Hit Mania: Edizione Mondiali

Estate Mondiale. Il sole, le onde, la felicità, la gioia di vivere. ‘Na cifra.

La mancata qualificazione dell’Italia per Russia 2018 pone, per noi spettatori, alcuni dilemmi esistenziali.

Per quale squadra simpatizzeremo, visto che, al netto di doppie nazionalità, tifare sarà quasi impossibile? Meglio fare gli hipster ed orientarsi sulle outsider – Perù, Egitto o, per citarne una più quotata, Belgio – oppure uniformarsi alle correnti mainstream e supportare la redenzione di Neymar e del suo Brasile, quattro anni dopo il 7 a 1 casalingo subito dalla Germania?

Quando si ripresenterà la prossima occasione di organizzare un barbecue estivo per godersi una partita dell’Italia al Mondiale? Risposta non scontata, vista sia la situazione del calcio italiano sia, soprattutto, l’assegnazione del Mondiale 2022 al Qatar, da disputarsi in inverno. Addio birre ghiacciate, benvenute cioccolate calde. Quanto sarà strano.

Ma soprattutto, quale sarà la canzone tormentone dell’estate? A quali note ricollegheremo i nostri ricordi della manifestazione russa?

L’inno ufficiale scelto per questa occasione porta la firma di Jason Derulo e si intitola Colors, ma in questa sede vogliamo ripercorrere le storie, musicali e non, degli ultimi sette Mondiali. Giusto per farci ancora del male e ricordare quando i protagonisti eravamo noi.

7. USA 1994: Gloryland

Per quanto possa sembrare una canzone adatta ad un matrimonio, Gloryland di Daryl Hall fu l’inno scelto dagli americani per ospitare la rassegna iridata. Non la migliore delle opzioni, soprattutto considerando la vasta gamma musicale da cui attingere. Immaginate quanto sarebbe stato epico un ingresso in campo con “Born in the U.S.A.” di Bruce Spingsteen ad accompagnare i giocatori, benchè il pezzo sia uscito dieci anni prima.

Anche la cerimonia di inaugurazione non risultò essere particolarmente spettacolare e viene ricordata soprattutto per il goffo rigore sbagliato dalla cantante Diana Ross. L’amore tra il popolo statunitense ed il Soccer non è mai stato facile.

Il Mondiale statunitense sarà ricordato per un pallone calciato troppo in alto, e per le alte temperature cui sono sottoposti i giocatori, costretti a competere ad ora di pranzo per permettere al pubblico europeo la visione delle partite in orari non proibitivi. Sotto questo Black Hole Sun si consuma anche l’ultima rete e l’ultima apparizione di Diego Armando Maradona ai Mondiali. La sostanza a base di efedrina con cui El Diez era riuscito a rimettersi in forma non passa inosservata al controllo anti doping successivo alla terza partita della fase a gironi. Il suo sguardo indemoniato dopo la rete del 3 a 0 alla Grecia resterà l’ultima immagine del Pibe de Oro.

6. Corea e Giappone 2002: Anthem

Come per Gloryland, anche Anthem, composta dal compositore greco Vangelis, difficilmente viene associata al Mondiale di Corea e Giappone del 2002, pur essendone a tutti gli effetti la colonna sonora ufficiale. Il video della canzone sembra confermare gli stereotipi sull’idea di calcio diffusa nel Sol Levante: una serie infinita di sforbiciate volanti, tackle e parate di pugno dei portieri. In pieno stile Holly e Benji.

L’epilogo del primo Mondiale in terra asiatica vide il Brasile trionfare per la quinta volta, con Ronaldo vincitore del Pallone d’Oro a prendersi la rivincita dopo quanto successo a Francia ’98. Per noi italiani, però, è impossibile dimenticare la delusione del match contro la Corea del Sud ed il faccione – soddisfatto, in verità – di Byron Moreno mentre espelle Francesco Totti. Per raccontare il drammatico episodio, ci affidiamo alle parole di una giovane Avril Lavigne in uno dei suoi primi successi, Complicated.

And you fall, and you crawl, and you break
And you take, what you get, and you turn it into
Honesty and promise me I’m never gonna find you fake it
No, no, no

5. Germania 2006: The Time of our Lives

Ammettiamo l’ignoranza: abbiamo appreso dell’esistenza di questa canzone soltanto svolgendo le ricerche per la stesura di questo articolo. Non siamo però gli unici, in quanto altre fonti riportano come inno ufficiale un’altra traccia.

Se il dubbio sull’inno ufficiale rimane, non ve n’è alcuno per quanto riguarda quello ufficioso. Seven Nation Army dei White Stripes ha accompagnato la cavalcata vittoriosa degli Azzurri, travalicando i confini stessi della manifestazione. Non è raro infatti ancora oggi sentire il famoso coro – utilizzato per la prima volta dai tifosi del Bruges e ripreso dai supporters in ambiti diversi, quali football americano e Formula Uno. Potremmo noi di Numerosette non celebrare Seven Nation Army?

4. Brasile 2014: We are One

Dopo il successo di Shakira nel 2010, viene affidato a Pitbull il compito di scalare le classifiche musicali. Impresa certamente non ardua per il rapper americano, abituato a sfornare hit di successo. I colori verdeoro sono nettamente predominanti nel video, molto più di quanto non lo siano poi stati in campo.

La nazionale brasiliana del 2014 non è infatti tra le più talentuose della sua storia. La presenza di Neymar non basta e neanche il ritorno di Felipe Scolari in panchina – in veste di portafortuna, vista la sua presenza nel Mondiale 2002 – porterà il Brasile ad avere un impianto di squadra solido, nonostante le buone premesse mostrate in Confederation Cup. La pressione di giocare in casa ha letteralmente schiacciato i giocatori, aggiungendo il termine Mineirazo al ben più celebre Maracanazo nel racconto dell’epica sportiva sudamericana.

Sotto un cielo pieno di stelle – per usare le parole dei Coldplaysi è consumata una vera e propria tragedia sportiva. I sette goal subiti dal Brasile rappresentano allo stesso tempo il peggior passivo subito da una nazione ospitante ed il divario più ampio mai visto in una semifinale. Quando si dice: entrare nella storia, ma dalla porta sbagliata.

3. Sudafrica 2010: Waka Waka

Per il primo Mondiale disputato nel continente africano, Shakira sceglie di “tradire” le proprie origini latino-americane ed affidarsi a ritmi e sonorità provenienti dall’Africa. Canzone senza dubbio impattante, soprattutto considerando il precedente Germania 2006 di cui abbiamo già parlato. Il Mondiale sudafricano è però stato accompagnato – e ne avremmo probabilmente fatto a meno – dall’onnipresente suono delle Vuvuzela, suonate in tutti gli stadi incessantemente per 90 minuti. Paese che vai, usanza che trovi.

Waka Waka – Corri Corri – è anche il coro applicabile alla spedizione italiana in Sudafrica. In quel caso più che correre fu necessario scappare, vista l’incapacità della compagine azzurra di superare un girone a dir poco agevole. Nessuna vittoria ottenuta contro Paraguay, Nuova Zelanda e Slovacchia, con Lippi costretto a correre lontano dalla panchina azzurra a causa della scelta di affidarsi ai suoi fedelissimi, reduci del Mondiale del 2006.

2. Francia ’98: La Copa de la Vida

Un vero e proprio evergreen. Forse la canzone più famosa legata ad una manifestazione calcistica, Ricky Martin è riuscito a far ballare il mondo intero in quello che è diventato il Mondiale preferito dai nostalgici degli anni ’90. Nonchè il più spettacolare giocato in quella decade.

For a minute there
I lost myself, I lost myself

Alla vittoria della Francia fa da contraltare il mistero sull’infortunio di Ronaldo a poche ore dalla finale. Prendiamo in prestito le parole dei Radiohead in Karma Police: per 90 minuti sul campo, Ronaldo perse se stesso, risultando a fine partita quasi un fantasma. Le immagini del Fenomeno che a fatica scende dalla scaletta dell’aereo al ritorno in patria dopo la sconfitta rappresentano il simbolo di un uomo scollegato dal suo corpo, che ha messo a rischio la sua stessa incolumità pur di scendere in campo in quel pomeriggio francese.

Nessuno ci dirà mai se la scelta fu esclusivamente sua.

1. Italia ’90: Notti Magiche

L’inno ufficiale in realtà apparterrebbe a Giorgio Moroder – To be number One -, ma raramente si è vista una simbiosi così forte tra una canzone e la manifestazione che ha accompagnato come nel caso del duo Nannini/Bennato e Italia ’90. Dopo 28 anni, i mondiali italiani sono ricordati ancora come le Notti Magiche, nonostante la sconfitta in semifinale rimediata contro l’Argentina di Maradona.

Era un’Italia diversa, ancora non segnata dalla scandalo Mani Pulite e che guardava al nuovo millennio con rinnovata fiducia. La Nazionale era incredibilmente forte ed il Mondiale casalingo l’occasione perfetta per conquistare il quarto Mondiale. Qualcosa andò però storto, inaugurando la tradizione negativa degli azzurri ai calci di rigore.

Era comunque una squadra piena di talento, al contrario di quella odierna. La nostalgia dell’epoca è legata proprio all’incertezza del presente. La Notte da incubo di San Siro – e di Joannesburg, e di Natal – sono il ricordo più vivido legato ai Mondiali. E lo resteranno per almeno altri quattro anni.

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