Mats Hummels: l’anno che verrà

Caro Hummels ti scrivo,
Mi hai deluso, lo sai? Sì, immagino, te ne fregherà un gran poco ma io in te credevo. Ti vedevo vestire fiero quella maglia gialla splendente e quella fascia da capitano sul braccio sinistro, vicino al cuore, mai avrei pensato che saresti stato capace di una cosa del genere. Mai.

Non hai infranto nessuna regola, sia chiaro, non andrai in galera per ciò che hai fatto, nessuno potrà arrestarti, però dai andiamo, come hai potuto? Sai, esistono delle leggi non scritte che nessuno dovrebbe violare, niente di incredibile, soltanto un codice d’onore che sta alla base dei comportamenti tra gli uomini; ecco, tu questo codice lo hai preso con due mani e scaricato nell’immondizia.

Una maglia e una fascia così non meritavano più rispetto?
Una maglia e una fascia così non meritavano più rispetto?

Non hai visto quanto ci avevano messo a scaricarti quelli? Ti hanno abbandonato quando eri poco più che un ragazzino, loro in te non hanno mai creduto; non come a Dortmund, lì hai trovato il paradiso, ti hanno accolto, sostenuto nei momenti difficili, fatto crescere, sei diventato un uomo con loro, perché li hai traditi? Perché hai deciso di tornarci?
Con che coraggio ti presenterai sorridente con quella maglia rossa addosso a luglio, alla foto di rito?
E con quale coraggio oserai rimettere piede al Westfalenstadion con una maglia che non sia quella del Borussia?
Per favore, non capisco, spiegami perché lo hai fatto. Per vincere? Per i soldi?
Ti ricordi quando nel 2013 dicevi che sarebbe stato bello vincere ancora con il Dortmund per far vedere a quelli che erano andati al Bayern cosa si erano persi? Te lo ricordi? Io rivoglio quel Mats Hummels, quel guerriero leale e fedele alla sua gente, che mai li avrebbe traditi.
Non sono tedesco io, forse è per questo che non riesco proprio capire; non ho mai tifato Borussia Dortmund, ma durante gli anni di Klopp ho provato una simpatia (intesa col significato originario della parola, quello che deriva dal greco e che significa soffrire insieme) spaventosa. Alla vostra prima vittoria in Bundesliga sono saltato anche io dalla sedia, simpatizzavo per voi.
Poi uno alla volta avete deciso di andarvene, non all’estero, che ha sempre un fascino particolare, ma in quella tremenda squadra con la maglia rossa, quella che ha i soldi e che vince con quelli.
Prima è stato il turno di Götze, poi Lewandowski e ora tu; il tuo trasferimento però ha un sapore diverso, è più subdolo, più sottocutaneo, non ti colpisce in faccia come un pugno, ti corrode dentro, è più silenzioso, ma più letale.
Cos’hai fatto quando è uscita la notizia? Sei entrato nello spogliatoio e hai detto: ” È stato un onore essere il vostro capitano, ma vado al Bayern“? Con che forza li hai guardati in faccia? Con che forza hai incrociato lo sguardo di Reus? Lui lo volevano tutti ed è rimasto, mentre te hai ceduto alla più perfida delle corteggiatrici, solo perché poteva offrirti dei soldi in più.

Alla fine ne è rimasto soltanto uno...
Alla fine ne è rimasto soltanto uno…

Ti sei forse dimenticato di quando andavi sotto la Südtribune e gli ultras ti acclamavano come un Dio, perché per loro lo eri? Il ragazzo abbandonato dal Bayern che diventa uno dei migliori difensori del mondo con il Borussia Dortmund, una leggenda. Dovevi avere più rispetto di tutto ciò, non credi?

Ti hanno amato, consolato e gratificato, come hai potuto, Mats?
Ti hanno amato, consolato e gratificato, come hai potuto, Mats?

Sai Mats, due anni fa di questi tempi, dalle mie parti si ritirava un ragazzo di 40 anni. Si chiamava Javier Zanetti, era il capitano dell’Inter, di sicuro lo conoscerai; devi sapere che anche lui aveva avuto l’occasione di andarsene tanti anni prima e in una squadra più forte della tua, poteva andare a giocare con Roberto Carlos, Zidane, Figo, Ronaldo, Raul e chi più ne ha più ne metta nel Real dei Galacticos, ma rifiutò. Rifiutò perché voleva vincere con la maglia nerazzurra e non voleva tradire la sua gente in un momento di difficoltà; quel giorno del 2014 allo stadio c’erano 70mila persone che gli hanno tributato onori degni di una divinità, quelli che avresti potuto ottenere tu, ma che non avrai mai.

Magari alzerai una Champions, ma la stima dei tifosi del Dortmund nei tuoi confronti rimarrà più bassa del tuo ruolo in campo. Dietro a tutti gli altri: si, questa volta anche dietro al portiere.

Detto ciò, buona fortuna per tutto.

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