Storie: Sandro Ciotti, la voce del calcio

“La Radiocronaca è un esercizio che rimane più alto della telecronaca. E’ come una splendida amante che però va rispettata come se fosse una moglie.
Un esaltante modo di comunicare, in diretta, a milioni di ascoltatori che pendono dalle tue labbra. Ma obbliga ad un’attenzione feroce.”
Sandro Ciotti

5 Maggio 1963

L’Italia si lasciava alle spalle il grande gelo che aveva caratterizzato l’intero inverno di quell’anno, uno dei più freddi del XX secolo, e si apprestava ad accogliere la bella stagione: chi ne aveva la possibilità correva a riscaldarsi le ossa sotto il sole delle spiagge, tra un tuffo in acqua e una passeggiata sul lungomare.

Ma perché dovrebbe interessare una giornata cosi simile a tante altre? Per rispondere alla domanda basta un piccolo gesto, accendere una radio.

Già, una radio. Né televisione né tantomeno computer.

Sono le 15, è l’ora della partita: da una Prinz 1000c del 1963 arrivano le note di Taste of Honey, di Herb Alpert: la sinfonia dei fiati è inconfondibile, sta iniziando Tutto il Calcio Minuto Per Minuto.

Enrico Ameri, Beppe Viola, Ezio Luzzi, Marcello Giannini…Sono solo alcune delle voci che accompagnavano milioni di radioascoltatori sintonizzati su eventi sportivi di tutto il mondo, in una descrizione il più possibile vicina alla realtà, capace di generare immagini nella mente di chi poteva solamente stare a sentire.

Fra gli speaker più amati e ricordati dai più “anziani”, c’è sicuramente Sandro Ciotti.                                             Esempio autentico e genuino di un uomo che combinava la passione per il suo lavoro ad un’energia ed un entusiasmo pari solamente alla sua grande verve.

I suoi tre grandi amori, il calciola musica ed il cinema, lo hanno accompagnato durante tutta la sua vita: dalle giovanili nella Lazio alla presenza in Quarta Serie (odierna Serie D) tra le fila del Frosinone, dalle lezioni di violino alla gelosa raccolta di migliaia di dischi, dalla radiocronaca all’esperienza da regista.

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Foto di gruppo dei giornalisti sportivi Rai,1967. Sandro Ciotti è al centro. Immagine tratta da Internet

Immerso in una realtà in cui non esistevano emittenti televisive, interviste esclusive, telecamere negli spogliatoi e tantomeno la televisione, Sandro rappresentava l’idea di colui che il calcio non lo vedeva, ma lo viveva: inchiodato alla sua postazione, il più delle volte all’Olimpico di Roma, raccontava storie di pallone, come farebbe un padre ad un figlio piccolo per farlo addormentare; e allo stesso modo i radioascoltatori di Tutto il Calcio si lasciavano trasportare dalle vibrazioni di quella voce, decisa ed allo stesso tempo accogliente, profonda e roca ma mai sgradevole.

Già, perché dopo una diretta della durata di 14 ore sotto la pioggia alle Olimpiadi di Messico ’68, le sue corde vocali subirono un danno irreparabile che gli procurò un timbro di voce roco permanente; allora non poteva saperlo, ma quel fenomeno che pareva averlo danneggiato si rivelò il suo punto di forza, una sorta di marchio di fabbrica che lo rese inconfondibile alle orecchie degli ascoltatori della Domenica, che lo sentivano esercitare l’attività per cui era nato, la radiocronaca.

Quello degli anni Sessanta e Settanta era un mondo calcistico assai diverso, di quelli che non esistono più: il calcio genuino delle passioni senza violenza, dello sberleffo ironico, dei grandi del pallone, delle “bandiere” da Mazzola a Rivera, a Gigi Riva.  I primi gol si vedevano in tarda serata e fino ad allora le partite si potevano solo immaginare in base ai racconti dei cronisti della radio, di cui Sandro Ciotti era il principe.

sandro ciotti microfono
Un uomo solo al microfono. Immagine tratta da Internet.

Così come nell’ambiente giornalistico, veniva apprezzato e stimato anche in quello sportivo compresi i fuoriclasse amanti dei silenzi stampa e quelli dalla vita disordinata. Quando Johan Cruijff, che ancora giocava, disse sì al progetto di film sulla sua vita calcistica pose solo una condizione, che la regia fosse affidata a Sandro Ciotti, “il miglior giornalista sportivo che abbia mai conosciuto”.

Ne venne fuori “Il Profeta del gol”, film-documentario sul numero 14 di Amsterdam e ulteriore testimonianza di cos’era capace di fare quel signore che ha fatto diventare giornalisti sportivi tanti di quei bambini che sognavano d’imitarlo. Per essere accanto a lui a Milano, in una puntata della Domenica Sportiva, Diego Armando Maradona, che glielo aveva promesso, sfidò scioperi aerei, nebbia impenetrabile e limiti di velocità, e alla fine riuscì ad arrivare. Non era ancora l’epoca del gettone di presenza, al Pibe de Oro come ricompensa bastò essere lì accanto alla Voce di Tutto il Calcio, il cantore di quando il calcio era ancora sentimento.
Se ne è andato in silenzio, il 18 Luglio di tredici anni fa, all’età di 74 anni, dopo aver chiuso la sua carriera da cronista nel 1996, in seguito alla radiocronaca di un Cagliari – Parma, congedandosi così:

“Vi rubiamo soltanto 10 secondi per dire che quella che ho appena tentato di concludere è stata la mia ultima radiocronaca per la Rai, un grazie affettuoso a tutti gli ascoltatori, mi mancheranno!”

E tu manchi a noi e al calcio, Sandro.

 

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