Un’anima pesante. Sui quei leggeri pedali si consumava lentamente l’agonia di un’anima pesante. Il peso di mille delusioni, di mille cadute, che sommate tra loro non eguagliavano il peso di una squalifica.

Marco Pantani
Il suo sangue segna un 1% di ematocrito oltre il limite di tolleranza consentito: è sospensione immediata. Senza contro-analisi, per quindici giorni, maglia rosa restituita come il peggiore dei ladri colto mentre scappa di notte con le mani piene di gioielli. Addio Giro d’Italia, addio ’99.
13 Luglio 2000, Tour de France: tappa che porta a Mont Ventoux. Sono passati 453 giorni da quel maledetto 5 Giugno. Troppi. Marco vince, in volata, battendo il padrone di quei Tour de France, Lance Armstrong – Nessuno dal 22 Ottobre 2012 – il quale dichiara di avergli lasciato la vittoria. Poco importa. Marco è tornato a vincere e quattro giorni dopo, il 17 Luglio nella tappa che porta a Courchevel, Marco vince ancora, staccando tutti questa volta, a modo suo. Marco Pantani è tornato campione. No. È la sua ultima vittoria in un Grande Giro.
Non bastavano due colpi di pedale per restituire dignità a un’anima colpita. Gli occhi riflettevano tristezza, ma Marco non poteva fermarsi, la gente lo voleva, lui era il Ciclismo, era nato per stare sulla bicicletta e poco importava se fosse stato lui a consumare i pedali o i pedali a consumare lui. Fu così che per altri tre anni onorò il Giro d’ Italia con la sua presenza. Quel Giro che lo ha fatto piangere tante volte: di gioia per le vittorie, di dolore per le cadute. Quel Giro che il 5 Giugno 1999 gli ha tolto tutto: tutte quelle cadute che lo hanno portato alla vittoria.
E scatta Pantani…scatta Marco Pantani, il momento che migliaia di tifosi aspettavano dall’inizio del Giro d’Italia, a quattro chilometri e ottocento metri dalla vetta, lo scatto del Pirata…ci prova Marco Pantani.
30 Maggio 2003
La parole sono di Auro Bulbarelli, la voce caldissima del ciclismo italiano degli anni 2000.
Marco scatta una, due, tre, per tutte quelle volte che non ha potuto e che non potrà più scattare. Consapevole o meno, Marco si regala la sua ultima salita: l’esegesi della sua vita.
L’Italia intera si desta dal divano. Negli occhi dieci anni di laceranti emozioni.
Il ’94 e i ripetuti scatti indemoniati di un angelo sconosciuto nell’inferno del Mortirolo.
La nascita del Mito.
L’arrivo in solitaria, il battito delle mani, i pugni al cielo, l’urlo, le braccia aperte, gli occhi estasiati, il sorriso
Il sorriso di un uomo che non è mai mancato anche quando sembrava che tutto dovesse andargli storto. L’ incidente del ’95. Addio Giro d’ Italia. Il ritorno e il primo sigillo sull’Alpe d’Huez, il terzo posto al mondiale in Colombia, il presagio di una grande carriera interrotta bruscamente da un fuoristrada che viaggia in senso contrario. Addio ’96. Marco ritorna. Un anno dopo, è il ’97, ventisette anni e la consapevolezza di essere il più forte di tutti: questa volta è un un gatto a infrangere i suoi sogni rosa. Addio maledetto Giro d’Italia. Marco non molla, si presenta al Tour e pone il suo secondo sigillo sull’Alpe d’ Huez: trentasette minuti e trentacinque secondi.
Nessuno come Lui
Il ’98 dei grandi successi
La Riluttanza della Natura viene sconfitta dalla Bellezza dell’Uomo. Marco ce l’ha fatta, il Giro d’Italia ha finalmente il suo padrone. L’Italia intera veste la bandana, la sua bandana.
Poi, in una calda estate di sport, in cui ci si appresta a tingersi di azzurro, gli italiani scoprono il fervore del giallo. Quel fervore che si è stampato il 3 Luglio sulla traversa a Saint Denis, esplode all’improvviso in un piovoso pomeriggio del 27 Luglio sul colle del Galibier.
Cinquanta chilometri all’arrivo. Marco scatta. Una tempesta di passione si scatena sulle Alpi francesi che si inchinano a quel ragazzo di Cesenatico con la bandana, a quel ragazzo che, ai piedi della salita, si fa sfilare dagli avversari per poi attaccarli nel punto più duro. Uno a uno, senza mai voltarsi indietro, danzando leggiadro sui pedali per abbreviare l’agonia. Cinquanta chilometri di pura follia. Cinquanta chilometri di Marco Pantani, il Pirata.

L’arrivo in solitaria, il battito delle mani, i pugni al cielo, l’urlo, le braccia aperte, gli occhi estasiati, il sorriso
E scatta Pantani…scatta Marco Pantani, il momento che migliaia di tifosi aspettavano dall’inizio del Giro d’Italia, a quattro chilometri e ottocento metri dalla vetta lo scatto del Pirata…ci prova Marco Pantani
Non vincerà, ma poco importa. Marco ci ha regalato ancora una lacerante emozione. L’ultima, in uno sport che, dal 14 Febbraio 2004, ha salutato il ciclista italiano più emozionante di sempre.
Marco Pantani, grazie.
Perfeito showwwww