Reds Spaccatutto

Ok, vi aspettavate forse una giornata interamente deicata al trionfo della Roma. Ci stiamo ancora pensando, stiamo cercando di metabolizzare tutto ciò che è accaduto all’Olimpico, laddove nove anni prima Messi svettava e piazzava il pallone alle spalle di Van der Sar. Lo sappiamo, non pare facile spostare il nostro baricentro narrativo d’azione all’Etihad, ma lo facciamo: il Liverpool ha consumato il delitto perfetto.

Un delitto inaspettato, eppure calcolato nei minimi particolari, preventivato chiaramente da un Klopp che è riuscito ad incastonare il buon Pep per l’ennesima volta: senza meccanismi maniacali o allucinanti, bensì semplici.

Perché, a volte, la semplicità è l’arma migliore da sfoderare.

Semplicità e serenità, quella che sembra contraddistinguere il momento dei Reds. Klopp così ha potuto lavorare su nuovi e insoliti aspetti tattici, dopo aver solidificato l’aspetto mentale: ricordiamolo, questa squadra veniva sbeffeggiata 5-0, all’Etihad, il 9 settembre 2017.

Stavolta sono i Reds ad aver spaccato tutto.

Autodistruzione

Se ne parla spesso, a proposito del Liverpool: la capacità di autodistruggersi. Una capacità innata, un difetto strutturale che ha sempre contraddistinto in maniera dolceamara la squadra di Klopp.

Bene, ieri non si è visto nulla di tutto ciò.

L’abito indossato dal Liverpool era più distruttivo che autodistruttivo, atto ad intaccare tutte le zone del campo possibili creando una densità immane. La nomea tipicamente suicida poteva effettivamente riproporsi – e stava riproponendosi – al 2′ minuto, quando Van Dijk dimostra tutti gli 84 milioni di euro spesi rimanendo impassibile dinanzi alla spinta giudicata regolare di Sterling: stranisce il fatto che, in precedenza, si fermi completamente.

Si ferma, da quel momento, il baricentro del Liverpool. Il City aggredisce prepotentemente e impone i propri ritmi, eppure sbatte nel muro rosso eretto perfettamente dagli uomini di Klopp: basti pensare che Karius effettua il maggior numero di passaggi (19) nella prima mezz’ora di gioco. L’autodistruzione potrebbe essere un lontano ricordo.

Anche perché il Liverpool, per rovinarsi la vita, dovrebbe guadagnare spazi per poi concederli.

Dominio City sul Liverpool nel primo tempo | numerosette.eu
C’è più densità da parte dei Reds nella propria aerea che nella Salerno-Reggio Calabria.

Partita sinistra

Sinistra, la partita per il City. Come la fascia, utilizzata in maniera interscambiabile da Sané, Silva e De Bruyne: preziosa, in tal senso, la costante sovrapposizione delle mezzali a dare alternative agli esterni offensivi.

La situazione, però, è quella inquadrata nell’immagine soprastante: pochi spazi, pochissimi. Pep chiede con un tono quasi disperato di sfruttare l’ampiezza, come se fosse la chiave per aprire la porta della felicità e dare un peso specifico europeo a questa stagione. Sané ha funto da moto perpetuo, in continuo e ossessivo movimento, alla ricerca della profondità e dell’assistenza in un area di rigore scarna di maglie blu: l’attacco alla porta di un Kun perfettamente integro avrebbe forse messo in apprensione la granitica difesa del Liverpool. Ma parliamo di ipotesi.

Sarà proprio Leroy a dettare il passaggio per il momento più discusso della partita, quello che avrebbe portato il City sul 2-0, negli spogliatoi.

Gol annullato al City, Liverpool fortunato | numerosette.eu
Ancora una volta i patemi arrivano da sinistra: Sané tenta di arginare le linee difensive Reds e capitalizza dopo una mini-serie di errori e rimpalli. Ma l’arbitro ferma tutto.

Forse, da questo episodio, si era captato un qualcosa di negativo, sinistro: l’indizio principale, il cortocircuito che fa scintillare completamente Guardiola. Nervosismo, tanto nervosismo, e la consapevolezza che la Champions stia scivolandogli tra le mani. Un’altra volta.

L’ultima volta in cui poté alzare la Coppa dalle Grandi Orecchie, quella che brama ardemente, risale al 28 maggio 2011, contro un Manchester United che gli ha preventivamente rovinato la festa sabato scorso: la decise un mancino, che Caressa avrebbe voluto vedere all’Inter.

E ora, un mancino, condanna Pep all’eliminazione.

Semplicemente incontenibili

Avrei potuto scrivere solo incontenibili, già; avrebbe rispecchiato pienamente la veridicità del concetto. Il pacchetto offensivo del Liverpool ha svolto, ieri sera, un lavoro gregario, volto prevalentemente al sacrificio dimenticando la sfrenata ossessione per la ripartenza.

Ma quando la situazione l’ha consentito, la differenza si è intuita. Semplicemente.

Contropiede Liverpool | numerosette.eu
In questo caso il Manchester City si fa trovare impreparato centralmente: Salah può liberamente agire e innescare il compagno. Bravo poi l’egiziano a rincorrere la palla vacante e a siglare l’1-1. 

Il Manchester City si è dissolto in maniera più semplice di quel che si pensava. Un possesso palla per lo più forzato dalla mancanza di linee di passaggio invitanti, tempi di gioco persi per demeriti, ma anche meriti dell’impianto tattico del Liverpool.

Trentanove gol e undici assist per Momo Salah, nessuno come lui. Ma come non menzionare Firmino?

Non tanto il piazzato che ha segnato la capitolazione definitiva dei Pep Boys, a quelli siamo abituati. Firmino ci sorprende sempre più per la sua attitudine al sacrificio, enorme, alla sua capacità di trovarsi sul versante di sinistra a raddoppiare sul portatore di palla esterno e magari, cinque secondi dopo, lo trovi ad accompagnare l’immediato ribaltamento di fronte.

Firmino aiuta in fase difensiva il suo Liverpool | numerosette.eu
Bernardo Silva punta Robertson, fin qui tutto regolare. Indovinate, però, chi è intervenuto alle sue spalle per facilitare il raddoppio sul portoghese? Roberto Firmino.

Un vero e proprio Klopp Player, abile a svariare su tutto il fronte offensivo portando generosità e invettiva precedentemente utilizzata ad Hoffenheim, quando ancora sgusciava tra le linee come trequartista. Se poi mantiene la freddezza di un condizionatore a luglio, non c’è nulla di cui preoccuparsi: perché “a luglio”? Beh, in quel periodo fa particolarmente piacere.

Non si fa piacere, invece, questo City. Al 55′ il dato del possesso palla superava l’80%, con una stima totale di passaggi pari a 317, contro i 113 del Liverpool: a fine gara supereranno quota 600. E di quei 600, naturalmente, non poteva esserci una buona percentuale di KDB, Kevin De Bruyne.

Totale

La buttiamo lì: il De Bruyne di ieri sera ha ricordato parecchio Julian Ross. Solo i problemi cardiaci gli impedirono l’ascesa definitiva nell’Olimpo dei migliori – anzi, del migliore – grazie ad un’innata visione di gioco e controllo assoluto della situazione.

KDB è sempre stato nel vivo di un gioco non sempre perfetto e spumeggiante, ma nel vivo. Con i suoi 120 passaggio totali accompagnati da un’accuracy dell’87% ha saputo innescare in profondità i suoi compagni: era il faro che avrebbe potuto illuminare la serata.

Non aveva fatto i conti, però, con uno straordinario James Milner.

Ottima chiusura del capitano del Liverpool | numerosette.eu
Primo esempio di uscita sistematica sul tiratore: insegna James Milner.

Klopp aveva captato nel belga una delle principali fonti per velocizzare e verticalizzare il gioco, e anche grazie ad un lavoro corale non si è reso così efficace come ci si aspettava: d’altronde, Jurgen ha innescato una serie di trappole in modo da incastonare tutto il City.

Milner in uscita su De Bruyne nel secondo tempo di City-Liverpool | numerosette.eu
Anche nel secondo tempo Milner ha rispettato sincronicamente i tempi di uscita sul belga, limitandone il raggio d’azione e, in questo caso, di conclusione. Praticamente non ti lascia respirare.

Il re degli assist in Champions non ti fa respirare: percepiamo il fiato sul collo mentre stiamo analizzando la sua prestazione. Calma James, parlare male di te per questa partita diviene cosa ardua, come l’Operazione Piovra.

L’Operazione Pep architettata da Klopp è andata a buon fine, senza troppi patemi: dopo la super prova all’andata, è bastata una buona dose di densità e attenzione, oltre che rapidità nei repentini ribaltamenti di fronte.

Tutti si muovono in maniera più omogenea, sincronizzata, come se volessero davvero svoltare nella stessa direzione: sembra un nuovo Liverpool, decisamente più maturo, consapevole, l’avversario forse peggiore da affrontare in semifinale. Un Liverpool che torna alla ribalta, tra le prime quattro, dopo ben dieci anni, senza il numero 10 la cui perdita sembrava poter gravare sull’ecosistema di Klopp. Ci siamo sbagliati.

Il Liverpool spacca tutto.

Coutinho con la maglia del Liverpool | numerosette.eu
“Ma non mi conveniva restare al Liverpool?”

 

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