Il sole che ancora picchia, il caldo che riscalda i visi sorridenti degli isolani ed il mare lucente che riflette il tutto: visto il momento meteorologico che si sta abbattendo sulla nostra penisola, tutto questo ci fa grande invidia.
Stiamo parlando delle Canarie, in particolare della ridente città di Las Palmas, il fulcro dell’isola di Gran Canaria. Una temperatura media che oscilla tra i 20 e i 25°C permette ai tifosi del Las Palmas di godersi ancor di più l’eccezionale momento che stanno passando gli uomini dell’allenatore che più sta sorprendendo in questo inizio di Liga: Enrique Sétien Solar, noto ai più come Quique Sétien.
Parliamoci chiaro però. Non tutto è stato rosa e fiori negli ultimi anni dal punto di vista calcistico. Tre tentativi prima di riuscire a salire in Liga, due falliti nel 2012/13 e soprattutto nel 2013/14: finale dei playoff di Liga Adelante, tra Las Palmas e Cordoba è 1-0. Minuto numero 90. Dopo lo 0-0 dell’andata sarebbero proprio i canari ad ottenere la promozione in Liga (che mancava dal lontano 2001-02), con i tifosi gialloblu già dietro i tabelloni pubblicitari pronti all’invasione di campo scongiurata solo dall’intervento di capitan Valeron. Lungo, lunghissimo recupero. All’ultimo pallone, il famoso pallone “dell’Ave Maria”, Uli Davila sfrutta un’incertezza della retroguardia della UD e segna l’1-1. Sale il Cordoba, al minuto 100.
Per fortuna, non c’è due senza tre ma il quattro rimane altrove. Al terzo tentativo il Las Palmas – non senza fatica – torna in Primera sotto la guida di Paco Herrera. Prima fa fuori il Valladolid in semifinale e poi ribalta il 3-1 di Saragozza vincendo in casa per 2-0 con gol decisivo del Chino Araujo (del quale si innamorò follemente Zamparini). Il ritorno in Liga non fu però dei più semplici – la prassi per una neopromossa – ed indovinate chi ne ha fatto le spese? Il mister ovviamente.
Eccoci finalmente alla svolta. 20.10.2015, segnatevi questa data. Il Las Palmas ufficializza l’arrivo in panchina di mister Quique Sétien. Dopo le avventure nelle serie minori con Racing Santander, Ejido, Logroñes e Lugo – senza dimenticare una parentesi breve da CT della Guinea Equatoriale – l’ex centrocampista spagnolo ha la sua prima occasione da primo allenatore di una squadra di Liga. Qualcuno ha iniziato a pensare che il caldo canario abbia dato alla testa al presidente Ramirez.
E invece accade l’incredibile. Sétien rileva una squadra nelle zone calde della classifica e riesce a portarla ad uno straordinario 11° posto (44 punti) grazie ad un mix letale tra bel gioco e difesa solida; gol fatti e subiti nella media (46 e 53) e tanti talenti sbocciati grazie alla gestione del nuovo allenatore. Un nome su tutti, Willian José, il talento brasiliano passato anche per le giovanili del Real Madrid ha trovato la sua dimensione ideale sull’isola che getta il suo sguardo sul Marocco, a tal punto che la Real Sociedad per averlo ha sborsato ben 6 milioni di euro nell’estate appena conclusa.
Qualcuno lo ha definito miracolo, sicuramente ignaro di ciò che sarebbe potuto succedere. Al momento il Las Palmas è 7°, ma con soli 4 punti di ritardo dalla vetta della classifica: attacco spumeggiante – il secondo della Liga a pari merito con il Real – ma una difesa meno efficace dell’anno passato, con 13 gol subiti frutti di una serie di infortuni che hanno colpito il reparto guidato da Bigas. Due soltanto le sconfitte, una devastante contro la Sociedad (4-1) e l’altra al 93′ su un campo difficile come quello del Siviglia, ma hanno fatto scalpore le maxi vittorie di inizio stagione contro Valencia e Granada, 2-4 e 5-1. La ciliegina sulla torta? Il pareggio contro il Real Madrid per 2-2, che ha concesso alla UD il lusso di aver contribuito alla prima mini crisi merengue di questa stagione.
Vogliamo però portarvi più in fondo, più al fulcro della questione. Com’è possibile tutto ciò? Nessun fenomeno, qualche giovane interessante, giocatori alla ricerca di rilancio, e qualche colonna esperta sulla quale fare affidamento. Ricetta semplice ed efficace direte voi, ma non è così.
Sétien non ha un modulo standard, e lo si nota già leggendo gli schieramenti adottati nelle prime 7 partite: 4-3-3 che in fase difensiva diventa 4-5-1, 4-2-3-1 che diventa 4-4-1-1, o talvolta anche una sorta di 4-1-4-1 che non è altro che un 4-5-1 più offensivo. Ok, così può sembrare un ammasso di numeri gettati su un foglio. Andiamo per gradi, o meglio per comandamenti.
1° comandamento di Quique: la difesa è rigorosamente a 4.
2°comandamento: che si vinca o che si perda, che piova o che ci sia il sole, nel mezzo gioca Roque Mesa.
3°comandamento: tutti, e dico TUTTI, corrono, lottano ed aiutano il compagno. Che ci sia da coprire uno spazio o che ci sia da ripartire in velocità.
4°comandamento: nessuno deve lamentarsi, perché si parte tutti dallo stesso livello, chi si allena meglio gioca, dato che non esistono fenomeni.
5°comandamento: siamo una piccola, vogliamo salvarci e fare punti, ma vogliamo far divertire chi ci guarda.
Punto 1. Sì, Sétien gioca a 4 dietro, due terzini capaci di dividersi in entrambe le fasi e due centrali complementari: per ora il punto cardine è stato Pedro Bigas, mentre accanto a lui hanno giocato soprattutto Lemos (uruguayo di 23 anni che si è fatto male, ma è nel mirino del Barça) e l’highlander David Garcia, capitano 34enne, tutti centrali che come detto si completano a vicenda.
Punto 2. Roque Mesa gioca sempre. 7 su 7 finora, davanti alla difesa a fare da riferimento difensivo e anche da metronomo. Il 27enne nato proprio a Las Palmas è il pupillo di Sétien, perché proprio come la difesa a 4 è il suo diktat riguardo il centrocampo. Un paragone? Un Busquets in miniatura, visto il suo 1.71.
Punto 3. Tutto vero, corrono tutti. Ma veramente tutti, compreso il top player arrivato in estate, quel Kevin Prince Boateng che fino a qualche anno fa faceva faville in Italia ed in Europa con la maglia del Milan e che oggi si sbatte a destra e a sinistra per una squadra che non ha nemmeno 1/20 del blasone dei rossoneri. E da qui si arriva al punto 4: anche uno come Boateng è stato messo in panchina, e non ha mai alzato la voce. Come nessun altro. Gioca chi merita perché siamo in tanti e tutti all’altezza. Sulla trequarti si alternano il ghanese, El Zhar (meteora dalle parti di Anfield qualche stagione fa), l’eterno Momo e Tana, a centrocampo il canario Viera – qualcuno lo ha già etichettato come nuovo Valeron, essendo anch’egli canario – si alterna a Vicente e a Montoro, e anche quella testa matta di Marko Livaja accetta la concorrenza di Araujo. Se Sétien ha definitivamente calmato anche il croato ex Inter, si merita una targa al merito.
Rimane solo l’ultimo punto, il 5. Sétien, oltre ad essere un ottimo tecnico, si sta dimostrando anche uno psicologo di spicco: nonostante l’ottima partenza ha subito placato gli animi dei tifosi gialloblu dichiarando di trovarsi “davanti alla stagione più difficile della sua carriera”, rimarcando che ogni tipo di difficoltà, di quelle che possono togliere ogni certezza, si possono trovare dietro l’angolo.
Però è ovvio che giocare all’Estadio Gran Canaria non è certo una pacchia, trovarsi contro una squadra camaleontica e dal potenziale notevole ed indecifrabile lo è ancora meno.
Europa? Dura, anzi durissima. Ma anche per uno come Sétien che si sta piantando i picchetti sui piedi per evitare voli pindarici, sognare sdraiati in riva al mare e con il caldo sole di ottobre è più facile.