Cristhian Stuani, all’età di 32 anni, è il nuovo Pichichi della Liga. Per capire come sia arrivato a questo ormai inatteso risultato, bisogna ripercorrere la sua carriera a tappe. Tortuose, irregolari, lente, lentissime. Stuani è cresciuto nel Danubio Fútbol Club, classe ’86, ha preceduto di un anno la coppia d’oro di questa generazione di calciatori uruguagi: Edinson Cavani e Luis Suarez. Come quasi sempre nel fútbol sudamericano, prima che un giovane approdi in Europa è difficile intuirne le sue reali potenzialità. Stuani ha avuto fin da subito un metro di confronto, un paragone scomodo, che ha finito per rallentarlo in modo tale da non poter più raggiungere alte vette. Certo, il talento conta, e forse non ne ha avuto abbastanza. Quel che è quasi certo, invece, è che senza questa presenza scomoda, la sua strada sarebbe potuta essere più lineare, in armonia con i suoi attuali numeri.
Il suo compagno di reparto al Danubio è proprio un ragazzo dalla folta chioma, con l’apparecchio dentale, e una faccia plasmata dalla voglia di arrivare. Tipica storia uruguagia, quella al quale, per Stuani, sembra esserci qualche lacuna. Pagine strappate e capitoli confusi. Invece, la storia di Edinson Cavani, quadra perfettamente. I due arriveranno in Italia nello stesso anno. Al sud, piazze calde, come piace agli uruguagi. L’inizio di questa avventura, anche se non perfettamente parallela a livello tempistico, è significativo: Cavani segna all’esordio in un Palermo-Fiorentina. Stuani segnerà all’ultima giornata con la Reggina, su rigore, un gol inutile, con la Reggina già retrocessa.
Meteora
Stuani arriva alla Reggina nel momento sbagliato. Dopo un paio di anni esaltanti, in cui a Reggio Calabria si è respirato grande calcio, la squadra torna a soffrire nella stagione 2008/2009. Una stagione calvario, dal quale la società del presidente Lillo Foti non si risolleverà più, sprofondando progressivamente nelle serie minori del nostro calcio.
L’uruguagio viene accolto con entusiasmo e interesse, la seduzione degli attaccanti sudamericani in realtà di provincia è molto alta. Stuani ha i capelli lunghi, è giovane, e i suoi numeri al Danubio sono esaltanti. 19 reti in appena 14 presenze, uno score migliorato dopo la stagione in prestito al Bella Vista, squadra minore di Montevideo: 16 reti in 20 presenze all’età di vent’anni.

Stuani si trascina la pesante eredità di Rolando Bianchi, passato intanto al Manchester City. A lui il compito di affiancare quella vecchia volpe di Nic Amoruso, uno che in provincia, a confronto, ti fa sentire piccolo. L’uruguagio gioca 18 partite, con la Reggina in totale agonia di risultati, non segnerà nessun gol in movimento. Di movimento, secondo i tifosi amaranto, ne farà ben poco. Lo accuseranno di essere un paracarro, a fine stagione il suo gol su rigore contro il Siena sembrerà una beffa, anche se la Reggina eviterà l’ultimo posto grazie alla sua freddezza dagli undici metri. Premio consolazione: inspiegabilmente Stuani resterà sotto contratto fino al 2012. Girerà in prestito varie squadre, mentre il fenomeno Reggina lentamente si dissipa, Stuani colleziona ritiri estivi e una sfilza di felpe d’allenamento da usare come pigiama negli anni avvenire, senza mai avere tempo di indossare la maglia ufficiale da gara.
Don Quijote
Questa che chiamiamo fortuna, è una donna ubriaca e capricciosa, ma soprattutto cieca, e così non vede ciò che fa, né sa chi getta nella polvere né chi invece porta sugli altari.
Le parole di Miguel De Cervantes nel suo celebre Don Quijote, suonano amare al cospetto del fallimento amaranto. Christian Stuani riparte dalla Serie B spagnola, e da lì, inizia la sua risalita. Comincia da inetto, da attaccante fallito, lo fa ad Albacete, nella Mancha, dove è ambientato il romanzo di Cervantes. Come il suo protagonista, Stuani si mette in cammino, partendo da quella zona arida e dispopolata, dove il tempo ha lasciato intatto il suo segno. Dove tutto scorre meno frenetico, La Mancha sembra saperti aspettare. La terra di Andrés Iniesta, un posto che sembra fatto per fermarsi a contemplare, ragionare. L’illusionista ha imparato a farlo bene. Stuani ritova i gol, 22 in 40 presenze in una sola stagione, e abbatte i mulini a vento del suo recente passato.
La Hinchada dell’Albacete lo supporta nelle trasferte e in questo frammento di video inneggia un coro in suo omaggio, invitandolo a restare con la maglia del queso mecánico. Ma Stuani deve ripartire e lasciare il formaggio meccanico, il soprannome del club che rimanda al formaggio, di cui Castilla La Mancha ne è eccellente produttore, rifacendosi all’Arancia Meccanica del ’74. Paragone smisurato, per ridenti storie di provincia. Cervantes lo racconterebbe così com’è, con un uruguagio di passaggio che lascerà un buon ricordo seppur breve.
Prosegue il suo viaggio iberico risalendo la vetta, debutta nella Liga con il Levante, neopromossa in prima divisione. Non molto distante da Albacete, quasi come un involontario percorso a tappe. Raggiunge il nord con il Racing Santander, ma è a Barcelona che comincia a farsi un nome internazionale, con la maglia dell’Espanyol. Diventa il titolare di quella squadra, e la Liga comincia a familiare con un attaccante considerato da media/bassa classifica.
El cabezazo de Stuani, un marchio di fabbrica. L’uruguagio segnerà molti gol di testa, per i quali verrà riconosciuto e temuto come un giocatore abile nel gioco aereo.
Il primo ( e probabilmente ultimo ) Mondiale
Tante storie calcistiche ci raccontano che non è mai troppo tardi per giocare un Mondiale, non lo è nemmeno per Stuani a quanto pare, che sulla soglia dei trentadue, riceve la chiamata di Oscar Tabarez e se ne va in Russia. Ci arriva a suon di gol, e con un altro dato da non sottovalutare se sei un giocatore della Celeste: è il giocatore più falloso dei cinque principali campionati europei. 88 in 33 presenze, tantissimi. Stuani smanaccia, ringhia, si dimena in area di rigore ritagliandosi spazio, pressa a tutto campo. Lontano parente di quel giocatore timido e impacciato che singhiozzava sul manto del Granillo.

Fa il suo esordio negli ottavi di finale, gioca venti minuti con il Portogallo. Conosce perfettamente il suo ruolo: quando c’è bisogno, Don Tabarez lo butta dentro. Paradossalmente i suoi compiti sono più difensivi: dare fastidio, in ogni modo. Subentra a Cavani, che intanto in questi anni lo ha doppiato per numeri di gol, e anche per numero di conto in banca. Ma dovrà comunque ringraziarlo, il Matador è costretto a uscire per un problema al polpaccio, e gli darà il cambio. L’Uruguay difende il 2-1 e passa ai quarti, Stuani fa quello che gli è stato chiesto, nè più, nè meno.
Cavani non ce la fa, contro la Francia tocca a lui dal primo minuto. Il suo Mondiale si conclude qui, arrivato ad assaporare la gloria, gioca una partita impalpabile, come tutto l’Uruguay. Ma riesce a salvarsi dalle critiche, burrascose con le mani tremolanti di Fernando Muslera che regala a Griezmann il vantaggio. Tutti hanno pensato che senza Cavani sarebbe stata dura, e leggere il nome di Stuani nell’undici titolare non dava alcuna rassicurazione, nonostante fosse reduce da una grande stagione. La differenza di peso internazionale fra i due è troppo grande, e la partita non ha mostrato altro che questo. Lo hanno ribattezzato el goleador escondido, il background di underdog difficilmente se lo toglierà. Ormai è troppo tardi, ma non abbastanza per essere titolare in un quarto di finale di un Mondiale.
Da Montevideo a Montilivi
Più di Suarez, più di Messi, più di Bale. Nell’attuale stagione 2018/2019, Cristhian Stuani ha segnato più di tutti nella Liga, il titolo di Pichichi, per ora, è suo. Estadi Montilivi, casa sua, lo stadio del Girona. In Catalogna si è fatto notare, e qui si è consacrato cambiando maglia. Ventinove gol in 41 partite, in un anno e poco più, la passata stagione gli è valsa la chiamata di Tabarez, adesso è in lizza per la scarpa d’oro.
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Appena sotto di lui, André Silva. In Italia molti si stanno chiedendo cosa stia accadendo. Non fermateli vi prego.
Pablo Machin prima ed Eusebio Sacristán ora, hanno creato le condizioni di gioco in grado di poter fare di Stuani il perno offensivo catalizzatore di tutta la mole di gioco prodotta, per una squadra di media classifica che da neopromossa qual’era la passata stagione, ha alzato l’asticella, anche grazie al suo bomber. Per il Girona è imprescindibile, e il gioco dinamico dei catalani, propenso a creare ampiezza sviluppando sulle fasce, consente a Stuani di ricevere molti palloni da sfruttare soprattutto in gioco aereo. Situazione perfetta per le sue caratteristiche, con una fiducia che mai ha sentito in carriera.
I dati di Whoscored.com a testimonianza del suo impatto fisico e della sua predisposizione a ricevere palloni alti. A differenza di inizio carriera, Stuani ha migliorato la sua mobilità in area di rigore, non è facile adottare su di lui una marcatura stretta perchè sa prendere posizione usando fisico e attaccando la porta. Tagli e smarcamento in situazioni di palle inattive sono diventati pane per i suoi denti. Risulta carente nella rifinitura offensiva, nonostante Tabarez con l’Uruguay lo abbia provato esterno d’attacco, e teoricamente è un ruolo che può ricoprire. Ma si tratta comunque di una posizione adattata. Adesso Stuani è centravanti puro, e al centro dell’attacco esprime le sue migliori potenzialità, in un momento in cui sente la porta come pochi in Europa.
Nella passata stagione, Montilivi ha potuto godere del primo successo storico della squadra contro il Real Madrid. Stuani segnerà il gol del momentaneo pareggio, con un gioco di gambe su Kovacic in un’azione confusa, situazione di gioco dove l’attaccante uruguagio mostra tutto il suo furore agonistico che lo caratterizza da quando veste la maglia del Girona.
Questa stagione doppietta al Barcelona. Il secondo gol è un impeto di rabbia, altra azione confusa, Stuani spacca la porta con un destro secco imparabile.
Soprenderebbe se mantenesse questa media gol, ma un attaccante in fiducia è un prototipo di essere umano a tratti inspiegabile: ha la forza mentale di poter fare la scelta giusta al momento esatto e quella adrenalinica di vincere qualsiasi duello.
Tranquillo Cristhian, se non sarai più Pichichi, ci accontenteremo di André Silva. Messi e Suarez permettendo.