Quando si parla del Mondiale, in qualsiasi sport, si apre un immaginario che coinvolge tutta la passione, la tradizione e la cultura di ogni Paese. Si pensa ai grandi campioni che hanno fatto la storia della manifestazione, ma anche chi ci sarà per la prima volta e vivrà una delle emozioni più grandi della vita. Specialmente in quelli di calcio, dove tutto è amplificato al massimo e non prendere parte ad una manifestazione cosi imponente, sarebbe una enorme sconfitta morale. I più vecchi riecheggiano la mano de Dios di Maradona, il rigore di Baggio contro il Brasile, la vittoria ai Mondiali dell’ ’82, il goal del cigno Van Basten contro la Croazia. Fare di una passione una malattia che ci fa battere il cuore come la Copa Mundial, non è cosa di tutti i giorni. Ci si riunisce, si soffre e si gioisce insieme, si piange, il silenzio di tutto il quartiere davanti alla TV, ma l’unica cosa che rimane sempre è l’unione di una consuetudine che si aspetta con ansia ogni 4 anni. Il prossimo giugno la Russia sarà a ospitare la competizione e il conto alla rovescia è già iniziato.
Europa
La Spagna, una delle favorite alla vittoria finale, si è aggiudicata il primo posto nel girone dell’Italia, senza grandi difficoltà, come testimonia il 3-0 rifilatoci al Bernabeu. La situazione politica che sta vivendo La Roja nella propria madrepatria ha messo in discussione alcuni rapporti interni delicati, come quello di Gerard Piquè. Quest’ultimo, catalano doc, ha affermato di essere favorevole all’indipendenza della regione barcelonista e di essere pronto a lasciare la Nazionale, scatenando l’ira dei suoi concittadini, che hanno risposto con fischi e insulti in allenamento. Potrebbe essere una situazione destabilizzante per tutto lo spogliatoio, in cui sono presenti madridista come Sergio Ramos che non ha apprezzato le dichiarazioni del compagno, controbattendo in modo duro.
Ognuno di noi è libero di dire ciò che pensa, sebbene come capitano devo preoccuparmi dell’atmosfera della Nazionale e Gerard sapeva cosa stava facendo
Arrivando al lato tecnico, le Furie Rosse dispongono di un’ampia rosa dal tasso qualitativo molto elevato, in grado di avere soluzioni intercambiabili in ogni reparto, in particolar modo in mezzo al campo: Iniesta, Busquets, David Silva, Isco e Asensio sono le punte di diamante di un centrocampo dalla grande esperienza internazionale ed estremamente dinamico. La condizione di caos nel Paese non ha influito nell’ultima partita vinta contro l’Albania con un secco 3-0, ma potrebbe ripercuotersi a ridosso del torneo con nazionali temibili come la Germania. Joachim Low, ct della nazionale tedesca, in conferenza stampa ha messo in luce come i suoi ragazzi abbiano grande continuità e grande forza offensiva, a differenza dell’Italia molto spesso in difficoltà con le piccole. Purtroppo, non possiamo che dare pienamente ragione e sperare di non essere eliminati per non creare un’altra rivoluzione che ci farebbe fare enormi passi indietro. Si deve far notare come Low sia alla guida Die Mannschaft dal 2006, rimanendo coerente con il suo pensiero di costanza e parte integrante di un progetto a lungo termine che sta dando grandi soddisfazioni, come il primo posto nel Ranking Fifa e la detenzione dell’ultimo titolo mondiale. La rosa attuale vede tutti i giocatori presenti con una età media sotto i 30 anni, segno di grande investitura in un settore giovanile in continua evoluzione.
Per tanti anni, un progetto a lungo termine e ben delineato non è riuscito a mantenerlo l’Inghilterra, che è la terza tra le grandi d’Europa ad aver il pass per la Russia. L’ultimo Mondiale ed Europeo non sono stati molto felici dal punto di vista del piazzamento, con rispettivamente l’eliminazione al primo turno e agli ottavi di finale in modo miserabile. Il reparto offensivo composto da Kane, Rashford e Sturridge non sta deludendo le aspettative ed è pronto a regalare spettacolo, soprattutto da parte dell’ Hurrikane in splendida forma e trascinatore della squadra.
Scontata anche la anticipata qualificazione del Belgio di Dries Mertens, che ha ha fatto le prove per un torneo da protagonista. La Polonia di Lewandowski si candida come mina vagante come nel 1974, quando nella finale del terzo posto sconfisse il Brasile campione in carica. C’è un Piotr Zielinski in ottima condizione e voglioso di mettersi in mostra e dimostrare le grandi qualità che stanno facendo sognare il Napoli. La Serbia conquista il primato sull’Irlanda e la sorprendente Islanda affronterà la prima partecipazione ai Mondiali come una delle realtà più belle di calcio pulito e tifo super caloroso che merita qualche parola in più.
Hvala svima na čestitkama, na podršci, ostvaren je ogroman uspeh za sve kojima je Srbija u srcu #orlovi #fssrbije #WorldCup2018 ???????????????????? pic.twitter.com/4zHXAMnDUY
— FSSrbije (@FSSrbije) October 9, 2017
Fino a cinque/sei anni fa, l’Islanda di poco più di 300 mila abitanti stazionava al centoventiduesimo posto nel Ranking Fifa. Agli Europei del 2016 ha sorpreso tutti, raggiungendo i Quarti di Finale. Ora, è al ventiduesimo posto. Un chiarissimo esempio di come la coesione sportiva tra un paese e i suoi giocatori riesca a portare a risultati inimmaginabili, senza nomi altisonanti ma con una grande etica del lavoro da veri professionisti e una crescita a livello tattico. Anche il Portogallo e la Francia, battendo rispettivamente Svizzera e Bielorussia, volano in Russia. Andrè Silva è il fulcro del gioco offensivo portoghese che, con 9 goal in 10 match di qualificazioni, si prepara per il derby di domenica sera.
Dear world! See you in Russia 2018 #WorldCup #Iceland #Huh ! pic.twitter.com/qD45YoYSii
— RÚV Íþróttir (@ruvithrottir) October 9, 2017
Svezia,Grecia, Irlanda del Nord, Danimarca, Croazia, Svizzera, Irlanda e Italia ai Playoff e, clamorosamente, Olanda fuori. Passando come testa di serie, troveremo una tra Irlanda del Nord, Svezia, Irlanda e Grecia. Tutti avversari abbordabili, ma le ultime prestazioni sottotono degli azzurri ci fanno riflettere su errori che possono costare caro: una manovra troppo lenta e perdita di concentrazione troppo facile. Sarà dura, ma non impossibile. Esame da non fallire assolutamente.
Asia
Iran, Giappone, Corea del Sud e Arabia Saudita sono le quattro squadre a rappresentare il continente asiatico al Mondiale in Russia, ma potrebbe contare un’altra rappresentativa: L’Australia, uscita vincente dallo spareggio con l’eterna Siria, dovrà affrontare la quarta classificata del gruppo Centro-Nord America, cioè l’Honduras. I canguri hanno dovuto sudarsi fino all’ultimo un match sulla carta a loro favore, ma la voglia di riscatto di un Paese in distruzione come la Siria non è stata facile da sconfiggere. Sono usciti a testa altissima, giocando con gli occhi di chi ha visto solo sofferenze e cerca la via di rialzare il morale di un territorio in fiamme, a un passo dall’impresa storica. Impresa che è riuscita all’Iran, Paese molto vicino alla disastrosa situazione siriana e che infila la seconda qualificazione mondiale consecutiva. Lo sport è vita, è rivalsa, e i Mondiali, in particolar modo, sono la dimostrazione che anche i più piccoli c’è la fanno.
Africa
Continuiamo il giro del mondo, approdando nel Continente Nero.
Le Super Aquile della Nigeria con 13 punti arrivano facilmente in Russia, in un girone dove l’eliminazione più sorprendente è stata del Camerun; i campioni d’Africa in carica con giocatori militanti in team europei blasonati (Aboubakar, Nkolou, N’Jie) si sono ritrovati fuori dopo solo quattro giornate, ridimensionando le aspettative dei propri tifosi. Una Nazionale che negli anni passati ha dato prova di avere grande potenziale e stelle nascenti come Thomas Nkono e Samuel Eto’o, bandiere indimenticabili per i Leoni. Negli ultimi mesi, a tenere banco è stata la situazione in cui vari giocatori (Matip, Nyom, Onana, Amadou e altri) hanno espresso il loro rifiuto di partecipare alla Qualificazioni per vari motivi: concentrarsi sul club di appartenenza, dissapori con il ct camerunese, o aspettare la chiamata di Nazionali più prestigiose, dato che molti calciatori hanno la doppia cittadinanza. Il mancato senso di fedeltà e patriottismo ha inciso sul tasso tecnico della squadra africana e sullo stato dello spogliatoio.
L’Egitto vola all’ultimo respiro, grazie a un rigore di Mohamed Salah al 95′ minuto contro il Congo.
Una qualificazione che mancava da 27 anni e che ha fatto letteralmente impazzire tutto il Paese, ridando lustro a Hector Cuper, un allenatore molto legato al nostro Paese. Una partita che si è trasformata in favola da sogno.
ركلة جزاء كانت طريق لتحقيق حلم 100 مليون ربما هناك ضغط كبير لكننا كنا نعتمد على دعم 100 مليون لتحويل الحلم إلى حقيقة???? pic.twitter.com/MnOVLzmyKO
— Mohamed Salah (@22mosalah) October 9, 2017
Mancano ancora 3 posti da determinare: alla Tunisia basta un punto per mantenere il primato, tra Marocco e Costa D’Avorio è ancora tutto aperto, distanziati da un solo punto, e una tra Senegal, Burkina Faso e Capoverde, tutte appaiate al vertice. L’11 novembre si deciderà tutto nell’ultima giornata con sfide da brividi.
Centro e Nord America
Quando il Paese più influente e potente del mondo non partecipa alla competizione sportiva più grande del pianeta, potrebbe sembrare un paradosso assurdo. L’esonero di Klinsmann ha ridato vitalità agli USA, ma l’ultimo incontro di Panama contro il Costa Rica li ha, clamorosamente, fatti fuori mandando il piccolo Stato in paradiso, dopo la sconfitta fatale con Trinidad e Tobago. Entrambe le partite finite sul 2-1 che confermano una crescita di base planetaria del calcio in tutti i più piccoli Stati. Il quarto posto, invece, ha garantito i Playoff all’Honduras, vincente sul Messico per 3-2. Un girone che vede trionfare tutte le squadre rivali nell’ambito politico di Donald Trump, reo di aver introdotto delle vere e proprie barriere e sminuito i Paesi circostanti. Possiamo definirla una piccola rivincita morale.
Sud America
Il Sud America è una delle terre più calde per la passione calcistica. La terra di Maradona, Pelè, Falcao, Messi, Ronaldo, Friedenreich, Andrade “la meravilla” negra dell’Uruguay. E quanti altri?
Non riuscire a qualificarsi, qui, diventa una questione statale. Mantenere l’orgoglio e la storia che hanno costruiti sono gli obiettivi da tenere sempre a mente.
☝????????????⚽️ pic.twitter.com/v6nv4i7qrj
— Paulinho (@paulinhop8) October 10, 2017
Il Brasile è stata la prima squadra a qualificarsi, senza problemi di grande calibro. Questa edizione potrà vedere come protagonisti i verdeoro di Neymar, ancora amareggiati dal 1-7 subito contro la Germania nello scorso Mondiale. L’Uruguay ha strappato il pass russo con la vittoria sulla Bolivia per 4-2 e si prepara ad essere una delle mine vaganti del torneo con un Cavani straripante. D’altro canto, abbiamo anche la Colombia che si qualifica, grazie ad un pareggio con il Perù. Quest’ultimo dovrà affrontare il Playoff dell’interzona con la Nuova Zelanda, grazie al golazo di Capitan Guerrero su punizione. Il Cile abbandona la manifestazione in modo impensabile e clamoroso. Tante sono le stelle presenti che hanno iniziato a lucidare gli scarpini per prepararsi a suon di goal, come Falcao, “O’Ney”, lo stesso Cavani, Suarez, e ovviamente Messi.
L’Argentina ha rischiato tantissimo di rimanere fuori al parco delle escluse, dopo uno 0-0 con il Perù, nonostante il tifo di uno stadio come quello della Bombonera di Buenos Aires, un fattore importante in partite come queste, che ha fatto sorgere tanti dubbi. Cosa ha questa squadra dall’elevato tasso tecnico che non va? Perché Messi non incide in Nazionale? Tutti questi pensieri sono stati cancellati dalla vittoria esterna per 1-3 sull’Ecuador e una tripletta della Pulga meravigliosa. Troppe volte è stato etichettato di essere un desaparecido con la maglia della Selecciòn, ma questa prestazione mostruosa ha fatto rimangiare a tutti i detrattori lo scetticismo sul fenomeno argentino.
Dasvidania
Il Mondiale è una realtà fantastica, perché coinvolge non solo le grandi potenze, ma anche Paesi alla loro prima esperienza. Culture che si mischiano, la vittoria è una questione di vita o di morte. L’orgoglio prima di tutto. Armiamoci di bombole d’ossigeno, sarà un batticuori e un’emozione continua. In Russia è tutto pronto, dai più giovani ai più anziani, come dimostra l’inno creato appositamente per il torneo. Dasvidania.