Ieri sera su Rai 3, in prima serata, è andato in onda Veloce come il vento, il film del 2016 – internazionalmente conosciuto come Italian Race – diretto da Matteo Rovere, con protagonisti Stefano Accorsi e Matilda De Angelis, ispirato a una storia vera. Se non l’avete mai visto, l’unica cosa che mi viene da dirvi, non ve la dico. Da oggi, comunque, è visibile anche su Raiplay: il servizio per cui vale la pena pagare il canone Rai.
Se non l’avete quindi ancora visto, e siete ancora dubbiosi sul farlo, di seguito trovate una lista parziale del perché guardare Veloce come il vento: se un solo un motivo vi convincerà, verrete eliminati dalla lista nera di Numerosette Magazine.
Trenta perché guardare Veloce come il vento
- Perché è il miglior film italiano di sempre ad argomento sportivo.
- Perché è uno dei migliori film italiani degli ultimi dieci anni.
- Perché è una storia italiana che restituisce uno scorcio d’Italia che non si racconta mai, di un’Italia genuina, fatta di salcicce, campagne e cimiteri, senza farla diventare comicità da quattro soldi.
- Perché non parla di calcio, ma di automobilismo, e in particolare di Gran Turismo.
- Perché a guidare è una donna: e non c’è alcun tipo di stereotipo intorno a essa.
- Perché in Veloce come il vento non ci sono stereotipi.
- Perché si parla di motori ed Emilia-Romagna, quindi è un film sulla tautologia. Forse mi sbagliavo sugli stereotipi.
- Perché non si parla solo di gare: il film si sviluppa su più livelli – sport, fraternità, amore, tossicodipendenza, disubbidienza, morte, abbandono, felicità – che continuano ad alternarsi in twist che rendono la trama mai banale, mai scontata. In un autentico romanzo di formazione.
- Perché le scene delle gare sono credibili e ci sono stralci di documentari.
- Perché in Veloce come il vento non c’è moralismo e non c’è ipocrisia. E i bambini vengono insultati.
- Perché è un film che ama i bambini: li tratta come individui con pregi e difetti, senza farli diventare macchiette.
- Perché Veloce come il vento è un film migliore di Rush.
- Perché Veloce come il vento non nasce da un’idea di Stefano Accorsi, e forse è meglio così.
- Perché Stefano Accorsi recita la parte del tossicodipendente come se lo fosse realmente. Senza caricature.
- Perché quando Stefano Accorsi recita con accento bolognese ha pochi rivali. Vacca boia.
- Perché l’interpretazione di Paolo Graziosi è sublime.
- Perché Veloce come il vento segna il debutto sul grande schermo di Matilda De Angelis. Non è poco.
- Perché quando “il Ballerino” Loris De Martino (Stefano Accorsi) ritorna dopo anni nel paddock, da strafatto, e prende le cuffie per comunicare con sua sorella Giulia De Martino (Matilda De Angelis), scatta Sail degli Awolnation, e tu provi l’orgasmo.
- Perché la fotografia di Michele d’Attanasio ti catapulta in pista e ti vien voglia di tagliare le curve anche se hai un Pandino. Cazzo, ma fa le curve tonde?
- Perché se Rocky Balboa prendeva a cazzotti la carne da macello per cimentare il proprio pugno, Giulia De Martino solleva, con le gambe, una donna tossicodipendente per imparare a frenare.
- Perché Giulia De Martino vola!
- Perché tutti hanno sognato almeno una volta di vivere all’interno di GTA (San Andreas).
– Loris, ma siamo in città. – Sì.
- Perché Guarda che disperati veri siam rimasti in pochi.
- Perché nella gara finale potete visitare Matera, la capitale della cultura europea 2019.
- Perché Adesso “il Ballerino” scappa via.
- Perché tutti i personaggi sono caratterizzati alla perfezione dall’inizio alla fine.
- Perché nessun dialogo richiama l’utilità dei dialoghi nei film porno.
- Perché la Peugeot 205 Turbo 16 è la Peugeot 205 Turbo 16.
- Perché Veloce come il vento è liberamente tratto dalle vicende di Carlo Capone, campione europeo di rally nel 1984, oggi dimenticato in una struttura psichiatrica.
- Perché se, di Veloce come il vento, stai ancora dubitando: Allegria, te è facile che camperai cent’anni, ma saranno anni di infelicità e tristezza.
Sottoscrivo in pieno tutti i motivi dal primo all’ultimo. Grazie Matteo Rovere per questo film, grazie infinite.