Ok, ho un problema. In questi giorni mi è tornata la fissazione per Aldo, Giovanni e Giacomo, non va più via: ecco spiegato il motivo dell’ennesimo rimando al celebre trio. Giuro che è l’ultima volta, giuro.
“Giuro, è l’ultima volta che esco ai gironi”, dicevano spesso le italiane. Così non è stato in questa fase a gironi dell’Europa League, sorprendente e soprattutto variegata di storie che non conosciamo né avremmo mai pensato di poter conoscere e scovare.
Storie come l’Ostersund, di cui vi parlò tempo fa il nostro Pietro Fanti, che prepara l’imminente discussione della tesi e nel frattempo si laurea in ricerca di storie mai raccontate o introvabili. Ridendo e scherzando, gli svedesi hanno strappato il pass per i sedicesimi, da secondi per scontri diretti nonostante la parità di punti con l’Athletic Bilbao. Bilbao che si piazza tra le teste di serie, come tutte e tre le italiane che hanno brillantemente vinto i gironi: il Napoli, in un colpo solo, scivola in Europa League e tra le non teste di serie. Attendiamo i sorteggi e ci godiamo un predominio italiano (numerico) in contrasto con la caduta tedesca: sembra di rivivere la semifinale del 2006. Fermiamoci, troppe emozioni.
Ora sedetevi, finite la vostra peperonata come Aldo e scendete a leggere il nostro punto sulla situazione in Europa League: sette domande a cui il nostro trio improvvisato risponderà, o quantomeno proverà a farlo. Vedrete in ordine di apparizione: Matteo Brambilla, Paolo De Angelis, Pietro Fanti.
1. EurAtalanta
L’Atalanta vola e non sembra intenzionata a smettere: dove potrà arrivare?
Matteo: l’Atalanta è, finora, forse la più bella squadra italiana vista in Europa League negli ultimi anni.
A settembre veniva già data per spacciata con due corazzate come Everton e Lione, eppure, ancora una volta, sono riusciti a stupire tutti, ottenendo 14 punti nel girone più difficile, secondo miglior punteggio della competizione.
Gasperini e i suoi ragazzi sanno di avere un’occasione unica, tuttavia, nonostante i già stupefacenti risultati, mi viene troppo difficile pensare di vederli oltre i quarti, sempre che il sorteggio di sedicesimi, ed eventuali ottavi, sia benevolo.
Paolo: vorrei dire in finale, ma forse mentirei. Da genoano conosco pregi e difetti della preparazione atletico-tattica del Gasp: febbraio è un periodo nero per le sue squadre, che perdono spesso smalto e condizione. L’Atalanta al 100%, fisicamente e mentalmente, può davvero raggiungere lidi inesplorati. Non dimentichiamoci che, a differenza della Champions, in Europa League non vi è una vera e propria schiacciasassi: se riuscirà a smentire questo dogma, allora sarà lecito sognare.
Pietro: l’Atalanta è la più bella favola di quest’apertura di Europa League. Tutti pensavano che avrebbe venduto cara la pelle e così è stato: complice anche non smagliante forma dell’Everton, ha dominato il girone senza alcun problema. Merito senza dubbio di Gasperini, che nel calciomercato estivo ha lasciato andare qualcuno ed allo stesso tempo ha comprato dei rimpiazzi ideali. Può arrivare un po’ più in alto, questo sì, ma per la vittoria finale ci vuole un miracolo.
2. Le grandi notti (da incubo?)
Riuscirà il Milan ad andare avanti e a riassaporare quel profumo di notti europee tanto caro a Milanello?
Matteo: questa è decisamente la domanda più difficile. Ad oggi, direi di no.
Tuttavia, credo che i rossoneri sappiano che l’Europa League è l’ultima occasione per salvare una stagione altrimenti vicina alla tragedia, viste le premesse.
Un buon sorteggio, per i sedicesimi almeno, aiuterebbe, comunque bisognerà vedere come arriveranno i ragazzi di Gattuso a febbraio, sperando siano diversi da quelli di oggi, che potrebbero rischiare perfino con l’Astana.
Per individuare un traguardo ideale, con spauracchi quali Arsenal, Atletico Madrid e Borussia Dortmund presenti, ora come ora, non dico oltre i quarti di finale, anche se da qui a febbraio può cambiare tanto.
Paolo: la questione Milan va affrontata alla radice: partiamo dal mercato. Montella aveva perseguito con abnegazione quasi psicofisica la strada del 4-3-3: innesti come Calhanoglu, trequartista puro come cioccolato fondente Lindor, non potranno mai rendere al massimo delle loro potenzialità. Detto ciò, non lo agevola nemmeno il contesto transizionale dei rossoneri, non esalta nessuno. Il Milan dovrà ripartire da certezze mentali più che tattiche, dall’unione del gruppo che potrebbe davvero far la forza. Oltre che da un sorteggio benevolo.
Pietro: quella che ha tra le mani Gattuso è forse la squadra più emblematica degli ultimi anni. Diciamoci la verità: il Milan ha dei giocatori validissimi per ambire a posizioni importanti e vittorie europee, ma che questo fosse un anno di transizione avrebbero dovuto aspettarselo tifosi e dirigenza. Incrociamo le dita e speriamo in bene, da amanti del calcio: anche Di Matteo, quando a marzo del 2012 si sedette sulla panchina del Chelsea, aveva un curriculum simile a quello di Ringhio. Il finale di annata, poi, ha parlato da solo.
Chissà se Ringhio farà la fine (sportiva) del suo omonimo.
3. Inganni europei
No, non parliamo dell’inganno della cadrega. Ma siamo lì.
Copione trito e ritrito quello della Lazio in formato europeo: ottavi/quarti di finale, poi game over. Quest’anno la musica potrebbe cambiare?
Matteo: La risposta a questa domanda prevede numerose incognite.
Innanzitutto bisognerà vedere come saranno messi i biancocelesti in campionato, dato che è probabile che, se si staranno contendendo un posto tra le prime quattro, potrebbero impiegare in coppa le seconde linee, mantenendo l’andazzo che hanno sempre avuto nelle ultime edizioni di Europa League.
La musica cambierebbe se Inzaghi decidesse di mettere in campo i titolari anche di giovedì sera.
Se così fosse, delle tre italiane uscite dalla fase a gironi, la Lazio è quella messa meglio, quindi, con un buon sorteggio, andare oltre i quarti non lo vedo impossibile.
Paolo: ah, che bella domanda: bella come la Lazio di Inzaghi. E dipenderà proprio dagli obiettivi che vorrà porsi l’allenatore: accelerare sull’Europa League e riportare un trofeo internazionale che manca a Formello dal 1999? Oppure preservare le cartucce migliori per agguantare il piazzamento europeo? Più facile dire che la Lazio è una grande squadre e deve esserne consapevole. Attenzione a Caicedo, potrà essere la sorpresa.
Pietro: speriamo di sì! La Lazio è una delle squadre che diverte di più gli italiani che guardano il gioco del pallone. Ha individualità importanti, e Felipe Anderson potrebbe essere il vero acquisto di gennaio. Se Immobile non ha la sfortuna di farsi male da qui a giugno, per me i biancocelesti possono vincere l’Europa League.
4. Egemonia russa
Quattro squadre ai sedicesimi sono russe, due arrivano dalla Champions League: una di queste riuscirà ad alzare la Coppa? O Putin dovrà accontentarsi “solo” di ospitare i Mondiali?
Matteo: rispondo in maniera secca e dico che, per me, no, non sarà la competizione delle russe.
È vero, 4 formazioni ai sedicesimi non sono poche tuttavia, Zenit a parte, nessuna ha l’organico per poter puntare al bersaglio grosso.
Soprattutto considerando anche che il livello medio della competizione è il più alto degli ultimi anni e che non ci sono basi solide per pronosticarlo, alla fine, CSKA e Spartak sono scese da gironi di Champions non esattamente di ferro, mentre la Lokomotiv ha vinto, non senza grattacapi, un gruppo in EL piuttosto modesto. Lo Zenit potrebbe fare qualcosa di importante, tuttavia, mi risulta difficile pensare che ad eliminare anche solo una tra Atletico, Borussia, Arsenal o anche Napoli.
Paolo: ne dubito. Forse lo Zenit di Mancini, rosa esperta e valida tecnicamente: bisognerà giudicarla contro squadre di alto livello. Certo, le premesse sono buone: 4-3-3 offensivo, esterni offensivi che spingono in continuazione – Rigoni e talvolta Paredes – a supportare il gigante Kokorin. Kranevitter e Noboa sono per palati fini, abili a coniugare fase d’impostazione e rottura del gioco: poi, beh, quando in difesa hai un Ivanovic che ha deciso una finale di Europa League… Sognare è lecito. Difficile, invece, vedere le altre tre compagini russe trionfanti, soprattutto il CSKA deludente in CL.
Pietro: quella della Russia, quest’anno, è una realtà importante. Con le “retrocesse” CSKA e Spartak Mosca, e le “promosse” Zenit e Lokomotiv Mosca, il paese balcanico ha le 4 migliori squadre del campionato a giocarsi la coppa. Carrera vincitore sarebbe un sogno, forse però Mancini ha qualche chance in più visto l’organico e l’esperienza. Il CSKA senza Sluckijè un po’ come la Roma senza Totti, e la Lokomotiv sarà probabilmente un fuoco di paglia, visto che i ferrovieri sono primi in campionato a +6 sulla seconda, e non vincono il massimo trofeo russo dal 2001.
5. Gioie e dolori
Ora ripartiamo a razzo, senza fronzoli: delusioni e sorprese di questa fase a gironi?
Matteo: la delusione di questi gironi è l’Hoffenheim.
I ragazzi di Nagelsmann erano inseriti in un girone non difficilissimo con Braga, Ludogorets e Istanbul Basaksehir e, dopo l’uscita dignitosa dai PlayOff di Champions contro il Liverpool, erano, per me, una delle possibili mine vaganti della competizione.
Invece la loro campagna in Europa League è stata a dir poco fallimentare con appena 5 punti conquistati e un modesto ultimo posto nel loro gruppo.
Di sorprese invece ce ne sarebbero diverse ma non posso che dire Östersunds.
Non tanto per aver superato un girone con dentro Athletic e Hertha Berlino, quanto perché passare in 6 anni dalla quarta divisione svedese ai sedicesimi di Europa League è una delle cose più belle che abbia mai sentito.
Paolo: Fosse facile. Il calcio tedesco ne esce bene quanto le condizioni del Garpez a fine film: dovranno sperare in un miracolo Lipsia (non sarebbe la prima volta) o Borussia Dortmund: male Hoffenheim ed Hertha, anche Colonia. Nagelsmann ha forse capito che Rudy, per questa squadra, è insostituibile. Non approfondisco l’Everton, che non ho mai considerato come immane pericolo: si erano create aspettative ben più alte del valore ma soprattutto dell’organizzazione societaria e manageriale che ha portato a un inevitabile tracollo. Come sorpresa, più potenziale, metto la Real Sociedad: in Europa non ha mai dimostrato nulla, il girone ben condotto è incoraggiante.
Pietro: sarebbe come sparare sulla croce rossa dire che la delusione di questi gironi è l’Everton: evito, quindi, di peggiorare una situazione che, visto il mercato faraonico e le ambizioni iniziali, si è trasformata in un tracollo quasi imbarazzante (si è visto anche in campionato). Dico quindi Colonia: devo essere sincero, mi aspettavo di più visto la cavalcata dello scorso anno in Bundesliga. Probabilmente i caproni hanno sofferto troppo la fuga di Modeste, emigrato in Cina alla corte di Cannavaro, al Tianjin Quanjian; i sostituti non sono stati all’altezza. La sorpresa? L’Astana. Borat sarà sicuramente contento.
6. Top
E invece, un giocatore che si è messo particolarmente in mostra? Uno che vi ha stupito?
Matteo: l’Europa League è la competizione dei giocatori underdog, mezzi sconosciuti e non abituati ai grandissimi palcoscenici.
In base a questo, non posso che scegliere un calciatore che spesso nemmeno è partito titolare. Fransergio del Braga sarà il vostro preferito da qui ai prossimi mesi.
Nelle 5 partite in cui ha visto il campo, nonostante solo 2 da titolare, è andato a segno ben 4 volte, giocando sempre da esterno o da centrale di centrocampo.
Ad impressionare è però la sua media gol, uno ogni 59 minuti, la più alta tra quelli con almeno 2 partite da titolare.
Paolo: Damien Le Tallec, un muro. All’Emirates ha esposto il massimo del suo repertorio, impreziosito da ottime coperture preventive e 1 vs 1 quasi sempre vinti. Per non parlare dei salvataggi a botta sicura: se la Stella Rossa ha la miglior difesa della fase a gironi (2 gol subiti), un motivo ci sarà. L’abbiamo trovato.
Pietro: mi viene da dire Emiliano Rigoni, centrocampista avanzato dello Zenit San Pietroburgo. L’hanno preso quest’estate dall’Independiente ed è diventato subito uno dei titolarissimi nello scacchiere di Mancini: talvolta gioca anche ala, e forse anche per questo ha già segnato 6 gol nella competizione
7. Numerologia
Chiudiamo così, con il “Numero sette” della fase a gironi: quale vi ha colpito di più?
Matteo: Anche qui vado su un underdog: Benjamin Verbič del Copenaghen. Il 24enne sloveno è stato fondamentale per il passaggio del turno dei suoi e, sicuramente, è stato uno dei numeri 7 più decisivi in questa prima fase.
I danesi infatti navigavano in un mare burrascoso, con appena 3 punti racimolati nelle prime 4 giornate, ma poi Verbič, con 2 gol e 2 assist nelle ultime due partite, ha regalato ai suoi 6 punti e un passaggio del turno che, fino a metà novembre, sembrava quasi impossibile.
Senza di lui, ora il Copenhagen starebbe probabilmente pensando a come riempire i giovedì sera liberi.
Paolo: Edin Visca. Buona facilità di calcio con entrambi i piedi, e un’insolita vena realizzativa. Tre gol nelle ultime tre partite, dopo esser stato a secco nelle prime: proprio guardando i minuti in queste ultime tre (203) si può notare come abbia segnato un gol ogni 67 minuti. Purtroppo non ha contribuito al passaggio del turno del Basaksehir. Si, mi piacciono i giocatori strani.
Pietro: tanto per citare un ex della nostra Serie A, provo a dire Nenad Krsticic, che ricordiamo per il passato alla Sampdoria e al Bologna. Certo, non il più elegante calciatore d’Europa, ma le sue geometrie hanno portato bene alla Stella Rossa, qualificata con 3 gol fatti e 2 subiti in 6 partite. E’ comunque difficile trovare un vero e proprio “numero 7” che ha stupito il pubblico europeo.
Ok, abbiamo finito. Ma attenzione, perché il bello deve ancora venire.
Non abbiamo ancora cominciato.
E speriamo che non reagiate come Aldo…
Introduzione a cura di Paolo De Angelis
Autori: Matteo Brambilla, Paolo De Angelis, Pietro Fanti