Probabilmente, se un giorno quest’articolo dovesse finisse nelle mani di quei due, noterebbero per prima cosa quell’omino stilizzato con i basettoni e la maglia rossa, in alto, alla sinistra della scritta “numerosette.eu”. Borbotterebbero sommessamente: “you mancunian cunts”, poi passerebbero oltre. Quindi mi appello direttamente a loro due: dear Noel and Liam Gallagher, abbiate pietà di noi e dateci una possibilità (nonostante Georgie Best).
Partiamo da una considerazione: i fratelli Gallagher non hanno peli sulla lingua, e hanno la capacità (entrambi, ma in modo diverso) di esprimere concetti in maniera chiara e diretta, ma sempre provocatoria. Ecco il primo assaggio:
“A parte gli Smiths, Manchester è una città che non ha prodotto mai un cazzo di buono prima degli Oasis. In città c’erano solo miserabili pub e l’unico vero divertimento erano le partite di calcio. È ovvio che siamo tifosi del City. A Manchester tutti sono tifosi di calcio, e le tifoserie sono divise secondo gli strati sociali: la classe operaia tifa per il City, e i fighetti borghesi per il fottuto United!” (Noel)
(Useremo spesso citazioni dei due, quindi chiediamo in anticipo venia per il turpiloquio. Fa parte del personaggio; anzi, dei personaggi.)
Questo, tuttavia, non vuole essere un articolo sul legame indissolubile tra i due fratelli e i Citizens (ne abbiamo già parlato qui). Permettetemi però di chiudere l’argomento con un aneddoto e un video, prima di scivolare oltre.
- Aneddoto: Prima della popolarità, Liam lavorava come parcheggiatore ed un giorno il caso volle mettergli tra le mani la macchina di Eric Cantona. Quando il numero sette dello United tornò, alla macchina mancava uno sportello.
- Video:
“I don’t believe that anybody feels the way I do about you now!” dopo la vittoria della Premier: se sulla Treccani cercate la definizione di “amore”, molto probabilmente troverete questo video.
Ma parliamo di musica. Gli Oasis sono senza dubbio la band più influente della fine del secondo millennio e dell’inizio del terzo. Seppur in attività solo per una manciata d’anni (1991-2009), con i loro 7 studio album sono di fatto l’ultimo gruppo rock ad aver proposto qualcosa di effettivamente nuovo rispetto al passato.
“Hanno jeans stretti e stivali e tutto quell’eye-liner. Io ho un gatto che è più rock di tutti loro messi insieme. Questa generazione di rockstar non ha mai detto qualcosa in grado di far ridere o di essere ricordato.” (Noel)
L’essere rockstar, per i fratelli Gallagher, è in effetti una cosa molto spontanea: basta essere polemici su qualunque cosa, avere atteggiamenti strafottenti, litigare e fare a botte, bere, fumare, drogarsi, e scrivere canzoni leggendarie.
Noel è la chitarra e seconda voce, ma soprattutto autore. È lui la mente, il talento musicale che porta avanti la baracca: “The Chief“, il capo. Liam è invece voce principale nonché frontman. Ha anche lui scritto alcune canzoni degne di nota (poche, a dire il vero; su tutte, la semplice e leggiadra Songbird) ma il suo merito nell’economia della band è senza dubbio quello di avervi applicato la sua personalità spigolosa e ingestibile, dando così agli Oasis un’identità ben precisa, definita, nel bene e nel male: un’identità irrimediabilmente rock. La voce rauca, graffiante; il modo di stare al microfono, col corpo incurvato e le mani dietro la schiena; gli sputi sul palco; la camminata che ostenta arroganza e sfrontatezza (esilarante la caricatura nel video di The Masterplan); l’atteggiamento nei confronti del pubblico: tutto questo suo repertorio è confluito nell’immaginario comune, caratterizzando il gruppo alla pari di capolavori senza tempo come questo e questo.
“Certo che siamo dei casinisti! In un certo senso, per noi questa è come una missione. Rappresentiamo la gente di Manchester, gente che ha fama d’esser casinista e attaccabrighe: non saremo di certo noi a rinnegare questa bella tradizione.” (Liam)
O li ami, o li odi, ‘sti due ragazzacci brutti, cattivi e arrabbiati verso il mondo. Loro stessi hanno sempre manifestato, l’uno per l’altro, un rapporto di odio-amore (per l’appunto) a volte coerente, più spesso contraddittorio. Ai tempi d’oro erano capaci di darsele di santa ragione dentro un pub poche ore prima di un concerto, ma una volta sul palco non ce n’era per nessuno.
Per cercare di capire meglio le dinamiche all’interno di questo dinamico duo (pardon), lascerò ancora una volta la parola ai diretti interessati.
“È rozzo, arrogante, provocatorio e pigro. È l’uomo più incazzoso che potreste incontrare. È un uomo con una forchetta in un mondo di zuppe.” (Noel su Liam)
Liam non dà credito a queste parole, e risponde con una dichiarazione distensiva:
“Odio quel cazzone di mio fratello, il sogno della mia vita è di sfasciargli sul grugno una fottuta chitarra. È proprio questo odio fraterno che trasforma gli Oasis nella miglior band del mondo!” (Liam su Noel)
Il “sogno” del fratello minore si avvera esattamente 7 anni fa, il 28 agosto 2009, a Parigi. Poche ore prima di un concerto, uno dei soliti litigi si trasforma nell’ennesima rissa: un paio di chitarre frantumate sono la goccia che fa traboccare il vaso. A pochi minuti dall’apertura, Noel si chiama fuori dal gruppo, e le ultime tre date del Dig Out Your Soul Tour vengono annullate. Quella rabbia che da sempre ha giocato un ruolo fondamentale nella potenza, nella freschezza e nella genuinità degli Oasis, alla fine si è rivelata la Caporetto della band. Due giorni dopo (il 30 del mese) il loro primo disco, “Definitely Maybe”, avrebbe compiuto 15 anni.
“È con un po’ di tristezza e grande sollievo che vi dico che questa notte lascio gli Oasis. La gente scriverà e dirà quello che vorrà, ma semplicemente non potevo lavorare con Liam un giorno di più. Le mie scuse a tutte le persone che avevano comprato i biglietti per Parigi, Costanza e Milano” (Noel)
Poi? Le strade si sono divise. Il maggiore ha iniziato una carriera da solista, appoggiato da un nuovo collettivo: i Noel Gallagher’s High Flying Birds, con i quali ha pubblicato un paio di album di discreto successo. Il minore, dal canto suo, ha proseguito per qualche anno con i restanti membri degli Oasis, cambiando il nome del gruppo in Beady Eye. Con questa formazione ha scritto e pubblicato due album, piuttosto criticati dagli addetti ai lavori per mancanza di idee e personalità: la sensazione è che senza l’odiato big brother, la qualità delle sue creazioni non sia all’altezza delle aspettative.
Forse per questo motivo, Liam ha spesso dichiarato di esser disponibile a un’eventuale reunion: l’ultima volta, giusto qualche giorno fa.
“I believe Oasis will sail again and it’ll be glorious. If it’s really about the fans, Noel, let’s do it – because they want it. One year. Tour for a year. We’d smash it. My bags are still packed from my last tour, so I’m ready.” (Liam)
E ora? Non lo sappiamo. Qualcuno potrebbe dire che sono solo le solite trovate mediatiche per far parlare di sé, ma si sa, la speranza è l’ultima a morire. Permettete però un consiglio da parte nostra: non fateci troppo affidamento. Del resto loro stessi ce l’hanno già detto, una ventina d’anni fa:
“Please don’t put your life in the hands of a rock’n’roll band, who’ll throw it all away.” (da “Don’t look back in anger”)
Duemilaquattrocento anni fa (più o meno, dai) Aristotele diceva: in un sistema complesso, il totale vale più della semplice somma delle singole parti. Questo è valso anche per voi (e qui, ancora una volta, mi rivolgo direttamente a voi, dear Noel and Liam). In quel mix esplosivo chiamato Oasis, vi era un’alchimia, un quid, che si è dissolto esattamente sette anni fa, e che separatamente nessuno dei due ha più ritrovato. Almeno fin quando non riuscirete davvero a smettere di guardare al passato con rancore…