Di Leonardo Mancuso, attuale vice-cannoniere della Serie B nonché attaccante del Pescara, si può dire tutto tranne che fosse un predestinato. La qualità c’è sempre stata, senza dubbio, ma il talento, per questa volta, aveva deciso di concedersi in dosi decisamente più massicce ad altri colleghi.
Vi starete chiedendo come ha fatto ad arrivare dov’è ora.
Quando il destino non ti fornisce di tutti gli strumenti necessari per provare ad afferrare un’utopia (calcistica), l’unica cosa che ti rimane da fare è rimboccarti le maniche e “pedalare”, come diceva il mio anziano mister. Mancuso è esattamente questo tipo di giocatore. Un calciatore che potremmo definire operaio, diligente e lavoratore che, avendo capito di avere anche una pur minima possibilità di farcela, ha abbandonato le vesti “borghesi” per fare dell’umiltà e della perseveranza i cardini del suo religioso impegno.
Nel calcio, così come nella vita, la costanza e l’impegno unite al sudore e la passione possono sopperire al dettaglio tecnico e permetterti di gonfiare il petto, affermando che, su un campo di calcio c’è posto anche per gli infaticabili ultimi.
Tra calcio e poesia
“Se ci credi ti basta, perché poi la strada la trovi da te”. C’è scritto questo sulla mia caviglia.
Bennato, L’isola che non c’è e il calcio che si fondono dando vita ad una metafora dal sapore antico, sui generis, che ricalca – e calca, sotto forma di tatuaggio – perfettamente il Mancuso prima uomo e poi calciatore. Non chiedetemi di spiegare quei versi, perché ho sempre detestato le parafrasi. Forse anche l’attaccante del Pescara è d’accordo con me, chissà. Il fatto è che le trovo noiose. Volte sempre a spezzare la magia dell’istante poetico al fine di imporre un filtro che traduca l’irrazionalità della metrica in un banale tentativo di razionalizzazione della realtà circostante.
Pensiamo per un secondo al goal di Maradona con l’Argentina ai mondiali del 1986. Quel filmato di pochi secondi, che ritrae il giocatore più forte di sempre slalomeggiare tra le casacche bianche dei giocatori inglesi, è forse l’apoteosi di questo sport. La condensazione dell’amore per il calcio delle infinite schiere di appassionati in pochi fotogrammi vecchi ormai di trent’anni. Ecco; focalizzatevi su quel momento e pensate se ci fossero schiere di esperti che riproponessero il video analizzandone ogni singolo dettaglio: probabilmente dopo dieci minuti cambiereste canale, o, almeno, è quello che farei io.
Mancuso, alla domanda se avesse sempre creduto in se stesso rispose così:
Sì, però con alti e bassi. Dopo le giovanili con il Milan mi sono rimesso in gioco tra i dilettanti, nel Pizzighettone, e ho avuto la caparbietà per tornare in alto. È stata dura, ma ci sono riuscito, e non ho mai pensato di gettare la spugna.
Quale affinità migliore tra il capolavoro di Bennato e questo ragazzo di ventisei anni, migrato da Milano a Pescara, per ribadire che nel mondo del pallone c’è posto anche per lui?
Unica passione?
La carriera di Mancuso svolta quando viene ingaggiato dal Milan. Dal 2001 al 2011 vestirà i colori rossoneri facendosi tutta la trafila giovanile del Diavolo. Qualcosa però non va come previsto:
Sono migliorato negli anni. A 18 anni tanti miei ex compagni giocavano già in serie B, mentre io ho impiegato più tempo.
Il centravanti non si abbatte e, conscio del fatto che nella vita il calcio non è tutto, soprattutto se non riesci a sfondare in giovane età, si dedica a una moltitudine di attività. Tra goal, allenamenti e trasferte con i rossoneri sempre più tempo viene dedicato alla musica. Ligabue nel cuore e “Non è tempo per noi” come inno di vita marcano indelebilmente la sua adolescenza. È grazie al padre se la sua passione per la musica sfocerà nella volontà di apprendere, da autodidatta, l’antica abilità dei suonatori di chitarra.
La famiglia, a sua detta importantissima per la sua crescita, ha sempre cercato di non fargli mancare nulla. Nonostante una scarsa vena scolastica e la compresenza di allenamenti e partite, Mancuso ha voluto dare una grande soddisfazione ai suoi genitori. Per ripagarli dei sacrifici fatti è riuscito nel piccolo sogno che coltivava la sua famiglia: ottenere il diploma da geometra.
La pazienza del pescatore
Sampei, è questo il soprannome ritagliatoli dai compagni di squadra del Delfino:
Mi piace questo soprannome […] Qui in Abruzzo continuo a pescare, rilassarmi e segnare anche se quest’anno non ho ancora trovato il partner giusto con ami e lenze.
Mi piace pensare che la freddezza sotto rete Mancuso l’abbia ereditata proprio dall’arte della pesca per la quale, come sapete, la pazienza è imprescindibile. La saggezza di Bennato, la forza elettrizzante della chitarra e il sangue freddo del pescatore: caratteristiche insolite per un centravanti insolito.
Le categorie più elevate all’inizio sono solo un miraggio. Inizia al Pizzighettone la prima esperienza tra i grandi, in Serie D, all’età di 19 anni. Gioca tanto (37 partite) e segna abbastanza (11 reti) nella sua prima stagione fuori dalle giovanili rossonere. Poche le gioie, soprattutto a fine anno, a causa del mancato rinnovo del contratto che lo vede così svincolato durante l’estate.
Si allena da solo, in palestra e, sul finire della sessione di mercato datata 2012, riesce ad accasarsi alla Carrarese. La permanenza in Toscana non lo vede quasi mai protagonista e in due anni metterà a segno 11 goal in 56 presenze. Sembra la fine dei sogni di gloria. A 22 anni costretto a giocare tra Serie D e Lega Pro la carriera calcistica di Mancuso sembra relegata alle categorie minori.
Nell’estate del 2014 la chiamata che non ti aspetti. Nonostante due stagioni poco esaltanti viene acquistato dal Cittadella del maestro Foscarini, in Serie B. Complice la folta concorrenza in attacco e la stagione negativa dei granata, che si concluderà con la retrocessione, Mancuso racimolerà 14 presenze quasi sempre da subentrante. Il tabellino marcatori segnerà un desolante zero e, a Gennaio, il centravanti farà le valigie con destinazione Catanzaro, in Lega Pro. Anche in Calabria le soddisfazioni saranno magrissime. Appena 5 i goal in 50 presenze con la maglia giallorossa che fu di Massimo Palanca sul finire degli anni settanta.
Nell’estate del 2016 Mancuso rimane ancora una volta senza contratto. Il senso di frustrazione e di inadeguatezza avrebbero potuto intaccare inevitabilmente l’ottimismo e la fiducia del calciatore-lavoratore, che, a ragion veduta, stava per rimanere invischiato in un vortice di rabbia e malinconia.
La svolta
Mi sono allenato da solo, durante l’estate, in una palestra vicino a casa e poi al campo sportivo del mio paese. È stata dura, e poi sono andato a San Benedetto, ad agosto inoltrato. Non ho mai mollato, mai trovato alibi e alla fine è andata bene. Sto raccogliendo quello che ho seminato. L’anno scorso ho fatto di tutto per prendermi la scena. Sono orgoglioso del mio percorso.
La tanto agognata esplosione avviene con la casacca della Sambenedettese che lo vede tra i protagonisti assoluti della Lega Pro per la stagione 2016-2017. Da centravanti puro metterà a segno 22 goal che consentiranno ai rosso-blu di arrivare fino ai Play-off di categoria, nei quali metterà a segno altre 3 reti. Oltre alla fiducia ritrovata e alla costante presenza nei tabellini marcatori Mancuso, dall’esperienza marchigiana, cambierà modo di giocare. Diventa abile assist-man e, con i suoi movimenti costanti lungo tutto il settore offensivo, riuscirà ad aprire gli spazi necessari per permettere ai suoi compagni di finalizzare l’azione.
Le prestazioni in Lega Pro attirano su di lui gli occhi di numerose squadre. Sarà il Pescara di Zeman che, nell’estate del 2017, riuscirà ad accaparrarsi le prestazioni di Mancuso. Il Boemo farà del bomber milanese un giocatore completo.
Concluderà la stagione con 34 presenza e 9 reti, al netto anche dell’infortunio che lo ha tenuto distante dai campi per più di due mesi. Nel mezzo della stagione arriva improvvisa, come una tempesta tropicale in America Centrale, la comunicazione che lo avverte di essere stato acquistato dalla Juventus: Mancuso non riesce a trattenere la sua gioia.
Vengo dalla gavetta e sapere che un club come la Juve ti vuole non può che riempirti di orgoglio.
Ad oggi, dopo 22 incontri di campionato, Mancuso ha realizzato ben 13 reti e 4 assist, l’ultimo dei quali realizzato mentre scrivo, con Mancuso che ha partecipato con il passaggio decisivo al primo goal dei Delfini allo Scida di Crotone. Secondo gradino del podio nella classifica cannonieri alle spalle dell’inarrivabile Donnarumma del Brescia.
Un bomber completo
Sì, anche Mancuso ha il suo goals & skills.
1.82 per 75 kg sono le misure del bomber del Pescara. Gracilino direte voi. Non sbagliato in effetti, ma una rapidità come la sua nello scatto non è qualcosa che si vede tutti i giorni in Serie B. Vi posso giurare che, guardando diversi video su quale sia il suo piede preferito nel calciare, non ho ottenuto certezza alcuna. E non perché sia scarso con entrambi i piedi come mi dicevano i miei compagni di squadra quando anche io giocavo. La verità è che si può definire in tutto e per tutto ambidestro, fermo restando che il sinistro sembra essere il piede da lui preferito.
Giocatore brevilineo ha imparato nel tempo a giocare in tutti i ruoli dell’attacco. Quest’anno, con la maglia biancoazzurra del Pescara, ha giocato come centravanti, come ala sinistra e come ala destra, fornendo sempre ottime prestazioni. La sua duttilità gli permette di giocare ovunque nel 4-3-3 e di fare la seconda punta in un più scolastico 4-4-2.
Predilige muoversi negli ultimi sedici metri dove può scatenare il suo fiuto nel goal e il discreto dribbling nello stretto che lo rendono un avversario temibilissimo in area di rigore. Nonostante il fisco non sia uno dei suoi pezzi pregiati, risulta un ottimo colpitore di testa. Nella tripletta a Salerno due dei tre goal messi a segno sono stati marcati con poderosi stacchi ad anticipare i diretti marcatori.
Nel tempo ha imparato a giocare di più con la squadra. Non tanto nel fare sponde e dar respiro alla manovra proteggendo palla e facendo salire la squadra, quanto come uomo-assist. Inoltre, essendo un giocatore in costatante movimento, risulta fondamentale nell’aprire gli spazi nelle difese avversarie con i suoi tagli in verticale favorendo gli inserimenti dei centrocampisti.
E ti prendono in giro
se continui a cercarla
ma non darti per vinto perché
chi ci ha già rinunciato
e ti ride alle spalle
forse è ancora più pazzo di te.
Non so se Mancuso riuscirà mai ad esordire in Serie A con la maglia della Juve. Non so nemmeno se riuscirà a vincere il campionato con il suo Pescara. Ma di una cosa sono certo: se davvero crede nelle profetiche parole di Bennato, allora non dovrà mai smettere di sognare, perchè farlo significherebbe avere irrimediabilmente perso.