Il Motorsport è un po’ come il rock ‘n’ roll, le chiavi per accedere alle porte della leggenda sono concesse a uomini che hanno perso la vita in seguito a incidenti fatali rimasti nel cuore e nella mente degli appassionati. Uomini e, ubiquamente piloti, che hanno visto la loro bandiera a scacchi dell’esistenza all’ingresso di una curva anzichè nel rettilineo finale. Robert Kubica quella bandiera a scacchi l’ha ignorata, continuando imperterrito a sfrecciare sull’asfalto, senza precludersi la possibilità di accesso a quel club esclusivo per far parte del mito.
Il suo dono innato della velocità è stato costantemente messo a repentaglio per tutta la sua carriera in seguito a vari incidenti: uno dei quali particolarmente grave, che gli ha causato una menomazione alla mano destra e lo ha allontanato per sei lunghi anni dall’universo della Formula Uno.
La sua carriera sembra destinata ad essere una sfida continua che a differenza di altri piloti più fortunati nel panorama sportivo delle corse, piuttosto elitario, è rivolta a sé stesso.
Il “tracciato” della carriera automobilistica di Robert Kubica è stato segnato da alcune tappe intermedie passate attraverso le beffarde curve del fato, le quali è impossibile non ripercorrere per raccontare la storia di un uomo glorificato e tradito dalle “quattro ruote” e ora alla imperterrita ricerca di un nuovo traguardo.
Gp del Canada
Se in questo periodo storico possiamo godere dell’affascinante lotta Vettel–Hamilton per il titolo mondiale di F1, in molti hanno dimenticato che Robert Kubica fa parte proprio di quella generazione di piloti che a metà degli anni 2000 si è imposta con indiscutibile talento nel circus, talento parso cristallino fin dai suoi primi Gran Premi.
Siamo a Montreal per la sesta gara del Mondiale 2007: Kubica è al secondo anno di Formula Uno ed è alla guida di una Bmw Sauber, scuderia con buone premesse alla vigilia del Campionato e che si presenta tra le migliori di tutto il paddock.
Il polacco sarà alle prese con la prima grande sfida della sua carriera: è il ventisettesimo giro quando in seguito ad un tentativo di sorpasso all’esterno su Jarno Trulli, la sua vettura finisce con le gomme sull’erba perdendo controllo; schianto a 280 km/h contro un muretto posizionato in prossimità del tornante Epingle.
I momenti seguenti l’incidente sono di grande preoccupazione visto il devastante impatto che innesca una carambola e riduce la sua Bmw alla sola capsula di sopravvivenza, in cui il pilota risiede nell’abitacolo. Se la caverà miracolosamente con una frattura alla gamba che lo terrà fuori per un solo Gran Premio, quello successivo ad Indianapolis, dove involontariamente concederà la prima chance in F1 a Sebastian Vettel che lo sostituirà, per poi esordire ufficialmente l’anno successivo.
Montreal 2008
“Non ci sarà niente di diverso quest’anno in Canada rispetto ad un anno fa o rispetto a qualunque altra vigilia di Gran Premio che ho affrontato fino ad ora. Anzi, questa è una delle mie piste preferite.
No, non ci sarà nulla di diverso Robert.
Se non fosse che il Gp del Canada del 2008 Kubica centri la sua prima vittoria in F1, esattamente un anno dopo il violentissimo incidente che ha rischiato di spezzare definitivamente questo sogno, divenuto realtà al termine di una rocambolesca gara che vide fuorigioco Hamilton e Raikkonen, spianando la strada al pilota Bmw ritrovatosi per un weekend anche in testa al Mondiale.
Rally di Andora
Kubica, come molti altri piloti, nel periodo invernale di pausa della F1 ama dilettarsi in altre competizioni motoristiche. La sua passione per il Rally si è rivelata il suo grande incubo, ma non diteglielo perchè non ne sarebbe affatto d’accordo.
Il 6 febbraio del 2011 partecipa al Rally di Andora, nel savonese, quando intorno al quinto chilometro dallo start la sua vettura esce di strada schiantandosi contro il muretto di una chiesetta. Dato l’impatto e le condizioni dell’auto le sensazioni, anche stavolta, non sono state rassicuranti. Il co-pilota Jakub Gerber ne è uscito illeso ma dal lato di Robert i segni dell’impatto sono molto più evidenti.
Kubica verrà ricoverato in prognosi riservata, operato d’urgenza nel tentativo di salvare il suo braccio destro. Riporterà inoltre un forte trauma cranico e la frattura della gamba destra. Ci vorranno parecchi giorni per riuscire a capire se l’effettiva funzionalità della sua mano verrà ripristinata.

Rally di Sardegna
Ad Andora la sua vita professionale sembra essersi amaramente delineata, le sue condizioni fisiche non gli consentono di guidare in Formula Uno. Passeranno 17 lunghi mesi dal suo attesissimo ritorno in pista, ancora con il Rally, di nuovo sfidando sé stesso.
Nel 2013 sarà a bordo di un Citroen con la quale vincerà il Campionato WRC 2 alla sua prima partecipazione, lo farà in occasione della penultima prova del Mondiale nel Rally di Sardegna. Un intenso ed emotivo filo conduttore quello con il nostro paese. L’Italia è per lui una seconda casa: proprio dove, dal 1998, ha mosso i primi passi nei Kart assicurandosi un futuro roseo nell’automobilismo.
Il piede caldo e veloce dedito al Rally, il cuore e la mente votati alla Formula Uno, da cui non smetterà mai di credere di poter tornarvi a correre.
I test F1 in Renault
Nello scorso giugno la Renault, sua ultima scuderia di F1, concede a Kubica una grande opportunità: quella di confrontare i suoi limiti fisici messi a dura prova da una vettura che ha gareggiato nel Mondiale del 2012.
Inizialmente, data l’incredulità generale degli addetti ai lavori, si è maliziosamente pensato che i test di Valencia fossero stati una trovata pubblicitaria della casa francese. La realtà dei fatti ha sancito che i 460 km (115 giri) percorsi da Kubica sul tracciato sono abbondandemente necessari per consentirgli di ottenere la super licenza, ed il team è rimasto particolarmente sorpreso dalla sua velocità a sei anni e mezzo di distanza dai suoi ultimi tempi cronometrati.
“It has been a long time away. Let’s start the engine & discover again the emotions an F1 car can give.” #Kubica's test in his own words ???? pic.twitter.com/iDVpIaOube
— Renault Sport F1 (@RenaultSportF1) June 20, 2017
Sognando Kubica
Talmente sorpresi che il 2 agosto Robert Kubica parteciperà ai test ufficiali sul circuito dell’Hungaroring con una monoposto del 2017, quella utilizzata nel Campionato da Hulkenberg e Palmer. Da quando è stato costretto a lasciare, i regolamenti e la conformazione delle macchine sono cambiati, e di molto anche. Gomme più larghe per consentire più aderenza in curva, power unit e maggiore velocità in termini di prestazione generale accompagnano il polacco alla sfida più importante della sua carriera.
Il risultato è strabiliante: chiuderà la due giorni di test con il quarto tempo ad 1″4 da Sebastian Vettel che ha girato con il miglior tempo. Per fare un termine di paragone, appena mezzo secondo più lento del tempo con cui Jolyon Palmer a bordo della stessa Renault si è qualificato al Gp dell’Hungaroring qualche giorno prima.
È stato come un viaggio incredibile, dove ho risposto a molte domande. Ho imparato molto sull’automobile di ultima generazione, in quanto esistono ragionevoli differenze tra le vetture di Formula 1 che ho guidato in passato. Ma è troppo presto per dire quale potrebbe essere il passo successivo.
Il passo successivo in realtà lo conosce benissimo. Vedere il suo nome nella lista dei piloti in lizza per un sedile nel Campionato 2018 è un obiettivo ora realizzabile che tutto l’ambiente, nel quale Kubica è stimato e apprezzato, attende con trepidazione e grande curiosità. L’occasione potrebbe concretizzarsi con la possibilità di effettuare qualche sessione di prove libere nelle restanti prove del Mondiale 2017.

Il mondo sofisticato della meccanica e dell’alta ingegneria non avrebbe modo di esistere senza la sua dimensione prettamente umana a riempire di significato i grandi prodigi dello sviluppo tecnologico. È il grande paradosso dell’universo del Motorsport, contraddizione che nella Formula Uno accentua questo contrasto nella sua massima espressione.
Robert Kubica è ormai pronto alla sua ultima grande sfida, lui che nel 2012 era destinato alla guida della Ferrari, formando con Alonso un super team che raramente si è visto dalle parti di Maranello.
Ora quel maledetto rally di Andora è alle spalle.
Il cavallino, per adesso, soltanto un meraviglioso miraggio.