In uno sport di squadra – caratterizzato da punteggi per lo più bassi – esistono pochi ruoli in grado di influenzare così profondamente il risultato finale come quello del portiere. Solitamente si ritiene che gli 11 giocatori in campo abbiano uguale importanza, ma è evidente che alcuni siano più uguali degli altri per l’impatto che il loro operato può avere sull’esito della partita. La partita perfetta, per un estremo difensore, è quella che lo vede meno impegnato possibile, al punto da far augurare ai propri tifosi che, a fine partita, accanto alle solite valutazioni il proprio numero 1 risulti essenzialmente senza voto a testimonianza di una partita dominata. Proprio come metaforicamente dice lo spezzone tratto da Futurama, riferito ad altri contesti metafisici.
Quando fai le cose per bene, nessuno sospetterà che tu abbia fatto realmente qualcosa
Eppure, secondo quanto riportato da Jonathan Wilson nel suo libro ‘La Piramide Rovesciata’, il ruolo del portiere fu l’ultimo ad essere ufficialmente introdotto agli albori del gioco, codificandolo intorno agli anni Settanta del diciannovesimo secolo. Addirittura fino al 1912 non veniva prevista alcuna limitazione alla sua possibilità di portare avanti il pallone con le mani, ultimo legato lasciato dalla tradizione rugbistica. La regola venne poi cambiata in seguito al ritiro di un portiere leggendario – anche a causa delle sue imprese fuori dal campo di gioco – come Leigh Richmond Roose, famoso per la sua abitudine di condurre le azioni d’attacco portando la palla con sè fino al centrocampo.
Sweeper Keeper
La storia del primo Sweeper Keeper ante litteram ci offre l’occasione per parlare dell’evoluzione del ruolo del portiere negli ultimi anni. L’abolizione della regola che permetteva ai numeri di uno di raccogliere la palla con le mani in seguito ad un retropassaggio (avvenuta nel 1992) segna un momento di svolta essenziale nello sviluppo del mestiere del portiere, chiamato da quel momento a migliorare il proprio gioco palla al piede sino alle declinazioni attuali che prevedono il sistematico coinvolgimento dell’estremo difensore nei meccanismi di costruzione della manovra dal basso. Anche Gianluigi Buffon, il più grande esponente della materia degli ultimi 20 anni – per non esagerare – si è dovuto adattare a questo progressivo cambiamento, migliorando sempre più la sua capacità di dialogare con i compagni. Il progressivo abbandono dei moduli che prevedono la presenza del libero ha portato poi il portiere ad avanzare sempre di più la propria posizione, pronto ad intervenire anche lontano dalla propria area di rigore ed agire come estremo difensore nel vero senso della parola.
Neuer sempre un passo avanti (minuto 1.34)
Ciò che non è cambiato però è il core dell’attività del portiere, cioè banalmente impedire che gli avversari segnino. Per informazioni chiedere alla Roma, che in estate, una volta ceduto Alisson, ha scelto un portiere come Olsen bravo sì con i piedi ma decisamente inferiore al brasiliano nel respingere i tiri degli avversari. Rimane però difficile, anche in un’epoca dominata dalle più svariate statistiche, valutare il rendimento di un portiere alla luce dei numeri. Paragonare semplicemente il numero di parate non tiene infatti conto della difficoltà delle stesse, minima nel caso di un tiro debole da 40 metri e massima nel caso di un intervento miracoloso. Alla luce dei dati raccolti, proviamo a tracciare un bilancio dei portieri che più si sono messi in mostra in queste prime 21 giornate di Serie A. Con diverse sorprese.
La consacrazione di Alessio Cragno
La scuola italiana dei portieri sembrerebbe infatti essere l’unica in grado di sfornare talenti senza risentire del generale clima di crisi che ha investito il nostro calcio. Se infatti fatichiamo a produrre giocatori di talento in altre zone del campo (soprattutto in attacco), in porta la Nazionale italiana può vantare sia ottimi portieri di esperienza sia giovani pronti ad affermarsi nel grande calcio. Tralasciando il caso Donnarumma – che in questa stagione sta dimostrando sempre più di essere un vero fuoriclasse – vogliamo concentrarci sul rendimento di Alessio Cragno, giovane per essere un portiere (classe 1994) ma già in grado di imporsi tra i migliori estremi difensori del campionato.
Il numero uno del Cagliari è forse – insieme a Luigi Sepe – il portiere che maggiormente influenza i risultati della propria squadra. Non dobbiamo infatti dimenticare che, per forza di cose, il rendimento di un portiere è correlato alla qualità della difesa che si ritrova davanti: non deve stupire che ai primi posti per numero di parate si trovino dunque gli estremi difensori delle ultime squadre in classifica, conseguenza logica del subire un maggior numero di tiri. Lo sa bene Cragno che, nella sua prima esperienza in rossoblu rimase vittima del sistema di gioco portato da Zeman nella stagione 2014-15, conclusa con la retrocessione per il Cagliari e con la panchina per il giovane portiere dopo le prime giornate in cui era stato schierato titolare.
Il giovane portiere non ha caratteristiche fisiche eccezionali, soprattutto per quanto riguarda l’altezza (184 cm) ma compensa questa mancanza con una straordinaria reattività ed esplosività, qualità abbinate a dei riflessi fuori dal comune.
Cragno ha disputato tutte e 22 le partite in campionato per un totale di 1980 minuti in campo. Secondo i dati raccolti da Sofascore.com l’estremo difensore rossoblu si posiziona al terzo posto per numero di tiri parati provenienti da dentro (52) e fuori (30) l’area di rigore. Cragno compie in media 3,8 parate a partita, respingendo il 73% del totale dei tiri subiti. Utilizzando il modello degli Expected Goals che attribuisce un coefficiente di difficoltà ai tiri subiti, potendone dunque pesare la pericolosità, scopriamo, usando i dati raccolti da Understat.com, che secondo questo indice statistico il Cagliari (e Cragno nello specifico) avrebbe dovuto subire circa 35 reti a fronte delle 31 effettivamente subite.
Questo dato ci può sicuramente aiutare maggiormente rispetto ai freddi numeri di parate effettuate nel valutare le prestazioni del portiere classe 1994 e confermare con i numeri le impressioni suscitate dalle prestazioni di Cragno, sempre reattivo nel difendere la propria porta e autore di diversi interventi straordinari in stagione. A questi numeri vanno poi aggiunti ben due rigori parati su cinque subiti, l’unico insieme ad Olsen ad averne neutralizzati più di uno. Una tendenza dimostrata anche durante la scorsa stagione, in cui le parate furono 4 a fronte di 10 rigori – tra cui uno parato a Diego Perotti, uno dei migliori rigoristi della Serie A. Il soprannome di “Uomo Cragno” è pienamente meritato: l’unica differenza tra lui e il supereroe mascherato è che il portiere del Cagliari le ragnatele tende a toglierle da sotto l’incrocio per respingere i tentativi avversari.
Il gioco con i piedi
Nell’introduzione di questo articolo abbiamo però parlato anche dell’evoluzione del gioco palla al piede dei portieri. In questo articolo di Calcio Datato viene evidenziato come la rivoluzione del portiere come primo attaccante – meglio: prima fonte di gioco – stia trovando seguito anche in Italia.
A mutare non è soltanto la precisione ma anche la lunghezza dei passaggi, preferendo gli appoggi ai difensori rispetto ai rilanci lunghi – per forza di cose meno precisi. È cambiato anche il concetto di rilancio: la maggiore sensibilità tecnica dei portieri permette infatti sempre più spesso dei passaggi alti in grado di superare la prima pressione avversaria sui difensori, evitando però di spazzare soltanto il pallone più lontano possibile ma cercando di indirizzare il passaggio verso i terzini.
Da questo punto di vista il gioco di Cragno vede ancora prevalere come numero i passaggi lunghi rispetto a quelli corti – inferiori a 21 metri secondo la definizione di Whoscored.com – : il 67% dei suoi passaggi è infatti rappresentato da rilanci, con una precisione del 50% – 9 passassi riusciti su 18 tentativi a partita. I passaggi corti sono circa 9 a partita: un numero basso che lo pone al dodicesimo posto tra i portieri con più di 15 presenze in questa stagione. Questo numero potrebbe però essere influenzato dall’atteggiamento generale del Cagliari. Basti pensare che un portiere molto coinvolto nella costruzione dal basso come Donnarumma effettua circa 17 passaggi corti a partita (primo in questa speciale classifica): questa tipologia di passaggi rappresenta il 60% circa del suo gioco con i piedi.
Il nome di Alessio Cragno è ormai stabilmente nel giro della Nazionale maggiore, anche se vincere la concorrenza di Donnarumma per una maglia da titolare appare molto difficile. Quel che è certo è che il numero 28 rossoblu è pronto per il salto in una grande squadra.