Odissea Spurs

Estate 2012: il Chelsea di Di Matteo ha appena finito di festeggiare la conquista della sua prima Champions League. Al trionfo della truppa Blues, guidata da uno straordinario Didier Drogba, corrisponde però una grande delusione sportiva: il Tottenham di Harry Redknapp si vede soffiare la qualificazione in Champions proprio per colpa della vittoria dei Blues.

Quell’estate sarà per gli Spurs l’inizio di una lunga e tortuosa odissea che, attraverso mille peripezie, porterà i londinesi a diventare una delle realtà più solide e spettacolari del calcio europeo.
Redknapp abbandona la guida del club, improvvisamente il popolo del nord di Londra si vede privato di tutto: prima la qualificazione all’Europa che conta e poi l’addio della guida che aveva permesso a tutti di loro di riprendere a sognare, dopo anni e anni.

Ma non tutti i mali vengono per nuocere. La dirigenza Spurs ha un’idea rischiosa ma molto affascinante: André Villas-Boas nuovo allenatore.
La scelta di affidarsi al portoghese non è banale: sia la squadra che il nuovo manager sono alla ricerca di un riscatto e il coefficiente tecnico della rosa a disposizione del discepolo di Mou è elevatissimo.

La stagione 2012/13 sarà molto particolare, Villas-Boas non raggiungerà risultati eclatanti ma riuscirà comunque a far intravedere un bel gioco che farà ben sperare per il futuro.
L’ex Porto e Chelsea ha soprattutto il merito di responsabilizzare Gareth Bale, rendendolo un giocatore totale e facendogli compiere quei passaggi necessari per essere consacrato fenomeno.

La scelta di porre Bale al centro del progetto sarà fondamentale per la crescita e per il futuro degli Spurs: più riflettori puntati sul gallese comportano meno pressioni per altri giocatori chiave della rosa. I vari Vertonghen e Dembélé avranno così il tempo e la spensieratezza di poter crescere – calcisticamente parlando – raggiungendo l’elevatissimo livello odierno. E cresceranno: provate a vincere un duello fisico col belga. Aspettiamo vostre recensioni in merito.

Se la stagione 12/13 è stata tutto sommato positiva, quella successiva sarà un autentico fallimento per il Tottenham. Gli Spurs sembrano oscillare come un pendolo irrefrenabile.

Tutto comincia con la cessione di Bale, quello che sarà – fino all’avvento di Pogba – il trasferimento più caro della storia del calcio. La super-cessione del gallese porterà la dirigenza Spurs a compiere follie sul mercato, arrivando a spendere ben 121 milioni per 7 giocatori – tra cui Lamela ed Eriksen – di assoluto livello.
Per Villas-Boas e compagnia l’imperativo è chiaro: si punta al titolo.
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Tante volte però le aspettative non corrispondono proprio esattamente alla realtà, le pressioni sono tantissime e l’assenza dell’uomo bionico – Bale – si fa sentire eccome. Il manager di Oporto sarà esonerato e Sherwood, il suo sostituto non riuscirà a salvare il Tottenham da un deludente sesto posto.

Gli Spurs hanno bisogno di rinascere, serve una scossa capace di ridare alla squadra quell’animo che li aveva contraddistinti qualche stagione prima. L’uomo capace di dare quella scossa rispondeva al nome di Mauricio Pochettino.

Lo spagnolo era reduce da ottime stagioni sulla panchina del Southampton ed il suo profilo pareva essere quello adatto a risollevare il club: un uomo di calcio, capace di assorbire alla perfezione tutti gli insegnamenti dei suoi allenatori in passato e di trasmetterli alla sua squadra.

L’esordio sul campo del West Ham rappresenta alla perfezione l’idea calcistica di Poch: un calcio che sa essere bello ed efficace ma soprattutto un squadra che non molla mai.
Quella partita decisa da Eric Dier al 94’fu solo l’inizio per Pochettino e i suoi, fu la scintilla capace di riaccendere gli animi a White Hart Lane: dopo anni di gelo, gli animi degli Spurs sono roventi come un tiro di Eriksen.
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Il Tottenham dell’argentino prenderà sempre più fiducia, arrivando in solo due stagioni a lottare per il titolo e ad andarci molto vicino. Già, quel maledetto titolo: quando sembrava lì, ecco che spunta il Leicester pigliatutto che vince la Premier. Chi ha seguito attentamente il campionato sa che il Tottenham meritava un riconoscimento migliore.
Il lavoro di Pochettino ha permesso a questa squadra di avere un straordinaria fiducia nei propri mezzi, rendendo quello che pareva un club allo sbando una autentica meraviglia calcistica.

E’ molto interessante il tipo di gioco dato dall’ex bandiera dell’Espanyol: un calcio offensivo ed altamente spettacolare, capace di far convivere tanti talenti tutti insieme sul campo di gioco ma anche molto attento ai dettagli difensivi. Non a caso, lo scorso anno gli Spurs sono stati il secondo miglior attacco e la miglior difesa di tutto il campionato, numeri decisamente rilevanti per capire quanto questa squadra sia maturata.

La giovanissima età – 25 anni, la più bassa in Premier – sembra essere l’unico freno possibile ad un squadra che, sorte permettendo, è destinata ad andare sempre meglio. Un po’ come il vino.
Pochettino ha tra le mani una rosa con un potenziale stratosferico, sta a lui saper gestire pressioni e quant’altro per permettere ai suoi ragazzi di puntare sempre più in alto.

L’odissea degli Spurs è durata ben 4 anni: un periodo lungo e sofferto che ha portato con sè tante delusioni, ma che può essere di lezione a tante squadre: la pazienza è la virtù dei forti.

Ma attenzione: come nell’Odissea Ulisse fece ritorno a Itaca, anche il titolo può tornare a bussare alla porta del Tottenham. Non sappiamo quanto potremmo attendere: certo, gli Spurs vanno. Visto Kane col West Ham?

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