Radici

Il calcio è stato la più grande invenzione del proletariato inglese di metà Ottocento. E non è un caso se nel nostro Paese le due città più “anglosassoni” di tutte, Torino e Genova, siano state le prime ad accogliere il football. 

Sin dai tempi di Cavour, esisteva una speciale relazione tra i Savoia e i Tudor. Il porto di Genova non era poi dissimile da quello di Liverpool: ironia della sorte, la prima squadra della città erediterà il rosso dei Red Devils e il blu dei Toffees, le due anime del Merseyside. Torino, invece, fu la prima città industriale d’Italia: la Fiat, la Juve, gli Agnelli non sono che alcuni esempi di quanto l’Inghilterra sia stata vicina.

Juventus del quinquennio d'oro | numerosette.eu
La Juventus del “quinquennio d’oro” (1930-35). Ecco la classica maglia a bande verticali fine, di cui domenica vedremo una riproduzione eccezionale.

Siamo nel 1897. Un gruppo di studenti liceali, con la spavalderia e il fare pionieristico di quei tempi così liberty, fondano quella che diventerà la Juventus Football Club. Non sanno ancora che il loro diventerà il club più titolato d’Italia, il più seguito, il più amato e odiato di tutto il Paese. Non sanno che, a Torino, vestiranno la casacca bianconera alcuni dei più grandi campioni che il calcio abbia mai generato. Siamo nel 1897, e i liceali del “C. D’Azeglio” sanno soltanto una cosa: dall’Oltremanica è arrivato un gioco che fa impazzire.

Michel Platini Juventus | numerosette.eu
A proposito di “grandi calciatori”: se ti chiamano “Le roi” ci sarà un motivo.

Radici

Domenica, la Juventus ospita il Benevento per il 12° turno di serie A. Ma i novanta minuti della partita passeranno necessariamente in secondo piano. I bianconeri, infatti, celebreranno un anniversario prestigioso: i 120 anni di attività. Longevità che in Italia è battuta soltanto dal Genoa, e che in Europa incontra pochi simili. Il calcio, si sa, può essere ironico: domenica si affronteranno la vecchia signora della Serie A e una neopromossa, anzi “la” neopromossa, quella dei record negativi, degli zero punti a novembre, con quell’aria da parvenu che fa gridare al ritorno alle 18 squadre.

La dirigenza della Juventus, che da sempre è all’avanguardia, non si limiterà a una celebrazione sobria, con una patch commemorativa e con buona pace dei nostalgici. No, la dirigenza ha fatto molto meglio: ha creato una divisa che richiama quella delle origini, un kit di rara bellezza su cui ci soffermeremo tra qualche istante. La scelta non è frutto del caso: proprio nell’anno in cui la Juventus cambia il suo logo storico (abbandonando il cavallo dei Savoia e lo scudo bianconero, in favore di una J minimalista), arrivano 1897 maglie in edizione limitata, che sanno di calcio dei tempi andati, campi di provincia, battaglie infinite. In una parola, radici.

Juventus kit 120 anni | numerosette.eu
“La” maglia. Pjanic, con sguardo ieratico, non fa che conferirle maggiore maestosità.

Lo spirito di Boniperti

Radici è un romanzo del 1977, scritto dall’arcinoto giornalista Alex Haley. Racconta la storia di un’identità negata: quella degli afro-americani, che, trapiantati nel cuore degli USA, vagano, per l’appunto, senza radici. In un romanzo complesso e per certi versi insuperato, Haley ricostruisce la storia della sua famiglia inseguendola nelle foreste del Congo e lungo il Golfo della Guinea.

La nuova vecchia maglia della Juventus sembra ragionare allo stesso modo. In un periodo storico in cui gli sponsor tecnici tendono a stravolgere i colori storici di alcune squadre (si veda la divisa dell’Inter di quest’anno, tanto per dirne una), la Juventus ci restituisce un gioiellino anacronistico, un fossile carico di storia. Guardiamola in dettaglio, allora.

Dettagli della maglia 120 anniversario | numerosette.eu

Nulla di più classico: maglia a bande nere e bianche, come quelle che furono fatte venire dall’Inghilterra per rimpiazzare le prime mute rosa, che si scolorivano troppo presto. Un colletto vistoso, ruvido, che ricorda le maglie degli anni Settanta; poi, a campeggiare sull’altezza del cuore, le tre stelle dorate, massimo vanto della società bianconera. Lo sponsor tecnico e il partner commerciale, invece, quasi scompaiono: rimangono in filigrana, nero su nero, eleganti come poche altre volte nella storia delle maglie della Serie A. All’interno del colletto, un richiamo al primo logo della società, con la data di fondazione – o di compleanno, che dir si voglia, del Juventus Football Club.

Una maglia che ci riporta alle origini, al trio delle meraviglie Sivori-Charles-Boniperti. Sì, quel Boniperti, reliquia vivente di tutto un popolo di tifosi, che ripete il suo mantra stagione dopo stagione:

vincere non è importante, è l’unica cosa che conta.

Charles-Sivori-Boniperti, quasi un unico suono accorpato, un tridente che sembra sintetizzare con una triade hegeliana i tre volti del calcio. Charles, che viene dal Paese che il calcio l’ha inventato; Sivori, che viene dagli Antipodi dove il calcio è diventato poesia; Boniperti, che invece è figlio di uno stivale che si è sempre sentito scarpino, perché il calcio attraversa tutta la penisola e la tiene unita.

Sivori Boniperti Charles | numerosette.eu
Sivori, Boniperti, Charles. Uno dei tridenti più forti della storia, a discapito dei campi disastrosi sui quali si giocava.

La Juve che verrà

Celebrare le proprie origini è un ottimo sistema per non perdere la bussola. Il calcio è uno sport senza memoria, le stagioni si ripetono come onde che si spalmano sulla sabbia, e di tanto in tanto fa bene ricordarsi di come si era una volta. Vedere Dybala, Pjanic e Higuain, simboli della Juve presente e futura, con una maglia così retro sarà sicuramente un ossimoro bello e piacevole.

La Juventus ha dimostrato per l’ennesima volta di essere sempre a metà via tra il passato e il futuro. Essendo la seconda squadra più vecchia d’Italia, non può e non deve dimenticare le sue radici; tuttavia, per rimanere tra i club più forti d’Europa, deve necessariamente guardare al futuro. Basti pensare che la maglia retro farà la sua comparsa allo Juventus Stadium, appena riverniciato Allianz in nome di una fruttuosa collaborazione economica; o al nuovo appeal del logo, tanto ostracizzato dai tifosi quanto efficace nel panorama internazionale. Perché se è vero (come dice Cartesio) che il cuore ha delle ragioni che la ragione non conosce, nel calcio il solo cuore non può mai bastare. Soprattutto di questi tempi, in cui si fa un gran parlare di programmazione e di futuro.

Allora ecco che la maglia celebrativa permette di porci un’interrogativo fondamentale:

Come sarà la Juve che verrà? I bianconeri riusciranno a mantenere il primato in Italia e a vincere la tanto agognata Champions League?

La vecchia signora in Italia

La scorsa stagione, dopo 11 giornate, la Juventus aveva un punto in meno di oggi. Aveva segnato 23 gol (contro i 33 di quest’anno) concedendone 8 (10 in questa stagione). Si trovava prima in classifica, e ci sarebbe rimasta fino alla conquista del sesto scudetto consecutivo, scrivendo la storia della Serie A.

Quest’anno la Juventus si trova in un fazzoletto di punti con Napoli, Inter, Lazio e Roma. Ha il secondo miglior attacco del campionato e la quarta miglior difesa. Segna tantissimo, ma concede di più. Mai come quest’anno i commentatori hanno messo in dubbio il lungo predominio nazionale della Juventus: in questa stagione, dicono, potrebbe succedere di tutto. Ma, allora, quale sarà il futuro dei bianconeri?

Bisogna essere realistici. La Juventus rimane la rosa più competitiva del campionato italiano. Alla formazione-tipo dell’anno scorso, rimasta invariata dalla mediana in su, si sono aggiunti acquisti di livello come Bernardeschi, Douglas Costa e Matuidi. La panchina si è allungata ed è qualitativamente superiore a quella dell’anno scorso. Con Dybala prossimo alla consacrazione definitiva e Higuain in netta ripresa, la Juventus è probabilmente la squadra con il potenziale offensivo più completo in ottica stagionale.

Dybala e Higuain | numerosette.eu
Dybala e Higuain sono la certezza più solida, in questo momento. Quasi sempre in campo, hanno segnato 17 gol ed effettuato 3 assist.

Tuttavia, qualcosa sembra cambiato. L’addio al veleno di Bonucci ha procurato meno danni di quelli previsti: Chiellini ha preso le mostrine da sergente e sta guidando i compagni in ogni momento della partita. Eppure il ciclo di rinnovamento della Juventus è appena iniziato: con Buffon che ha annunciato il proprio ritiro a fine stagione, e le molte primavere sulle spalle di Barzagli e Chiellini, la vecchia signora rischia di trovarsi con le spalle scoperte.

In ottica campionato, sempre e in ogni caso, occhio a dare la Juve per bollita. Lo si fece già due stagioni fa, quando i bianconeri accumularono 17 lunghezze di svantaggio dall’Inter (il fuoco di paglia di Mancini, tanto per intenderci). A fine anno, i bolliti fecero il loro record di punti. Come sottolineava Allegri, la lungimiranza sarà determinante. Le prime cinque della classe stanno già facendo un campionato a parte, e gli scontri diretti saranno delle vere e proprie finali: chi vince piglia tutto. In poche parole, il campionato rischia di rimanere aperto fino a maggio, ma la Juventus è comunque la squadra da battere.

Juventus 2017/18 | numerosette.eu
Con l’eccezione di Rugani (che sostituisce ormai in pianta stabile Bonucci) e Marchisio (che va per ora considerato la riserva di Khedira), la Juventus 2017/18 è la stessa dello scorso anno.

La vecchia signora in Europa

Con il pareggio a Lisbona, la Juventus si è avvicinata sensibilmente alla qualificazione agli ottavi di Champions League. Dopo la batosta in casa del Barcelona, i bianconeri si sono messi in carreggiata assicurando per lo meno il secondo posto del girone. Questa stagione coincide con l’ultimo squillo di tromba per Buffon, e forse per altri suoi compagni, che la Champions l’hanno sfiorata molte volte. Dobbiamo ricordare che la Juventus è arrivata in finale due volte nelle ultime quattro edizioni, e che, al momento, è l’unica squadra italiana ad avere una vera e propria “mentalità europea”: i suoi interpreti riescono a calarsi in ogni fase delle partite del torneo, che funzionano in modo molto diverso rispetto a quelle del campionato. Per informazioni chiedere al Napoli, che rischia una catabasi in Europa League dopo la doppia sconfitta con il Manchester City del lusinghiero Guardiola.

Juventus Real Madrid | numerosette.eu
L’anno scorso è finita piuttosto male. In finale, il Real Madrid ha dominato la Juventus rifilandole un sonoro 4-1, che sui social è costantemente ricordato ad ogni passo falso della vecchia signora.

Ovviamente, è troppo presto per tirare le somme in chiave europea. I mesi decisivi sono sempre stati quelli di marzo e aprile, quando le ultime squadre rimaste si giocano la scrematura verso le semifinali e spesso vince chi riesce a combinare al meglio qualità e condizione fisica. Al momento ci si può forse limitare a un giudizio sugli ottavi: non c’è da preoccuparsi del Barcelona (per ovvi motivi), mentre preoccupano le inglesi (City su tutte) e il Bayern Monaco, che dopo l’esilio di Ancelotti appare in netta ripresa.

Una cosa però è certa: la Juve ha accontentato Allegri come meglio ha potuto. L’anno scorso, l’allenatore toscano si è visto soffiare la Champions League in finale perché la Juve ha retto soltanto 45′, evidenziando un deficit pauroso rispetto alla panchina madridista. Se l’anno scorso Sturaro e Rincon (primi cambi in finale) non potevano reggere il confronto con Isco e Asensio, quest’anno Douglas Costa, Bernardeschi e Matuidi dovrebbero fare il loro dovere.

La qualità migliore

Di fronte allo splendore della maglia retro, che sembra conciliare riflessioni stendhaliane, scopriamo allora la qualità migliore della Juventus: la normalità, intesa non come mediocrità, ma come abitudine al successo. In tutti questi anni di Serie A (almeno dall’abbandono di Mourinho a fine 2010) i bianconeri sono stati gli unici a cambiare gli interpreti ma non la mentalità, l’approccio alle partite, la fame di trofei. Neppure la retrocessione in Serie B è riuscita a scalfire lo spirito di Boniperti. Vincere è l’unica cosa che conta.

Merito sicuramente dell’ossatura, dei senatori e dei valori in cui la dirigenza crede in modo viscerale. Merito dello stadio di proprietà, che è diventato un fortino praticamente inespugnabile (3 sconfitte in oltre 80 partite). La normalità della Juventus è ciò che fa più rabbia alle altre squadre d’Italia: al Napoli del bel gioco, alla Lazio che vive sotto traccia, alle milanesi in ripresa e alla Roma eterna seconda. Una qualità che sembra rimandare alle sue stesse radici, come la maglia celebrativa sembra menzionare: una qualità che ha reso la Juventus la squadra più titolata d’Italia.

Juventus campione d'Italia
91 punti, 77 gol fatti, 27 subiti. Sesto scudetto consecutivo. Quest’anno, come andrà a finire?

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