Il Quarto Stato degli sconfitti

Inutile ribadire che sì, è tutto vero, ci siamo anche noi.
Dal dramma sportivo che sta vivendo in questi giorni il calcio italiano, emerge ancora dagli abissi un fulgido bagliore di speranza, un residuale sottostrato di macerie, dalle quali è necessario ricostruire e comprendere.
La stessa comprensione che unisce noi italiani alle altre nazioni costrette a rinunciare al mondiale russo, dopo averlo sfiorato con i playoff. Ecco, dunque, il nostro sguardo sulle nazionali estromesse agli spareggi per Russia 2018.

Grecia: sogni d’anarchia

L’esito, probabilmente, era già scontato.
La nazionale greca sapeva con piena consapevolezza di non potere arginare una selezione affamata di vittorie come la Croazia. Specialmente questa Croazia, ferita nell’orgoglio di chi si ritrova costretta a superare i playoff per raggiungere la Russia, pur vivendo la sua età dell’oro.
La Grecia arriva a Zagabria conscia dei propri limiti, ma il coraggio non manca agli uomini di Skibbe; Forse un Torosidis, forte della sua esperienza italiana, tenta di rassicurare i compagni: “possiamo arginarli, so chi abbiamo contro”, mentre Karnezis allaccia i guantoni da portiere e sogna di parare una conclusione da fuori di Modric, così Mitroglou fantastica di esultare in faccia a Subasic e al suo nome in caratteri cubitali su tutti i giornali sportivi d’Europa: l’eroe di Zagabria.

Playoff, i sogni infranti della Grecia |numerosette.eu

Zlatko Dalic è alla sua prima partita con la nazionale croata, dopo aver sostituito Cacic, esonerato a causa della delusione per il mancato primo posto, ed il timore di fallire un obiettivo obbligatorio è chiaramente palpabile.
Le paure e le tante fisiologiche illusioni svaniscono però ben presto. All’11’ minuto Karnezis abbatte in area di rigore Kalinic: calcio di rigore per la Croazia realizzato facilmente da Modric. I greci dopo un quarto d’ora si ritrovano già sotto pressione, la tenacia può poco di fronte al prepotente talento della nazionale croata.
Dopo soli 7 minuti dal primo gol, Kalinic taglia le gambe alla Grecia con uno splendido tacco: 2 a 0. Il primo tempo terminerà infine 4 a 1 per la Croazia di Dalic: vana la risposta di Papasthatopoulos con il gol del 2 a 1 al 30’, quando di contro hai Perisic, che dopo 3 minuti sigla la terza rete croata, probabilmente la più pesante per il morale dei ragazzi di Skibbe.

Il ritorno appare quasi una formalità.
Lo deve essero però anche crederci, per la Grecia. Ogni possibile e minima speranza si infrange però nel momento in cui Mitroglou si rende conto che, in realtà, le difficoltà di penetrare in area di rigore sono tante, vuoi perché la Croazia è compatta, vuoi per via delle difficoltà d’impostazione, e di imposizione, del gioco dei tuoi compagni.
Al 42’ una straordinaria conclusione di Perisic colpisce violentemente il palo e chiarisce definitivamente le idee su questo playoff: la Grecia non disputerà i mondiali del 2018.

Il calcio ellenico non fatica a interrogarsi sulle possibili motivazioni di una simile disfatta, le avevano già intraviste due anni prima con la mancata qualificazione ad Euro 2016 e le affrontano anche quotidianamente, di fronte ad un campionato sempre più svalorizzato.

I problemi sono legati, chiaramente, anche alla grave crisi economica che ha colpito il Paese nell’ultimo decennio: squadre blasonate con sempre maggiori difficoltà economiche, basti pensare al fallimento dell’AEK Atene nel 2012, o alle continue e monotone vittorie per distacco del campionato da parte dell’Olympiakos, ultimo baluardo del calcio greco in Europa.
Il livello tecnico va al ribasso, i vivai sfornano ben pochi talenti e la stessa federazione non riesce ad attuare alcuna concreta progettazione per una nazionale nuovamente più competitiva. Le similitudini con la situazione che stiamo vivendo in casa nostra, oltretutto, potrebbe essere abbastanza chiare.
Anche per loro, i gloriosi tempi di quel 2004 sul tetto d’Europa sembrano essere ormai lontani e inarrivabili.

Irlanda del Nord: se non ci fosse stato lui!

Al mondiale va la Svizzera, ma l’Irlanda del Nord resta sicuramente la nazionale con più rimpianti, assieme all’Italia.
La squadra guidata da Michael O’Neill spera nel bis dopo l’entusiasmante Europeo del 2016, ma prima bisogna superare il playoff contro la Svizzera.
A Belfast gli svizzeri pressano immediatamente la difesa nordirlandese sfiorando più volte lo specchio della porta, prima con Dzemaili, poi con Xhaka e Seferovic, ma il risultato resta inchiodato sullo 0 a 0, anche per merito dell’estremo difensore McGovern.
L’Irlanda del Nord sembra poter reggere l’offensiva svizzera e il suo talento nella trequarti, ed effettivamente resiste, così come, però, la Svizzera insiste. Il muro verde viene scalfito gravemente da una decisione dell’arbitro Hategan al 57’: cross di Zuber verso Shaqiri, che su conclusione al volo colpisce Evans al quale viene fischiato erroneamente un presunto fallo di mano.
Calcio di rigore per la Svizzera realizzato da Ricardo Rodriguez. La partita terminerà infine 1 a 0 per gli svizzeri, ma le polemiche si faranno sempre più fitte nei giorni a seguire, in quanto appare estremamente chiaro che, in realtà, il tiro dell’ex Inter aveva colpito la schiena di Evans e non il braccio.

Vincere a Zurigo dopo i veleni dell’andata è un incipit in più per i nordirlandesi.
Ed in effetti la selezione di Michael O’Neill affronta la gara con una determinazione inaudita, incutendo sempre più timore alla Svizzera, che nel secondo tempo si concentra quindi nel mantenimento del risultato dell’andata, piuttosto che ambire al raddoppio.
Il cuore del’Irlanda del Nord è enorme, come dimostrano gli ultimi venti minuti della ripresa, in cui anche il più ostinato spettatore imparziale avrebbe potuto ammettere di aver sperato in un gol di Washington, o che Rodriguez non fosse riuscito a salvare la conclusione di Evans sul finale.
Il risultato, però, resta fermo sullo 0 a 0 e passa la Svizzera, forse con un po’ d’imbarazzo di fronte all’orgoglio dell’Irlanda del Nord, specialmente dopo aver ottenuto la qualificazione con un rigore estremamente generoso.

playoff nordirlanda svizzera 2017 | numerosette.eu

Chissà che bile per il tifoso nordirlandese non potere cantare per le strade di Mosca un classico “Don’t take me home, please don’t take me home” e chissà quanti rimpianti per quel centimetro mancato in area di rigore.
Chissà, infine, se non fosse stato ad arbitrare Hategan nella gara d’andata come sarebbe andata.

In compenso, è sotto gli occhi di tutti che il calcio nordirlandese abbia imboccato la strada giusta verso la sua affermazione nel calcio europeo.
In una nazione in cui il livello tecnico del proprio campionato non può chiaramente pretendere di sfornare generazioni di fuoriclasse, è necessario puntare sull’organizzazione di un gruppo compatto e dalle idee chiare.
L’Irlanda del Nord sta dimostrando con costanza che non si tratta più soltanto di episodi, né di un unicum generazionale, ma che con una seria e competente programmazione basata, prima che sulla selezione delle migliori individualità, sulla pragmatica importanza che possono recare al gruppo-nazionale, si possono anche raggiungere i più ambiti traguardi… in tal caso deviati soltanto da un misero errore arbitrale.

l'irlanda del nord eliminata per un rigore inesistente | numerosette.eu

E comunque, Will Grigg is still on fire!

Irlanda: uragano Eriksen

Nell’altra sponda della regione irlandese l’amarezza è forse maggiore, o probabilmente meno accettabile. Dopo l’equilibrato 0 a 0 dell’andata, in Irlanda le sensazioni sembravano essere quelle più favorevoli per staccare un biglietto aereo di sola andata per la Russia.
Figuriamoci quindi rinunciare così, dopo una cocente sconfitta per 5 a 1 in casa propria.

Facile illudersi, però, quando riesci anche ad andare in vantaggio dopo soli 5 minuti. Gli occhi di Duffy, al momento del gol dell’1 a 0 per gli irlandesi, trasmettono l’incredulità di chi vede già vicino un possibile approdo ai prossimi mondiali.
I Boys in Green, però,non avevano forse previsto realmente la pericolosità di un talento come Eriksen.
Non potevano farlo. Vincere a Dublino e qualificarsi ai prossimi mondiali sarebbe stata la realizzazione di un progetto accuratamente studiato da Martin O’Neill e Roy Keane negli ultimi due anni.
La delusione nel percepire la loro impotenza di fronte all’offensiva danese, probabilmente, ha smorzato le gambe dopo il terzo gol incassato. Specie se contro hai un trascinatore come Eriksen, stella della sua nazionale.

Per sintetizzare, il sentimento comune che lega l’Irlanda calcistica, il giorno successivo della sconfitta ai playoff, è stata espresso dalle seguenti parole di James McClean, numero 11 della nazionale di Martin O’Neill:

https://www.instagram.com/p/Bbg2flgAfKs/?taken-by=jimmymac_11

Italia: sprofondati

Siamo gli assenti di lusso, questo è certo, e parlare di quanto successo tra sabato e lunedì scorso fa ancora molto male.
La mancata eliminazione dell’Italia ai prossimi mondiali ha segnato un solco profondo nella coscienza sportiva del nostro Paese.
Il terremoto di questi giorni, però, presentava già una vistosa faglia da anni: sia politica, in termini di istituzioni federali, forse già dal 2006 stesso, con lo scandalo di calciopoli, che sportiva, derivante dalle delusioni a seguire, con le due eliminazioni ai gironi del mondiale nel 2010 e nel 2014.
Gli argomenti, d’altronde, restano prevalentemente gli stessi da circa 7 anni: mancano fuoriclasse assoluti, i giovani sono poco valorizzati, troppi gli stranieri, le scuole calcio non esportano un’identità di gioco omogenea e che sia al passo coi tempi, eccetera.
Alleghiamo a seguire i commenti degli opinionisti Caressa, Bergomi, Mauro, De Grandis di Sky Calcio nel post Italia-Svezia:

Sul campo, però, la sconfitta contro la Svezia trova chiaramente un imputato al di sopra di tutti nel commissario tecnico Gian Piero Ventura.
Reduci da un europeo in cui la Nazionale guidata da Antonio Conte aveva sorpreso ed emozionato unanimemente ogni tifoso azzurro, per quanto il tasso tecnico rasentasse i minimi storici della sufficienza, la scelta dell’allenatore ex Torino come suo successore avrebbe dovuto rappresentare quel plus ultra che mirava ad un ibrido fra la compattezza e la grinta dell’Italia contiana con un progetto di valorizzazione dei giovani talenti italiani, che con un allenatore d’esperienza come Ventura avrebbe potuto trovare, secondo i vertici della FIGC, anche una propria identità di gioco.
Ma sarebbe servito arrivare in Russia, quantomeno.

ventura playoff italia svezia

La Nazionale di Ventura rappresenta una delle pagine più tristi della storia del calcio italiano.
Secondo posto ai gironi di qualificazione ottenuto a tentoni, maturando risultati poco convincenti contro nazionali di poco rilievo (Macedonia, Israele), o di scarsa esperienza internazionale come l’Albania. Idee tattiche in costante decrescita ed uno spogliatoio che reggerà sempre meno le discutibili scelte di un allenatore tanto orgoglioso quanto stantio nell’imposizione di un inefficace 4-2-4 o ad un 3-5-2 di scarso rendimento.
Così, l’Italia giunge in Svezia confusa, demoralizzata e con un’evidente mancanza di fiducia nei confronti del suo ct, che ancora una volta ha effettivamente dimostrato la propria incapacità nella preparazione della partita.
La sofferenza di migliaia di spettatori alla vista di un’Italia timida, impacciata e priva di idee è ancora papabile al sol pensiero dell’ennesimo e inutile lancio lungo vanificato dagli alti difensori svedesi.

Ma così è. Non resta altro che affidarci al futuro e di aggrapparci alla speranza di un futuro più roseo per la nostra Nazionale, mentre il presidente Tavecchio continua imperterrito a non volere rassegnare le dimissioni, evocate anche da alcuni esponenti di vertice del calcio italiano (vedasi le dichiarazioni di Tommasi).

Ma così è. Purtroppo.

playoff italia eliminata dalla svezia | numerosette.eu

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