La Liga di quest’anno è stata meno banale di quanto ci si potesse aspettare.
Certo, il Barcellona ha dominato ed è veramente vicino al titolo nazionale numero 25, ma il calcio spagnolo ha saputo comunque offrire grande spettacolo, regalandoci tante sorprese, ma soprattutto un livello di gioco sempre più in crescita e completo.
Se parliamo di sorprese, non possiamo però non citare il solidissimo Valencia di Marcelino Garcia Toral e la sua punta di diamante: Rodrigo Moreno Machado, forse il giocatore che è migliorato di più in questa stagione di Liga, ed il più papabile tra i candidati a diventare il nuovo centravanti titolare della nazionale spagnola ai prossimi mondiali.
Lo spagnolo di origini brasiliane sembra aver raggiunto una sorta di maturità calcistica per quanto riguarda il suo stile di gioco e l’effettiva concretezza delle sue giocate, ma soprattutto perché, per la prima volta in carriera, ha iniziato a vedere la porta con continuità, riportando il suo Valencia ad un posto quasi assicurato tra le prime 4 in classifica.
La cura Marcelino
L’exploit dell’ex Benfica è veramente notevole, soprattutto considerando che giocatore fosse nelle stagioni precedenti e come abbia saputo modificare il suo ruolo in campo per migliorarsi.
Il Rodrigo degli anni passati era sostanzialmente un giocatore senza ruolo, una via di mezzo tra un’ala e un trequartista, con dei mezzi tecnici e atletici notevoli – soprattutto in velocità – ma che risultava spesso e volentieri inconcludente e incapace di essere decisivo a certi livelli.
E’ sempre stato abbastanza chiaro come al giocatore mancasse disciplina tattica, non tanto per quanto riguarda l’attitudine difensiva o la disponibilità ad aiutare la squadra, ma proprio nel saper interpretare gli spazi ed occuparli in maniera produttiva per la squadra.
Da questo punto di vista, è stato provvidenziale per Rodrigo l’arrivo sulla panchina Valenciana di Marcelino, uno degli allenatori più sottovalutati del panorama calcistico europeo.
Il tecnico di Villaviciosa ha subito messo ordine sia per quanto riguarda il gioco della squadra che per quello di Rodrigo, rendendolo sostanzialmente più essenziale. Marcelino non ha eliminato la parte eccentrica dal gioco del suo attaccante, ma l’ha applicata al suo calcio ottenendo così un efficienza offensiva che lo spagnolo non aveva mai avuto in carriera.
Un primo cambiamento applicato è stato dal punto di vista del ruolo: nel 4-4-2 dei valenciani Rodrigo non può fare l’esterno a centrocampo per questioni di intensità, ecco perché una volta impiegato come una delle due punte può sfruttare al meglio le sue doti in velocità e negli spazi, soprattutto in un gioco basato maggiormente sui contropiedi come quello dei suoi. Trovarsi improvvisamente più vicino alla porta gli permette quindi di giocare con meno tocchi per raggiungere l’obiettivo, senza perdersi in giocate fini a loro stesse, e di attaccare gli spazi fornendo linee di passaggio vantaggiore ai vari Guedes, Parejo o Kondogbia – rivelatosi, insospettabilmente, uno dei migliori passatori della Liga.
Marcelino, inoltre, non chiede a Rodrigo di sacrificarsi in difesa o di tornare fino alla propria area, sa che limiterebbe e non di poco il suo apporto alla fase offensiva, ma gli ha invece dato il compito di rappresentare il primo punto di appoggio una volta recuperato il pallone, sia attaccando la profondità che andando incontro al portatore di palla
Un altro cambiamento fondamentale applicato da Marcelino riguarda l’aumento di responsabilità sul giocatore, passato dal fare contorno ai finalizzatori della squadra ad essere la principale soluzione offensiva.
Questo cambio di status è dovuto soprattutto all’organico del Valencia: privo di vere e proprie prime donne ma comunque abbondante di giocatori dall’indiscutibile talento e capaci di costruire insieme un progetto interessante, quindi perfetto per dare risalto ed importanza all’esplosione del singolo. Rodrigo ha in poche parole aumentato la convinzione nei propri mezzi giocando con compagni sulla sua stessa lunghezza d’onda, situazione che gli permette di essere il primo violino di una squadra per la prima volta in carriera senza alcun problema.
L’accettazione di questo cambiamento radicale nel proprio gioco e nella propria mentalità è sinonimo di come Rodrigo abbia raggiunto una maturità mentale prima ancora che calcistica, che a 27 anni non può che significare il raggiungimento del prime – per usare termini da NBA – della propria carriera.
Nuovo Nueve?
In parallelo con la straordinaria stagione di Rodrigo è diventata sempre più concreta una sua possibile investitura da titolare per il prossimi mondiali, ma la punta del Valencia può essere veramente utile alla Roja?
Rodrigo rappresenterebbe indubbiamente un giocatore funzionale al gioco della Spagna: come già sottolineato prima, non monopolizza il controllo del pallone e sa come attaccare gli spazi, caratteristiche che si sposano alla perfezione con la miriade di palleggiatori del centrocampo spagnolo, in più non darebbe punti di riferimento ai diretti marcatori pur mantenendo una costante presenza intorno all’area di rigore avversaria.
L’utilizzo del cugino dei fratelli Alcántara sarebbe un ottima alternativa sia a centravanti di peso come Morata o Diego Costa, per la sua grande capacità di partire lontano dalla porta e per le maggiori doti tecniche, ma anche di Iago Aspas – altro eroe silenzioso di questa Liga – in quanto è molto più completo del centravanti del Celta, pur segnando poco meno di lui – 16 reti contro 20, finora.
Un altro elemento a favore di questa tesi è la sua grande capacità di segnare in praticamente qualsiasi maniera, i 16 goal segnati in campionato sono infatti arrivati dalle situazioni più variegate: Rodrigo ha dimostrato di saper attaccare la profondità allo stesso modo con cui si muove da rapace in area, unendo tutto ciò ad un più che discreto tiro da fuori. Tutte caratteristiche che forniscono al Valencia un’arma sostanzialmente universale, che può essere senza dubbio utile alla squadra.
Ciò che potrebbe invece costringere il 19 valenciano a seguire i mondiali dalla panchina, o addirittura dal divano di casa, è la poca esperienza a questi livelli. E’ vero, a Valencia ha finalmente trovato stabilità e ha dimostrato di poter competere finalmente con i grandi, ma la Spagna e soprattutto il mondiale sono tutta un’altra storia.
L’utilizzo di Rodrigo da titolare non da garanzie a Lopetegui che non può permettersi in alcun modo di correre rischi alla spedizione in Russia, perché la Roja è una delle grandi favorite alla vittoria finale ed un tracollo – soprattutto dopo gli ultimi mondiale ed europeo – non sarebbe in alcun modo tollerato da tifosi e federazione.
La convocazione però non sembra essere in discussione: Rodrigo potrebbe rappresentare comunque una interessantissima soluzione dalla panchina, o comunque la più classica delle wild card che poi si rivelano decisive in competizioni brevi ed imprevedibili come i mondiali.
La crescita di Rodrigo Moreno è la sintesi perfetta del grande lavoro di Marcelino a Valencia, ma anche la definitiva affermazione di un ragazzo che, dopo stagioni promettenti in Portogallo, sembrava essersi perso e destinato ad un oblio fatto di assoluta mediocrità.
Questa stagione deve però rappresentare per lui un punto di inizio e non di arrivo, in poche parole ora arriva il bello per Rodrigo: dimostrare a tutti, lui in primis, di essere un giocatore che può stare e competere con costanza a questi livelli.