Il campionato NBA è ancora lunghissmo ma, avvicinandosi alla metà della Regular Season, iniziano a delinearsi verosimilmente le ambizioni e gli obbiettivi delle franchigie. Nella notte appena trascorsa, intanto, si sono giocate sei partite, alcune delle tante, con i soliti nomi che non fanno più sgranare gli occhi, con altri che invece cominciano a far aprire le orecchie.
Il risultato più importante arriva da Est, al Madison Square Garden di New York, dove si sfidavano i padroni di casa dei Knicks e i Chicago Bulls. La partita di cartello, con entrambe le squadre che sono all’inseguimento delle migliori otto della Conference per garantirsi un posto in post-season. Il mattatore della nottata è stato, tanto per cambiare, Carmelo Anthony, quello che non ha vinto praticamente niente rispetto al talento che ha, lo stesso che, con una prestazione da 23 punti, 9 rimbalzi e 6 assist in 33 minuti, si è caricato sulle spalle i Knicks, privi di Kristaps Porzingis, il numero 6 che potrebbe essere d’aiuto a Melo per provare a conquistare qualcosa d’importante anche in patria. Grazie anche alle doppie-doppie di Noah e O’Quinn, rispettivamente da 12-15 e 12-11, ai punti del desaparecido Rose (17) e Kuzminskas (19), i ragazzi della grande mela hanno inanellato la diciassettesima vittoria in Regular. Ai Bulls, orfani di Jimmy Butler, non sono bastati i 22 punti di Dwyane Wade per evitare la ventunesima sconfitta stagionale, arrivata contro una squadra che probabilmente non è tanto più forte sulla carta, ma che sul parquet si è dimostrata esserlo senza storia.
La serata si era però aperta dall’altra parte dell’oceano, con i Denver Nuggets e gli Indiana Pacers che hanno animato il parquet della O2 Arena di Londra, nell’ambito del consueto progetto delle NBA Global Games, con cui l’associazione esporta la propria cultura e lo spettacolo cestisti in Europa. Ad avere la meglio sono stati i Nuggets, trascinati dai 18 punti di Danilo Gallinari,oltre che dai 21 di Wilson Chandler e, soprattutto, dai 22 di Nikola Jokic, un prestigiatore con la palla tra le mani, dispensatore di cioccolatini per i propri compagni, 7 nella notte, conditi anche da 10 rimbalzi. Il finale a punteggio altissimo di 140-112 in favore degli uomini del Colorado dimostra che le pepite sono un team fatto di genio e sregolatezza, dove tutti potrebbero fare il salto di qualità, dove nessuno riesce ancora a effettuarlo. Nei Pacers, buona prestazione dalla panchina per CJ Miles, che mette a segno 20 punti in altrettanti minuti di gioco, ma ancora deludente un Paul George che dovrebbe essere il faro di questa squadra, che si riduce fin troppo spesso a lumino di speranza per i compagni. Aspettando la sua luce e l’esplosione di Myles Turner, i ragazzi di Indianapolis continuano a ondeggiare tra i flussi delle ultime posizioni valide per i Playoffs, dove, se mai arriveranno, dovranno cambiare qualcosa se non vogliono fare semplicemente da comparsa in un campionato che non ha bisogno di attori mediocri.
Tornando in America, sponda Ovest, continuano le marce di Spurs e Warriors. I texani si sono imposti nettamente sui Lakers per 134-94, grazie al solito gigantesco Kawhi Leonard da 31 punti, coadiuvato dai 22 punti e 9 rimbalzi dell’ex di giornata Pau Gasol. Dopo un paio di anni in cui gli Spurs hanno brillato sempre in Regular, così come stanno continuando a fare, dovranno dare il cambio di marcia durante le Finals, magari con lo stesso Kawhi che li portò al titolo tre anni fa. Così come a Oakland, nella vittoria di Golden State su Detroit per 127-107, hanno brillato luminosissime le stelle dei big three: Curry, Thompson e Durant hanno combinato 72 punti, rispettivamente 24, 23 e 25, con KD che ha aggiunto anche 9 assist all’ennesima buonissima prestazione maturata con la squadra che ha scelto per vincere, finalmente, il titolo NBA.
Le ultime due partite della notte hanno portato la vittoria dei New Orleans Pelicans, pur senza Anthony Davis, ma con un Tyreke Evans da 29 punti e un Terrence Jones da 24 punti e 12 rimbalzi, sul campo dei Brooklyn Nets, ai quali non sono bastati i 20 di Brook Lopez. Entrambe non sono franchigie da dover tenere d’occhio per la vittoria finale, ma durante il cammino per il posizionamento dal primo all’ottavo sono sempre squadre difficili e fastidiose da incontrare. Così come i Dallas Mavericks, vittoriosi in casa dei Phoenix Suns nonostante la sontuosa prova di Devin Booker da 39 punti in 37 minuti. Contro Nowitzki e compagni ci si può aspettare davvero di tutto, dalle vittorie più impensate alle sconfitte più incredibili; e quando a trascinare ci si mettono anche i 22 punti di Harrison Barnes e i 23 di Deron Williams, conditi da 12 assist, ecco che il piatto è servito.
Sei partite, alcune tra le tante di un campionato, solo 24 quarti di gioco qualsiasi riempiti da quello spettacolo che tutti, persino gli inglesi e l’Europa intera, vogliono godersi ogni notte, gustandoselo in tutto e per tutto. E loro, quegli attori protagonisti su un palcoscenico fatto di parquet e sudore, non possono far altro che recitare al loro meglio.