Giochi di ruolo

Siamo a Manchester in un giorno piovoso come tanti altri. Nella Sir Matt Busby Way, più precisamente in quell’immenso teatro che tutti chiamano Old Trafford, Jose Mourinho è seduto alla sua scrivania circondato da fogli, dati, statistiche. Chiaro che il suo Manchester United sta attraversando un periodo non proprio brillante: dopotutto se i tuoi acerrimi rivali sono primi in campionato con un distacco abissale non potresti essere felice. Nelle ultime tre partite di campionato i suoi Red Devils sono riusciti a trovare soltanto una vittoria di misura contro l’Huddersfield, battuto con lo stesso risultato anche in FA Cup. Il problema però più grande del lusitano ha un volto e un nome: si tratta di Paul Pogba, golden boy dello United ceduto prima alla Juventus a zero e poi riacquistato per cento milioni o poco più.

Dalla sconfitta contro il Tottenham il centrocampista transalpino sembra non essere più lo stesso: dimenticatevi le grandi giocate, dimenticatevi i tanti assist. In campo – con una media di soli 50 minuti giocati nelle ultime tre – al suo posto sembra esserci sicuramente un fantasma e non l’enfant prodige che aveva scatenato una faraonica asta fra i più grandi club d’Europa.

E ora?

La domanda sorge spontanea: Mourinho non può fare a meno di Pogba perché significherebbe rinunciare a uno dei più grandi investimenti del club, ma non può neanche giocare con il francese che sembra non voler sottostare ai dettami del suo allenatore. Ma partiamo da principio. Quali sono le indicazioni di Mourinho?

Sappiamo che l’ex tecnico dell’Inter ama giocare con il 4-2-3-1, schema che gli consente di creare pressione a centrocampo e ripartire in velocità con contrattacchi rapidi e letali. Questo modo di giocare, più che ingabbiare l’avversario, lo induce all’errore, permettendo così allo United di sfruttare ripartenze. Per far ciò però bisogna contare innanzitutto su una difesa solida, capace di contrastare gli attaccanti senza problemi: su questo punto possiamo stare tranquilli, visto che la retroguardia dei Red Devils è una delle migliori e, in generale, la fisicità di tutta la squadra contribuisce in qualche modo alla fase difensiva.

In questo schema Pogba sarebbe perfetto come regista, ossia il giocatore che riceve palla dalla difesa e dà il via alla fase offensiva con lanci lunghi e tanti assist, come aveva fatto egregiamente nella prima parte della stagione. Il suo fisico inoltre gli permetterebbe, almeno in teoria, di ricoprire in modo eccellente il ruolo pensato per lui da Mourinho che, sempre seduto alla sua scrivania, credeva di aver trovato la soluzione ideale per poter finalmente far girare al meglio la sua squadra. L’obiettivo dunque è quello di recuperare dal limbo un giocatore che presto potrebbe diventare il cardine centrale di tutto il suo gioco.

Ma..

Certo, come in ogni cosa che sembra funzionare alla perfezione esiste un “ma” e questa volta sembra essere quasi insormontabile. Mi piace pensare che a che ruolo gli affiderebbe il suo rivale Guardiola, che dall’altra parte della città adesso sarà seduto alla sua scrivania proprio come lui, cercando di capire come abbia fatto il minuscolo Wigan a a compiere un giant killing di questlle dimensioni. Questa però è un’altra storia, ritorniamo nella sponda rossa.

In realtà il ruolo di regista Pogba lo ha già svolto in alcune partite, come quella persa contro il Tottenham poche giornate fa. Tutto filava liscio: il 4-2-3-1 continuava a dare le sue solite garanzie, fino a quando il francese ha deciso di lasciare solo il povero Nemanja Matic per “sguazzare” qualche metro di campo più avanti. Pogba si sente un numero 10, ruolo che lo Special One sta affidando a giocatori con caratteristiche più offensive come Lingard. La svolta anarchica non è andata giù a Mourinho che, non solo ha mandato via dal campo Pogba dopo un’ora di gioco, ma nelle successive due partite lo ha utilizzato sempre con il contagocce, ammettendo apertamente che il suo inutilizzo non è dettato da problemi fisici, ma da una scelta tecnica chiara e precisa.

Perché allora Pogba ha deciso di mettersi nei guai da solo, abbandonando la sua posizione? Semplice: al francese non piace partecipare alla fase difensiva. La mia affermazione potrebbe spiazzarvi, visto che un centrocampista di quella caratura, oltre tutto pagato così tanto, dovrebbe riuscire a ricoprire qualsiasi ruolo in modo eccellente. Eppure non è così, o almeno le ultime partite mi portano a pensare che il ruolo disegnato per lui da Mourinho proprio non riesca a digerirlo.

Lo si capisce chiaramente guardando ancora una volta la sconfitta contro il Tottenham, partita iconica da cui è nata tutta questa situazione: Pogba non fa nessun tipo di filtro fra i reparti, facendosi dare palla più avanzato, lasciando agli abili difensori degli Spurs tutto lo spazio per avviare la manovra. Situazione che manda a nozze una squadra abile nel palleggio come quella di Pochettino. E invece sarebbe bastato restare al fianco di Matic per evitare questa spiacevole situazione, quella che tiene Mourinho ancora incollato la sua scrivania a consultare delle statistiche che, tutto sommato, non sono disastrose. Quand’è che il suo pupillo è riuscito ad andare bene? Il tecnico accende il suo computer e va indietro nel tempo, deciso a rubare alla Juventus la ricetta segreta per far rendere il francese, che di aiutare la difesa proprio non ne vuole sapere.

Scavando nel suo passato, noi e Jose ci accorgiamo di una cosa: Pogba ha fatto il suo decisivo salto di qualità giocando in un centrocampo a tre, schema del tutto diverso da quello adottato dal portoghese. Nei suoi tempi migliori, con Pirlo come regista e Marchisio a fargli da partner più disciplinato, il francese è riuscito a consacrarsi come uno dei più grandi talenti del panorama europeo, semplicemente giocando in un modo meno rigido per liberare la sua fantasia. Mourinho ripensa alla situazione e effettivamente tutto combacia: durante la partita vinta contro l’Eveton per 2-0, dove era addirittura sceso in campo con la fascia da capitano, lo United schierò un 4-3-3, con Herrera e Matic a supportarlo, una situazione perfetta in cui Pogba non solo riuscì a coprire il centrocampo senza lasciare vuoti incolmabili, ma fu decisivo in fase di rifinitura servendo entrambi gli assist per i due gol decisivi.

Eccola la chiave giusta per non vanificare un talento che ha ancora tanto da dare al suo Manchester United: la soluzione non è mai stata così chiara, Mourinho sembra aver trovato la luce semplicemente guardando al passato del suo grande campione. Tutto combacia, i dati positivi sembrano poter rianimare definitivamente la squadra ed evitare tutte quelle partite altalenanti che non hanno permesso ai Red Devils di essere i veri antagonisti del City dall’inizio alla fine di questo campionato. La domande che attanagliano noi questa volta, che di sicuro non sosterremo il capo con le mani seduti alla nostra scrivania, sono sostanzialmente due:

Il tecnico sarà disposto a cambiare il suo sistema di gioco per valorizzare Pogba?

O dovrà essere ancora una volta il francese a piegarsi alla volontà di uno che nella vita è riuscito sempre a portare le sue squadre sui binari che voleva?

Ne riparleremo a fine stagione.

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