Numerologia: Raheem Sterling

1.

Sterling è un esempio. Un esempio per i più giovani, un esempio di una cultura del lavoro assolutamente appagante, una cultura che presto o tardi porta i suoi frutti; il lavoro, è quello che ha consentito a Sterling di evolversi in uno dei centravanti più forti della Premier League. E, già, suona strano chiamarlo centravanti non essendo la sua mansione principale, ma evidentemente il buon Pep ha intravisto in lui quelle doti da falso nueve che tanto predica nel suo calcio; bastano i numeri, a certificare un upgrade realizzativo degno di un campione, bastano 23 gol e 17 assist in 48 partite stagionali con il City a tessere le lodi di un ragazzo che non ha bisogno di salire sul piedistallo. Ha bisogno di calcio, tanto calcio, di sguazzare tra le linee e immergersi in area di rigore quando serve, in maniera ragionata, senza mai eccedere. Ha adottato un istinto quasi materno nel scegliere la posizione ideale per ricevere il pallone.

Sterling si apposta sul secondo palo | Numerosette Magazine

Non so, la sensazione esterna sembra proprio questa. Oltre alla genialità fiamminga del tracciante di KDB, c’è un posizionamento semplice ma infallibile di Sterling, uno dei concetti più longevi del calcio, quel “secondo palo” che se occupato i  modo sapiente può portare tantissimi frutti. Frutti di un talento che ti può lasciare secco.

2.

Sterling brucia sul tempo | Numerosette Magazine

La sua velocità nel brevilineo è direttamente proporzionale al tempo in cui abbiamo dovuto aspettare una sua esplosione imperturbabile. Si intuiva già, che fosse un talento prezioso, ma non così fuori dal comune; non così maturo. Guardiola ha saputo toccare le corde giuste, ha saputo stimolarlo con i suoi metodi poco ortodossi ma necessari per sopravvivere secondo i suoi dettami; Pep è il migliore, e se non sei in grado di adattarti ai suoi standard, per lui sei fuori. Per questo ha dovuto innovarsi, per sopravvivere in un ecosistema vincente – non in Champions, ma non apriamo ancora quella porta – stracolmo di potenziale offensivo ma anche di equilibri tattici ben delinati; continuo a riguardare in loop il modo in cui semina il panico nella difesa dell’Arsenal con un solo passo, un solo cambio di movimento, analizzo scrupolosamente la capacità con cui riesce a frapporre la palla nello spazio perfetto, chirurgico, fra portiere e Aguero; nulla è lasciato al caso, nelle giocate di Raheem Sterling.

Raheem had spent many many hours with Mikel (Arteta) working on his finishing

Parole rilasciate da Guardiola alla Bbc tempo addietro, che certificano l’inossidabile cultura del lavoro; nonostante ciò, Sterling ha sempre avutro qualcosa di speciale. Fin dai tempi dell’Alpha & Omega, allenata da Clive Ellington, uno dei sostenitori più feroci di Sterling, uno che non ha mai avuto paura a dire che l’ala inglese ha sempre avuto qualcosa di speciale; anche quando faticava a sgrezzarsi, anche nelle giornate buie. Era l’unico, che Sterling ascoltava nell’ambiente scolastico; fu proprio Ellington a proporgli un’esperienza nella sua squadra, militante nell’operaia e amatoriale Sunday League, il primo contatto vero e proprio di Raheem con il panorama calcistico.

Ha sempre affrontato il calcio in maniera umile, unassuming, alla buona; anche esagerata, drammatica, come se la sconfitta non fosse minimanete accettata nella sua concezione, non esisteva. È nato e cresciuto con quest’ideale, con il mito di un Wembley che ha sempre sognato fin da bambino.

3.

Mi sto un po’ perdendo, forse. Ma immagino l’infanzia difficile in un sobborgo londinese altrettanto difficile, Neasden; uno dei miei tanti housemates abitò lì, perché gli affitti costavano poco. Londra ti mangia il portafoglio con affitti spropositati, e lo scenario che offre Neasden è trasandato, tetro, quasi dimenticato; si può vedere l’arco di Wembley, il motivo per cui il piccolo Sterling sognava il grande passo. Ogni volta che ricorda questi momenti, lo fa con quell’innocenza fanciullesca che tanto ci appartiene, perché in fondo il sogno calcistico lo abbiamo coltivato tutti. C’è chi ha mollato subito, chi ha lasciato perdere, chi ha perseverato ma non ce l’ha fatta, e poi c’è chi non ha potuto fare altro che guardare quella stazione del treno che separava casa sua dall’immenso Wembley, laddove Freddie Mercury fece impazzire tutti il 13 luglio 1985; laddove, prima o poi, Sterling avrebbe segnato con la Nazionale.

Non ha avuto fretta di arrivare. O meglio, voleva averlo, ma anche grazie all’ausilio delle figure giuste, della madre soprattutto, ha compreso l’importanza del saper aspettare, di lavorare senza ottenere per forza tutto oggi, ma costruire per raccogliere in futuro; per questo motivo, rifiutò l’Arsenal per sedimentare le prime basi professionistiche al QPR, nella cornice di White City, a due passi dal centro commerciale Westfield dove ogni tanto compero qualcosa di accettabile a poco prezzo; il prezzo, di Sterling, sarebbe aumentato vertiginosamente, a piccoli passi, senza fretta.

Sterling non sbaglia | Numerosette Magazine

Un rigore a Wembley, vale più di ogni altra cosa. Immaginate il vostro sogno che si materializza davanti ai vostri occhi, dopo anni di sacrifici, di spintonamenti, di fallimenti; perché nella vita si fallisce, ma si impara da questi fallimenti. Forse rimarreste attoniti, non realizzereste che il vostro pallino da sempre non è più chiuso a chiave nel cassetto o dimenticato da qualche parte. Sterling lo ha realizzato, si è lasciato andare e al contempo ha preservato e mantenuto lucidità quando serviva, questo fa di lui un modello da seguire; non solo per questo.

4.

Role model, lo chiamano in Inghilterra. Un esempio da seguire, portavoce di una campagna antirazzista che ci sta fortemente a cuore; Sterling è una delle tante vittime di quest’odio ingiustificato, di questa propaganda dalle sfumature rivoltanti. Celebri sono i cori razzisti subiti contro il Chelsea e, in particolare, contro il Montenegro durante le qualificazioni a Euro 2020; questi i due principali che lo hanno catapultato in questo marasma, da cui però è riuscito a divincolarsi col sorriso, con la semplicità di chi non vuole porsi come role model ma inevitabilmente diventa un esempio per i più giovani. Sterling ha esperienza, tecnica e umana, questo è assodato, ma il mondo è pieno di ragazzini non abbastanza robusti da sostenere questa carica di odio; il numero 7 del City intervenne ancora, scrivendo una lettera a un tifoso del Manchester City bersagliato da alcuni bulli, gli scrisse di tenere duro, stare a testa alta, non lasciare che ti tolgano il coraggio; già, perché ormai essere “di colore” è un atto di coraggio in una società per certi versi retrograda. Ma non vogliamo diventare troppo pesanti.

Sterling risponde ai cori razzisti | Numerosette Magazine
Bravo Raheem, sii superiore.

Tra l’altro fu proprio Sterling a esprimere su Instagram la sua piena disapprovazione nei confronti di Bonucci e il gesto di Kean di cui abbiamo già parlato, parlando di un 50-50 difficilmente credibile per il 7 inglese; insomma, è sempre stato vigile e sensibile in merito a questo tema. Nel Regno Unito lo ammirano fortemente, per questo, una delle ciliegine sulla torta di una carriera finora fantastica.

5.

Un role model anche in campo. È palese come, ormai, il City e Sterling vivano un rapporto di codipendenza genuino, non possono staccarsi l’uno dall’altro; vivono in simbiosi, e l’ala inglese sembra andare a genio con questa visione.

Sterling si accentra e tira | Numerosette Magazine

Adora sguazzare su tutto il fronte offensivo, entrare nel vivo della manovra, accentrarsi e tirare; un concetto semplice, uno stile di gioco che premia l’ampiezza di collettivo e al tempo stesso esalta le qualità individuali. Sterling è un fattore determinante, che sa adattarsi agli schemi ma anche uscire da quelli quando viene richiesto, quando soprattutto il momento invoca la giocata singola, la stoccata che ha saputo affinare con il passare del tempo; la sua lucidità nella gestione del momento è esemplare, e lo score realizzativo supporta la mia tesi semplicistica ma necessaria.

Ma l’upgrade che più mi ha colpito di Sterling, oltre a quello tattico, è legato a una natura prettamente atletica. Ha sempre fatto dell’atletismo una virtù, eppure mi dava sempre la sensazione che fosse particolarmente grezza e poco affinata; eppure, adesso, è un instancabile moto perpetuo che non diniega il raddoppio in fase difensiva e partecipa attivamente alla manovra offensiva, come sempre.

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Qui c’è tutto Sterling; sono affascinato dalla sapeinza con cui sembra possedere quella frazione di campo che copre, sembra un attore che riesce a padroneggiare tutto lo spazio circostante al palco. Questo, anche grazie a un grandissimo compagno di reparto, al Kun Aguero che capta in anticipo le sue intenzioni e riesce a eseguire il taglio alle spalle del difensore che Sterling richiama con il braccio destro, in corsa.

Tutto accade velocemente, quasi non c’è il tempo di pensare. Questo lo rende speciale.

6.

Non c’è tempo di pensare, di pensare a cosa sarebbe stato Sterling se si fosse trasferito all’Arsenal, se fosse rimasto al Liverpool, non c’è tempo per ipotizzare; c’è tempo, e spazio, per ammirare uno degli esterni più forti al mondo. Provate a pensare a una lista dei 5 esterni offensivi più forti al mondo, probabilmente lo scrivereste; se non lo fate, siete delle brutte persone.

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Mi sento un po’ come Azplicueta che deve tenere in vano il passo di Sterling, ma non ci riesce; sembra difficile proseguire nella narrazione, quasi come se avessi già detto abbastanza e delineato decentemente il personaggio. Forse mi sento sazio, forse sono un tipo tranquillo come Sterling, lui che viene dipinto come un ragazzo normale, turbolento di carattere ma che ha saputo frenarsi ed essere frenato al momento giusto, ridimensionato nei parametri giusti; ha saputo catalizzare tutti i suoi sforzi, tutta la sua voglia di reagire nel calcio, la sua voglia di dire al mondo “Ci sono, e diventerò uno dei più forti”.

Beh, ci sta riuscendo. Almeno per quanto riguarda la Nazionale inglese; già, perché rappresenta uno dei diamanti di una generazione interessante, un ricambio che ha ridato ossigeno a un organico spesso ricco di prime donne ma avaro di successi considerevoli. Mai completo, nonostante un centrocampo a tratti cosmico.

Sterling e il ruolo | Numerosette Magazine

Qui viene chiaramente esplicata l’importanza di Sterling nell’ecosistema britannico, in cui essenzialmente gioca un ruolo chiave; i pallini rossi indicano le sue posizioni abitudinali nell’arco dei 90 minuti, partendo da rifinitore di Kane fino al play, più basso, quasi un regista dell’azione offensiva, sino a eseguire i suoi compiti più primordiali sulla fascia; spesso viene a prendersi il pallone per far salire su la squadra, per tenerlo, agevolato anche da un baricentro basso potenzialmente letale per mantenerne il possesso.

Che altro si può dire?

7.

Che Raheem Sterling è il prototipo più avanzato del Numero Sette, spietato in area di rigore, generoso, abile a tenere il pallone e a scaricarlo nel momento più opportuno, al giocatore più opportuno; è il Numero Sette che ha giurato fedeltà alla cultura del lavoro, e soprattutto la cultura della pazienza che noi giovani spesso dimentichiamo. Il Numerosette che ha trovato le persone giuste, al momento giusto, con le idee idonee alla sua crescita.

È il Numero Sette simbolo di una lotta al razzismo sempre più incuneata nella cultura calcistica, sempre più un cancro che lui ha saputo diagnosticare e soprattutto addomesticare; gli inglesi lo ammirano per questo, per il suo coraggio di sorriderci sopra.

Non c’è niente di più semplice, nel sorriso di chi tutti i giorni si svegliava con l’arco di Wembley. Di chi abbassava il volume della tv quando qualcuno giocava, per sentire quel boato che avrebbe voluto fare suo, un giorno; ce l’ha fatta, con sacrificio, e ora è solo uno degli artefici del probabile trionfo in campionato del Manchester City (sembra quasi una gufata).

Un esempio da seguire.

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