbagliata. Il Real perde l’imbattibilità (anche per colpa di un Navas rivedibile) e molte certezze. Ma è prerogativa dei più forti non abbassare la testa quando i risultati possono essere diversi dalle attese. E chi, meglio di Sergio Ramos, può insegnare questo, in Spagna come in Europa?

Il ritorno sulla terra per i Galacticos è da incubo, e la sconfitta per 1-2 in casa contro il Celta Vigo in Copa del Rey lo dimostra. In campionato però, la “blancoscrazia” è ancora solida, grazie al successo per 2-1 sul Malaga, grazie alla doppietta del proprio capitano. Prima di testa, poi da rapace dell’area di rigore, mette in mostra tutto il suo repertorio. E rimette in carreggiata una squadra che sa solo vincere, arricchita magari da altri gol pesanti del proprio capitano.

Che non è Ronaldo, non è un attaccante, ma è già a quota 81 reti in carriera.

 Non vi sento…cosa avete da dire ancora?

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