Uno dei weekend più irripetibili, che la storia della Serie A possa ricordare, è terminato: le 6 big tutte messe a confronto l’una contro l’altra, e nessuna si è accontentata del pareggio.
Noi ci siamo presi una giornata intera per riprenderci da un hangover che avremo l’ebrezza di riprovare tra qualche mese, quando questo turno si ripeterà a campi invertiti: a Napoli, a Roma, e ovviamente a Milano.
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L’ottava giornata, intanto, ha consegnato al campionato due forze che si staccano dalle altre, contrastanti nella loro espressione: il Napoli, sui cui gli aggettivi ormai si sprecano, e l’Inter sempre più squadra in grado, come poche, di mettere a nudo i difetti degli avversari. Napoli e Inter che si sfideranno sabato al San Paolo. Una vittoria del Napoli rappresenterebbe il primo reale strappo al campionato, con almeno 5 punti su tutte le inseguitrici; una vittoria dell’Inter condurrebbe al comando una squadra emotivamente su di giri, con un allenatore che, per togliersi le stigmate dell’eterno secondo in Italia, scenderebbe a patti con il Diavolo.
Quel Diavolo che esce mediaticamente ridimensionato da un derby bellissimo, soprattutto nella ripresa. Il Milan ha, forse, sprecato un tempo contro l’Inter e, sicuramente, un quarto di stagione. Ma, nei secondi 45 minuti, Montella potrebbe aver trovato le risposte per il futuro. Ne riparleremo.
Allora #InterFans, com'è il lunedì mattina dopo aver vinto il #DerbyMilano?
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Difficile, invece, dare un giudizio netto sulla Juventus. Sicuramente non si può darla per morta. Mai. È la storia a dircelo. Eppure, da sabato, non sempre più imbattibile neanche nel suo Stadium, in cui non perdeva da 57 partite.
E poi le romane, con due allenatori della nuova avanguardia, che impastano la squadra a loro immagine e somiglianza. Il discorso Di Francesco si è solo interrotto di fronte a qualcosa, adesso, forse più grande di lui; quello di Inzaghi è semplicemente immerso in flusso di coscienza in cui i calciatori non giocano al calcio, ma sono giocati dal calcio.
E allora, se siete pronti, addentriamoci nel vivo del nostro discorso.
Abbiamo provato a dargli un taglio preciso, interloquendo intorno alla posizione di 6 giocatori chiave di questo weekend. Ad accompagnarci ci saranno, in ordine di apparizione: Angelo Mattinò, Matteo Brambilla, Alessandro Ranieri e Francesco Lorenzo Antonino; mentre Francesco Saverio Simonetti porterà avanti un discorso che viaggia, parallelo, sul binario del gol.
Si chiude l'8ª giornata di campionato: ecco la classifica aggiornata della #SerieATIM! pic.twitter.com/cw1aoMTDUc
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1. Juventus
Sembra assodato che questa Juventus non possa rinunciare a Dybala dal primo minuto. Ma con l’argentino titolare Allegri può/deve riproporre il 4-3-3?
Angelo: La Juventus cambia pelle ogni anno, e Allegri ci mette sempre un po’ a capire il giusto assetto per la squadra. In questo momento ci troviamo di fronte a un evidente problema di costruzione della manovra in assenza di Pjanic, l’unico a centrocampo che può garantire un certo tipo di qualità nel palleggio. Il 4-3-3, a mio avviso, non è l’ideale perché per caratteristiche Pjanic non è adatto a fare il regista basso. Questa Juventus non può rinunciare a Dybala allo stato attuale, ma va messo in condizione di avere poco campo tra sé e la porta, in questo modo possiamo ammirare tutto il suo straordinario potenziale.
Matteo: Non credo, un suo utilizzo in quel modulo lo trovo, a oggi, molto penalizzante per lui. Dybala rende meglio quando può giocare nella zona centrale del campo: è vero, in un 4-3-3 potrebbe partire esterno per poi accentrarsi e calciare, ma non è assolutamente falso dire che partendo largo potrebbe perdere quella lucidità, al tiro o alla giocata, che lo ha contraddistinto dal suo arrivo alla Juventus, e in questo scorcio di stagione. Se Allegri vuole proporre il centrocampo a 3 per far rendere meglio i suoi centrocampisti credo comunque che Dybala debba agire centralmente sulla trequarti, in un 4-3-1-2 con Mandzukic e Higuain davanti o in un 4-3-2-1 con il Pipita prima punta e uno tra Cuadrado e Douglas Costa al suo fianco.
Alessandro: Credo che la presenza di Dybala dal primo minuto sia determinante per le sorti di qualsiasi partita e un 4-3-3 darebbe più dinamicità alla fase offensiva. Douglas Costa ha giocato un buon primo tempo, culminato con il gol, ma nella seconda parte si è ammosciato. E poi, il talento e l’estro della Joya non è comparabile con quello del brasiliano, con tutto rispetto. Il problema maggiore della Juventus in questo avvio, però, è una fase tattica troppo confusa, con una difesa che è andata in grande sofferenza sui movimenti di Immobile e Milinkovic-Savic. Allegri deve cercare di dare, al più presto, una quadratura di modulo definitiva per solidificare centrocampo e difesa.
Francesco L: Parlare di Dybala come indispensabile quando è reduce da due errori consecutivi dal dischetto è un po’ un paradosso. In realtà sono molte le cose che non hanno funzionato nella partita contro la Lazio: l’assenza più pesante è stata quella di Miralem Pjanic, l’unico in grado di garantire qualità e quantità. Per il resto, non credo che il 4-3-3 possa funzionare, soprattutto nella versione vista sabato. Con un Higuain ai limiti del presentabile e un Douglas Costa schierato a destra a pestarsi i piedi con Khedira. L’esclusione di Dybala è solo la punta di un iceberg che potrebbe essere molto profondo e che potrebbe anche cambiare il giudizio sul mercato bianconero visto che i due innesti offensivi (Bernardeschi e il già citato numero 11 brasiliano) non sono sembrati minimamente integrati nel gioco della squadra.
2. Lazio
Luis Alberto ha cambiato il volto di questa Lazio. Quando Nani e Felipe Anderson rientreranno definitivamente, al netto delle rotazioni in vista dell’Europa League, dovranno accontentarsi della panchina?
Matteo: Il calcio e i calciatori vivono di momenti. Oggi, togliere Luis Alberto per mettere in campo un qualsiasi giocatore della rosa biancoceleste è impensabile. Lo spagnolo, tuttavia, nella sua carriera ha giocato solo una stagione da titolare in prima squadra, due anni fa con il Deportivo La Coruña, e nel 2016/17 non ha visto troppo il campo. Per questo credo che, per una questione fisiologica, prima o poi dovrà rifiatare: a quel punto, Nani e, soprattutto, Felipe Anderson avranno le loro chance. Rimanendo nell’immediato è assai probabile che li vedremo subentrare a partita in corso e, con le loro qualità, bisognerà stare molto attenti.
Angelo: Il modulo di Inzaghi sta funzionando alla grande, densità a centrocampo per consentire a Luis Alberto di essere libero da certi compiti di copertura. Giocatore tecnico e intelligente, quindi molto prezioso, vede il gioco e ha i tempi della giocata. Felipe Anderson è un rientro importante ed è diverso dallo spagnolo, il suo problema è sempre stato la continuità. Una convivenza con Luis Alberto alle spalle di Immobile è una soluzione affascinante che non so se la squadra sia in grado di supportare. Nani ottimo per le rotazioni, ma non lo vedo un potenziale titolare.
Francesco L: Devo ammettere di essermi innamorato. Non avevo ancora visto giocare lo spagnolo, ma la qualità delle sue scelte mi ha davvero impressionato: trequartista classico e moderno allo stesso tempo, mi ricorda un po’ el Mudo Vazquez per questa sua capacità di giocare il pallone in modo intelligente. In questo momento è un elemento imprescindibile, anche per Ciro Immobile. In futuro, il problema riguarda più Felipe Anderson che Nani, il quale non credo possa dare un grande contributo alla causa. Ma Inzaghi ha dimostrato di essere un allenatore in grado di capire i momenti sia della partita sia dell’intera stagione: saprà certamente inserirlo in un contesto al momento ai limiti della perfezione.
Enorme equipo !!!! ➕3️⃣ ante un buen rival, sigamos creyendo. #avantilazio @OfficialSSLazio #forzalaziosempre ⚽️????⚪️???? pic.twitter.com/EYWhPF8Ubx
— Luis Alberto Romero (@14_luisalberto) October 14, 2017
Luis Alberto definisce la Juventus un “buen rival”. Questione di caratteri a disposizione, o semplicemente di carattere?
Alessandro: Sicuramente la sorpresa più convincente di questo inizio stagione. Sta fornendo grande continuità di prestazioni e dimostra di saper giostrare in mezzo al campo in entrambe le fasi. L’anno scorso arrivò come un oggetto misterioso e tale rimase per tutta la stagione, mentre quest’anno sembra abbia avuto un’evoluzione straripante sotto ogni punto di vista. L’intuizione di Inzaghi lo sta ripagando alla grande, sopratutto in ottica futura dato che ha appena 25 anni. Con L’Europa League in corso si potrebbe alternare, ma se continua a dare sostanza nella trequarti laziale sarà difficile farlo accomodare in panchina. Nani e Felipe Anderson sono due giocatori molto rapidi e agili con il pallone, ma per conquistare il posto dovranno fare qualcosa in più.
Intermezzo I – Binario Bomber
a cura di Francesco Saverio Simonetti
Se l’anno scorso poteva essere considerato un unicum rispetto alla tradizione del nostro credo che ruota intorno al cuoio, l’incipit di questa stagione ha tolto ogni dubbio: in Italia si segna. Tanto.
Sono già 229 le reti in 79 incontri con una media gol di 2.89 a partita. La Serie A è, tra i 5 migliori campionati europei, quello in cui si finalizza di più: seguono Liga (2.78) Ligue 1 (2.72) Bundesliga (2.6) Premier League (2.51).
Emblematico anche il dato relativo al podio dei bomber:
- Italia 30 gol (Immobile 11, Dybala 10, Icardi 9)
- Francia 27 (Falcao 12, Cavani 8, Fekir 7)
- Spagna 25 (Messi 11, Zaza 7, Bakambu 7)
- Germania 24 (Aubameyang 10, Lewandowski 9, Werner 5)
- Inghilterra 19 (Lukaku 7, Aguero 6, Kane 6)
Ma il dubbio che sorge è: difese scarse o attacchi forti?
Assodato che ogni situazione di gioco è frutto di un compromesso, possiamo, tuttavia, affermare che il calcio, ad alto livello, si sta spettacolarizzando (è aumentata la tecnica di base con il pallone tra i piedi) con un incremento dei sistemi di gioco offensivi, e un aumento della forbice di povertà dei club: poche major e tante piccole. Questo, oltre a rendere alcune partite squilibrate, ha fatto sì che le difese si concentrassero di più sull’organizzazione dei movimenti collettivi, e meno sull’abilità singole. Ma di fronte a un aumento della tecnica di base, le letture individuali del difensore risultano ancora fondamentali. E spesso tutto questo non avviene come si deve, ridicolizzando (anche tecnicamente) il difensore. Una decina d’anni fa, il discorso sarebbe stato, forse, differente.
Quindi, se fino a due stagioni passate andavate in ricevitoria e puntavate con serenità sull’over 2.5 di una partita a caso in Bundesliga, forse oggi il vostro amico tedesco sta facendo lo stesso con Cagliari-Genoa.
Di sicuro, entrambi, continuerete a puntare in Eredivisie: in Olanda si segna con una media di 3.04 a match.
3. Roma
Il giocatore che sembra risentire maggiormente della gestione Di Francesco è Nainggolan. Ci dobbiamo abituare a un Radja meno offensivo, è solo una questione di tempo o si dovrebbe pensare a una soluzione alternativa?
Francesco L: Secondo me la questione Nainggolan è un falso problema. C’è stato un Radja avanti Spalletti e un Radja durante Spalletti: non può essere solo il giocare 10 metri più indietro a far cambiare totalmente il rendimento di un giocatore. Del resto Spalletti è un maestro nel far rendere al massimo il giocatore designato a giocare sotto la prima punta, quindi non credo che dal numero 4 belga ci si possa aspettare quel livello di produzione offensiva. Paradossalmente, sabato quando è stato schierato da trequartista aveva compiti molto più difensivi rispetto a quando è stato spostato nel ruolo di mezzala.
Matteo: Volendo fare una battuta per riprendere la domanda, direi che è solo questione di tempo prima che venga ceduto. A parte gli scherzi, secondo me stiamo sbagliando nel giudicare Nainggolan. Mi spiego meglio, l’impennata dei suoi numeri offensivi è arrivata solo dopo il ritorno di Luciano Spalletti, 14 gennaio 2016. Fino a quel giorno il belga era reputato un giocatore fortissimo in mediana, duro da affrontare e con un bel tiro, ma che in 11 anni in Italia non aveva ancora segnato 20 gol. Il volere di Di Francesco credo sia quello di sfruttarlo più per le sue doti da atleta in fase di transizione e inserimento, piuttosto che per il suo tiro. Cosa che, almeno nei dati, lo penalizzerà.
Angelo: Ci siamo abituati a un Nainggolan più avanzato, solo quando Spalletti lo ha trasformato in trequartista. Con la tipologia di gioco dello scorso anno era devastante in campo aperto con i suoi strappi palla al piede. Oggi, tutto sta nella malleabilità di pensiero di Di Francesco, che per altro ha apertamente detto che continua a prediligerlo come mezzala. In questo momento in cui la Roma fa fatica a esprimere il calcio del suo allenatore, anche i movimenti del belga ne risentono, ma a risolvendo alcuni problemi potrebbe essere decisivo anche in questo ruolo con gli inserimenti senza palla.
Alessandro: Il Ninja ha attirato l’attenzione dei grandi club d’Europa per la sua grinta strepitosa e l’abilità magistrale di ruba-palloni a metà campo. L’attitudine al gol è una delle caratteristiche di Nainggolan, ma credo credo Di Francesco voglia utilizzarlo come un jolly adattabile in ogni situazione. La trequarti e gli inserimenti senza palla sono il suo habitat naturale: Di Francesco sta tentando di giungere a un compromesso tra le sue idee e le doti del calciatore.
4. Napoli
Jorginho è forse all’apice della sua espressione calcistica. È semplicemente galvanizzato dalla gestione Sarri o meriterebbe la Nazionale?
Alessandro: Jorginho è senza dubbio, in questo momento, il regista più completo d’Italia. Maurizio Sarri è un maestro nel tirare fuori il meglio dai suoi giocatori, come ha fatto con Mertens, e la sua intelligenza tattica si è integrata perfettamente senza sbavature, creando una coesione tra tutti e tre i reparti. Credo che in questo momento un po’ difficoltoso per la Nazionale, Jorginho possa rimettere ordine in una squadra ancora troppo spaesata, ed esaltare maggiormente le qualità da playmaker.
Matteo: È ovviamente galvanizzato dal ruolo cucitogli addosso da Maurizio Sarri. Meriterebbe anche la Nazionale, ma le sue sfortune sono due: il 4-2-4 che vuole usare Giampiero Ventura e il fatto che, in quel modulo, il suo posto è occupato dal nostro giocatore più talentuoso, Marco Verratti. Se si passasse al 4-3-3 sono certo che il nostro CT gli garantirebbe un posto al 100%. Con lui, Verratti e un eventuale recupero di Marchisio sarebbero grossi guai per tutti.
Angelo: Jorginho è un grande dilemma. Quando arrivò dal Verona, con Benitez sembrava davvero un giocatore senza identità tattica. In questo momento è uno dei migliori interpreti nel ruolo di regista basso: gioca a un tocco e comanda la squadra nel possesso, mi sembra che anche la sua personalità sia cresciuta drasticamente. Meriterebbe la Nazionale in un contesto diverso, Jorginho ha bisogno di un certo tipo di calcio per rendere al meglio, è un giocatore atipico perché difficilmente adattabile a vari schemi. Faccio fatica a vederlo in un centrocampo a due.
Francesco L: Il giocatore giusto al posto giusto. Le sue caratteristiche si adattano alla perfezione al sistema di Sarri. Nessuno riesce a creare linee di passaggio efficaci come i giocatori del Napoli. Non riuscirei quindi a immaginarlo al di fuori di questo contesto con lo stesso livello di prestazioni: sicuramente è un giocatore che dovrebbe entrare nel giro della Nazionale, ma senza aspettarci che il suo rendimento possa essere pari a quello fornito con la maglia del Napoli. Vederlo come il salvatore della patria potrebbe essere controproducente, come successo, in parte, per Insigne.
Intermezzo II – Ciro II
Francesco Saverio Simonetti
Impossibile parlare di gol, e non spendere qualche parola sul secondo Ciro più famoso d’Italia.
Always between light and darkness. #Gomorra3 #StammTurnann #wearecomingback pic.twitter.com/reHT9EHSV2
— marco d'amore (@damore_marco) September 28, 2017
Ciro Di Marzio è chiaramente il primo
Da partenopeo, sentirlo parlare a fine gara, con quell’accento marcatamente napoletano, è una delle cose più belle. Insieme a quell’esultanza con la corsa ciondolante, un po’ tamarra, e lo sguardo distratto da scugnizzo, di bomber di strada spaesato, come se si fosse appena svegliato e fosse sceso in mezzo alla via a giocare con gli amici del palazzo.
Tralasciando gli aspetti più decorativi, Immobile si trova in uno stato di grazia impressionante: colpisce la quantità e la qualità dei palloni giocati lontani dalla porta, frutto di un movimento incessante; ma ancor di più l’eccellenza con cui esprime un fondamentale imprescindibile nel calcio per creare superiorità: il dribbling. Immobile in questo scorcio di campionato ti salta da lanciato (chiedere a Bonucci) e da fermo (chiedere a Chiellini). Da italiani, non possiamo che sperare che questo periodo sia il più lungo possibile.
5. Milan
Nel secondo tempo Suso è salito in cattedra come centrocampista. Montella dovrebbe ripartire da questa soluzione e proseguire con il 3-5-2 o dovrebbe virare nuovamente sul 4-3-3 e sfruttare lo spagnolo come attaccante esterno?
Angelo: Avevo già scritto di Suso a inizio stagione, è un giocatore che ha bisogno di libertà per esprimersi, in questo senso è molto simile a Luis Alberto: se viene ingabbiato in certi dettami tattici perde efficacia. Trovo molto strano il fatto che Montella lo abbia tolto dal cuore del gioco, essendo il giocatore di maggior qualità, considerando anche l’idea di calcio che ha l’allenatore rossonero. Il 3-5-2 non sta funzionando: squadra schiacciata, piatta e giocatori sacrificati. Difficile rivederlo spesso mezzala per limiti difensivi, per cui penso che il ruolo di esterno sia il più congeniale.
Matteo: Non mi allineo con le due opzioni e scelgo un ibrido tra le due. Suso come esterno in un tridente d’attacco è stato spesso sfavillante, tuttavia questo Milan sembra rendere meglio con una difesa a 3, con Bonucci che avrebbe le spalle più coperte e riuscirebbe a fare con maggiore qualità e tranquillità quello che è il suo punto di forza, cioè impostare il gioco. Per questo dico che il modulo migliore potrebbe essere il 3-4-3 dove, tra l’altro, Montella potrebbe trovare una varietà di fonti di gioco notevole, con Bonucci in difesa, Biglia a centrocampo e Suso sull’esterno d’attacco.
Francesco L: Nel mulino che vorrei Montella dovrebbe schierare un 4-2-3-1 con Calhanoglu, Bonaventura e Suso alle spalle di Kalinic e Biglia e Kessié davanti alla difesa. Il problema è che buona parte del mercato estivo verrebbe bocciata: Musacchio in panchina (insieme ad Andrè Silva) e Bonucci reinserito in un sistema a lui non congeniale, anche se i problemi del centrale italiano sono riconducibili più alla sfera mentale). In questo momento, il tecnico è con le mani legate: Suso non può non giocare, ma la sua presenza in campo difficilmente permette di trovare il giusto equilibrio. Non vorrei essere al posto di Montella.
Alessandro: Il secondo tempo del derby ha lasciato alcune certezze a Montella, e Suso è una di queste. Impossibile lasciarlo fuori, insieme a Bonaventura ha creato scompiglio nella difesa nerazzurra e si è adattato a un 3-5-2 insolito. Ma il giocatore spagnolo dà il meglio di sé in un 4-3-3 da esterno di fascia destra: ha grande dribbling, velocità, un tiro da cecchino e ottime doti di assistman. Montella dovrebbe pensare di più a dare spazio a giocatori che fanno la differenza, adattandosi in alcune scelte tattiche, e liberando maggiore creatività nella fase offensiva, dove c’è un Andrè Silva ancora troppo statico.
6. Inter
Vecino può diventare il trequartista ideale per il gioco di Spalletti o è stata una soluzione tattica dettata dallo sviluppo della partita?
Francesco L: Io sostengo che il trequartista ideale per Spalletti sarebbe Brozovic. In quelle 6-7 partite all’anno in cui si ricorda di essere un ottimo centrocampista.
Matteo: Vecino può ricoprire quel ruolo perché, anche se deve migliorare il suo feeling con la porta, ha il passo per spaccare in due gli avversari, come visto nell’accelerazione straordinaria all’88’ e possiede anche un buon tiro. La coperta dell’Inter, tuttavia, è talmente corta e il fiato di Borja Valero talmente poco che, inevitabilmente, Vecino finirà per occupare quasi sempre, o almeno per una parte di ogni partita, il ruolo di mediano, lasciando la trequarti a uno tra Brozovic e Joao Mario, a meno che Spalletti non si inventi qualcosa di nuovo. Non sarebbe la prima volta.
Alessandro: Borja Valero e soprattutto Vecino sono stati gli aghi della bilancia nerazzurra. L’uruguayo ha grande passo ed è stato molto presente al limite dell’area rossonera come rimorchio a Icardi per creare superiorità numerica. Può ricoprire anche il ruolo di interno di centrocampo per dare maggiore copertura, rendendosi interscambiabile all’occorrenza. Ha bisogno di continuità per crescere partita dopo partita e diventare uno spacca-difese con incursioni centrali pericolosissime. La trequarti potrebbe essere anche la zolla di campo per provare spesso a liberare il grande tiro dalla distanza. Acquisto azzeccato di Spalletti.
Angelo: Spalletti sta provando praticamente tutti in quel ruolo: prima Joao Mario, poi Borja Valero, che peccano di un certo dinamismo in quella zona di campo. Attualmente mi sembra che Vecino sia quello più adatto assieme a Brozovic. Per dedizione dico l’uruguayo, che ha sfoderato una grande prestazione nel derby. Bisogna capire quanti gol ha nelle corde: in quella posizione bisogna vedere la porta.
Intermezzo III – Principe Maurito
Francesco Saverio Simonetti
Accostare la parola principe a un attaccante dell’Inter, è sempre azzardato. Ma i numeri suonano forte: 87 reti in 154 partite con l’Inter, già 90 in Serie A (10 Sampdoria, 80 Inter). A 24 anni, in Italia, sono numeri difficilmente ripetibili. La parola principe, però, gliela vorrei cucire sulla maglietta per i movimenti che compie, soprattutto in area di rigore. Nel taglio sul primo palo, Icardi insegna calcio. L’Inter perimetrale che crossa dalle fasce con gli esterni a piedi non-invertiti, in questo senso anacronistici, ne esaltano le caratteristiche. Dal vivo, poi, è veramente un giocatore incredibile che logora l’acido lattico dei difensori: muscolarmente secondo a nessuno, sempre pronto a scattare e rubare lo spazio all’avversario, è terrificante la qualità con cui compie la scelta dei suoi strappi. Una qualità tutta mentale, che affina partita dopo partita. Il gol dell’1-0 è un capolavoro per questo.
Ma come sbuca?
7. Back to Black
Napoli, Inter, Lazio, Juventus, Roma, Milan. Andiamo avanti di un girone: in che posizione le immaginate quando, inevitabilmente, ci sarà questo turno? E sarà a quel punto decisivo?
Matteo: Sarà banale dirlo ma, ovviamente, sarà decisivo. Per rispondere in maniera secca, penso che la situazione possa essere la seguente: Napoli e Juventus, in questo ordine, staccate dalle altre a sgomitare per il titolo, Inter terza con un leggero vantaggio sulla Roma, con Lazio e Milan a inseguire per un posto in Champions League.
Francesco L: Ipotizzo una fuga a due, poco romantica, con Napoli e Juventus protagoniste. L’Inter mi sembra pronta a giocare il ruolo della terza incomoda, mentre per il quarto posto vedo ancora la Roma favorita sulla Lazio. Il Milan è destinato a risalire, ma per sua sfortuna mai come quest’anno la lotta per la Champions è livellata verso l’alto e dunque i punti persi in queste prime otto giornate potrebbero già essere decisivi.
Alessandro: Forse con il Napoli sempre avanti, Inter a inseguire, Lazio e Juventus subito dietro, Roma e Milan per rimanere agganciate al treno della Champions. L’assenza delle coppe per l’Inter può essere un fattore decisivo, in grado di dare maggiore freschezza e concentrazione. Il ritorno di questo turno sarà un grande passo per gli obiettivi delle rispettive squadre, perché confermerà la sicurezza acquisita nei mesi passati oppure decreterà i primi segnali di resa.
Angelo: Fra un girone immagino una lotta a due tra Juventus e Napoli, i bianconeri credo che riusciranno a restare ad alta quota per la varietà e la profondità della rosa. Per il terzo posto vedo le altre alla pari, anche il Milan che, tuttavia, non ha molto più tempo per trovare un’identità precisa. Con questa domanda vogliamo farci del male, della serie le ultime parole famose.
Soundtrack post-weekend: Rehab (2006, Back to Black) Amy Winehouse