Come alcuni di voi avranno capito, in questi giorni Numerosette ha eletto i migliori giocatori per ruolo, inteso in senso ampio. Dopo Alisson, Koulibaly e Douglas Costa è il turno del miglior attaccante della stagione 2017/2018. La scelta da parte della redazione è ricaduta su Mauro Icardi.
Sciogliamo subito un dubbio.
C’è stata una lotta serratissima tra Mauro Icardi e Ciro Immobile. E la decisione finale è stata presa solo in seguito alla partita-spareggio che valeva l’accesso in Champions League: al di là di chi avrebbe vinto la classifica cannonieri, la discriminate era la grande Europa. Troppo importante per non giocare un ruolo decisivo in queste elezioni. L’essere stato poi determinante con un gol ha, quindi, certificato un primato che Mauro Icardi s’era guadagnato con margine ristrettissimo già nelle nostre valutazioni prima del match clou dell’Olimpico.
Nelle prossime righe cercheremo di capire, così, perché questo sia stato l’anno di Mauro Icardi. Partiremo dalle statistiche, ma andremo oltre perché ridurre, oggi, Mauro Icardi ai meri numeri sarebbe forviante. Ed è giunto il momento di cambiare un certo tipo di narrazione intorno all’argentino, senz’altro veritiera, ma assolutamente parziale; e forse ancora in parte offuscata dalla sua vita privata, legata più che mai alla figura di Wanda Nara e alle sue esternazioni. E a una visione maschilista del legame Icardi-Nara.
Perché è l’anno di Icardi?
Spesso criticato per le scarse qualità associative, i numeri dell’argentino non lasciano scampo. Mauro Icardi ha segnato 29 reti (6 su rigore) in 34 incontri e 2970 minuti: ovvero 1 gol ogni 102 minuti. Con l’aggiunta dell’assist per l’1-1 finale contro il Torino, messo a referto per Eder a 10 minuti dalla fine nella 12° giornata, l’argentino ha partecipato attivamente a 30 dei 66 gol realizzati dai nerazzurri. Una percentuale di coinvolgimento pari al 46% che, come avevamo già documentato, è la migliore tra le squadre italiane che parteciperanno alle prossime competizioni europee: Immobile (1 gol ogni 93 minuti) segue, infatti, con il 44% mentre Politano (52%) e Verdi (50%) lo precedono in questa speciale classifica, ma con obiettivi collettivi ben lontani dall’argentino e dal napoletano.
Secondo le cifre di transfermarkt.com il valore di Mauro Icardi è passato da 50 a 75 milioni (similarmente il cartellino di Immobile è lievitato da 20 a 45) a testimonianza di una stagione monstre che lo ha visto protagonista con continuità per tutta l’annata, segnando dalla prima giornata contro la Fiorentina, con il rigore che ha aperto l’incontro, all’ultima contro la Lazio, con il rigore del pareggio momentaneo. Autore di 5 reti nelle prime 3 partite, assente per tutto il mese di febbraio per un problema muscolare, ha completato 25 delle 34 partite disputate, saltando tendenzialmente gli ultimi 5 minuti di gioco, a risultato solitamente già acquisito.
Mauro Icardi è andato in rete in 18 match differenti (record) e ha messo a referto una tripletta, un poker, e 6 doppiette. I suoi gol sono stati decisivi per cambiare l’assegnazione dei punti in 9 incontri (record), segnando il primo gol della partita 8 volte (11 per la propria squadra, entrambi record). Quando ha segnato, l’Inter ha perso solo due volte: in casa, contro Udinese e Juventus, ovvero i momenti più critici della stagione per la squadra guidata da Luciano Spalletti.
9 – Fra i giocatori con almeno 10 reti realizzate in questa Serie A, Mauro Icardi è quello con la percentuale realizzativa più alta (35%). Punta. #OptaBestXI pic.twitter.com/27QVZpmYdJ
— OptaPaolo (@OptaPaolo) May 21, 2018
Con il 35% dei tiri convertiti in gol Mauro Icardi si è, quindi, laureato per la seconda volta capocannoniere in 6 stagioni di Serie A: dal secondo dopo guerra, il più giovane di sempre (25 anni) ad aggiudicarsi il titolo più volte, preceduto solo da Harald Nielsen (1965). In entrambe le occasioni, tuttavia, ha dovuto dividere lo scettro (con Luca Toni nel 2014/2015) e anche questo è a suo modo un record. Come altro record sono le 111 reti in 190 incontri di Serie A (100 in 152 con l’Inter): era dai tempi di Altafini (1962) che un ragazzo così giovane non raggiungeva quota 100 in Serie A.
Tutti questi numeri impressionati hanno consentito al capitano dell’Inter di riportare i nerazzurri in Champions League dopo 6 anni.
Il punto più alto
Ridurre Mauro Icardi ai soli numeri sarebbe come limitare a tutti i costi un discorso che sembra non potersi espandere quando si parla delle qualità del capitano nerazzurro. Il rosarino, infatti, viene spesso inquadrato come un giocatore avulso alla manovra che tende a non partecipare allo sviluppo di essa, divenendo un peso per la squadra quando il piano di gioco viene meno.
A questo punto, tuttavia, bisognerebbe capire quanto sarebbe costato in termini di efficacia privare all’Inter di un punto di riferimento così letale negli ultimi 20 metri il cui lavoro sul filo del fuorigioco – impercettibili scatti e contro-scatti, di movimenti arrotondati o a L, alla lunga sfiancanti per gli avversari – appare invisibile solo perché lontano dal possesso, ma che consente alla squadra di possedere sempre uno sbocco in profondità, aprendo per gli altri interpreti spazi da ricercare.
Spazi che nella prima parte di stagione, l’Inter ha ricercato maggiormente nell’area perimetrale del campo, sfruttando al massimo l’ampiezza del campo con le superiori qualità atletiche di Perisic e Candreva, abili nel dare il meglio di sé giocando a piedi non invertiti per concretizzare con efficacia le proprie doti di corridori, espresse differentemente, ma con uno scopo principale: crossare in maniera tagliata. Mauro Icardi gioca psicologicamente con il diretto avversario, lo anticipa sul primo palo oppure gli gira intorno, umiliandolo con strapotere fisico e saltandogli in testa con tempismo innato, grazie a una tecnica di base nel primo tocco al volo che ha pochi eguali per coordinazione, intuizione e precisione. In Serie A da 5 anni il migliore in questo singolo fondamentale per manifesta superiorità.
Quanto appena descritto raggiunge l’acme in un giorno preciso: il 15 ottobre 2017 l’Inter vince il derby contro il Milan per 3-2 con una tripletta di Mauro Icardi.
Da lì in poi, l’argentino segnerà altre 7 reti che, sommate alle precedenti 9, lo porteranno a 16 reti in 16 gare, davanti a Immobile (15). Il 9 dicembre lo 0-0 allo Juventus Stadium conferma l’Inter in testa alla classifica.
Il punto più basso
La settimana successiva, la gara contro l’Udinese, fa da spartiacque a due percorsi collettivi totalmente differenti.
L’Inter perde a sorpresa per la prima volta in campionato per 3-1 in casa, in un clima di festa anticipato dall’Inter Bells recentemente premiato. L’Udinese di Oddo centra la terza vittoria consecutiva illudendosi di poter rientrare nella lotta europea, accumulando invece solo punti essenziali per la salvezza finale; l’Inter riconsegna la vetta al Napoli, senza mai più riconquistarla, anzi allontanandosi vertiginosamente con un’altra sconfitta contro il Sassuolo in piena zona retrocessione, contro cui sbaglia un rigore, e 6 pareggi consecutivi.
Mauro Icardi dalla partita contro l’Udinese segnerà un solo gol – il solito contro la Fiorentina – rimarrà a secco per 5 giornate e risentirà di un problema muscolare che lo terrà fuori per tutto il mese di febbraio. Contestualmente Immobile segnerà 8 reti, permettendo alla Lazio di superare l’Inter in classifica. I nerazzurri sono ormai saturi nella loro manifestazione perimetrale della manovra offensiva: serve altro.
Il punto di svolta
Proprio nel periodo di febbraio nasce una nuova Inter con gli inserimenti in pianta stabile nell’XI iniziale di Cancelo e Rafinha. L’11 marzo a San Siro si presenta il Napoli in piena lotta Scudetto: al centro dell’attacco nerazzurro ritorna Icardi, Cancelo per la nona volta parte da titolare come terzino destro, Rafinha conferma la presenza dal primo minuto dopo l’ottima ora disputata contro il Benevento prima della pausa nazionali.
Luciano Spalletti riesce a imbrigliare ancora una volta Maurizio Sarri, creando due blocchi ben distinti in fase di uscita bassa, consolidando il primo possesso con un granitico Skriniar in entrambe le fasi, e un magistrale Cancelo, abile a sfruttare gli spazi intermedi sia da terzino destro e sinistro, consentendo all’Inter di non regalare la sfera subito al Napoli, anzi mantenendola per buoni tratti dell’incontro con la capacità di Rafinha di muoversi verticalmente lungo l’asse Icardi-Skriniar. Mauro Icardi toccherà pochissimi palloni, ma con una precisione immane, senza mai forzare le proprie scelte e vincendo quasi tutti i duelli individuali con Koulibaly. La partita terminerà 0-0 ma l’Inter uscirà dal campo con una consapevolezza in più: con il 7 e l’8 si può giocare in maniera differente e il 9 può essere sfruttato in vesti rinnovate.
Dalla 29° giornata l’Inter inizia un logorante testa a testa con la Lazio, mutando gradualmente e progressivamente il proprio modo di stare in campo: Rafinha è il trequartista in grado di unire il centrocampo con Icardi; Perisic e soprattutto Candreva restringono sensibilmente la propria posizione media, consentendo a Cancelo di prendersi possesso della fascia destra (talvolta sinistra) con ampie capacità di giocare all’interno del campo e dialogare con i centrocampisti e le mezze punte. Cancelo non salta più un minuto, mette a referto due assist (uno per Perisic, uno per Icardi) e un gol (su punizione contro il Cagliari); Rafinha aumenta il proprio minutaggio e totalizza tutti gli assist (3) e i gol (2) della sua stagione servendo due volte Icardi e una Perisic, finalizzando con intuizioni personali; migliorano anche le prestazioni individuali di Perisic e Brozovic, sembra soffrire Candreva, disabituato a ricoprire zone così centrali.
Mauro Icardi, intanto, inizia la sua personale rimonta su Immobile, siglando 11 reti nelle ultime 12 partite, mentre il napoletano si ferma a 6 (disputando 10 partite). Ma soprattutto fornisce una risposta concreta sul campo, dimostrando di possedere una tecnica di base importante per esprimere qualità associative anche in spazi più ristretti, mai realmente esplorate da nessun allenatore finora, e che necessitano di un reale potenziamento in alcuni fondamentali: come la protezione della palla spalle alla porta e la capacità di migliorare l’accuratezza nei passaggi di prima intenzione.
Il 20 maggio, quindi, l’Inter si presenta all’Olimpico, reduce da un finale psicodrammatico con due sconfitte consecutive nelle ultime due in casa (contro Juventus e Sassuolo) per conquistare un quarto posto che, per costanza e qualità di gioco, avrebbe meritato la Lazio e che, anche nella sfida-spareggio, i biancocelesti hanno legittimato fino al 75’ quando i rapporti animistici all’interno del rettangolo di gioco ribaltano in 3 minuti un risultato incanalato: pareggio dell’Inter su rigore, espulsione del capitano della Lazio, gol del vantaggio finale dell’Inter. Ad aprire tutto ci pensa, come sempre, Mauro Icardi.
L’anno di Icardi in una foto
Si rincorrono – come ogni anno – le voci di un Icardi lontano dall’Inter. E francamente sarebbe assurdo pensarlo ora che ha ottenuto quanto rincorre con prepotenza da 3 anni, quando fu nominato a soli 22 anni capitano dell’Inter. Perché, forse, fuori dal campo deve migliorare ancora molte cose. Perché, forse, ai microfoni dei media non sempre esprime pensieri da leader carismatico. Ma quando l’arbitro fischia l’inizio Mauro Icardi dà sempre tutto sé stesso, e la felicità che esprime questa foto genuina vale più di molti discorsi emersi in queste ore.