Probabilmente Vincenzo Montella lo aveva immaginato un po’ diverso l’inizio di questo campionato. Se così fosse non sarebbe certo il solo: alzi la mano chi si aspettava di vedere un Milan così in difficoltà in questo avvio di stagione, a fronte della dispendiosa campagna acquisti fatta in estate.
Le brutte prestazioni dei rossoneri, arrivati già a 3 sconfitte dopo sole 7 giornate, hanno inevitabilmente sollevato dubbi sull’operato del tecnico campano, ritenuto colpevole di non aver ancora trovato il giusto equilibrio da dare alla squadra.
Ma andiamo con ordine.
Realtà vs. Aspettative
La Rivoluzione d’estate di Mirabelli e Fassone ha portato un cambiamento quasi totale nella rosa del Milan: basti pensare che i rossoneri non sono mai scesi in campo con meno di 7 nuovi acquisti nell’undici di partenza. Fra i nuovi, oltre a quelli annunciati in maniera formale dall’ad rossonero, consideriamo anche Patrick Cutrone, che ha esordito lo scorso anno giocando soltanto 5 minuti, ed è a tutti gli effetti uno dei volti nuovi di questo Milan. Dei titolari della vecchia guardia, se così la si può chiamare, sono rimasti unicamente Donnarumma, Romagnoli e Suso, mentre agli altri è concessa solo qualche apparizione sporadica.
Quando si cambia una squadra in modo così radicale, il rischio annunciato è proprio quello di non riuscire a trovare subito l’amalgama giusto tra i nuovi arrivati. Sia Montella che i dirigenti avevano messo in conto questa eventualità, ma appare evidente che nessuno di loro pensasse di trovarsi subito a fronteggiare una situazione così complicata. Intendiamoci, i nuovi acquisti non potevano già rendere il Milan competitivo per ambire allo scudetto, ma hanno sensibilmente alzato il livello della rosa rispetto alla passata stagione. Su questo non ci sono dubbi, eppure i numeri dicono l’opposto: il Milan ha ottenuto un punto in meno (e una sconfitta in più) rispetto alle prime 7 dello scorso campionato, e in generale la squadra non mostra nessun cambiamento rispetto al trend delle ultime stagioni. Con la differenza, però, che in estate c’è stato un calciomercato vero e che sono stati investiti oltre 200 milioni. È quindi naturale che le aspettative di tutti, tifosi e non, siano ben diverse.
Ma se è vero che la squadra è più forte, come mai non c’è ancora stato un miglioramento dei risultati?
Le difficoltà di Montella
Il modulo
Se escludiamo la vittoria contro il Crotone alla prima giornata, il Milan ha trovato difficoltà in tutte le partite disputate finora, comprese quelle in cui è uscito vincitore; persino contro il Cagliari, alla seconda giornata, era stato a lungo sottomesso dal punto di vista del gioco. Dopo la sconfitta contro la Lazio alla terza giornata, Montella ha accettato di cambiare modulo passando drasticamente dal 4-3-3 al 3-5-2.
La virata era stato chiesta a gran voce per:
- permettere a Bonucci, Romagnoli e Musacchio di giocare insieme,
- non gravare eccessivamente i terzini da compiti difensivi,
- schierare due attaccanti veri in fase offensiva.
La decisione pareva corretta: Bonucci ha giocato e vinto tantissimo con una difesa a 3, mentre Romagnoli e Musacchio hanno ricoperto nella loro carriera anche il ruolo di terzino e posseggono i mezzi tecnici e fisici per ben figurare in questo sistema difensivo: ma solo l’argentino è, fin qui, risultato l’unico veramente affidabile della retroguardia rossonera. Per quanto riguarda i terzini, il nuovo modulo sembrava adatto ad esaltare le caratteristiche di Rodriguez e Conti, propensi soprattutto a spingere in avanti che a coprire in difesa. Il centrocampo non si sarebbe più trovato in costante inferiorità numerica, come accaduto contro Cagliari e Lazio, mentre la fase offensiva avrebbe potuto contare sull’apporto di due vere punte.
Insomma, il passaggio al 3-5-2 sembrava essere la soluzione più logica, ma in realtà non ha portato a ripercussioni positive. Anzi. Dopo la debacle contro la Lazio, il Milan ha giocato 4 partite con il 3-5-2, segnando due reti all’Udinese e due reti alla Spal; metà di queste reti sono arrivate su rigore, una da calcio d’angolo. In 4 partite solo una volta il Milan ha trovato gol su azione, e contro la Sampdoria non è mai riuscito a tirare nello specchio della porta. Contro la Roma le due occasioni principali, capitate a Bonucci e a Kalinic, sono arrivate dopo dei batti e ribatti in area, da azioni di confusione. Tutto ciò fa emergere un’evidente difficoltà nel costruire azioni in attacco e nel servire adeguatamente gli attaccanti. A sottolineare questo aspetto è un dato che riguarda il primo tempo: delle 8 conclusioni tentate dal Milan, nessuna è arrivata dall’interno dell’area di rigore.
8 – Tutte le otto conclusioni tentate dal Milan nel primo tempo del match contro la Roma sono partite da fuori area. Distanza. #MilanRoma pic.twitter.com/0kEqcQrxMV
— OptaPaolo (@OptaPaolo) October 1, 2017
Agli attaccanti è richiesto gran movimento, che spesso viene effettuato a vuoto: come nelle scorse stagioni sembra mancare qualcuno in grado di servirli in maniera adeguata. Rispetto alla scorsa annata, però, ci sono un Bonucci e un Biglia in più che possono fare gioco. Entrambi si affidano spesso al lancio lungo che, quando non è impreciso (come è spesso capitato in queste prime partite) diventa comunque di difficile gestione per gli attaccanti: sia Andrè Silva che Cutrone non hanno quella padronanza del proprio corpo (questione anche di anagrafe) tale che possa permettergli di sovrastare i difensori sui palloni alti e di far salire la squadra. L’unico adatto a questo tipo di gioco è Kalinic, ma il croato si trova molto spesso isolato e, quando arriva sul pallone, non ha quasi mai un compagno nelle vicinanze libero per essere servito.
Il cambio di modulo ha poi privato il Milan del suo giocatore più pericoloso: Suso. Se ci pensiamo, l’esclusione contro la Roma rappresenta un fatto grave, perché non è stata causata da problemi di natura fisica, ma dal fatto che Montella in questo nuovo modulo non sa più dove schierarlo. Lo spagnolo non è l’unico a trovarsi fuori ruolo: anche Bonaventura e Çalhanoğlu non sono mai stati incisivi, e spesso sembrano vagare per il campo senza sapere cosa fare. Montella dichiara di non avere più dubbi sul modulo e vuole proseguire su questa strada, ma appare chiaro che dovrà capire alla svelta come reinserire contemporaneamente Suso e almeno uno tra Bonaventura e Çalhanoğlu, perché non ha senso non sfruttare la classe di questi giocatori.
Il gioco
Desta perplessità anche la condizione atletica della squadra, che a volte gioca ad un ritmo troppo basso persino per la Serie A. Le partite contro Spal e Rijeka sono emblematiche, così come lo sono le sconfitte subite da Lazio e Sampdoria: più che sul piano tecnico, il Milan è apparso nettamente inferiore sul piano atletico. Sembra che a molti giocatori della squadra manchi una buona condizione fisica: è paradossale, considerando che il Milan ha cominciato la preparazione prima di tutti per via dei preliminari di Europa League. In questi casi è facile che i problemi si presentino al termine della stagione, non all’inizio.
Questa condizione precaria di quasi tutta la squadra è stata palese anche alla dirigenza, tanto che si è subito ricercato un colpevole. Il licenziamento del preparatore atletico è passato un po’ sotto traccia e non ha ricevuto le meritate attenzioni: un cambio di staff a questo punto della stagione è talmente inusuale che persino Mirabelli non ha potuto fare a meno di sottolinearlo.
Ripartenza Milan. Ho pensato a lungo su come alzare l'asticella. Partiamo dalla preparazione atletica. pic.twitter.com/JwHedfdwny
— Vincenzo Montella (@VMontella) September 26, 2017
La fretta
Il Milan non può permettersi altri passaggi a vuoto: l’obiettivo della qualificazione in Champions va raggiunto, se si vuole proseguire la crescita nei prossimi anni. Da questo punto di vista, le dichiarazioni rilasciate da Fassone dopo la partita contro la Sampdoria sono inequivocabili, anche se non sono riuscite a smuovere l’ambiente quanto sperato. Ad ogni modo è chiaro che in caso di fallimento non sarebbe in bilico solo la posizione di Montella, ma anche quella dello stesso Fassone e di Mirabelli, che tanto si sono esposti con la dirigenza e che dovranno dare conto degli ingenti investimenti fatti. L’impressione è che, se le cose non si sistemeranno, salteranno altre teste. E dopo quella del preparatore atletico Marra, la prossima sarebbe quella di Montella. E su questo non ci sono dubbi.
P.S.
La cacciata del preparatore atletico del Milan mi ricorda quella della truccatrice in "Boris"
— Tancredi Palmeri (@tancredipalmeri) September 27, 2017