Le ragioni del no

Verdi dice no

La finestra invernale di calciomercato si svolge in un momento dell’anno un po’ statico. Dopo le feste, dopo cene ed eventi a tema natalizio, quando case e città si spogliano di alberi decorati, musiche a tema e pacchetti incartati, si parte con un periodo di giornate fredde e molto più spente rispetto a quelle che si vivono nel clima allegro che circonda le festività nella parte finale di dicembre. Questo periodo però è sicuramente ravvivato dai trasferimenti, dalle trattative e dai colpi di cui sentiamo incessantemente parlare in televisione e sui social. Affari sempre più folli, come quello che ha portato Coutinho al Barcellona per più di 150 milioni, ma anche transazioni saltate. Eh sì, perché Verdi fino a qualche giorno fa era l’obiettivo primario di Giuntoli per dare finalmente un’alternativa valida dalla panchina nel reparto offensivo a Sarri, ma lo stesso giocatore ha rifiutato di cambiare maglia in questo mese.

Tutta Italia sembra essersi chiesta il perché. Su Twitter, ad esempio, l’hashtag che riporta il cognome del trequartista del Bologna è stato un trend per più di dodici ore. Ma non solo i fans, anche addetti ai lavori su vari livelli ne hanno parlato, come l’ex direttore sportivo del Napoli, Pierpaolo Marino. Una gigantesca discussione, quindi. E perché noi di Numerosette avremmo dovuto sentirci esclusi da essa? Abbiamo provato a ragionare sulle motivazioni che hanno spinto Verdi a prendere questa scelta, con alcuni che si sono schierati in sua difesa, altri che lo hanno accusato di scarso coraggio.

Simone Verdi resta al Bologna | numerosette.eu

Parliamone

Giovanni D’Anelli: Verdi ha detto di no al Napoli: clamoroso! Ha avuto coraggio.

Matteo Brambilla: Mah, secondo me questa situazione evidenzia un problema nella nostra cultura sportiva. Mi spiego meglio: non è possibile che un ragazzo di 26 anni dica che preferisce rimanere a Bologna per maturare, non è più un ragazzino… C’è qualcosa che non va in questa mentalità.

G: Io invece mi sento di condividere la sua decisione. è una scelta molto umile. Il Napoli lotterà per lo Scudetto, non è da tutti rifiutare una proposta del genere in questo momento. Non penso l’abbia fatto perché aveva la pretesa di un posto da titolare o per un atteggiamento da prima donna, anzi, credo sia stato proprio il pensiero di non sentirsi pronto a spingerlo a restare al Bologna.

Andrea Pracucci: Sono d’accordo con Giovanni. Verdi è venuto fuori prepotentemente da un anno e mezzo circa, mentre prima aveva avuto un percorso piuttosto ondeggiante. Passato da promessa nel Milan, andamento da montagne russe con Torino ed Empoli, poi sei mesi non esaltanti all’Eibar e altrettanti un po’ meglio al Carpi. Vi ricordate? Dal 2016 ha trovato continuità e fiducia al Bologna, e qui sta dimostrando il suo valore. Non sembra essere uno di quei calciatori che hanno una stagione fortunata per motivi anche non per forza legati al loro talento. Più che altro, osservandolo, Verdi mi appare come un talento che è esploso in età leggermente più avanzata di altri. Sta dimostrando di avere le qualità per rimanere ad alti livelli per diversi anni: non è uno di quei giocatori che hanno la stagione di gloria in età “avanzata” e hanno bisogno di speculare su un’annata sopra le aspettative. Può permettersi di aspettare almeno qualche mese ancora: ha aspettato per tanti anni, prima di diventare questo giocatore.

G: E infatti quanti se ne sono visti di giocatori che, dopo mezza stagione giocata bene, sono andati a giocare in una big e poi sono scomparsi senza lasciare ricordi? Se dovesse fare bene da qui a maggio, Verdi sarà il vero vincitore di tutta questa storia. Anche perché con questo rifiuto si è tirato addosso una pressione abbastanza pesante.

Angelo Mattinò: Il problema è che se Verdi non dovesse ripetersi sul livello di questi ultimi mesi, rischierebbe di restare nel limbo di quei giocatori che avrebbero potuto essere qualcosa di più, ma non ce l’hanno fatta. Secondo me o ha fatto una scelta non molto sensata, oppure c’è una squadra con cui si è già accordato per giugno…

And: Il rischio di rimanere sempre in panchina era troppo grande. Se lo avesse chiamato un’altra squadra magari ci si poteva anche pensare, ma Sarri ha dimostrato di cambiare difficilmente i titolari, e lui rischiava di rimanere seduto per troppo tempo.

Ang: Sarri si rifiuta di fare turnover perché non ha giocatori che gli garantiscono il ritmo e la qualità di cui ha bisogno per i suoi schemi. Giaccherini e Ounas in attacco, ad esempio, difficilmente possono essere i giocatori giusti. Sarri, però, non si fa problemi a mettere in campo Zielinski e Rog, per esempio. Il fatto è che ha bisogno di alternative di livello.

And: Beh, però è anche vero che ha dimostrato di dare poca fiducia a chi si sedeva a bordo campo. Basta guardare giocatori come Tonelli e Maksimovic che, comprati per giocare, sono finiti ai margini rapidamente. Sarri fa fatica ad inserire nuovi giocatori, e ci può stare in questo senso che Verdi abbia avuto anche un po’ di paura di non entrare nei meccanismi dell’allenatore nel modo giusto e di conseguenza di perdere anni preziosi per la sua carriera restando a guardare i compagni dalla panchina.

G: In questo senso, mi viene da chiedermi se questo rifiuto possa essere in qualche modo un fallimento per lo stile di allenare di Sarri. Mi sembra che i giocatori, prima di andare a giocare nella sua squadra, ci pensino più di una volta, nonostante molti abbiano già giocato per lui, come lo stesso Verdi.

A: Sicuramente è un limite di Sarri. Non inserire nuove risorse è una mancanza, anche perché la scorsa stagione un problema grosso è stato quello di non avere mai una seconda opzione, un giocatore dalla panchina che permettesse di cambiare lo spartito. E questa lacuna porta a perdere punti importanti, quando i titolari sono stanchi o quando la squadra avversaria si chiude bene e non concede gli spazi vitali al Napoli per costruire il suo gioco. Ed è proprio il motivo per cui la Juve negli ultimi anni sta vincendo: perché è piena di soluzioni, per ogni tipo di avversario che si trova davanti. Un altro esempio è Di Francesco: allenatore che, come Sarri, è integralista del gioco palla a terra, ha comunque plasmato diversamente le sue idee a inizio stagione alla Roma, perché i giocatori non avevano ancora pienamente recepito le sue richieste. Questo gli ha permesso di andare bene anche senza dover applicare per forza i suoi pattern di gioco.

G: Non che si vogliano mettere in dubbio le qualità di Sarri, eh. D’altronde è lui che in un momento difficile si è inventato Mertens centravanti, e i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Però semplicemente sta dimostrando che quando trova la quadratura del cerchio, difficilmente ci si discosta, portando all’esaurimento fisico i titolari. E questa cosa non può che pesare, sia in Serie A che in Champions League.

And: Parlando di Verdi, è bello che esplodano ancora giocatori “non giovanissimi”: a volte il mondo del calcio ci porta a pensare che se a 21 anni non sei già arrivato, difficilmente potrai diventare un grande calciatore.

G: Verissimo. Ed è bello anche che Verdi dia fiducia al Bologna, che ha creduto in lui quando erano in pochi a farlo ed ora la società viene ripagata.

Tiriamo le fila

Verdi rimane in Emilia, noi abbiamo cercato di fare chiarezza, discutendo, riguardo ai motivi che l’hanno spinto a prendere questa scelta. Pazienza, timore, voglia di crescere ancora e fare un passo alla volta. Dopo le tante volte nelle quali Verdi in carriera è rimasto deluso e non è riuscito ad affermarsi, ora che vede questa possibilità all’orizzonte non vuole perderla con un trasferimento a gennaio. Avrebbe potuto giovare alla sua carriera? Forse. Chi lo sa. Ma sicuramente la giovane promessa del Milan è maturata, e ha capito che, in questo caso, forse è meglio non rischiare.

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