Si avvicina l’estate, e con lei iniziano a farsi spazio i primi tormentoni. Si, proprio loro, quelle canzoni che entrano nella testa e per 3 mesi non ne escono più: “El Perdon” di Enrique Iglesias e “Roma-Bangkok” del duo Ferreri-Baby K hanno fatto impazzire i giovani lo scorso anno, ma ci riesce davvero difficile se non impossibile scordate “Waka Waka” di Shakira o pezzi d’antiquariato come “Vamos a la playa”, “La Macarena” o addirittura “Aserejé” delle Las Ketchup.
Se non state ancora cantando lo farete presto, tranquilli.
Quando però si parla con un calciofilo non si può che accostare la parola “tormentone” al calciomercato, sessione estiva di compravendita dei giocatori in cui si intrecciano storie e destini di campioni, società e procuratori. E si spendono cifre esorbitanti, un po’ più che per una vacanza in riviera. Cresciuti col mito dei flop di Piero Ausilio e con i miracoli last-minute di Galliani, ci prepariamo a gustarci il “tormentone” del 2016, che se si parla con un calciofilo ha un solo nome: Paul Labile Pogba.

Oggi cercheremo di capire quale sarà la risposta alla domanda che da tempo starà sicuramente balenando nella mente del centrocampista francese. Quella domanda che ha il titolo di un pezzo estivo datato 10 Giugno 1982 e firmato The Clash, gruppo punk/rock proprio come la sua cresta impazzita: “Should I stay or should I go?”.
La Juventus non vorrebbe assolutamente privarsi di un giocatore come Pogba, e chi farebbe altrimenti? Dall’esordio nel 2012 con la maglia bianconera sono arrivate 169 presenze, 34 reti e 43 assist tra campionato e coppe: numeri davvero importanti per un centrocampista. Ma è la crescita del giocatore che è stata e continua ad essere esponenziale. Preso a costo zero da un poco lungimirante Manchester United, Pogba si è messo in mostra da subito in mezzo agli altri grazie alle lunghe leve che non gli impedivano di danzare con leggiadria sul pallone e di creare pericoli dal nulla. Pensato da Conte come alter ego di Pirlo, Pogba si è rivelato pian piano un punto fermo del centrocampo juventino; accanto alla classe del “Maestro” e al maratoneta Marchisio, il francese è diventato l’uomo delle giocate impossibili, dei gol mai banali (stupendo ed indimenticabile il suo primo in Serie A contro il Napoli) e dei dribbling spacca difese. Per caratteristiche fisiche-tecniche unico, per età il più forte centrocampista in prospettiva – per molti anche nel presente – in Europa.
La Juventus farà l’impossibile pur di trattenerlo perché è arrivato finalmente il tempo di affermarsi in Europa; non che la finale dell’anno scorso sia un brutto traguardo, ben inteso.
Paul Labile sembra tuttavia essere diventato fondamentale ed insostituibile nel mazzo a disposizione di Massimiliano Allegri, un asso più bello e luccicante degli altri.

Certament un’eventuale vendita sarebbe uno degli affari più prolifici della storia, visto che il talento è arrivato praticamente a parametro zero in Italia: non si scende comunque sotto gli 85 mln, parola di Marotta. Ecco perché il suo futuro sarà un “tormentone” degno di Alex Britti quando cantava “Voglio restare tutto il giorno in una vasca”.
“You’re happy when I’m on my knees”, continua così la canzone dei Clash.
C’è una sorta di invidia verso la Juventus, che spendendo poco si è assicurata un talento cristallino ma inaspettato, autentica scommessa costata soli 3,5 mln fra ingaggio e commissioni. Questa invidia diventa automaticamente sadica felicità quando Pogba è sottotono, proprio come questo inizio di stagione nero per la corazzata bianconera. Mopto sportivi hanno senza dubbio goduto per i 5 punti in sette partite dei bianconeri – magari sperando in un Sassuolo come il Leicester – ma soprattutto per le prove incolore di un irriconoscibile Pogba: irritante, indisponente, con quel 10 sulle spalle dato forse a chi è troppo eccentrico e pensa più ai capelli che alla partita.
“Non è mica Del Piero, era meglio se lo vendevano, e chi ve li dà più 100mln?”.
Anche ai tifosi juventini non andava giù questo Pogba, tanto che nelle prime uscite veniva ampiamente fischiato anche dal suo pubblico.

Tutti contenti, anche le società che speravano la scorsa estate di averlo con loro, decise a strapparlo alla concorrenza per un prezzo decisamente più basso qualora le prestazioni fossero rimaste così sotto tono: perché il talento non si discute, Pogba nemmeno.
Il francese però ci mette davvero poco a sistemare la situazione, a rialzarsi dopo esser stato troppo tempo sulle ginocchia. Fantastica stagione anche quest’anno dopo le prime difficoltà di squadra, anno coronato da prestazioni in crescendo e culminate con il gol della speranza all’Allianz Arena. Ecco che il “tormentone” non rischia di essere soltanto un fuoco di paglia: Pogba sarà sulla bocca di tutti anche questa estate.
Un po’ come quando usciva l’ennesimo pezzo di David Guetta, che sarebbe stato ancora una volta protagonista delle classifiche dopo aver fatto clamore l’anno precedente.
“If I go there will be trouble, if I stay it will be double”.
Se Pogba se ne va, allora, oltre a fare una rima quasi baciata saranno sicuramente “trouble”, big problems. Grandi problemi per gli acquirenti, perché Pogba rappresenta il “colpo da 100 milioni” che poche squadre possono permettersi. Enormi problemi, però, anche per la Juventus: Agnelli, Marotta e Allegri hanno spesso risposto vagamente alle domande riguardo il futuro del “Polpo”, senza nascondere ovviamente il forte desiderio che possa rimanere in bianconero ancora per molto. Almeno un altro anno: considerando che la Vecchia Signora è uscita con le gambe mezze rotte da questa Champions League soltanto per un episodio e visti i valori in campo, avrebbero potuto tranquillamente raggiungere ancora una volta la finale. Alla Juve manca però un pizzico di qualcosa per fare il salto di qualità e, sicuramente, Pogba può contribuire in modo decisivo al raggiungimento della vetta.
Se rimane, quindi, i problemi saranno “double”, doppi. La società sarebbe intenzionata e costretta ad aumentare l’ingaggio al giovane transalpino (si parla di un ritocco a 6,5 mln), mentre qualora si presentassero – e lo faranno – altre squadre alle porte di Corso Galileo Ferraris le cifre dovranno essere ancora più alte.
E’ difficile poi trovare giocatori che sappiano limitarlo o fermarlo, figuriamoci rimpiazzarlo per metabolizzare ancora più in fretta la sua dipartita. Con i soldi dell’ipotetica partenza di Pogba, i nomi caldi sulla lista del presidente sono tanti: Edinson Cavani, Javier Pastore, il top-assistman della stagione Henrikh Mkhitaryan, Oscar e Matic del Chelsea. Se si pensa allo stile Juventus, però, nessuno di questi può ricoprire quella che è la posizione del bianconero; oltre a questo, a parte Cavani (che ha un ruolo completamente diverso), gli acquisti del Flaco o dell’armeno del Borussia Dortmund costringerebbero Allegri ad un cambio di modulo – inserendo il trequartista alla Hernanes che, le poche volte che è stato provato in questa Juventus, ha sempre faticato ad imporsi -, se non impensabile quantomeno rischioso e sfacciato visti i risultati del collaudato 3-5-2.

“So you gotta let me know…”.
Quest’ultima frase rappresenta l’impazienza di un po’ tutto il panorama calcistico, dei tifosi e di Allegri in primis.
Tutti vogliono sapere che fine farà Pogba: andrà o non andrà? Beh, a dirla tutta sembra anche un bel ritornello.
Real, Barça, City, United, Chelsea o Juventus? Rimarrà o farà le valigie “per andare in una squadra vincente”, come hanno dichiarato senza poi avere neanche troppa fortuna tanto Vidal quanto Ibrahimovic? Vorrà narcisisticamente guardarsi allo specchio ogni mattina ed ammirare uno dei giocatori più pagati al mondo – la Juventus difficilmente arriverebbe a competere con i contratti faraonici delle pretendenti – o vorrà dimostrare sul campo, con la squadra che lo ha lanciato nel calcio che conta, che è capace di arrivare con le proprie lunghe, lunghissime gambe sul tetto del mondo?
Dipende da ciò che passerà per la testa – per la cresta, pardon – di Paul Pogba. Dipende tutto da cosa risponderà alla domanda che da più di un anno gli balena per la testa: “Should I stay or should I go?”.