Australian Open 2019: la salita sul trono di Naomi Osaka.
Può essere titolato in questo modo il secondo titolo Slam consecutivo (dopo gli Us Open del settembre scorso contro Serena Williams) della giovane classe ’97. La 21enne giapponese, da circa 10 mesi, ha deciso di prendersi tutto il circuito Wta, ergendosi a personalità di copertina del circuito femminile. E’ la tennista delle grandi occasioni Naomi Osaka, capace di vincere soli tre titoli in carriera, ma tutti di assoluto prestigio: oltre agli Us Open e questi Australian Open, detiene infatti anche il titolo Mandatory di Indian Wells, vinto da numero 44 del mondo.
Australian Open 2019: l’inizio
La vittoria maturata sulla Rod Laver Arena contro Petra Kvitova per 7-6 5-7 6-4 – al termine di un match spettacolare e drammatico – rappresenta un punto di svolta nella carriera della giapponese: i 2000 punti di Melbourne infatti le hanno conferito anche il numero uno della classifica mondiale, spodestando la rumena Simona Halep. Nessuna nipponica c’era mai riuscita fino ad ora. Così come nessuna giapponese era mai riuscita a vincere un torneo del Grande Slam fino al settembre scorso.
…ma poi è arrivata Naomi Osaka.
Traguardi che Naomi Osaka ha saputo raggiungere attraverso una classe innata e una forza mentale granitica, già palesata a New York quando non si fece intimorire dall’ormai famosa sceneggiata di Serena Williams contro l’arbitro Ramos, che la privò dei riflettori dell’Arthur Ashe Stadium fagocitando, nei giorni successivi, tutte le attenzioni che le sarebbero dovute essere riservate.
A Melbourne contro la tennista ceca (mai affrontata in precedenza) – già due volte vincitrice a Wimbledon e reduce dall’aggressione di fine 2016 che mise a rischio la sua carriera – Osaka ha giocato una partita che ha dovuto vincere due volte. Prima facendosi annullare tre match point, consecutivi avanti 5-3 0-40, e poi riprendendo il filo psicologico della sfida dopo aver perso il secondo parziale per 7-5. Un drammatico passaggio a vuoto da cui ne è uscita più forte, gestendo il momento con un maturità rara per una tennista di 21 anni. Come chi si sente la migliore, la giocatrice da battere. Una nuova consapevolezza di sé che ha reso inevitabile l’autorità con cui Naomi Osaka ha chiuso il match. Prima vincente. Game, set and match. Inizio di un nuovo regno nel tennis.
Figlia di una classe che dominerà: quella del 1997
Nata in Giappone il 16 ottobre del 1997, da mamma giapponese e papà haitiano, Naomi Osaka è rimasta poco nel paese del Sol Levante. Già all’eta di tre anni infatti si trasferisce negli Stati Uniti. Nonostante il trasferimento prenderà la decisione, consigliata dal padre, di giocare per il Giappone, la cui federazione le darà tutto l’appoggio tecnico e finanziario di cui dispone.
Osaka però non è solo figlia del Giappone. Lo è anche di un’annata d’oro del tennis femminile: il 1997. Quando Martina Hingis, al tempo 17enne, dominava il circuito e si vedeva togliere il Grande Slam più giovane della storia soltanto dalla Majoli, in uno dei Roland Garros più ricordati degli ultimi tempi, una serie di giocatrici di grandissimo talento nasceva. Tra queste, oltre a Osaka, si annoverano: Daria Kasatkina, Jelena Ostapenko, Belinda Bencic e Ana Konjuh. Se Bencic (già approdata comunque in Top 10) e Konjuh sono state fermate da infortuni, le altre già vantano apparizioni tra le prime posizioni del mondo, con Osaka e Ostapenko capaci anche di trionfare in una prova del Grande Slam. Una generazione che, in futuro, dovrà vedersela con le millenials, che nel 2018 hanno cominciato a mostrare tutto il talento di cui dispongono: da Danilovic a Anisimova fino a Marta Kostyuk.
Naomi Osaka è la più rappresentativa
Naomi Osaka comincia a crescere insieme alle sue coetanee, come se un filo invisibile le tenesse tutte insieme per condurle verso i piani alti del tennis mondiale. In quel periodo a spiccare c’è sopratutto Belinda Bencic (vittoria su Serena Williams nel 2015 e titolo in Canada contro Simona Halep) ma anche della nipponica si comincia a parlare. Tanto bene che Serena Williams la definisce “very dangerous“. Una dichiarazione che si rivelerà profetica.
Con questo secondo titolo agli Australian Open però Naomi Osaka si è messa al comando definitivamente a questa speciale annata tennistica. Per essere magari una sorta di veicolo trainante per le altre che ancora cercano di ottenere il definitivo salto di qualità. Al di là di Ostapenko (comunque molto incostante come il suo gioco “roulette” le impone), a Kasatkina, Bencic e Konjuh ancora manca l’acuto che possa fare svoltare la carriera. La prossima potrebbe essere Kasatkina, già ai quarti di Wimbledon nel luglio scorso e dotata di variazioni non comuni nel tennis femminile. Le qualità tecniche insomma non mancano, così come il tempo a loro disposizione. Il 1997 è destinato a essere uno degli anni chiave della prossima era tennistica femminile.
2019: prospettive da dominatrice
E ora: un nuovo regno con una nuova regina. Naomi Osaka ha infatti tutte le caratteristiche, tecniche e mentali, per primeggiare nell’arco di tutta questa stagione, e magari anche oltre. I molti talenti che, da qui a tre anni, si affacceranno, non possono portare ad auspicare un dominio sportivo lungo anni, come capitato con quello di Serena Williams, però le credenziali della fuoriclasse ci sono tutte. E poi se davvero si arrivasse ad una “dittatura” nipponica non ci sarebbe molto da sorprenderci. Tutto dipenderà da come le colleghe reagiranno a questa sua presa di forza e come le tanto agguerrite teenager sapranno continuare a crescere nell’arco di questo 2019. Più che le compagne del 1997 elencate sopra, sembrano infatti proprio le varie Danilovic e co. il vero problema che Naomi Osaka potrebbe ritrovarsi a dover risolvere in futuro.
Ad ogni modo, dotata di un diritto spettacolare, un rovescio solido e di un servizio da far invidia a molti del circuito maschile, la giapponese è attualmente la tennista più completa nel panorama. Non avrà la diversità stilistica di Agnieszka Radwanska ma sicuramente non siamo nemmeno di fronte a una giocatrice che fa del gioco da fondo campo la sua dote principale. La sensibilità in Naomi Osaka ricopre un ruolo importante. A colpire, più che le gesta, è la sua tenuta psicologica da giocatrice navigata. Da veterana consapevole della propria forza e dei propri colpi tecnici. Una consapevolezza che non scalfisce però la sua indole genuina e sorridente.
La n. 1 “atipica”
Apprezzata da tutto il circuito, in particolare dai giornalisti in sala stampa, Naomi Osaka fa della genuinità il suo marchio di fabbrica. Un carattere che la rende una numero uno “atipica“. Lì infatti dove regna il politicamente corretto e il distacco (tranne in rare circostanze), il mondo del tennis trova una nuova leader (la 26esima della storia del ranking WTA) che ha tutte le sembianze di una ragazza spensierata. Ragazza dalla battuta facile e dalla semplicità dilagante, Osaka rappresenta una ventata d’ossigeno per tutto il tennis femminile. E non soltanto sportivamente parlando ma, sopratutto, per la personalità dentro e fuori dal rettangolo di gioco.
La giapponese sembra quasi che rifiuti il modello che il ruolo della sua posizione in classifica le imporrebbe, Intende invece modellare il ruolo da numero uno alla sua personalità. Un netto distacco nell’interpretazione che adesso si spera non venga dissolto dalle attenzioni che arriveranno sempre maggiori. Una speranza che racchiude per una certezza: continueremo a vederla come numero uno per molto tempo.