Ci sono tre certezze nella vita: la morte, le tasse, i gol di Pellissier.
Sergio Pellissier è un giocatore che è riuscito a rimanere impresso nella mente di moltissimi calciofili. Ecco perché non ci sarà bisogno di riassumere la carriera di questo calciatore. Anche perché la sua storia, come il suo presente, si può dipingere quasi con un’unica tinta: gialla come quella del suo Chievo. Una rapporto iniziato 16 anni fa, e che sembra non voler finire mai, come le migliori storie d’amore. E così, a 38 anni compiuti, il buon Sergio ha ancora la fame di un ragazzino, e anche la stessa capacità di andare in rete. Con i suoi 9 gol stagionali, oltre a essere il capocannoniere della sua squadra, è riuscito a migliorarsi: non raggiungeva questa cifra da ben 5 anni.
Nella Verona clivense dire che è amato è scrivere poco. Non un qualsiasi beniamino calcistico, ma quasi una divinità: 132 gol in tutte le competizioni, 106 in Serie A, il giocatore con più presenze e gol in assoluto con questa maglia. Sono numeri importanti, sopratutto per un club come il Chievo, che solo nell’ultimo quindicennio si è affacciato, consolidandosi, in Serie A. Ma il grande pregio di questo calciatore è l’essere riuscito a farsi simpatizzare da tanti appassionati, di diversi fedi calcistiche. Eppure nessuno si ricorderà mai di suoi grandi successi, o di trofei prestigiosi alzati. Ma qualche soddisfazione se l’è presa: dalla tripletta alla Juventus di qualche anno fa, all’esordio in nazionale (rimane l’unica presenza) con gol, dalla Champions dell’era Del Neri, fino ai più recenti 100 gol in A.
Come avrà fatto questo attaccante, proveniente dalle terre montane della Val D’Aosta, a rimanere impresso nell’immaginario collettivo di molti? In primis, grazie alla sua umiltà. Testa bassa, tanto impegno, e quasi mai una polemica. Un campione a volte si vede anche per come sa accettare di sedersi in panchina, e da qualche anno Pellissier parte dietro nelle gerarchie, almeno inizialmente, ai vari Paloschi, Inglese, Meggiorini. Con dignità aspetta le sue occasioni, per poi rivelarsi ancora decisivo, spesso il più decisivo, come sta facendo quest’anno. L’altre grande virtù che viene giustamente accostata al capitano clivense è la riconoscenza. Sedici anni con la stessa maglia, eppure le tentazioni di mercato ci sono state, eccome. Basti pensare al 2008, quando il Chievo retrocedette e lui era ancora nel pieno della sua carriera. Ma non è solo questione di attaccamento alla maglia, bisogna considerare anche le opportunità alle quali ha rinunciato facendo questa scelta.
Pellissier non è affatto un calciatore mediocre. Non un semplice finalizzatore, ma un attaccante completo, in grado di segnare in tutti modi. Gran colpitore di testa, nonostante l’altezza modesta, capacità di tirare con entrambi piedi, e poi la sua più grande specialità: quei tagli improvvisi in velocità, sul filo del fuorigioco, con cui riesce a smarcarsi dalla marcatura e presentarsi davanti al portiere. E se a confermarlo è un certo Alessandro Nesta, ci si fida completamente.
Pellissier è un rompiscatole, è uno di quegli attaccanti che ti fa 15 tagli a tempo dietro le spalle, devi corrergli sempre dietro, era molto dura marcarlo.
E quando è particolarmente in giornata, è in grado anche di fare gol come questi.
Sergio Pellissier poteva ambire a qualcosa in più. Il bagaglio tecnico, come già sottolineato, è notevole, e probabilmente se avesse fatto qualche scelta diversa vanterebbe più presenze in nazionale o in competizioni europee. Schedarlo come il classico bomber di provincia, come si è fatto con gente come Hubner ad esempio, è comprensibile. Ma forse è un po’ riduttivo. Rimpianti? Nessuno. La sua è stata una scelta consapevole, e allo stesso tempo gratificante. Poteva calcare palcoscenici più invitanti, almeno sulla carta, e percepire stipendi più rotondi. Ma tra l’essere uno qualunque in un’altra squadra, e il diventare un idolo nel club che lo ha consacrato, ha scelta la seconda opzione. E così ecco, che anno dopo anno, sempre con la stessa maglia, i suoi tifosi continuano ad aumentare. Non nuovi tifosi del Chievo, ma sempre più simpatizzanti di tutta Italia. Ne è la prova la standing ovation dello stadio Barbera, quando quest’anno, dopo aver raggiunto il centesimo gol in A, tutti i tifosi palermitani si sono alzati in piedi per omaggiare un grande “piccolo” campione che gli aveva appena segnato contro.
Sono le cose più belle di questo lavoro, quando i tifosi avversari ti applaudono perché capiscono il momento: questo ti dà tanto. Posso solo ringraziarli. Significa che hanno apprezzato non solo il calciatore ma anche e soprattutto l’uomo Pellissier.
E così, ora che anche una leggenda come Francesco Totti sembra al capolinea, ci rimane, sotto traccia, ancora un’ ultima vera bandiera. Perché Sergio Pellissier a 38 anni sembra non volersi ancora fermare, e almeno per un’ altra stagione continuerà a essere un protagonista in Serie A.
Non avrà alzato la coppa a Berlino nel 2006, non avrà segnato al Bernabeu, o non sarà un attore di qualche spot famoso in televisione. Per noi però rimane un simbolo, un protagonista indelebile dell’ultimo decennio di calcio italiano, oltre che un grande goleador.
Tenetevi quindi il vostro immortale, che noi abbiamo il nostro.

