In Serie A la lotta salvezza assume sempre più i contorni del thriller. Dopo anni finalmente vivremo un po’ di spettacolo anche sul fondo della classifica dove, ad oggi, ci sono 4 squadre in appena 3 punti.
Anche nella classifica marcatori non manca la bagarre, ma Icardi e Immobile sembrano destinati a contendersi la corona di re del gol. E ci piace pensare che quel Lazio-Inter dell’ultima giornata possa essere decisivo anche per questo verdetto.
In Liga c’è invece poca suspense, i maggiori premi sono infatti già assegnati o ridotti alla lotta tra poche squadre.
In questo campionato abbastanza piatto emerge la stagione da invincibile del Barça di Valverde, capace di travolgere quasi ogni avversario che si è posto tra loro e il titolo.
Sull’altro versante il Deportivo La Coruña di Clarence Seedorf, annaspante al 19esimo posto e incapace di cambiare rotta.
Nella Perfida Albione ci sono due one man show differenti, in conferenza stampa quello di José Mourinho, sul campo quello di Mohamed Salah.
L’egiziano, oltre ai mostruosi 28 gol in Premier, ha aiutato il suo Liverpool a raggiungere i quarti di Champions League, a 9 anni dall’ultima volta dei Reds tra le migliori 8 d’Europa.
Proprio la fase finale della massima competizione europea sarà oggetto, nell’ultima domanda della quarta edizione del nostro Recap, di un bracket, in pieno stile March Madness.
Nel frattempo, rimanendo in tema di one man show, la nostra track #1 è la colonna sonora di chi si sente speciale, anche se dubitiamo sia questo il genere preferito da Mourinho.
Thriller Salvezza
A cura di Corrado Tesauro
Cosa succede alle piccole grandi?
Trofei vinti, club blasonati e grandi campioni: qui non c’è nulla di tutto questo. Sì, perché alla battaglia in testa alla classifica ne corrisponde un’altra altrettanto combattiva tra le ultime della classe, con una bagarre che vede cinque squadre incastrate in cinque punti. Ad apparire più in difficoltà è sicuramente il Verona. Sorprendono, però, due squadre che – con tanto di apparizioni sporadiche in Europa – eravamo abituati a vedere in altre situazioni di classifica: Sassuolo e Chievo.
Gli Emiliani come organico non apparterrebbero a questa zona di classifica, ma il rendimento non all’altezza di alcuni elementi – Berardi rischia sempre di più di aggiungere “ex” davanti alla parola “promessa” – e il fallimento della gestione Bucchi hanno fatto sprofondare la squadra. Il tentativo di risollevarla dai bassifondi da parte di Iachini non è riuscito del tutto, ma già l’innesto di un giocatore come Babacar può bastare a mantenere la massima serie. Dalla loro i Clivensi, grazie a politiche societarie oculate, si erano sempre tenuti lontani dalle zone “calde” della classifica. Cinque punti nelle ultime quattordici partite sono, però, una slavina di risultati negativi che rischia di trascinare giù i gialloblù e la panchina di Maran, destando preoccupazione in una società che ha preso parte a 16 degli ultimi 17 campionati di Serie A.
La vittoria a Udine può aver dato fiducia a un Sassuolo in crescita, mentre la rimonta subita dal Milan rappresenta una grossa mazzata psicologica per il Chievo. Se i neroverdi possono quasi tirare un sospiro di sollievo, non si può dire lo stesso per i Veronesi. Ci troviamo davanti al crollo di una piccola certezza del nostro calcio o la tradizione verrà rispettata?
Y qué apretada está la parte baja de la tabla en la #SerieA. Exceptuando al Benevento -salvo heroicidad-, Verona, Crotone, SPAL, Chievo, Sassuolo, Cagliari y Genoa se jugarán los otros dos billetes que descienden a Serie B. Sin duda, uno de los últimos cursos más emocionantes. pic.twitter.com/POfLsU5aBO
— Mario (@MarioReinoso17) March 18, 2018
La corsa al trono del gol
A cura di Francesco Saverio Simonetti
Con il poker contro una spenta Sampdoria, Icardi è diventato il 5° giocatore più giovane a raggiungere 100 gol in Serie A (103) e si è portato a quota 22 in campionato, a due lunghezze da Immobile. Chi la spunterà tra i due nella classifica cannonieri?
Dybala.
A parte gli scherzi, molto dipenderà dall’andamento delle due squadre. La Lazio ha avuto una costanza maggiore dal punto di vista dei risultati e dalla produzione offensiva, favorendo l’ascesa di Immobile. Ora i rapporti sembrano essere tornati a favore dell’Inter che ha guadagnato 2 punti nelle ultime 5 partite.
Il calendario, per difficoltà, è sostanzialmente il medesimo con l’Inter che deve recuperare il derby. Sicuramente influenzerà il cammino della Lazio in Europa League, che potrebbe spingere Inzaghi a far riposare Immobile. Ma l’impressione è quella che entrambe le squadre dipenderanno dai gol dei loro bomber: nell’Inter, Icardi ne ha messi a segno 22 (con 1 assist) su 47 totali; nella Lazio, Immobile 24 (con 8 assist) su 67. Percentuali putiniane…
Secondo me entrambi possono raggiungere quota 30, cosa che non accade (due giocatori sopra i 30 gol) dalle annate 1949-1950/1950-1951 con i duelli meneghini Nordahl-Nyers, vinti entrambi dallo svedese. Altri tempi.
Se dovessi giocare a coin toss, sceglierei la famelicità di Icardi, anche se spero nella vittoria di Immobile, soprattutto per l’exploit tecnico. Al momento l’attaccante della Lazio è secondo nella classifica degli assist, una lunghezza dietro il suo compagno Luis Alberto (9); il primo, a mani basse, nella combinazione tra le due classifiche.
L’avvenimento più romantico e cinico potrebbe andare in scena il 20 maggio all’ultima giornata, dove le due squadre si scontrano all’Olimpico. Un gol dei due deciderà la lotta per il 4 posto e la classifica cannonieri. Ve lo immaginate?
Armada invencible
A cura di Matteo Brambilla
Come ha fatto Valverde a rendere una squadra vulnerabile, abbandonata da uno dei suoi pezzi migliori, un’armata invincibile e dove può arrivare?
La risposta potrebbe richiedere, da sola, almeno 2500 parole.
Partendo dal primo quesito, è evidente che i meriti di Valverde sono moltissimi.
Innanzitutto il cambio modulo, con l’abbandono del 4-3-3 in favore del 4-4-2, scelta fondamentale per riportare Messi al centro dell’attacco, senza che questo comporti la dispersione di Suarez sugli esterni.
Anche l’aver esaltato le qualità di Umtiti come centrale insieme con Piquè ha influito parecchio. Il Barcellona è la formazione delle goleade per antonomasia, ma in questa stagione è anche e soprattutto la miglior difesa, meglio addirittura di una specialista della retroguardia come l’Atletico di Simeone.
Questo risultato è stato favorito anche dall’utilizzo, nel mezzo del campo, di Busquets e Rakitic, con Iniesta, liberato dall’obbligo di copertura della mezzala, schierato sull’esterno ad alimentare un’altra fonte di gioco, oltre a quella ottima dei due mediani.
Per il resto, gran parte del merito di Valverde sta nell’essere riuscito ad inserirsi perfettamente in uno spogliatoio di campioni come quello blaugrana, toccando le corde emotive giuste per stimolare un gruppo di calciatori che aveva già vinto tutto più volte.
Per quanto riguardare il punto d’arrivo, considerando la Liga già vinta, direi che una formazione così può tranquillamente giocarsi fino in fondo anche la coppa dalle grandi orecchie, l’ennesima degli ultimi 10 anni, anche se forse la più diversa.
Ah poi c’è lui, bisogna aggiungere altro?
Leo Messi has now scored 500 goals as Barcelona's No10 since 13 September 2009. ? #UCL pic.twitter.com/7IfCYK3Fxm
— UEFA Champions League (@ChampionsLeague) March 19, 2018
I dolori del giovane allenatore Seedorf
A cura di Angelo Mattinò
Il Depor di Clarence Seedorf annaspa nelle zone basse della classifica ed evidentemente per i milanisti il Riazor non porta bene. Ma cosa non va nella sua squadra?
Quando il 5 febbraio Clarence Seedorf è stato ingaggiato sulla panchina del Deportivo la Coruña, il mio primo pensiero è stato rivolto inevitabilmente alla notte del Riazor del 2004. Era il Depor di Pandiani e Valeron, una squadra capace di arrivare alle semifinali di Champions League. I galiziani, a distanza di 14 anni, vivono uno dei momenti più bui della loro storia, con una salvezza da ottenere che ormai ha il sapore dell’impresa. Il cammino di Seedorf sin qui è stato totalmente nefasto: 7 match disputati, 3 punti fatti, 0 vittorie, 2 gol segnati. Ha preso in mano la squadra da terz’ultima, mentre adesso si trova penultima a ben 7 punti dal quart’ultimo posto. Lo spareggio salvezza contro il Las Palmas al Riazor ha portato ad un pari inutile, e la vittoria del Levante adesso complica le cose.
La sensazione è che questa squadra sia totalmente nel panico. Dal mercato di gennaio sono arrivati giocatori di esperienza come Muntari e Adrián Lopez. Nonostante fossero fermi ai box da parecchio, Seedorf li ha inseriti in pianta stabile nel suo 4-2-3-1. L’ex Atleti, Lucas Perez e Andone completano un potenziale offensivo superiore a molte squadre nella Liga. A soprendere in negativo è l’inefficienza nella fase offensiva, considerando gli interpreti e l’idea di calcio propositivo del suo allenatore. Rispetto alle prima partite con Seedorf, il Depor ha peggiorato notevolmente le sue prestazioni. In controtendenza con quanto visto al Milan, quando subentrò a stagione in corso, l’olandese sta palesando difficoltà nell’assemblare un assetto “usa e getta” a questa squadra, con il solo intento di concludere la stagione dignitosamente. Difficile immaginare un futuro in Galizia per Clarence, impensabile vedere il Depor negli inferi della Segunda Division.
Anche perché il pensiero dei tifosi è piuttosto chiaro.
yo se que salvarnos es cero posibilidad, pero disimulemos, pero por dignidad, porqe cordoba tuvo un 4 entrenador,
porqe seedorf es eñ peor de la historia,,
seguir con seedorf, me parece que tino,,esta equivocandose.— Pared Con Descarga (@RondoJ1971) March 19, 2018
Josè Mourinho, da man in panchina
A cura di Matteo Brambilla
La stagione di Mourinho è un fallimento? Lui è ufficialmente in una crisi?
Di pancia, verrebbe da rispondere si ad entrambe le domande.
Bisogna però, scavare nel profondo per riuscire ad ottenere delle risposte convincenti.
Sulla prima non c’è molto da discutere perché aver fallito gli scontri contro il Siviglia e non essere riuscito a contrastare il dominio di Guardiola in Premier sono colpe piuttosto gravi per uno del suo calibro con a disposizione quel squadra.
Per la seconda invece il discorso è un po’ più complesso, perché, effettivamente, questo è il più grosso momento di difficoltà per un allenatore che è passato di vittoria in vittoria per quasi tutta la carriera.
Anche in Spagna, checché se ne dica, è riuscito ad interrompere l’epopea del Barça di Guardiola, quindi un momento così non gli era mai capitato.
È vero che chi non è mai caduto, quando gli succede, fa poi più fatica a rialzarsi, tuttavia sono abbastanza convinto che lui non sia in crisi, semplicemente non è ancora riuscito a sviluppare gli anticorpi per la sindrome Post Ferguson che ha contagiato lo United.
Sono quasi certo che, se gli verrà dato tempo, le cose, tra non molto, cambieranno.
Nonostante tutto, non sembra averla presa malissimo l’eliminazione…
Salah, da man in campo
A cura di Paolo “Paul” De Angelis
Momo Salah non è mai stato così decisivo nella sua carriera. Che sia la stagione del boom definitivo?
Salah è mostruoso. E mostruosi sono i suoi dati: 41 presenze, 36 gol e 12 assist. Un gol ogni 85 minuti per l’egiziano, che ha incrementato notevolmente anche il conto degli assist; proprio in questa casistica vi si rintraccia il miglioramento di un giocatore che si lascia spesso invaghire dalla possibilità di segnare.
Ha già spezzato ogni record possibile, mai nessuno alla stagione del debutto ha messo un’impronta roboante e “assordante” in grado di silenziare preventivamente il vociare di alcune critiche. Ha superato anche un certo Torres, che si fermò a 33 gol stagionali al suo primo anno in Reds.
Ma quel che mi preme sottolineare, e quel che pare evidente, è la totale sicurezza che traspare da ogni giocata di Salah. Momo dà la sensazione di avere sempre sotto controllo la situazione, conosce perfettamente i tempi d’inserimento e i movimenti dei suoi compagni di reparto: squadra perfetta, per lui, il Liverpool, sotto la guida di un Jurgen Klopp che riuscirebbe a rivitalizzare offensivamente anche Samuele Longo.
Dietro questo incredibile impatto realizzativo si nasconde anche un intensissimo lavoro in palestra; non quella che troviamo vicino a casa nostra, ma la Serie A, forse la più grande palestra tattica del mondo. Lì Salah è cresciuto esponenzialmente, tra Fiorentina e soprattutto Roma, eppure mancava ancora qualcosa.
Ora sembra non mancargli nulla. O forse non manca davvero nulla. Ma non dite che ricorda Messi…
Dai, stessa proprietà sinistro-destro del primo gol al Watford. No? Scherzo, dai.
Bracket’s time
Il Bracket nella March Madness americana sono le previsioni su come andranno i PlayOff del torneo NCAA.
Ognuno di noi, nella follia di marzo, ha fatto lo stesso con la Champions.
Ne è uscito qualcosa di bizzarro. Ecco a voi.
Paolo De Angelis: Champions League davvero emozionante e incerta quella a cui stiamo assistendo: cosa c’è di meglio che improvvisare pronostici futuristici e difficilmente realizzabili in vista dei quarti? Alert: da giovane non ho mai vinto una schedina.
Juventus – Real Madrid: partita serratissima, all’andata 0-0 con palo al fotofinish di Higuain. Al Bernabeu il buon Allegri si gioca la carta CR7 e strappa il pass per la qualificazione. Panchinaro di lusso per la Juve.
Roma – Barcellona: se Messi non viene sedato come Ronaldo (quello vero) a Francia 98′, non ci saranno preghiere di Allison che potranno reggere.
Bayern Monaco – Sevilla: Montella sorride. Sappiamo già come andrà a finire: Bayern di un altro pianeta.
Liverpool – Manchester City: il re degli assist (7) in Champions finora, James Milner, fa tutto lui: prima regala il pallone a Bernardo Silva – d’altronde i Silva si fanno vivi all’ultimo – per i supplementari. Ma poi colpisce al 118′ di testa.
Barcellona – Liverpool: Salah e Messi si scambiano i corpi come Goku e Ginew. Liverpool in finale.
Juventus – Bayern: stavolta Evra non può spazzarla. Ci pensa Robben, a spezzarla, la partita.
Bayern – Liverpool: cross di Salah, attacco al primo palo di Firmino. 0-1 finale, Delirio a Kiev.
E delirio nella mia testa.
Francesco Saverio Simonetti:
Barcellona-Roma: Messi la risolve al 90’ in entrambe le sfide, di testa.
Siviglia-Bayern Monaco: Ben Yedder, ancora lui.
Real Madrid-Juventus: Cristiano Ronaldo fallisce due rigori, ma segna due volte su punizione. In una delle due partite.
Liverpool-Manchester City: Klopp trionfa, Guardiola a fine partita parlerà di football heritage: «il Manchester City non ha mai vinto la Champions League».
Barcellona-Real Madrid: ai rigori, il Madrid. Segna solo Kroos.
Siviglia-Liverpool: Ben Yedder, ancora lui.
Siviglia-Real Madrid: Taconazo di Vazquez. Montella sul tetto d’Europa, dopo aver vinto in Copa del Rey.
Non svegliatemi, vi prego.
Corrado Tesauro:
Juve – Real: Passa il Real con un rigore inesistente.
Roma – Barça: Alisson ripetutamente ripreso a fare il segno della croce. Alla fine passano quelli là perché purtroppo vincono quasi sempre i più forti.
Manchester City – Liverpool: Passa il City. Nel post partita i 4 esterni delle due squadre organizzano un quadrangolare sui 100 metri.
Bayern – Siviglia: Il Siviglia viene eliminato, risate fragorose di Montella nel post-partita.
Real – Barça: Clasico in semifinale, Messi vs Ronaldo, Ramos vs Piquè. La decide Sergi Roberto.
City – Bayern: Se il passato di Guardiola incontra Guardiola, il passato di Guardiola è un uomo morto.
City – Barça: La regola di prima vale solo una volta. Il Barça vince, Guardiola si confonde ed esulta con Messi.
Angelo Mattinò: In questo caso mi sento un po’ anarchico, come questa Champions, quindi darò un parere generale su tutte
Juventus: meglio una doppia che una singola con il Real. Magari con bagno in camera.
Roma: Florenzi da centrocampo, di nuovo.
Manchester City: Onestamente non vedo come non possano vincere, al tempo stesso non penso sia possibile fare una stagione così rasente la perfezione.
Sevilla: La mentalità europea del Sevilla ha dello straordinario. Consiglio ai giocatori del Psg di riguardarsi un paio di partite europee degli andalusi. Contro il Bayern è praticamente a senso unico.
Real Madrid: Cristiano Ronaldo decide le sorti di questa squadra: quando vuole, dove vuole, come vuole. Una terza di fila non è così impensabile.
Barcelona: Valverde ha ridisegnato il Barça in un modo più verticale. Vedere Messi in quel ruolo, muoversi tra le linee e inventare calcio per i compagni, potrebbe valere la finale.
Liverpool: I reds mi ricordano il Dortmund di Klopp che arrivò in finale, grandi notti europee. Col City il miglior quarto di finale, ed anche quello con il migliore outfit in panchina.
Bayern Monaco: Da quando è arrivato Jupp Heynckess questa squadra sembra imbattibile, anche se alcuni big sembrano a fine ciclo. Tutti ci stiamo dimenticando dei bavaresi, ricordatevi che sono tedeschi pure loro.
Matteo Brambilla:
Juventus – Real Madrid: pareggio senza reti allo Stadium, a Madrid decide una doppietta di Asensio.
Roma – Barcellona: sei miracoli di Alisson salvano la baracca al Camp Nou, i giallorossi ci credono ma all’Olimpico Messi a giro su punizione manda i blaugrana alle semifinali.
Sevilla – Bayern: 8 gol in due partite della stessa squadra. Ride Montella, ma Heynckes passa il turno.
Liverpool – Manchester City: Klopp mette in scacco Guardiola, Salah ad Anfield e Firmino all’Etihad mandano i Reds in paradiso.
Barcellona – Liverpool: 2-2 al Camp Nou, nel match di ritorno il Barça passa subito con Suarez ma, a 5 dalla fine, Solanke, entrato al posto di un nullo Manè, la mette di testa, scivolando poi sotto la Kop e regalando una clamorosa finale a Klopp.
Real Madrid – Bayern: Si va ai rigori, segnano tutti, tranne Müller.
Real Madrid – Liverpool: Contro ogni forma possibile di romanticismo, Cristiano ne mette 3, come le Champions consecutive del Real Madrid.
Si perché in Champions alla fine vince quasi sempre il Real e, come cantava Tupac, I see no changes.