“Marzo pazzerello, guarda il sole e prendi l’ombrello“. Di solito si dice così. Quando si dà tutto per scontato ecco che prontamente c’è qualche evento che smentisce il tutto. una poggia torrenziale dopo una giornata di sole, o un caldo infernale dopo una grigia serata primaverile. Questo è Marzo, il mese della pazzia e delle follie; ma non soltanto dal punto di vista climatico, bensì anche per quanto riguarda il basket. NCAA precisamente, il torneo che assegna il titolo nazionale di college basketball, quell’evento che durante la finale ha chiamato a raccolta più di 70.000 persone. Si, settantamila.
La bellezza di questa competizione sta nel fatto che è impossibile fare pronostici, come con sole e nuvole, tanto che ci piace pensare che per questo motivo sia stato chiamato March Madness. E’ un tabellone dove non ci sono teste di serie come nei playoff NBA, ma solo scontri diretti; e qui avere talento non basta, bisogna essere una squadra affiatata al 100%, bisogna avere carisma e soprattutto capacità e voglia di non mollare mai.
Quest’anno, come di consueto, le previsioni iniziali non sono state rispettate: tanti pensavano che Duke, Kansas e Kentucky fossero di un altro pianeta rispetto alle altre squadre, grazie ai talenti che hanno in roster e che probabilmente saranno protagonisti delle prime chiamate del prossimo draft; ma tanto per scombinare le quote degli scommettitori più accaniti, anche quest’anno a prevalere non sono state le formazioni con i giocatori più forti, bensì quelle più organizzate, con un fenomenale mix di talento ed esperienza che sono riuscite a reggere la pressione di un torneo del genere e si sono guadagnate la possibilità di partecipare ad una delle kermesse più ambite da ogni giocatore: la Final Four NCAA. Le magnifiche quattro di quest’anno erano: Oregon, Gonzaga, South Carolina e North Carolina.
La prima semifinale è stata quella tra South Carolina e Gonzaga, due squadre che sono arrivate alla Final four con stati d’animo completamente diversi.
Mentre South Carolina è giunta alla sua prima storica apparizione alle Finals battendo Duke, una delle favoritissime, Gonzaga testa di serie numero uno del tabellone ha mantenuto le aspettative e, con un bel gioco di squadra, è riuscita a qualificarsi per le semifinali. Ad accedere alla finalissima e stata poi quest’ultima, alla fine di una partita bella, emozionante e combattuta fino alla fine. Decisiva è stata la prestazione di Wiliams–Goss, un junior destinato all’ NBA che, con i suoi 23 punti, 5 rimbalzi e 6 assist, ha indirizzato la partita a favore dei suoi. Gonzaga ha anche sfruttato la presenza di un centro mastodontico come Karnowski autore non solo di 13 punti, ma soprattutto pittore infallibile in fatto di supremazia territoriale sul parquet di Phoenix.
South Carolina, invece, ha saputo vendere cara la pelle trascinata da Dozier e Thornwell autori rispettivamente di 17 e 15 punti. Per essere stata la cenerentola delle Final Four, questa squadra ha decisamente ben figurato, visto l’illustre eliminazione di Duke che ha aperto ai ragazzi di Frank Martin le porte di quello che, per una notte, è sembrato il paradiso.
Dall’altra parte del tabellone, invece, si giocava la semifinale più attesa: quella tra North Carolina e Oregon.
I Ducks in particolare avevano scioccato tutti eliminando la favoritissima Kansas, trascinati dalle giocate di Bell, Dorsey ed Ennis. I Tar Heels, invece, sono arrivati alle Final four eliminando Kentucky in seguito a una partita decisa da un buzzer beater di Maye.
Anche in questo caso la partita è stata punto a punto per tutti i 40 minuti, nessuna delle due squadre è riuscita a scappare e infatti il punteggio finale è stato di 77-76 a favore di North Carolina. I Tar Heels sono stati trascinati dai loro giocatori del quintetto base, con Meeks top scorer con 25 punti, seguito dai 22 di Jackson e dagli 11 di Berry. Oregon ha provato a resistere fino all’ultimo, anche in questo match trascinata dai suoi migliori talenti, ma alla fine ha dovuto alzare bandiera bianca per un solo punto. Per i Ducks miglior marcatore il solito Dorsey con 21 punti, 18 marcature per Ennis e 13 con 16 rimbalzi per Bell.
La partita finale ha in pieno rappresentato l’essenza di questo torneo: giocata al massimo da entrambe le squadre e decisa soltanto nell’ultimo minuto a favore di North Carolina, il match ha dato vita a un incrocio di talenti e menti, fattori fondamentali all’interno di un campo da basket. Il talento di North Carolina, la mente di Roy Williams, il tifo dei sostenitori della squadra biancocelesti, la vittoria finale dopo otto anni dall’ultima volta.
MVP delle Final four è stato eletto Berry,autore di una finale da top player, con 22 punti e tantissime giocate fondamentali nei momenti più importanti della partita. Ottima prova anche per Jackson che questa notte ha dimostrato di essere pronto a dominare anche in NBA. Del resto, non a caso è stato il miglior giocatore di North Carolina: nonostante abbia avuto una serata difficilissima al tiro da tre punti ha saputo sfruttare la sua grande versatilità e si è reso pericoloso giocando vicino al canestro e segnando 16 punti conditi da 4 rimbalzi. Bella prova anche per Hicks, che ha fatto la voce grossa sotto canestro con 13 punti e 9 rimbalzi.
Gonzaga ha giocato una bella partita, è stata trascinata dal suo top player Wiliams-Goss fin quando ha potuto (15 punti), ma è mancata la zampata finale. Un ottimo torneo comunque per questo college che, ancora una volta, ha dimostrato di essere una scuola con un progetto serio e capace, sempre pronta a mettere insieme grandi talenti sotto l’egida di grandi coach.
Anche quest’anno sia concluso un torneo splendido, ricco di giocate e in grado di tenere incollati gli spettatori per un mese alla televisione. Un torneo unico per le emozioni e la passione che riesce a trasmettere. Una passione che resterà intaccata da qui sino alla prossima March Madness.