The Great White Hope, un soprannome pesante quasi quanto lui, Kristaps Porzingis, che grava sul parquet con i suoi 221 cm per 109 kg.
Un gigante che, fino alla scorsa stagione, non aveva potuto, né saputo, esprimere a pieno il proprio devastante potenziale.
Ma ai New York Knicks quest’anno ci sono stati dei cambiamenti di rilevanza non indifferente per la crescita del ventiduenne Porzingis: l’uomo-franchigia, Carmelo Anthony, e il presidente, Phil Jackson, hanno infatti lasciato la Grande Mela; due che del basket Nba hanno scritto la storia, ma che nelle loro rispettive parentesi newyorkesi hanno fatto fatica ad esaltarsi.
Strada spianata per KP6 dunque, che, con prestazioni da All-Star in questo primo mese di stagione regolare, ha brillantemente interpretato il ruolo di nuovo frontman del Madison Square Garden. Ma se lo chiamano “La grande speranza bianca” significa che il suo stato di grazia non può che essere destinato a durare.
Fino a fine stagione? No, per i prossimi quindici anni.
Se questo migliorerà ancora, saranno guai per tutti
Quando c’era Melo
Chi scrive ha avuto la fortuna di assistere ad una partita dei New York Knicks nel marzo 2013, durante l’ultima stagione in cui la franchigia arancioblu è riuscita a raggiungere i playoff.
Quella squadra girava attorno a Carmelo Anthony, ma il roster gli metteva a disposizione compagni del calibro di Amar’e Stoudemire, Jason Kidd e Marcus Camby, oltre a due giocatori che appena tre anni dopo si sarebbero laureati campioni Nba con la maglia dei Cavs: Iman Shumpert e JR Smith.
I Knicks abbandonarono i playoff al secondo turno contro Indiana, dopo aver eliminato al primo i Celtics.
Lì ricominciò il declino del basket newyorkese, che non può certo affidare le sue speranze di gloria ai Brooklyn Nets.
Carmelo Anthony diventava sempre più l’uomo solo al comando di una squadra mediocre, quello che ti fa vendere le magliette ma non ti fa vincere le partite.
Intanto nel 2014 Phil Jackson otteneva la carica di presidente della franchigia.
È stato quindi lui, il coach più titolato della storia Nba, a prendere Kristaps Porzingis come quarta scelta assoluta del draft 2015 (quello, tra gli altri, di Karl-Anthony Towns e D’Angelo Russell).
Il gigante lettone, che proveniva da una grande stagione con la maglia del Siviglia, approda ai Knicks nel periodo più nefasto della loro storia: hanno infatti appena chiuso la regular season con un record di 17-65, il peggiore di sempre.
Kris gioca ben 72 gare nella sua prima stagione Nba, con una buona media di 14.3 punti a partita. Ma l’ombra di Melo è ancora troppo ingombrante per permettergli di emergere.
Nella stagione 2016/17, l’ultima di Carmelo Anthony al Madison, Porzingis è l’unico giocatore dei New York Knicks ad alzare un trofeo: si tratta dello Skills Challenge all’All-Star Game di New Orleans. Magra consolazione per Porzee, che intanto viene definito da Phil Jackson “non ancora pronto per essere l’uomo franchigia”. La crisi tra lo stesso Jackson e Melo scuote l’ambiente, tanto che il presidente viene sollevato dall’incarico nel mese di giugno, mentre l’ala piccola vola ad Oklahoma a fine estate. KP6, ora tocca a te!
New York 6 mia
Kristaps Porzingis trascorre gran parte dell’estate in Turchia; è qui infatti che la sua Lettonia affronta la fase a gironi di EuroBasket 2017.
I lettoni chiudono il girone D al secondo posto, alle spalle della Serbia, e agli ottavi surclassano il Montenegro.
Porzee sta disputando un ottimo torneo, ma nulla può ai quarti di finale contro la Slovenia, che diventerà campione d’Europa.
Al termine della competizione, il gigante lettone si rimette subito al lavoro: i suoi follower di Instagram possono assistere live ai suoi duri allenamenti in solitaria, grazie ai quali Porzingis si prepara al meglio per l’imminente stagione Nba.
Se non bastasse la stazza già imponente di suo, KP6 si presenta alla pre-season in forma smagliante, con una massa muscolare più tonica e definita rispetto al recente passato.
Sa che questo deve essere l’anno, se non della consacrazione, almeno della sua legittimazione a giocatore di primissimo livello della lega.
Dopo aver perso le prime tre gare, i Knicks ne vincono sette delle ultime dieci.
È un inizio di stagione regolare quantomeno sorprendente per una franchigia che da anni ormai gioca solo per evitare figuracce.
Se i Knicks sorprendono è perché Porzingis domina, e lo fa in ogni angolo del parquet: in difesa, dove se non vuole subire canestro può anche decidere di stoppare l’attaccante tre volte in tre secondi (chiedere al frastornato Zeller degli Hornets per conferma), o in attacco, dove mette in gioco l’incredibile capacità di muoversi come un airone e contemporaneamente mordere come un cobra.
Dopo la partita vinta contro gli Charlotte Hornets al Madison, in cui ne mette a referto 28, Porzingis diventa il giocatore dei Knicks ad aver segnato più punti (300) dopo le prima dieci gare della stagione, superando così due leggende come Bernard King e Pat Ewing.
Kristaps si comporta da leader non solo in campo, ma anche davanti ai media: prima fa dichiaratamente sua la Mamba Mentality, poi, ammette che, di questo passo, lui e i compagni potrebbero riportare i Knicks ai playoff già quest’anno
Un obiettivo neanche lontanamente preventivabile prima dell’inizio della stagione, quando gli adii di Phil Jackson e Carmelo Anthony avevano fortemente scosso il Madison e dintorni; ma non Kristaps, che nel momento di maggior difficoltà dell’ambiente ha saputo mettere le proprie mani sulla città e caricarsi sulle spalle il destino del basket di New York City.
La grande speranza bianca
La leadership tecnica e caratteriale di Porzingis è destinata a durare per un’intera generazione cestistica.
Non a caso è stato definito “La grande speranza bianca”.
Colui, cioè, in grado di dare continuità alla tradizione di lunghi europei che hanno saputo dominare la Lega a stelle e strisce; si tratta di due giocatori ancora in attività che hanno scritto la storia dell’Nba: lo spagnolo Pau Gasol e, in modo particolare, il tedesco Dirk Nowitzki.
Wunder Dirk è di casa ai Dallas Mavericks fin da quando, nel 1998, è sbarcato in Nba; nel 2011 ha condotto la franchigia texana al primo anello della sua storia.
È una vera leggenda del gioco. Per Porzee, con il quale ha avuto occasione di condividere alcuni allenamenti, Nowitzki ha riservato parole che sanno di investitura a proprio erede: “He is the real deal”.
Con buona pace di Phil Jackson, a cui si vorrà perdonare un banale (mica tanto!) quanto prematuro errore di valutazione.
I sostenitori dei New York Knicks, ma più in generale tutti gli appassionati del gioco con la palla a spicchi, si augurano che il buon vecchio Dirk non si sbagli; che quindi Kristaps Porzingis, il ventiduenne venuto dalla Lettonia, possa davvero rappresentare ciò che in America conta più di ogni altra cosa: la speranza.
La grande speranza bianca.
E pensate che quella notte stavano tutti a fischiare.