La prima grande notte europea per il Milan dopo tanti anni. La prima grande notte di Gattuso da allenatore. I rossoneri hanno pagato la poca esperienza in tempi recenti e l’Arsenal, con grande testa e organizzazione (e con giocatori di un altro calibro) ha portato a casa un grande risultato in vista dell’ormai unico obiettivo stagionale. Pochi bagliori di luce in casa Milan, ma una grande serata da cui ripartire. Il match in sette momenti chiave.
1. Le gambe tremano
All’inizio della partita il Milan appare più sciolto e fresco: Suso è già andato al cross un paio di volte e la squadra ha già sfiorato il vantaggio con un passaggio laser dello spagnolo su cui non è arrivato nessuno. Ma la paura e la poca abitudine a queste notti del Milan si vede in una giocata di Suso all’ottavo minuto: l’ex giocatore del Liverpool punta alla sua maniera Holding, lo scarta con un tunnel portandosi la palla sul fondo, ma goffamente la perde. Questa giocata, tipica dell’esterno milanista, è una cartolina che palpita e che spiega quanta agitazione ci sia nelle gambe dei rossoneri, che giocano con rabbia, sì, ma fanno fatica a ragionare, presi probabilmente dal grande fascino di San Siro e da una serata a cui non erano per nulla abituati.
2. Fame leale
Il Milan ha fame e si vede. Ha fame come il suo allenatore. All’undicesimo minuto Hakan Calhanoglu viene lanciato in profondità con un passaggio un po’ troppo lungo, Ospina esce e rischia di travolgerlo in piena area di rigore, ma il turco anziché cercare il contatto con il portiere dell’Arsenal lo scarta e fa terminare il pallone in rimessa dal fondo. Difficile capire perché Calhanoglu non abbia cercato di infilare il suo magico destro sotto l’ascella del portiere colombiano e di causare un probabile rigore, ma una cosa è certa: la fame immensa dei giocatori del Milan, risponde a un principio di lealtà (e onestà intellettuale) sempre posseduta da Gattuso giocatore, e trasmessa da Gattuso allenatore.
3. Qualità
L’Arsenal ha un modo di giocare molto arioso: non dà riferimenti in attacco e a centrocampo e i due reparti sembrano quasi un tutt’uno: Welbeck agisce da prima punta atipica, mentre intorno a lui ruotano senza posizione fissa Ozil, Mkhitaryan, Ramsey e Wilshere, causando non pochi problemi alla precisa e ferrea disposizione lineare del Milan. Ecco perché il gol del vantaggio dell’Arsenal, arrivato al quindicesimo del primo tempo, è la perfetta dimostrazione di quanto i rossoneri abbiano sofferto sul piano prettamente tecnico la squadra inglese: Wilshere deposita per Ozil, Mkhitaryan scatta senza che nessuno lo veda tra le linee, il tedesco lo trova con un assist filtrante alto al bacio e l’armeno sterza, manda al tappeto Calabria e spara un bolide alle spalle di Donnarumma, leggermente deviato da Bonucci. KO tattico. Gattuso incita i suoi, non ha altro da fare. L’Arsenal ha meritato di segnare ed è padrona del gioco.
4. Differenze
Ciò che è accaduto al quarantunesimo del primo tempo, figlio di una decina di minuti finali in cui il Milan è andato completamente in bambola, è l’emblema della differenza – momentanea – tra calcio inglese e calcio italiano. E abbiamo tutti sotto gli occhi le fatiche della Juventus (regina incontrastata negli ultimi 6 anni in Italia) contro il Tottenham (attualmente, quarta potenza del calcio d’oltremanica).
Danny Welbeck, quindi, si libera con un grande gioco di piede-perno di Calabria e si invola verso la porta a velocità supersonica, divorandosi il gol del 2-0. Ecco, la differenza è che in Premier League il centravanti inglese è un gregario, alle spalle di Aubameyang; ma data la obbligatoria assenza dell’ex Borussia Dortmund, l’Arsenal si trova costretta a schierarlo. E non ha affatto sfigurato, anzi, ha offerto una delle migliori performance della stagione. A San Siro, contro il Milan, nell’ottavo di finale probabilmente più blasonato di questa edizione di Europa League. Dall’altra parte c’era Cutrone che si è picchiato, ha protestato, ma ha toccato la palla pochissime volte in tutta la partita. L’età conta certo, su questo non si discute. Ma tante, troppe differenze, a oggi, tra una riserva e un titolare.
5. Genio
Un’altra cosa palesemente messa in luce dal match di ieri è l’assenza di un inventore nel centrocampo del Milan. Che nell’Arsenal risponde al nome di Mesut Ozil: il secondo gol di Ramsey è un autentico colpo di genio del tedesco che, quasi senza guardare, vede uno spiraglio dove il gallese si infila e scarta Donnarumma bruciando tutta la difesa del Milan. Vero: Ozil si accende e si spegne quando vuole lui, ma in partite dove il tasso tecnico dev’essere più importante di quello mentale e tattico, come le partite europee, lui c’è. C’è e si inventa passaggi del genere, a spezzare completamente le linee difensive avversarie. E lo fa quasi dal nulla, come fosse un’ispirazione di un secondo. Chiamatelo genio.
6. Ghigno
A fine primo tempo, le telecamere inquadrano Rino Gattuso, preso in un momento di sconforto. Un ghigno di chi non ha altro da offrire, se non questo. Un ghigno di chi ha risollevato il Milan e avrebbe voluto la ciliegina sulla torta con una grande partita contro l’Arsenal. E un ghigno di chi, con grande onestà, sa che si è trovato di fronte un avversario totalmente superiore. Rino è un uomo semplice: sa benissimo di aver messo in campo il miglior undici possibile e sa benissimo anche che ieri sera è stato evidente il divario tra le due squadre. Preoccupa, per noi italiani, che l’Arsenal in patria venga vista come una squadra in crisi, debole, prevedibile e stufa di non fare risultato: è aggrappata alla vittoria dell’Europa League per cercare la qualificazione in Champions. Mentre il Milan in Italia è incensata, giustamente, come una squadra in forma, bella ed efficace. Ma se è così difficile giocarsela contro la sesta del campionato inglese, la strada da fare è ancora tanta per il sistema Italia, vedi anche il pareggio della Lazio a Roma contro la Dinamo Kiev, per restare solo ai risultati delle italiane di ieri sera.
7. Confusione
Al 77′ il Milan ci ha provato qualche volta e l’Arsenal ha rischiato di segnare almeno altri due gol. C’è una grande occasione per Suso, che permetterebbe ai rossoneri di andare a Londra con un barlume di speranza in più: lo spagnolo è solo alla sinistra di Ospina, dentro l’area di rigore dell’Arsenal, con un uomo davanti. Può fare qualsiasi cosa: metterla in mezzo oppure provare la sua tipica conclusione a giro da posizione ravvicinata. Suso ci pensa troppo e ne viene fuori un tiro orrendo di mezzo esterno che finisce in fallo laterale. I segni di una confusione mentale evidente e di una brutta sconfitta che può far riflettere molto il Milan in chiave campionato.
Qualcosa da mettere a posto c’è, soprattutto contro le grandi compagini: in campionato devono ancora arrivare la Juventus e il Napoli e, soprattutto, c’è una finale di Coppa Italia all’orizzonte. E si sa, le finali non si giocano, si vincono. E come direbbero gli Europe, nella famosa Rock the Night, conoscere i propri limiti è un ottimo punto di partenza.
I know my limit
Just what it takes
When things ain’t good enough
I just pull the brake
Sometimes it’s easy
Sometimes so tough
But just have one thing clear
I can’t get enough
Soundtrack Milan-Arsenal: Rock The Night (1986, Europe)